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COSE DA NON CREDERE – Il senso comune alla prova dei numeri
Gianpiero Dalla Zuanna – Guglielmo Weber
CAPITOLO 1 – Non ci sono più le famiglie di una volta
La famiglia è il vero mito fondativo della società italiana. Nell’Italia degli anni Settanta, venne messa in
discussione, ed ebbe inizio la crisi dell’autorità paterna, del movimento delle donne, dei referendum
favorevoli al divorzio (1974), all’aborto (1981) e del nuovo diritto di famiglia (1975).
Il concetto di famiglia, oramai radicato nella cultura italiana, non giustifica il rapido aumento delle
separazioni coniugali. Quindi è vero che la famiglia italiana sta andando verso un declino inarrestabile?
La mitologia della famiglia italiana
L’autoritario, il padre “anziano”, veniva rispettato ed obbedito dalla moglie, la quale era sovrana della vita
domestica. A metà del Novecento, sulla spinta dell’industrializzazione, del consumismo e della perdita dei
valori, la famiglia avrebbe iniziato a dissolversi. Il declino del matrimonio è accompagnato da altri segnali,
tra cui l’incapacità dei genitori di trasmettere ai figli, una “varietà” di valori morali. L’Italia si trova a
condividere il futuro – figli ricoperti d’oro, ma non educati – di tutti i paesi occidentali.
I bamboccioni – costretti a stare a casa con i genitori – non trovano strada in quello che accada nel Nord
Europa, vera mecca di opportunità per i giovani.
Una diversa scuola di pensiero, riguarda la società industriale o post – industriale, dove “consiglia” di
sposarsi, in quanto c’è un “ritorno” economico del matrimonio, considerato scarso o inesistente.
La vera famiglia italiana di una volta
Un tempo, i matrimoni dei nobili e dei borghesi venivano attentamente combinati, mentre l’innamoramento
tra i due giovani poteva risultare una grave minaccia per i patrimoni familiari. Le relazioni interne alla
famiglia erano prevalentemente formali; nella società europea premoderna l’individuo contava poco in
quanto tale, ed il gruppo di base era la famiglia.
Il trionfo delle relazioni romantiche
A partire dalla fine del Seicento dai piani alti della società europea, vennero riconosciute le specificità della
condizione femminile, dell’infanzia, dell’adolescenza, dell’età anziana, definite solo in negativo, come
qualcosa di incompleto rispetto alla pienezza dell’uomo adulto RIVOLUZIONE DELL’INTIMITA’.
L’individuo diventa protagonista della vita politica, economica e sociale, portatore di diritti e doveri, quindi il
centro si sposta dal reciproco interesse verso la reciproca attrazione. Nasce e si consolida l’unione
romantica, è facile interpretare 3 grandi mutamenti delle unioni coniugali nei paesi occidentali avvenuti nel
corso dell’ultimo secolo.
Dagli anni Settanta del Novecento, il matrimonio diventa la “logica” conseguenza dell’amore corrisposto. In
Danimarca, Francia e Germania, la quasi totalità delle persone vive periodi di convivenza giovanile,
moltissime coppie si sposano, magari dopo l nascita del primo o secondo figlio. Anche la richiesta espressa
dagli omosessuali di potersi sposare, diventata legge in alcuni paesi occidentali, esprime la forza del
matrimonio. In tale contesto, le relazioni familiari, vanno costruite, giorno dopo giorno, da ogni individuo, il
quale diventa fautore del proprio destino (faber fortunae suae). La scelta prevale oggi sulla costrizione, con
una grande crescita di libertà e incertezza.
La permanenza nella storia dei forti legami di sangue
Nel tempo muta poco la grande forza dei legami di sangue tra genitori, figli e fratelli. I legami deboli sono
prevalenti nei paesi dell’Europa centrale e settentrionale, in quelli anglosassoni e d’oltremare. L’indizio più
importante è il modo diverso di provvedere alle persone più deboli della comunità. Nel centro e nord
Europa è più comune che gli anziani o i disabili vengano assistiti dalle pubbliche istituzioni WELFARE
STATE. I redditi non monetari – cucinare i pasti, fare la faccende domestiche, aiutare i figli nei compiti –
sono quantitativamente maggiori rispetto al reddito nazionale calcolato dall’Istat.
Bamboccioni?
I giovani italiani condividono con i coetanei spagnoli, greci e portoghesi la lunga permanenza nella famiglia
dei genitori. Al contrario, nei paesi del nord Europa i ragazzi vanno via di casa presto. Già prima della
Rivoluzione industriale Italia e Spagna era assente l’usanza di andare a lavorare come giovani servi in
un’altra fattoria, trasferendo anche la residenza, consuetudine diffusa nei figli danesi ed inglesi. La
maggioranza dei bamboccioni resta a casa perché non ha alcun motivo per andarsene.
Il futuro dell’Italia? In famiglia
La famiglia si è trasformata e si sta trasformando, ma resta sempre la cellula di base delle società
occidentali FORTI LEGAMI DI SANGUE. Un secondo legame costitutivo è, l’attrazione affettiva e sessuale
reciproca tra partner.
CAPITOLO 2 – Italians do it better
Internet, giornali e trasmissioni televisive sono pieni di percentuali per molte disfunzioni sessuali.
In Italia è possibile raccogliere dati sul sesso? E perché girano dati così strani e contraddittori?
