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BASED DRUG DESING
FARMACI PEPTIDOMIMETICI (2)
Si tratta di farmaci che mimano la struttura dei peptidi ma presentano alcune caratteristiche
differenze; quando si ha come molecola lead una molecola peptidica, si cerca di ottenere
delle molecole analoghe che siano prive delle limitazioni tipiche di quelle peptidiche. In
particolare modo il legame peptidico è idrolizzabile, ma allo stesso tempo ha delle proprietà
importanti, come la capacità di formare dei legami idrogeno. Si cerca quindi di sostituire il
legame peptidi con gruppi isosteri e bioisosteri in modo tale che non si alteri la geometria
della molecola e che si mantengano le relazioni che si potevano formare nella molecola di
partenza. Il legame peptidi è di tipo planare e può fungere sia da donatore che da accettore
di legame idrogeno. Esempi di possibili isosteri /
bioisosteri:
- sostituendo con un alchene, si mantiene la
struttura planare e rigida, ma si perde la
capacità di instaurare legami idrogeno.
- Sostituendo il gruppo NH con un metilene non
idrolizzabile, si ottiene una molecola più
flessibile, che ha ancora la capacità di
accettore ma non di donatore. La flessibilità la
rende non planare, quindi si ha una modifica
nella geometria del gruppo.
- Sostituendo il carbonile con un metilene, si
perde la planarità e la capacità accettrice,
mentre si mantiene quella donatrice di legame
idrogeno.
- Sostituendo l’ossigeno con uno zolfo, si
mantiene la planarità della molecola e la
proprietà donatrice dell’NH; lo zolfo è un
accettore di legame idrogeno più debole.
- Si può mutilare l’azoto del gruppo amminico, in
questo modo si mantiene la possibilità di
idrolizzare la molecola, ma la presenza del
metile dotato di ingombro permette di fungere
da scudo sterico nei confronti degli enzimi
idrolitici; l’idrolisi viene quindi in questo modo
rallentata. Si perdono le proprietà donatrici di
legame idrogeno, inoltre l’ingombro potrebbe
creare altri tipi di problemi a livello delle
interazioni con enzimi o recettori.
- Si può mantenere la struttura peptidica, ma
invertire la configurazione di un amminoacido,
passando ad esempio da amminoacidi della
serie L ad amminoacidi della serie D. Il residuo
che si ottiene nella nuova catena ha una
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Farmaceutica
disposizione diversa nello spazio,
rispetto alla catena di partenza.
Questo ha il vantaggio che non
venga più riconosciuto dagli enzimi
proteolitici, ma al tempo stesso
questo fatto può creare problemi ai
fini dell’interazione col sito di
legame.
- S i p u ò p e n s a re d i u t i l i z z a re
amminoacidi non naturali, anche
allo scopo di sfruttare meglio il sito
recettoriale e di ottenere quindi una
affinità più piena. Ad esempio
partendo da un residuo di prolina, si
può sostituirla con un gruppo
decaindroisoquinolinico, in cui il
primo anello ripropone la struttura
della prolina ed è condensato ad un
secondo; entrambi sono anelli non
plenari e non corrugati. Se questa
porzione aggiuntiva si viene a trovare in una tasca idrofobica del recettore, si può
ottenere una migliore interazione rispetto alla prolina di partenza.
- Supponendo di avere lead peptidico di riferimento, se sappiamo che essa va ad
interagire con il sito recettoriale in corrispondenza delle catene laterali, potrebbe essere
utile sostituire questi amminoacidi di partenza, con amminoacidi diversi dotati di catene
condensate e allungate che possano comunque interagire con il sito di legame. Il
vantaggio consiste nell’utilizzo di un amminoacido non naturale e non riconosciuto dagli
enzimi proteolitici, inoltre è possibile eliminare in questo modo eliminare una parte della
sequenza di amminoacidi, ottenendo quindi una molecola avente un peso molecolare più
basso. Questo è importante per far sì che le molecole vengano meglio assorbite, quindi
avranno una farmacocinetica migliore.
- Andando a modificare i residui di amminoacidi si può anche migliorare delle proprietà
chimico fisiche del peptide, come ad esempio la solubilità; se abbiamo un peptide che
termina con una fenilalanina, si può pensarla di sostituire con un amminoacido avente un
gruppo piridinico; la presenza dell’azoto nell’anello permette di ottenere una molecola più
solubile, in quanto in grado di formare legami idrogeno con l’acqua. Inoltre si inserisce un
amminoacido non naturale e quindi non riconosciuto dagli enzimi proteolitici.
- Si può cercare di inglobare gli amminoacidi in un unico ciclo, ottenendo delle molecole
più rigide, aventi una migliore disponibilità orale.
Esistono delle molecole a basso peso molecolare, che possono mimare la struttura
secondaria delle proteine, importante perché espone i residui di amminoacidi nello spazio in
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una certa disposizione fondamentale per le interazioni con l’ambiente esterno, altre
molecole e altre proteine. Poter mimare la struttura secondaria di alcune proteine o di tratti
di esse, potrebbe essere utile per evitare tutti gli svantaggi derivanti dall’avere una molecola
peptidica.
