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La rivoluzione egiziana: manifestanti e motivazioni
Pane, libertà e giustizia sociale sono stati i principali temi della rivoluzione. I manifestanti volevano abbattere Mubarak e il suo regime, reclamavano elezioni democratiche e chiedevano giustizia e redistribuzione della ricchezza. La maggior parte dei manifestanti era costituita da giovani e molti erano gli studenti universitari.
Benché il movimento fosse in gran parte costituito da elementi della classe media impoverita, che rivendicavano libertà e rispetto dei diritti umani, ad essi si sono uniti i segmenti più poveri della popolazione urbana, spinti alla disperazione dell'aumento dei prezzi dei generi alimentari. E gli operai dell'industria, con o senza il sostegno dei sindacati, hanno attuato numerosi e potenti scioperi che sono culminati con l'occupazione delle città. Il regime doveva trovare sostegno nelle centinaia di migliaia di burocrati, agenti dei servizi di sicurezza, poliziotti.
rivoluzione egiziana, dimostrando il loro coraggio e la loro determinazione nel lottare per la libertà e la giustizia. Durante le proteste a piazza Tahrir, le donne si sono unite agli uomini per chiedere la fine del regime autoritario e la creazione di un sistema politico più inclusivo. Molte di loro hanno subito violenze e molestie sessuali da parte delle forze di sicurezza, ma nonostante ciò hanno continuato a lottare per i loro diritti. Le donne egiziane hanno dimostrato di essere forti e coraggiose, pronte a mettere a rischio la propria vita per il bene del loro paese. Hanno svolto un ruolo fondamentale nella rivoluzione, contribuendo a creare un cambiamento significativo nella società egiziana. È importante riconoscere il contributo delle donne nella rivoluzione egiziana e continuare a sostenere la loro lotta per l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne.Manifestazione e in altri spazi occupati, alcune con i propri figli, in molti casi erano proprio loro a guidare le manifestazioni. Le donne partecipavano inoltre attivamente ai dibattiti politici e numerose erano le donne blogger che riferivano su internet la loro cronaca degli avvenimenti. Ciò ovviamente non passa inosservato dal regime militare: infatti una blogger che pubblicava le sue cronache fu violentata a causa delle sue denunce, così come Asmaa fu arrestata e costretta a comparire davanti a un tribunale militare, fu poi rilasciato solo in seguito alle proteste di massa contro la sua incriminazione. Durante le dimostrazioni e gli assalti le donne erano prese di mira, picchiate e spesso uccise, tra gennaio e febbraio furono assassinate almeno 15 donne. Molte venivano arrestate e sottoposte a test di verginità, pratica che i membri del governo militare riconobbero apertamente e giustificarono in un'intervista sulla base della presunzione che quelle donne fossero prostitute.
Il risveglio delle donne egiziane durante la rivoluzione è una delle principali paure di una società profondamente patriarcale che sta scatenando un'onda di violenza contro le donne che potrebbe aumentare con il passare del tempo. Inoltre, queste hanno preso parte alla rivoluzione a fianco degli uomini, persino chiedendo la loro protezione, molti dei manifestanti maschi però hanno vissuto con disagio l'intromissione delle donne e non hanno contribuito a difenderle dalla sadica violenza mirata della polizia militare. In realtà, nonostante il loro ruolo di primo piano nella rivoluzione, a tutto il 2011 le donne sono state del tutto escluse dagli incarichi di governo e sono state confinate nelle ultime posizioni nelle candidature dei partiti politici. La questione islamica Le elezioni parlamentari del 2011 hanno confermato la salvezza delle forze politiche islamiche in Egitto. La coalizione più rigidamente islamista si è assicurata il 25% dei voti.Questa è una chiara indicazione della simpatia diffusa dell'islamismo presso la popolazione egiziana nel suo complesso. In realtà praticamente in tutti i paesi arabi vi è una maggioranza politica potenziale islamica, che è stata tenuta in scacco con la forza da leader nazionalisti autoritari, spalleggiati da esercito e potenze occidentali. Il nazionalismo arabo e gli islamisti sono stati bloccati in un confronto testa a testa che si è evoluto verso la sconfitta del nazionalismo quando questo è diventato subalterno alle potenze straniere e quando la corruzione e la brutalità sono diventati i tratti distintivi dei regimi che adesso si ispiravano. L'islamismo è stato visto spesso da molti in Egitto e altrove come una forza di rigenerazione della politica, di speranza in una giustizia sociale e di restaurazione dei valori morali. Il sostegno incondizionato delle potenze straniere ai regimi militari arabi è stato precisamente.basato sul loro timore per l'islamismo, visto come una minaccia per le forniture di petrolio e per la sicurezza di Israele. Così il processo di democratizzazione del mondo arabo solitamente si è tradotto nell'egemonia dell'islamismo nel sistema politico, poiché le forze progressiste hanno una capacità di attrazione limitata al di là degli esegui segmenti delle élite occidentalizzate. Dunque, qualsiasi consolidamento del regime democratico implicherà un governo islamico moderato alla barra