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-E che VIAGGIA PER L’EUROPA PER FREQUENTARE IL MONDO ARTISTICO E CULTURALE.
L’ARTE in questo modo diventa una forma di:
- CONTEMPLAZIONE DISTACCATA
- DISTINZIONE SOCIALE
- Ma anche una FORMA DI CONSUMO
Inoltre permette al PUBBLICO di:
- Esprimersi nella CONTEMPLAZIONE RIFLESSIVA
- Nell’OGGETTIVAZIONE ossia nel riconoscere il CONTESTO ARTISTICO come “DISPOSITIVO”
Se la FOTOGRAFIA come disse BORDIEU è un’ARTE MEDIA, praticarla nei luoghi d’arte riesce al contempo a:
- NOBILITARE L’ATTO DEL FOTOGRAFARE
- POLARIZZARE L’ESPERIENZA ARTISTICA DEL MUSEO
L’ESPERIENZA FOTOGRAFICA CONTEMPORANEA è strettamente connessa alla RITUALITÀ DELL’ESPOSIZIONE:
1. OSSERVARE
2. DOCUMENTARE
3. ARCHIVIARE
La DIFFUSIONE FOTOGRAFICA DELL’OPERA permette di renderla DISPONIBILE ALL’ATTORE MEDIO DELLA SOCIETA’ DEI CONSUMI,
che diversamente AVREBBE IGNORATO L’ESPERIENZA:
• WALTER BENJAMIN definisce le ESPOSIZIONI UNIVERSALI come LUOGHI DI PELLEGRINAGGIO al “FETICCIO DELLA
MERCE”, cioè uno SPAZIO che rende ambiguo il VALORE CULTURALE DELL’OPERA, in favore del suo VALORE ESPOSITIVO.
Quest’ambiguità è generata dall’ESPERIENZA SACRA e PROFANA che il museo contemporaneo suscita nello spettatore e
dal RAPPORTO AMBIGUO tra:
-OPERA D’ARTE ORIGINALE
-LA SUA ESISTENZA FANTASMATICA RIPRODOTTA NELLA FOTOGRAFIA
“RIPRODUCIBILITA’” è la parola che lo studioso utilizza per spiegare il rapporto autentico tra:
-OPERA D’ARTE
-LE SUE COPIE
La FOTOGRAFIA in quanto “RIPRODUZIONE TECNICA DEL REALE CON EFFETTI SUPERIORI AD ALTRI METODI, sbilancia la
relazione tra AUTENTICITA’ e RIPRODUCIBILITA’
La RIPRODUCIBILITA’ rende l’OPERA SEMPRE DISPONIBILE, facendo questo ANNIENTA L’HIC ET NUNC, cioè l’esistenza
unica interna all’opera d’arte. La riproduzione SEPARA L’ORIGINALE DALLA COPIA, rendendo la “COPIA” AUTONOMA
RISPETTO ALL’ORIGINALE. Ciò per lo studioso mette in discussione la nozione di “AURA”.
Il rapporto FINZIONE/AUTENTICITÀ che ci propone lo studioso è molto più articolato. L’idea che i PASSAGES e le ESPOSIZIONI siano
luoghi dove la MERCE SI SACRALIZZA mette in risalto l’irrisolvibile contraddizione tra:
- Il VALORE CULTURALE (che prevede un pellegrinaggio verso l’opera)
- IL VALORE ESPOSITIVO (mercificazione dell’esistente)
Il PASSAGE rappresenta lo SPAZIO PREDILETTO della FANTASIA CAPITALISTA producendo una TRASFIGURAZIONE DELLA MERCE in
“IDOLO”. FOTOGRAFANDO L’OPERA D’ARTE, il visitatore contemporaneo mette in atto sia la SACRALIZZAZIONE che la
PROFANAZIONE DELL’OPERA D’ARTE.
4.2 LO SPETTATORE, L’ARTE, IL QUOTIDIANO
Se consideriamo la relazione con l’opera d’arte, una FORMA DI CONSUMO, essa può essere compresa attraverso l’analisi delle
pratiche degli ATTORI SOCIALI, le cui AZIONI DANNO SENSO A CIO’ CHE GUARDANO. L’ARTE come gli OGGETTI è al tempo stesso:
- OGGETTIVATA: Perché è FORMATA DALLE PRATICHE SPETTATORIALI
- OGGETTIVANTE:Perché FORMA IDEE E OPINIONI NEL VISITATORE
Il RITUALE FOTOGRAFICO MUSEALE che prevede il mettere il MEDIUM FOTOGRAFICO AL CENTRO DELLA RELAZIONE tra
SPETTATORE e OPERA D’ARTE:
- Da una parte TURISMO DI MASSA, dove le persone utilizzano l’apparecchio fotografico per la raccolta di “TROFEI” DA
CONDIVIDERE CON GLI ALTRI, come forma di SOCIALIZZAZIONE
- Dall’altra parte stabilisce un nuovo rapporto con l’opera d’arte, fondato su una “VISUALITA’” FILTRATA DAL MEDIM
FOTOGRAFICO
Nelle GRANDI ESPOSIZIONI, la FOTOGRAFIA assume anche una funzione di: SVAGO, INTENZIONALITÀ RELAZIONALE E
INTERESSANTE. Le persone NON SANNO SEMPRE COME RELAZIONARSI ALLE OPERE D’ARTE. Per esempio soprattutto la BIENNALE
D’ARTE DI VENEZIA offre un’ARTE SPERIMENTALE del tutto diversa da quella tradizionale dove la relazione tra CODIFICA e
DECODIFICA DEL MESSAGGIO è spesso ambigua.