L’età mediana ha il vantaggio di essere calcolabile quando il 50% della coorte non ha ancora avuto rapporti
sessuali. Difficilmente una persona ammette comportamenti che ritiene moralmente discutibili, oppure
socialmente riprovevoli. Dati affidabili di fonte medica dovrebbero provenire da campioni non selezionati,
composti da individui che non hanno una vita sessuale eccessivamente orientata.
Il sesso sempre più al centro, fra ricerca del piacere e vita di relazione.
Il piacere sessuale fine a se stesso sta conquistando rapidamente il mondo femminile. La sessualità sarà
sempre più svincolata dai tempi della riproduzione e sempre più centrata su emozione e ricerca del
piacere.
Gli uomini nati all’inizio del Novecento vivono la loro “prima volta” a 18 – 19 anni, al di fuori di
un’esperienza di coppia; le donne nel periodo successivo al matrimonio, oppure prima con il loro futuro
marito (età mediana 23 anni). Le cose cambiano per le coorti nate negli anni Quaranta, l’età si abbassa.
Anche l’approccio verso l’autoerotismo è molto diverso tra uomini e donne, il 75% delle donne ammette di
non essersi mai masturbata.
Ma sono veramente così diffuse le disfunzioni sessuali?
Nel corso del 2006, il 15% degli uomini italiani di età 50 – 69 è stato costretto a ridurre o a cessare l’attività
sessuale a causa di difficoltà a raggiungere l’erezione.
Rivoluzione dell’intimità
L’affermarsi del moderno mondo industriale e post – industriale è andato di pari passo con una silenziosa
rivoluzione della vita intima. A partire dalla fine del XVII secolo e dalle classi borghesi, si consolidarono
rapporti tra parenti sempre meno formali; l’infanzia e l’adolescenza vennero riconosciute come età portatrici
di particolari diritti e necessità, si iniziò a parlare di uguaglianza tra i sessi ed il matrimonio romantico si
diffuse ovunque ed in tutte le classi sociali. La sessualità è uno degli aspetti della vita intima protagonisti di
questo cambiamento. Il piacere erotico è diventato un elemento centrale della vita di uomini, donne e della
coppia, in particolare grazie alla scoperta di strumenti contraccettivi poco costosi e ad alta efficacia, che
hanno permesso alla sessualità di svincolarsi quasi totalmente dalla riproduzione.
CAPITOLO 3 – Gli italiani non vogliono più avere bambini
L’uomo è sempre più concentrato su se stesso, preoccupato della propria realizzazione personale, di per
se ciò non è negativo, ma lo diventa se degenera nell’unico obiettivo che divora tutto il resto. La
soggettività esasperata e un orizzonte incero e rischioso sarebbero i veri responsabili della bassa natalità
italiana.
Perché una società umana a bassa mortalità sia in grado di rinnovarsi senza immigrazioni debbono
nascere almeno due figli per donna. In Italia dal 1974 nascono meno di due figli per donna, e fra il 1993 e il
2003 ne sono nati meno di 1,3.
Breve storia del calo delle nascite nei paesi ricchi
Nei paesi oggi ricchi e industrializzati, le coppie iniziarono a limitare la fecondità fra l’Ottocento e la prima
metà del Novecento. La principale causa è stata la progressiva consapevolezza che non era conveniente
viaggiare con un fardello di troppi figli. In Iran, la fecondità è scesa da 7 a 2 figli, ma nel secondo dopo
guerra, contro tutte le aspettative, si verificò un intenso baby boom. Quest’ultimo mostra come non sempre
all’incremento del reddito corrisponde una diminuzione del numero di figli. Tra il 1950 – 1970, in un periodo
di grande crescita economica, nei paesi più ricchi e dinamici del mondo i figli sono aumentati. Il culmine
del trionfo della famiglia borghese è basata sul matrimonio romantico e sulla divisione dei ruoli fra marito
(lavoro per il mercato) e la moglie (lavoro di cura). Dopo il 1970 in tutti i paesi ricchi questo quadro iniziò a
cambiare. Le 2 principali cause sono 1. Incremento generalizzato dei redditi ed dei consumi 2. Irruzione
della donna sul mercato del lavoro. Questa crescita dello standard dei consumi fa salire l’ansia dei genitori
per lo status dei propri figli (status anxiety) ed il costo dei figli aumenta più rapidamente rispetto al reddito
dei genitori, anche se i figli diminuiscono di numero.
Perché nascono così pochi figli in Italia?
In Italia, non è sorto un mercato flessibile ed articolato favorevole alla famiglie con i figli, paragonabile a
quello degli USA, dove le coppie hanno più figli che in Italia, anche se il welfare pubblico familiare è quasi
inesistente. Anche se il padre – padrone e il marito – padrone sono un ricordo del passato, siamo ancora
molto lontani dall’uguaglianza di genere all’interno della coppia. La conseguenza di tale situazione porta la
donna ad una presenza tripla – lavoratrice, moglie, madre o quadrupla, ce c’è un genitore anziano da
accudire. L’egoismo c’entra poco, quando si decide di “limitare” i figli. In Italia, ne nascono pochi perché si
vuole troppo bene ai bambini, quindi le coppie sono titubanti, in quanto vorrebbero per loro un futuro di alto
livello e sentono di essere in questo poco aiutate, sia dallo stato che dal mercato. In Francia – Svezia e
Germania le cose sono diverse: lo stato è pi&u