Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 6
Riassunto esame Arte medievale,  prof. Crivello, libri consigliati in esame Pag. 1 Riassunto esame Arte medievale,  prof. Crivello, libri consigliati in esame Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 6.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Arte medievale,  prof. Crivello, libri consigliati in esame Pag. 6
1 su 6
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Nel medioevo l'arte

Non era ancora diventata un ambito centrale della cultura, o un modo di vita attraverso cui gli uomini nella loro personalità laica potessero liberamente forgiare i loro ideali e le loro intuizioni delle cose; la riflessione sull'estetica dell'arte è ancora acritica, incidentale, sommaria. Ma si possono incontrare in passi sparsi nelle cronache, nelle biografie, nelle lettere e nei sermoni, espressioni di ammirazione estetica nei confronti della fattura di un'opera, del colore utilizzato, della sua decorazione; ciò che è più notevole in questi testi non è l'ammirazione per gli oggetti belli, ma l'acuta osservazione dell'opera stessa, lo sforzo di leggerne la forma e i colori e valutarne gli effetti. Parallelo a questo atteggiamento oggettivo sono le annotazioni sulla sensibilità dell'osservatore stesso, che ci informano sul sentimento provocato dalla contemplazione dell'arte.

famoso resoconto di Suger sulla nuova chiesa di Saint Denis. L'abate dice orgogliosamente come l'incanto del bell'edificio, con il suo tesoro incomparabile di pietre preziose, lo disponga ad un elevato stato d'animo di contemplazione spirituale. Quest'arte richiama all'ammirazione per le sue qualità esteriori. Il fascino estetico delle sostanze preziose dal forte potere di rispecchiamento è qualcosa di elementare e di istantaneo: la chiesa aspirava ad essere modello del palazzo celeste, la divina Gerusalemme, e grazie al potere dell'oro e delle pietre preziose soggiogavano i fedeli rendendo chiara l'affinità fra luce e natura divina. C'è nell'arte occidentale di questo periodo un'immensa ricettività grazie alla quale a forme dell'arte cristiana si uniscono forme bizantine, copte, romane, celtiche, mussulmane, prese a prestito senza alcun riferimento al loro contesto originario, coniugate ad uninteresse antiquario e assorbente per l'antichità in quantotale. → grande interesse per la forma più che per il significato → incomincia ad affermarsi il concetto di arte internazionale, su base europea, soprattutto grazie alla diffusione di modelli e allacircolazione degli artisti.

Rigore, in San Bernardo e l'arte cistercense – G. Duby

Nel XII sec le città sono i potenziali centri di vita religiosa e politica. I principi non vogliono circondarsi di monaci che si occupanosolo di preghiere, ma hanno bisogno di chierici e persone istruite non al di fuori del mondo → restaurazione di un ministero in cui ilservizio di Dio non si isola dal concreto della vita, anzi vi si immerge per santificare il quotidiano, con la predicazione e ladistribuzione dei sacramenti = l'opposto del monachesimo: questo successo implica un rovesciamento completo dei valori religiosi.

Il risveglio delle città implica anche risveglio dei commerci e la

nascita di una povertà sempre più diffusa che guarda con frustrazione e disprezzo le liturgie lussuose per ottenere benefici invisibili. Adesso l'elemosina dei ricchi non va solo all'"opera di Dio per eccellenza", la liturgia, ma anche ad altre associazioni che nascono, come l'ospedale urbano, per aiutare realmente i bisognosi. La comparsa dell'ospedale significa la necessità di vivere il cristianesimo in maniera diversa, che non vuole più riassumersi in riti di valore simbolico; significa la condanna della festa liturgica, e dell'arte monastica. La religione è un fatto interiore; praticare la carità secondo il Vangelo. Il contemptus mundi, il disprezzo del mondo – non la volontà di riformularlo secondo i canoni della Città celeste – rimane nel cristianesimo a giustificare il gesto del ritiro di un monaco. Si cercavano i fratelli fuori da Cluny. In particolare una corrente particolarmente dedita.all'ascetismo e all'eremitaggio, proprio in polemica con i grandi fasti, nacque in Italia in ambito mediterraneo e si diffuse con grande fama in tutta Europa. Proprio in questo contesto San Bernardo decise di convertirsi, ma senza raggiungere queste scelte: rimase nell'ambito della regola benedettina, scelse un nuovo monastero, Citeaux, riformato, che non si erigeva contro le nuove strutture, ma ne proponeva un adattamento con una riforma. Citeaux fu fondato nel 1098 dal monaco Roberto, già priore in altri monasteri, fondatore di Molesmé, abazia cluniacense, da cui parte con Stefano Harding e altri venti compagni per non creare realmente qualcosa di nuovo, ma per ritornare alle origini. In decisa opposizione contro lo stile cluniacense, rilessero la regola di San Benedetto: il monachesimo cistercense rimane comunitario, ma la scelta del luogo di fondazione del monastero è simile a quelle operate dagli eremiti, deserti, foreste, luoghi scomodi dove.

sicuramente era difficile che si potesse istituire un borgo intorno a questi; vuole essere eremo e chiostro allo stesso tempo. La proprietà fondiaria è ritenuta garanzia di stabilità (si ritengono proprietari di terre, ma rifiutano la signoria), dove i monaci lavoravano – poiché l'ozio era punito dalla regola [opposizione di Pietro il Venerabile: il lavoro distoglie dalla meditazione. Con questa ci si allontana comunque dall'ozio] – , ritenendo sempre questo operare come una denigrazione, una scelta di povertà. Bisognava astenersi dalla superbia, dal rango principesco che si erano auto-affidati i monaci di Cluny, per essere poveri servi di Dio. Le abazie rifiutano le reliquie, i pellegrinaggi e gli spettacoli liturgici e quindi il volere didattico dell'immagine, della parola e del canto che legavano con un processo osmotico il monastero al popolo.

