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La devianza e le sue strategie di riduzione
Quindi il soggetto che agisce devianza ricerca nel dominio dell'altro una possibile strategia di ridurre i livelli di ansia, angoscia e inferiorità. E ciò che li accomuna è l'indifferenza affettiva.
Il soggetto antisociale è un soggetto che mette in atto comportamenti criminali in modo soprattutto impulsivo e connotati emotivamente. La cultura di appartenenza, in questi casi, gioca un ruolo fondamentale. Ne sono un esempio le mafie, che risultano essere cariche di connotati emotivi.
Nel soggetto psicopatico, invece, questa componente emotiva non trova luogo. O meglio si assiste ad una strumentalizzazione delle emozioni dell'altro in modo che possono essere utili al raggiungimento di uno scopo specifico. Prevede due tipologie:
- Forma primaria: l'insorgenza di devianza e violenza è precoce. C'è una programmazione dei fatti fredda e organizzata. Questo si percepisce superiore e capace di dominare l'altro ignorandone
umano comunica. Poi il paradigma rimanda invece alla psiche come fortemente complesso e dinamico. Nella VITTIMOLOGIA il ruolo della vittima risulta mediato anche da aspetti sociali e culturali. Il riconoscimento di questa condizione non può prescindere dalla legislazione della cultura di appartenenza, sia per il perseguimento giudiziario dell'autore del reato, sia per il riconoscimento del proprio ruolo di vittima.
Con gli studi pioneristici di Von Hentig, lo studio dell'evento criminoso in ottica preventiva inizia a interessarsi anche al ruolo della vittima. La vittima non viene più concepita come semplice soggetto passivo, ma ricopre un ruolo attivo che nel concretizzarsi del reato può assumere anche una funzione preponderante nel processo di vittimizzazione. Vi sarebbero cioè delle condizioni biopsicosociali che potrebbero predisporre ad assumere il ruolo di vittima, come l'appartenenza alle cosiddette fasce deboli, come le donne, gli
anziani, gli omosessuali, etnie o culture diverse. Mendelsohn (avvocato, 1965) propose il concetto di colpa, intendendo la responsabilità in capo all'avittima per l'accadimento delittuoso. Uno stravolgimento nella concettualizzazione della vittima, da innocente a potenzialmente colpevole, come nel caso dell'uccisione per legittima difesa. Quindi parla di co-responsabilità della vittima e partecipazione morale (a diversi livelli e gradi). Questo perché esistono molti casi in cui alla vittima-carnefice può essere imputata la colpa o per eccesso di autodifesa o per falsa vittimizzazione, quadro possibile in presenza di patologia psichiatrica che induce la persona a ritenersi vittima di un misfatto. Nel continuum di responsabilità della vittima nel reato, si collocano casi in cui la vittima ha una percentuale di colpa minore rispetto a quella del reo ma è comunque responsabile di azioni agite con negligenza e imprudenza e casi di pariteticità.
in cui la vittima a reo può essere imputata la medesima colpa, chi nel ruolo di complice, chi nel ruolo di attore primo. Non si intende comunque colpevolizzare la vittima nell'avere assunto tale ruolo.
L'indagine rispetto alla vittima e alla sua personalità nella criminogenesi e nella criminodinamica non si traduce nella mera individuazione di fattori biologici, psicologici, sociali, morali e culturali. Sarebbe opportuno volgere sì l'attenzione alle caratteristiche biopsicosociali di vittima e offender, ma soprattutto l'interazione criminale ovvero l'incontro tra reo e vittima come elementi di un binomio inscindibile, talvolta interscambiabili nei ruoli.
Ci sono differenti tipologie di coppie relazionali i cui schemi risultano complementari:
- comportamento reciprocamente maltrattante: coppia di soggetti il cui legame è caratterizzato dalla ricerca di maltrattamento fisico, morale e psicologico vicendevole che si esplicita nella
comportamenti violenti e fortemente aggressivi, ma anche un elevato grado di preoccupazione e ansia per la condizione dei figli. È portatore di un disagio psichiatrico: i genitori spesso non sono preparati adeguatamente a tale situazione e così soccombono alla violenza del figlio. Folie a deux: vedi capitoli precedenti.
Nella relazione dinamica tra offender e vittima è anche possibile ricorrere a schemi comportamentali non complementari, in cui la vittima si oppone e contrasta l'agito criminale. Si verifica in due casi:
- pregressa conoscenza del reo: in alcuni casi le informazioni pregresse e la relazione sussistente potrebbero rivelarsi funzionali per poterlo prevenire. Con molta probabilità l'autore del reato metterà in atto script relazionali di cui ha fatto esperienza da giovane. Ciò che spesso succede è che il partner relazionale, che per un periodo di tempo ha accettato senza mostrare apertamente insofferenza, si ribelli e
Nella categoria dei vittimizzati. La vittimizzazione non è solo un fatto privato. Ne sono un esempio, a livello macro-sociale, le istituzioni che impegnate a garantire un certo grado di riservatezza per alcuni documenti riservati vengono attaccate da hacker in grado di bucare il sistema di protezione. I nuovi processi di vittimizzazione a livello informatico riguardano, tra i tanti, il furto di identità, l'adescamento e lo sfruttamento dei bambini online e le cyber molestie. Altra fattispecie riguarda l'adescamento online di minori. Reato così preponderante da riguardare non solo la vittima minore esposta all'eventuale abuso, ma anche la famiglia che alleva il figlio. Si rifletta, oltre che sulle gravi conseguenze psicologiche e sociali di tutte le vittime chiamate in causa, anche sulla diffusione in rete delle immagini derivanti dall'abuso fisicamente perpetrato. Essenziale distinguere la fattispecie in cui la vittima ha subito abusi nel proprio
Ambiente di vita reale sociale o relazionale, dalla situazione in cui la vittima è stata adescata online e successivamente ha subito un abuso fisico reale, o dal caso in cui le vittime sono esclusivamente virtuali.