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TEORIE SOCIOLOGICHE, PSICOLOGICHE E BIOLOGICHE SULLA CRIMINALITÀ
Teoria delle aree criminali o teoria ecologica: si indica con il termine di aree criminali quelle zone delle città dalle quali proviene la maggior parte della criminalità comune. Le aree criminali sono quei quartieri dove c'è un'alta percentuale di persone bisognose, dove le condizioni igieniche sono precarie e con condizioni socio-economiche disagiate. La teoria ecologica rende conto solamente della delinquenza più povera, degli emarginati e dei tossicomani.
Teoria della disorganizzazione sociale: vi è disorganizzazione sociale quando gli strumenti di controllo sociale perdono di efficacia (soprattutto gruppo e famiglia). Secondo questa teoria, il singolo individuo, vivendo in una struttura sociale instabile, perde la possibilità di governarsi con i vecchi parametri normativi, divenendo egli stesso, come la società, disorganizzato nella sua condotta.
Teoria dei...
conflitti culturali: nasce dal grande flusso immigratorio verso gli Stati Uniti. Alcuni valori normativi dell'immigrato erano in contrasto con quelli della società ospitante; il partecipare a due sistemi culturali differenti, provocava una situazione di disagio e di insicurezza. Secondo questa teoria si riscontra più criminalità nella seconda generazione (figli degli immigrati), perché per la prima generazione persistono le vecchie regole di condotta.
Teoria della devianza: i soggetti che agiscono nella società regolano il loro comportamento in funzione di un complesso sistema di norme che vengono consapevolmente o meno, fatte proprie da ciascuno. L'osservanza o meno di queste regole si manifesta con la scelta tra: conformità = stile di vita orientato e coerente con l'insieme delle norme e devianza = condizione opposta alla conformità. Vi è devianza quando c'è una precisa scelta di violazione, non quando
è accidentale.Teoria dell'anomia: Merton = l'anomia è il risultato di una incongruità fra le mete proposte dalla società e la reale possibilità di conseguirle. Esistono società nelle quali c'è un equilibrio fra le mete proposte e i mezzi per raggiungerle (società non anomiche). In altre società non vi è questo equilibrio e quindi c'è un alto tasso di frustrazione tra i membri (società anomiche). Esistono diversi modi per reagire alla condizione anomica: conformità, innovazione, ritualismo, rinuncia e ribellione.
Teoria delle associazioni differenziali: il comportamento delinquenziale è appreso non per imitazione, bensì con l'associazione interpersonale con altri individui. A seconda del gruppo in cui si è inseriti si è portati a violare le norme. L'associazione soggettivamente percepita come più importante, che viene più frequentata,che è inoltre più duratura è quella da cui più facilmente verranno appresi ideali, valori e tecniche di condotta. Teorie multifattoriali: l'indirizzo di queste teorie è quello dell'integrazione individuo-ambiente: 1) Teoria non direzionale dei Gluek: identifica i fattori familiari-situazionali nei giovani criminali: inadeguatezza dei genitori e dell'ambiente familiare; genitori che non sono adatti ad essere buone guide di vita. 2) Teoria dei contenitori di Reckless: propone una sintesi delle tante condizioni sia psicologiche sia sociali. Contenitori interni sono le caratteristiche psicologiche, contenitori esterni sono le caratteristiche dell'ambiente dove il soggetto vive. Teoria della cultura delle bande criminali: la maggior parte dei delinquenti abituali proviene da strati sociali bassi e parte di essi vive in quartieri degradati delle città (teoria ecologica). Teoria delle bande giovanili: si occupa dei giovani delle classi
più povere che finiscono per gravitare nella sottocultura della bande criminali quando scoprono di non poter raggiungere il successo sociale.
Teoria dell’etichettamento: afferma che il deviante non è tale perché commette certe azioni, ma perché la società qualifica come deviante chi compie quelle azioni.
PSICOLOGICHE:
Teoria del campo (Lewin): l’individuo è costantemente influenzato dall’ambiente e non può essere studiato isolatamente.
Teoria dei sistemi: questa teoria analizza il processo attraverso il quale, in un rapporto interpersonale, la condotta di un soggetto influenza quella degli altri.
Teoria della frustrazione-aggressione: l’emergere di un comportamento aggressivo presupporrebbe sempre l’esistenza di una frustrazione, ed esso porterebbe sempre ad una forma di aggressione.
BIOLOGICHE:
Teoria della predisposizione: A) eredità e delitto: i fattori biologici non si sono modificati nel tempo mentre gli usi, i
costumi e le leggi si sono sempre modificate nel tempo e quindi non è ammissibile affermare una correlazione tra struttura biologica (ereditaria e non modificata) e la criminalità che è da riportare all'evolversi della cultura. Esistono, invece, correlazioni fra la struttura biologica degli individui e certi aspetti della loro mente che possono favorire la criminalità. Ad esempio, l'ereditarietà. B) La costituzione e la criminalità: la conformazione corporea è legata all'ereditarietà ed esiste un certo rapporto tra costituzione e caratteristiche psichiche, quindi la presenza di queste caratteristiche fisiche comporterebbe una sorta di predisposizione alla delinquenza. La costituzione può essere endomorfa, mesomorfa ed ectomorfa. I soggetti mesomorfi sono quelli destinati alla violenza. È troppo semplicistico parlare di predisposizioni ereditarie al delitto; ereditari sono il sesso e la costituzione o le malattie mentali, ma la criminalità non.Può essere un fattore genetico perché in essa interferiscono circostanze ambientali, diversità dei luoghi, di cultura, di norme etc.
I geni e la mente: negli anni '60 si pensava che la condotta criminale fosse una causa di anomalie dei cromosomi. Possono far parte del patrimonio genico la timidezza o la tendenza alla depressione e anche all'aggressività; fin dal secondo mese di vita vi sono neonati più aggressivi che da grandi saranno più inclini alla violenza.