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La devianza e le sue strategie di riduzione

Quindi il soggetto che agisce devianza ricerca nel dominio dell'altro una possibile strategia di ridurre i livelli di ansia, angoscia e inferiorità. E ciò che li accomuna è l'indifferenza affettiva.

Il soggetto antisociale è un soggetto che mette in atto comportamenti criminali in modo soprattutto impulsivo e connotati emotivamente. La cultura di appartenenza, in questi casi, gioca un ruolo fondamentale. Ne sono un esempio le mafie, che risultano essere cariche di connotati emotivi.

Nel soggetto psicopatico, invece, questa componente emotiva non trova luogo. O meglio si assiste ad una strumentalizzazione delle emozioni dell'altro in modo che possono essere utili al raggiungimento di uno scopo specifico. Prevede due tipologie:

  • Forma primaria: l'insorgenza di devianza e violenza è precoce. C'è una programmazione dei fatti fredda e organizzata. Questo si percepisce superiore e capace di dominare l'altro ignorandone
sofferenze e bisogni. La forma secondaria di insorgenza è tardiva, tendenzialmente causata dall'influenza dell'ambiente e dei funzionamenti sociali che non sono ancora del tutto compromessi. Dall'osservazione del comportamento violento si evince in modo lampante una incapacità a conformarsi alle norme e alle regole condivise in un contesto di appartenenza, mettendo in atto comportamenti che vengano percepiti come immorali. Sarebbero allora la corteccia prefrontale, il cingolo, la corteccia temporale, il giro angolare, l'amigdala e l'ippocampo le principali aree cerebrali compromesse negli individui con comportamento violento. CAPITOLO 21 --> Teoria Generale dei Sistemi e il Paradigma della Complessità: hanno elaborato dei principi che permettono di trattare la vittima, il carnefice e la loro relazione. L'assunto fondante della prima ha in oggetto la comunicazione umana: anche nel momento in cui apparentemente non vi è comunicazione, l'essere.

umano comunica. Poi il paradigma rimanda invece alla psiche come fortemente complesso e dinamico. Nella VITTIMOLOGIA il ruolo della vittima risulta mediato anche da aspetti sociali e culturali. Il riconoscimento di questa condizione non può prescindere dalla legislazione della cultura di appartenenza, sia per il perseguimento giudiziario dell'autore del reato, sia per il riconoscimento del proprio ruolo di vittima.

Con gli studi pioneristici di Von Hentig, lo studio dell'evento criminoso in ottica preventiva inizia a interessarsi anche al ruolo della vittima. La vittima non viene più concepita come semplice soggetto passivo, ma ricopre un ruolo attivo che nel concretizzarsi del reato può assumere anche una funzione preponderante nel processo di vittimizzazione. Vi sarebbero cioè delle condizioni biopsicosociali che potrebbero predisporre ad assumere il ruolo di vittima, come l'appartenenza alle cosiddette fasce deboli, come le donne, gli

anziani, gli omosessuali, etnie o culture diverse. Mendelsohn (avvocato, 1965) propose il concetto di colpa, intendendo la responsabilità in capo all'avittima per l'accadimento delittuoso. Uno stravolgimento nella concettualizzazione della vittima, da innocente a potenzialmente colpevole, come nel caso dell'uccisione per legittima difesa. Quindi parla di co-responsabilità della vittima e partecipazione morale (a diversi livelli e gradi). Questo perché esistono molti casi in cui alla vittima-carnefice può essere imputata la colpa o per eccesso di autodifesa o per falsa vittimizzazione, quadro possibile in presenza di patologia psichiatrica che induce la persona a ritenersi vittima di un misfatto. Nel continuum di responsabilità della vittima nel reato, si collocano casi in cui la vittima ha una percentuale di colpa minore rispetto a quella del reo ma è comunque responsabile di azioni agite con negligenza e imprudenza e casi di pariteticità.

in cui la vittima a reo può essere imputata la medesima colpa, chi nel ruolo di complice, chi nel ruolo di attore primo. Non si intende comunque colpevolizzare la vittima nell'avere assunto tale ruolo.

L'indagine rispetto alla vittima e alla sua personalità nella criminogenesi e nella criminodinamica non si traduce nella mera individuazione di fattori biologici, psicologici, sociali, morali e culturali. Sarebbe opportuno volgere sì l'attenzione alle caratteristiche biopsicosociali di vittima e offender, ma soprattutto l'interazione criminale ovvero l'incontro tra reo e vittima come elementi di un binomio inscindibile, talvolta interscambiabili nei ruoli.

Ci sono differenti tipologie di coppie relazionali i cui schemi risultano complementari:

  • comportamento reciprocamente maltrattante: coppia di soggetti il cui legame è caratterizzato dalla ricerca di maltrattamento fisico, morale e psicologico vicendevole che si esplicita nella
commissione dicondotte sadomasochistiche.- coppia estorsore-estorto: la vittima oscilla tra un senso di impotenza, nell'incapacità di tutelarsi, e di provocazione istigando l'altro a mantenere il comportamento. Le prostitute spesso non vogliono denunciare il proprio protettore per paura delle conseguenze fisiche, psicologiche e economiche ma anche a causa del legame, seppur disfunzionale, che si è creato.- coppia avvelenatore-avvelenato: un soggetto con condotte finalizzate all'avvelenamento del partner senza che esso si protegga da tali intenzioni.- sistemi familiari: possono caratterizzarsi per la presenza di un membro tiranno nei confronti dei componenti familiari, specie verso una persona specifica. Nel sistema familiare non è da escludere la possibilità che sia il genitore ad assumere il ruolo di vittima. Tipica situazione che si manifesta quando il figlio- abusa di sostanze stupefacenti: il genitore è costretto a sopportare i.

comportamenti violenti e fortemente aggressivi, ma anche un elevato grado di preoccupazione e ansia per la condizione dei figli. È portatore di un disagio psichiatrico: i genitori spesso non sono preparati adeguatamente a tale situazione e così soccombono alla violenza del figlio. Folie a deux: vedi capitoli precedenti.