Il nuovo monastero non rinnega nulla del monachesimo tradizionale, ma lo epura da

Quegli elementi che lo hanno corrotto; si ritira ai margini della società secolare; circoscrive il posto della liturgia – e quindi della creazione artistica – dentro l'esigenza monastica. La stessa regola impone la creazione di un luogo dove i monaci si ritireranno a pregare: questo spiega la formazione di un'architettura tipicamente cistercense, dove le aule e i chiostri sono regolari, solidi, costruiti con buone pietre, ma ricoperti di un velo di povertà. La civiltà cistercense si percepisce anche come un insieme di individui, fra i quali ognuno si vuole sottomettere alla disciplina del gruppo: la povertà è rinuncia di qualsiasi autonomia. Allo stesso tempo ognuno percorre il suo percorso verso la perfezione. Il rivolgimento verso l'uomo interiore incita a trascurare ancor di più qualsiasi rimaneggiamento delle forme, sia architettoniche, sia liturgiche, sia sociali: solo il nucleo, l'anima, merita attenzione.

Così si creano due classi, i monaci di coro, che provengono dal mondo del clero e della cavalleria, con una educazione già formata, adatti a lavorare sui testi sacri e a partecipare alla celebrazione liturgica, e i conversi, uomini di mondo, villani o prevenienti da borghi che offrono la loro fatica fisica per accostarsi alla salvezza; ma non si può passare da un gruppo all'altro, ognuno vive in quartieri separati. A causa dei primi entra a far parte dello spirito cistercense anche un atteggiamento cortese, poiché tutti questi uomini hanno avuto a che fare con una precedente scelta di vita, fra le corti, le armature e i piaceri; sfidare il Nemico è come affrontare un torneo. Con il proliferare delle filiazioni si crea una gerarchia di relazioni, di gradi di parentela e di potere che riproducono l'armatura principale della società cavalleresca; l'ordine cistercense, che cercava di rifugiarsi dal mondo, fu il più permeabile alla.sua influenza, poiché rifiutava la pratica dell'oblazione e introduceva uomini che avevano avuto a che fare con la vita. San Bernardo, di discendenza nobile, con un'educazione fondata sulla grammatica, sulla retorica e sulla buona conoscenza del latino, lingua di Dio, riassume nella sua personalità tutto questo; combatte per portare avanti la sua causa come un cavaliere romanzesco in balia del desiderio di vincere, cioè spingere i suoi fratelli a seguire solo le buone qualità. Allo stesso tempo, possedeva numerose competenze pratiche: in architettura, in orticultura, in agricoltura e in tutti i mestieri rurali. L'attenzione all'arte è rivolta solo nel campo della letteratura e della musica: il verbo è tutto. Chi vuole capire la creazione artistica di cui l'ordine cistercense fu l'officina deve costantemente tenere presente il posto centrale che occupava la Bibbia nello spirito dei religiosi. Bernardo non prestò

attenzione alcuna all'edificio: però lo riteneva al pari di un commentario, ovvero bisognoso si avere un significato generale e una serie di significati più nascosti e articolati, in modo tale che sia figurazione simbolica e equivalenza aritmetica della Scrittura, giocando tutto su numeri che portano alla rivelazione di un significato e collegamento recondito fra le parti e la Parola. Il primo passo dell'intelligenza è trapassare le apparenze esterne; non è permesso vedere Dio se non nel riflesso di un simbolo. Con la connessione delle pietre e la disposizione dei muri si risveglia l'uomo dal suo assopimento, si stimola la mente, lo si illumina con immagini e armonie e con giochi di corrispondenze che lo aiutano alla memorizzazione delle origini, vittoria sulla carne e sul peccato. L'arte è strumento di rivelazione, resurrezione e di rinascita; di una conversione che, come l'atto del creatore, non è concluso nell'istante di un

avvenimento puntuale, ma fluiscenella durata ininterrotta del destino. Grazie all'arte l'uomo ricorda quella forma che lo rende costantemente figlio di Dio. E il monastero rimane il luogo migliore per questa grande arte, interessata ad un rivolgimento verso l'interno: il fasto che Cluny espone lo si ritrova nell'anima dei monaci cistercensi. L'immagine non è cammino verso l'impercettibile, ma metafora, traduzione imperfetta e opaca di una ineffabile illuminazione. La costruzione cistercense è la proiezione di un sogno di perfezione morale. San Bernardo fu realmente costruttore: alla sua morte (1153), Chiaravalle, fondata da egli stesso nel 1115, riuniva molte più figlie lei che le altre abazie madri, Citeaux, La Ferté, Morimond, Pontigny. L'arte cistercense ha una propria unità genetica, che si trasmette da madre in figlia. I monasteri tuttavia non sono gemelli, e la costruzione cistercense non è monotona: ogni

edificio vuole adattarsi alla stessa forma esemplare, ma apportando anche alcuni mutamenti personali. Allo stesso tempo non è definibile del tutto povera, poiché i costi di estrazione e trasporto delle pietre, e il lavoro protratto per periodi smisurati, non hanno avuto costi non ingenti. La regola di San Benedetto non proibiva avere monete d'argento, quindi i monasteri non ebbero ripugnanza ad utilizzare lo strumento monetario.

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/01 Storia dell'arte medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ER.REST di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Arte medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Crivello Fabrizio.