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11. RUNIRSI IN UN MONDO CHE SI STA DISGREGANDO

La solitudine non è solo uno stato d'animo soggettivo. È anche uno stato di esistenza collettivo che ha

conseguenze su di noi come individui e sulla società nel suo complesso, contribuisce alla morte di

milioni di persone ogni anno, costa miliardi all'economia globale e rappresenta una minaccia per la

democrazia tollerante e inclusiva. Anche prima che il coronavirus ci colpisse, questo era il secolo della

solitudine.

Ma il virus ha messo ancora più in risalto quanto molti di noi si sentano privi di sostegno e di cure,

quanto molti di noi siano isolati, non solo da coloro a cui siamo più elegatima anche dai vicini, colleghi

di lavoro leader politici.

Se vogliamo attenuare la solitudine non solo sul piano individuale ma anche su quello sociale, abbiamo

urgente bisogno che le forze dominanti che regolano le nostre vite aprano gli occhi sul problema: i

governi, le imprese e noi in quanto individui abbiamo tutti un ruolo significativo da svolgere; la crisi di

solitudine è troppo complessa perché uno di questi soggetti possa risolverla da solo.

Alcuni pensatori definiscono la solitudine in termini più ristretti. I conservatori fanno ricadere la colpa

sul crollo della famiglia tradizionale, sul calo della frequentazione delle chiese e su un sistema

previdenziale troppo potente che mette da parte la responsabilità personale e la responsabilità nei

confronti degli altri-> per questo motivo, sostengono che le soluzioni alla crisi di solitudine restino nelle

mani dell'individuo: se solo facessimo di più per noi stessi e per chi ci circonda!

Altri, invece, tendono a vedere il problema come troppo poco governo. Dipingono i cittadini come

vittime delle circostanze e si pone l'accento su cosa dovrebbe invece fare lo stato. All'individuo viene

dato una sorta di lasciapassare, almeno quando si tratta di stabilire di chi sia la responsabilità di

ricostruire la comunità.

entrambi gli estremi, questa visione dei fattori della solitudine è inutile e controproducente. Se è

→a

vero che ci sono elementi di verità in entrambe in queste prospettive, nessuna delle due fornisce il

quadro completo né una via efficace per risolvere la crisi. Come abbiamo visto i fattori strutturali della

solitudine sono radicati nelle azioni dello Stato e in quelle degli individui e imprese, così come nei

progressi tecnologici si tratta di dipendenza dagli smartphone, sorveglianza sul lavoro, gig economy o

delle nostre esperienze sempre più prive di contatto.

Questi fattori sono però sempre più spesso interconnessi: es. Se il vostro datore di lavoro non vi lascia

tempo di prendervi cura di un genitore anziano in caso di emergenza, per quanto vogliate essere lì per

loro non sarete in grado di fornire la compagnia e il sostegno di cui hanno bisogno. Se non conoscete i

vostri vicini perché il vostro affitto viene aumentato e siete costretti a spostarvi di continuo, è molto

meno probabile che siate disposti ad aiutarli o a contribuire alla comunità locale. Se siete dipendenti

da Instagram o scegliete di controllare continuamente le mail anche fuori dall'ufficio, passerete meno

tempo ogni giorno interagire dal vivo con la famiglia e gli amici. La solitudine non è una forza singolare

ma vive all'interno di un ecosistema, se vogliamo fermare la crisi di solitudine avremo bisogno di un

cambiamento sul piano economico politico e sociale ma anche di prendere atto della nostra

responsabilità personale.

Riconciliare il capitalismo con la cura e la compassione

significa che dobbiamo accettare il fatto che la crisi di solitudine odierna non è emersa dal nulla. È stata

alimentata da un progetto politico, il capitalismo neoliberista-> una forma di capitalismo egocentrico

che ha normalizzato l'indifferenza, ho fatto dell'egoismo una virtù e ha sminuito l'importanza della

compassione e della cura. È stata una forma di capitalismo che ha negato il ruolo che i servizi pubblici

e le comunità locali hanno storicamente svolto nell'aiutare le persone a prosperare, e ha invece

perpetuato l'idea secondo cui il nostro destino è solamente nelle nostre mani.

Non è che prima non fossimo soli, è che ridefinendo le nostre relazioni come transazioni, assegnando

ai cittadini il ruolo di consumatori, generando un divario sempre più ampio di redditi e ricchezze, il

capitalismo neoliberista ah marginalizzato i valori come la solidarietà, la comunità, l'unità e la

gentilezza→ serve oggi una nuova forma di potere che ponga al centro la cura e la compassione.

L'obiettivo politico di far sentire ai cittadini che qualcuno copre loro le spalle non è incompatibile con il

capitalismo, anzi, dare per scontato che la variante neoliberista sia l'unica forma di capitalismo è un

fraintendimento. Infatti, Adam Smith, padre del capitalismo, scrisse dell'importanza dell'empatia, della

comunità e del pluralismo. Aveva capito che lo stato deve svolgere un ruolo ben definito nel fornire

l'infrastruttura della comunità.