Nella relazione dinamica tra offender e vittima è anche possibile ricorrere a schemi comportamentali non complementari, in cui la vittima si oppone e contrasta l'agito criminale. Si verifica in due casi:

  • pregressa conoscenza del reo: in alcuni casi le informazioni pregresse e la relazione sussistente potrebbero rivelarsi funzionali per poterlo prevenire. Con molta probabilità l'autore del reato metterà in atto script relazionali di cui ha fatto esperienza da giovane. Ciò che spesso succede è che il partner relazionale, che per un periodo di tempo ha accettato senza mostrare apertamente insofferenza, si ribelli e
mostri frustrazione per le imposizioni. Un contrasto che provocherà nell'altro, reazioni di comportamenti aggressivi e violenti e, nei casi più drammatici, potrà portare alla morte. - relazioni nuove: l'incontro tra i due appare dettato dalla casualità ma in realtà la selezione della vittima è avvenuta possibilmente per la peculiarità di alcune caratteristiche che l'hanno resa prescelta. Il porre l'attenzione fra gli attori coinvolti rinnova e promuove un atteggiamento valorizzante le dinamiche che caratterizzano il momento antecedente il fatto criminoso e che portano poi all'azione. Da qui nasce il termine criminogenesi capace di riassumere quest'approccio all'indagine e all'analisi dell'interazione volta proprio alla comprensione delle modalità, dei tempi e dei luoghi d'origine dell'idea criminale. Il tentativo della vittima, ove attuato, di distanziarsi dal proprio.carnefice rappresenti spesso un fattore di rischio predisponente l'acting out, la traduzione comportamentale dell'idea criminale. Nella relazione dinamica tra vittima e carnefice, la difficoltà di distanziarsi fisicamente, e ancora più emotivamente, dal proprio aggressore rappresenta uno scoglio difficile da affrontare e superare. Si pensi al fenomeno dello stalking: il comportamento persecutorio è spesso messo in atto proprio quando la vittima cerca di allontanarsi, quando prende coraggio per distanziarsi dalla situazione di dolore e disagio. Studi e l'esperienza clinica evidenziano come nella vittima sia riscontrabile una labilità psicologica antecedente e una inadeguata o immatura competenza in termini di risorse che facilitano l'adattamento dell'individuo, il che la espone a una maggiore vulnerabilità e induce il carnefice a optare proprio per quella vittima. Il meccanismo psicologico che induce a disumanizzare la vittima.potrebbe contribuire a spiegare l'assenza del senso di colpa o rimorso in atti così drammatici come nel caso del femminicidio. Il meccanismo psicologico che implica l'attribuzione della colpa ad una persona ha indotto il criminale alla commissione dell'evento delittuoso, scagiona l'autore del reato e ne sospende il senso di colpa o la potenziale vergogna. In alcuni casi la relazione disfunzionale nasce e si estingue online, dove sfugge il contatto con l'altro, la lettura e comprensione dell'emotività della vittima e del carnefice. Ecco che la presenza di un medium assicura alle vittime di non sentirsi tali almeno finché non si incontrano. Una sensazione di sicurezza e protezione offerta dai media che non investe esclusivamente la vittima in quanto tale. Anche il genitore che non pone attenzione all'utilizzo che il figlio fa del proprio pc, esponendo così il minore ad un reale rischio di un crimine informatico, rientra

Nella categoria dei vittimizzati. La vittimizzazione non è solo un fatto privato. Ne sono un esempio, a livello macro-sociale, le istituzioni che impegnate a garantire un certo grado di riservatezza per alcuni documenti riservati vengono attaccate da hacker in grado di bucare il sistema di protezione. I nuovi processi di vittimizzazione a livello informatico riguardano, tra i tanti, il furto di identità, l'adescamento e lo sfruttamento dei bambini online e le cyber molestie. Altra fattispecie riguarda l'adescamento online di minori. Reato così preponderante da riguardare non solo la vittima minore esposta all'eventuale abuso, ma anche la famiglia che alleva il figlio. Si rifletta, oltre che sulle gravi conseguenze psicologiche e sociali di tutte le vittime chiamate in causa, anche sulla diffusione in rete delle immagini derivanti dall'abuso fisicamente perpetrato. Essenziale distinguere la fattispecie in cui la vittima ha subito abusi nel proprio

Ambiente di vita reale sociale o relazionale, dalla situazione in cui la vittima è stata adescata online e successivamente ha subito un abuso fisico reale, o dal caso in cui le vittime sono esclusivamente virtuali.

Dettagli
A.A. 2020-2021
9 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/01 Diritto privato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gaia.delorenzi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Comunicazione, mass media e crimine e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Dambone Carmelo.