del timone. Va ricordato che la rivoluzione egiziana non è stata e non è una rivoluzione islamica anche se può aver creato le condizioni per una vita democratica verso un sistema politico a prevalenza islamica. La rivoluzione continuerà. Il consiglio supremo delle forze armate ha tentato di appropriarsi della rivoluzione a proprio esclusivo beneficio ricorrendo a una repressione anche più dura di quella del regime.di Mubarak. Una volta chiarito che il movimento che aveva rovesciato la dittatura non avrebbe accettato nulla senza un cambiamento delle regole. I militari hanno persino cercato di imporre un documento come falsa riga della costituzione che il nuovo Parlamento avrebbe dovuto elaborare, prima ancora che il parlamento venisse eletto e che sostanzialmente dava il pieno controllo dello stato e un'autonomia senza limiti alle forze armate. La reazione negativa suscitata da questo scoperto attacco alle istituzioni democratiche del futuro ha unificato tutte le componenti del movimento nella loro opposizione portando ad avere il 18 novembre una nuova protesta di massa in piazza attaccando questa volta il consiglio militare che stava ad incarnare una nuova forma di dittatura, passando come nuovo slogan del movimento "abbasso il governo militare" (prima era "abbasso Mubarak"). Comprendere la rivoluzione egiziana La rivoluzione egiziana del 2011 ha modificato i rapporti di potere.All'interno del paese, si è abbattuta la dittatura e si continua a combattere con determinazione la reincarnazione dell'oppressione nella forma di un regime militare. Il potere è esercitato da una combinazione di coercizione e intimidazione, da un lato, e di persuasione e costruzione del consenso dall'altro. Il monopolio della violenza è una condizione necessaria per il mantenimento del potere, ma nel lungo andare è insufficiente, richiede la costruzione della legittimazione o dell'accettazione e della rassegnazione nelle menti delle persone. L'Egitto moderno ha avuto una storia di potere dello stato basato originariamente sulla legittimazione selettiva e sulla repressione mirata. La repressione ha funzionato fintanto che è stata concentrata su un particolare segmento della società, ma la legittimità fu erosa dal fallimento militare e ancora più importante dall'incapacità di un'economia statalista di adattarsi.
Al nuovo ambiente dellaglobalizzazione economica. La povertà diffusa e il deterioramento del tenore di vita diuna classe media sempre più stupita hanno spinto molti giovani a rivolgersiall'islamismo nelle sue versioni sia moderate sia radicali. Le elezioni sono stateintrodotte come un trucco per costruire un'immagine gradita ai nuovi alleatioccidentali, ma ogni volta che i candidati indipendenti tenevano un'affermazionevenivano messi da parte o espropriati del diritto di far sentire la propria voce e diesercitare il proprio voto. Il potere inoltre è multidimensionale, ognuna di questedimensioni è gestita attraverso specifiche reti di potere, ovviamente ogni rete,economica, politica, militare, culturale era nelle mani di élite tradizionalmentedipendenti dallo stato e dalle forze armate. Fortunatamente la rivoluzione avvenne,senza avvertimento né strategia, poiché finalmente le persone avevano superato lapaura stando insieme.
Partecipando sui social network riuscirono ad arrivare alle reti urbane formate nelle piazze, e tutto ciò avvenne grazie a una motivazione forte, all'indignazione che induce a correre dei rischi senza paura, a muoversi contro le violenze della polizia e contro la fame che cresceva nel paese. Questa volta però oltre all'indignazione che era maturata da molto tempo, si fece spazio anche un'altra potente emozione, la speranza. La speranza nel cambiamento ben esemplificata dalla Tunisia. L'esperienza tunisina ha mostrato che è possibile rovesciare un regime solitamente stabilito se tutti si mettono insieme e si battono senza compromessi, senza preoccuparsi dei rischi. Internet ha fornito lo spazio sicuro dove le reti dell'indignazione e quelle della speranza hanno potuto connettersi, queste reti nel cyberspazio si sono spostate ed estese allo spazio urbano e la comunità rivoluzionaria formata nelle piazze questa volta ha resistito con successo.
alla repressione dellapolizia. Connettendo i network del contropotere, i manifestanti sono diventatiabbastanza potenti da indurre la disconnessione tra importanti reti del potere,indebolendo il sistema di dominazione e rendendo la violenza uno strumento semprepiù inefficace per tenere il paese sotto controllo. Dignità, violenza, geopolitica: la rivolta araba Nella scia delle rivoluzioni tunisina ed egiziana, in tutto il mondo arabo nel 2011 sisono susseguiti i giorni della collera. Tra gennaio e febbraio in molti paesi ci sono statidegli scontri: in alcuni casi le proteste si sono esaurite rapidamente per una varietà dicause, in altri le sommosse sono state sedate con una combinazione di repressione econcessioni da parte dei regimi esistenti. Per esempio, in Yemen, Libia e Siria,movimenti inizialmente pacifici sono stati affrontati con la più brutale violenza dalledittature al potere, degenerando in guerre civili che hanno trasformato questi paesi incampi dibattaglia dove contendenti geopolitici si battono per affermare la propria influenza. Quest