Quindi, anche se il capitalismo neoliberista ha dominato gran parte del mondo negli ultimi quattro

decenni non è la nostra unica opzione per il futuro. Serve costruire una forma di capitalismo più

cooperativa che funzioni in termini non solo economici ma anche sociali. I governi devono garantire ai

propri cittadini che le disuguaglianze radicate che la pandemia ha al tempo stesso esposto saranno

affrontate, e che quando i tempi saranno duri lo stato sarà lì a sostenerli. In molte nazioni questo

implica lo stanziamento di molte risorse per la previdenza sociale, la sicurezza sociale, l'educazione e

l'assistenza sanitaria.

La necessità di misure coraggioso ed un impegno su una scala senza precedenti sarà profonda subito

dopo la pandemia, viste le pressioni economiche e le richieste concorrenti sulle risorse pubbliche che

questa ha provocato. È indispensabile che i governi capiscano che la necessità di sostegno per

assisterà a causa di diversi fattori: rapido invecchiamento della popolazione, danno economico a lungo

termine il virus, perdita di posti di lavoro dovute all'automazione.

Quanto alla disoccupazione, il sostegno fornito dallo stato non può essere solo finanziario: i governi

devono prendere iniziative per rallentare il tasso di sostituzione del lavoro da parte dei robot. Inoltre,

alla luce delle difficoltà che il settore privato sta affrontando, i governi dovranno ricoprire il ruolo di

datore di lavoro e creare nuovi posti di lavoro su vasta scala(sia direttamente tramite grandi progetti

pubblici, sia indirettamente attraverso le politiche fiscali); e infatti tramite il lavoro che possiamo

trovare compagnia e uno scopo.

I programmi per i lavori pubblici del ventunesimo secolo non dovrebbero limitarsi a impiegare le

persone per costruire strade o raccogliere frutta. Un impegno credibile nell'energia eolica e solare

produrrebbe un numero considerevole di nuovi posti di lavoro, così come l'impegno da parte delle

autorità locali nel piantare più alberi, la riqualificazione energetica degli edifici e l'installazione di

stazioni di ricerca per le auto elettriche. I governi devono anche creare posti di lavoro con lo specifico

obiettivo di ripristinare la comunità.

Un'altra cosa che i governi potrebbero fare e trasformare le attuali problemi di disoccupazione

inopportunità per creare una nuova forza di lavoro di persone pagate per contribuire ad alleviare la

solitudine-> possiamo trarre ispirazione all'impegno del Regno unito in quella che è nota come

“prescrizione sociale”, per cui dei lavoratori di collegamento associati agli ambulatori dei medici di

base vengono impiegati per aiutare le persone che stanno lottando con problemi di salute mentale,

isolamento o solitudine a identificare le risorse locali che possano aiutarli ad affrontarli meglio. Tali

iniziative hanno senso solo se sono affiancate dall'impegno di finanziare adeguatamente le attività, in

modo che i clienti abbiano opzioni reali e possano effettivamente permettersi di frequentarle. Allo

stesso modo anche formare più persone per l'assistenza agli anziani o ai giovani sarebbe ragionevole,

purché i governi si impegnino ad aumentare i salari nel settore assistenziale.

Per fare tutto questo lo stato ha bisogno di nuove entrate. I governi non potranno prendere in prestito o

stampare denaro a oltranza senza causare un serio danno economico a lungo termine. Ciò significa

che gli strati più ricchi della società dovranno inevitabilmente pagare un'aliquota fiscale più elevata.

Ma gli individui più ricchi non sono gli unici che dovrebbero affrontare questo onere fiscale, anche le

multinazionali che continuano a registrare i propri profitti dovrebbero fare i conti con leggi severe che

le costringono a pagare le proprie tasse ai paesi in cui vendono i propri prodotti.

Ma mentre ricostruiamo il nostro mondo post covid, dobbiamo essere più ambiziosi: i governi avranno

una rara opportunità di cogliere l'attimo, di agire per cambiare davvero le cose e di rivedere le priorità.

Possiamo trarre ispirazione dalla prima ministra neozelandese che nel maggio del 2019 ha annunciato

che il suo governo non ricorrerà più a parametri economici tradizionali come la crescita e la produttività

per determinare le politiche ma il suo governo si impegnerà a integrare una serie di criteri più ampi,

socialmente consapevoli e bilanciati: misure adeguate per proteggere l'ambiente, la qualità

dell'istruzione, l'aumento dell'aspettativa di vita e i parametri relativi alla solitudine.

vogliamo che il capitalismo si riconcili con la cura, dobbiamo riconciliare con urgenza l'economia

→Se

con la giustizia sociale, e riconoscere che i modi tradizionali di definire il successo non sono più

appropriati.

Cambiare il calcolo del capitalismo

se vogliamo risolvere il senso di abbandono non possiamo limitarci a garantire che tutti i cittadini

dispongano di un'efficace rete di protezione sociale.

Il capitalismo neoliberista, con la sua impostazione, non ha mai fornito garanzie. A partire da questa

consapevolezza nell'agosto del 2019, un gruppo di influenti direttori generali di aziende leader

statunitensi, tra cui Jeff Bezos di Amazon, Tim Cook di Apple, hanno accantonato l'antico principio

secondo cui l'unico scopo di un'impresa era essere al servizio dei suoi azionisti, impegnandosi invece

adesso a essere al servizio di tutte le parti in causa. Anche se si spera che questa intenzione si traduca

in azioni significative, la realtà è che, a meno che la pressione sulle aziende affinché queste generano

un ritorno economico a breve te

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alemaconi2 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Educazione degli adulti e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Castiglioni Micaela.
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