Supponiamo di prendere in
considerazione una
sequenza peptidica costituita
da tre amminoacidi con
catena laterale R1, R2 e R3.
Prendendo in considerazione
una molecola di indano e
sostituendolo con gli stessi
residui R1, R2 e R3, questi si
dispongono in maniera simile
a quella ottenuta nella alfa-
elica. Quindi con una molecola non più peptidica posso mimare la struttura della doppia
elica e riprodurre le interazioni di partenza.
Estendendo questo concetto, è possibile utilizzare delle strutture terfeniliche, aventi tre
anelli benzinici legati gli uni agli altri tramite dei legami semplici, che possono essere
variamente sostituiti in maniera tale da mimare la struttura secondaria di una struttura
peptidica. Questi anelli possono ruotare gli uni rispetto all’altro, ma la presenza di alcuni
sostituenti, in particolari posizioni, può determinare la disposizione sfalsata e non
complanare degli anelli stessi nello spazio. Se questi sostituenti vengono scelti
opportunamente, in modo da mimare i residui di amminoacidi della doppia elica, si ottiene
una molecola non peptidica e quindi a basso peso molecolare, avente i residui
amminoacidici disposti
come all’interno di una
doppia elica. Si evitano però
i problemi farmacocinetici
legati alla molecola
peptidica. Variando il tipo di
sostituente, si può conferire
alla struttura terfenilica la
somiglianza a catene
peptidiche diverse e l’affinità
quindi per bersagli diversi.
Ad esempio una struttura di
questo genere si può legare
alla proteina BCl, la quale ha
un ruolo importante
nell’apoptosi.
Si può anche intervenire nel processo di trascrizione genica; affinché parta la trascrizione di
un determinato gene, in genere è necessaria la presenza di alcuni fattori di trascrizione o di
altre molecole. In queste situazioni può avvenire che si formino delle interazioni proteina-
proteina inoltre, infatti è generalmente necessario che un fattore di trascrizione si leghi ad
una proteina attivatrice, formando un complesso macromolecolare in grado di dare inizio
alla trascrizione. Le interazioni proteina - proteina coinvolgono dei tratti limitati di proteina; è
pensabile che se è necessaria questa interazione per dare avvio alla trascrizione genica,
che se ottengo una molecola che mima una determinata sequenza di amminoacidi, questa
possa legarsi a una delle proteine coinvolte nell’interazione impedendo la formazione del
complesso e l’inizio della trascrizione.
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Farmaceutica
Ad esempio il fattore di
trascrizione ESX si deve
legare ad una proteina
attivatrice SUR-2,
coinvolgendo una
sequenza limitata di
amminoacidi del fattore
di trascrizione, avente
una struttura
secondaria elica.
L’interazione avviene a
livello di una regione
della proteina SUR-2
che riguarderà altri
amminoacidi. Se
progetto una molecola che mima la sequenza di amminoacidi del fattore di trascrizione,
posso pensare che questa molecola non peptidica possa legarsi al suo posto sulla proteina
sur-2, impedendo la formazione del complesso e l’inizio della trascrizione. Si è visto che in
questa interazione era coinvolto soprattutto l’amminoacido triptofano, quindi inizialmente si
è ottenuto un composto lead chiamato adamanololo, avente una struttura particolare: si ha
un’urea sostituita che porta sui suoi azoti delle sorta di braccia che essendo dotate di una
certa flessibilità possono disporsi nello spazio in maniera un po’ ruotata, l’una rispetto
all’altra. Il residuo indolico mima molto bene il triptofano, mentre quello adamantanico mima
i residui alchilici di leucina e isoleucina. Quindi in questa molecola ci sono dei residui
analoghi agli amminoacidi di interesse, che si dispongono nello spazio in maniera simile a
quanto avviene nel caso dell’alfa-elica. L’adamanololo può essere riconosciuto dalla
regione di legame su SUR-2 al posto del fattore di trascrizione, impedendo l’interazione e
l’avvio della trascrizione. La struttura di questa molecola è stata ottimizzata, andando a
sostituire il gruppo isopropilico con una catena pentilamminica e andando ad aggiungere un
sostituente anche sull’indolo.
OLIGONUCLEOTIDI COME FARMACI
Il problema dei nucleotidi è dato dal fatto che hanno delle proprietà farmaco-cinetiche
sfavorevoli; si tratta di sequenze limitate di nucleotidi aventi un peso molecolare non
trascurabile e una certa polarità; essi inoltre sono facilmente soggetti a idrolisi da parte
delle nucleasi. Di conseguenza, si è cercato di migliorare la struttura dell’oligonucleotide,
introducendo delle piccole variazioni che migliorino le proprietà farmacocinetiche:
- Modificazioni del fosfato —> si può sostituire l’ossigeno legato al fosforo con atomi di
zolfo, più grossi e più lipofili; in questo modo la molecola perde affinità nei confronti delle
nucleari e assume una maggiore lipofilia. Oppure uno degli ossigeni del gruppo fosfato
può essere sostituito da un metile, ottenendo un metilfosfonato non idrolizzabile e più
lipofilo rispetto all’oligonucleotide di partenza.
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- Modi