Modello di CODIFICA/DECODIFICA DEL MESSAGGIO di JACOBBSON
Basato sulla LINEARITA’ del rapporto tra:
MITTENTE-MESSAGGIO-DESTINATARIO
STUART HALL ha ripensato al modello precedentemente e lo ha criticato dicendo che la RICEZIONE DEL MESSAGGIO DA PARTE DEL
RICEVENTE, NON E’ LINEARE, ma in realtà E’ MOLTO PIU’ OPACA DI QUANTO SI PENSI, perché il RICEVENTE HA UNA PROPRIA
SOGGETIVITA’ e di conseguenza la APPLICHERA’ AL MESSAGGIO RICEVUTO, il MESSAGGIO NON E’ MAI TRASPARENTE
MITCHELL attraverso la sua riflessione intende spostare il TEMA DEL DESIDERIO, dal CONSUMATORE, all’IMMAGINE, trasferire cioè
nell’immagine il LUOGO DEL DESIDERIO, CAPIRE COSA VOGLIANO in quanto “PICTURE”. La COMUNICAZIONE si muove dentro un
SISTEMA DI SEGNI, il cui MODELLO non riflette la realtà ma LA COSTRUISCE. La REALTA’ COSTRUITA è soggetta a DIVERSI LIVELLI DI
SIGNIFICAZIONE che avvengono:
- Sia dal lato del MITTENTE
- Sia da quello del DESTINATARIO
I quali diventano sia PRODUTTORI che CONSUMATORI impegnati nella COSTRUZIONE DI SIGNIFICATI. Riconoscendo alle immagini
una CAPACITA’ AGENTIVA, l’osservatore gli riconosce il POTERE di:
- AGIRE E COMUNICARE NELLA VITA REALE
- DI PRETENDERE QUALCOSA DA LUI
Lo studioso ripropone l’esempio che MOUNCE faceva riguardo le “REAZIONI PRIMITIVE”: Tutti sappiamo che la FOTOGRAFIA DI
NOSTRA MADRE NON E’ VIVA, NON E’ FORMATA DA CARNE ED OSSA eppure NESSUNO DI NOI PROCEDEREBBE A ROVINARE
QUELLA FOTO. La sua conclusione è che le IMMAGINI:
- Vogliono avere GLI STESSI DIRITTI DEL LINGUAGGIO senza essere confuse con quest’ultimo, ciò che BREDEKAMP chiama
“AUTONOMIA ICONICA”
- Vogliono essere VISTE, in questo atto iconico del GUARDARE e ESSERE GUARDATE. Vogliono inchiodare l’osservatore a mò
di Medusa
ALFRED GELL ritiene che nell’opera d’arte vi sia l’AGENCY DELL’ARTISTA e che essa a sua volta si DISTRIBUISCA NELO SPAZIO
ESPOSITIVO. Quindi una volta nello spazio espositivo entriamo in contatto con diverse VOLONTA’: Quella dell’ARTISTA,
ALLESTITORE E LA NOSTRA
ARIAL II è un’opera di JOHN DE ANDREA presentata alla
BIENNALE DI VENEZIA nel 2013. Fa parte di un TRITTICO che
ricorda molto “TRE GRAZIE” di CANOVA
-L’artista grazie ad un lavoro particolare del bronzo ha ottenuto
una SOMIGLIANZA CON LA PELLE UMANA CAPACE DI
DISORIENTARE LO SPETTATORE
Di fronte a queste a queste IMMAGINI ARTIFICIALI, ma dove l’intento dell’artista è quello di suscitare una sensazione di
“AUTENTICITA’”, quindi una sovrapposizione tra:
- L’ARTE intesa come RIPRODUZIONE DEL REALE
- La VITA intesa come ESPERIENZA DEL REALE
L’osservatore si ferma e qualsiasi dubbio gli sorga è relativo al riconoscimento che quell’opera esprime un’AGENCY. Per esempio se
ci pensiamo dinanzi alle immagini di DIO i devoti si fermano a PREGARE, PREGANO L’IMMAGINE ANCHE SE NON E’ DIO IN CARNE
ED OSSA.Questo perché quell’immagine diventa un’ICONA. DIO CI STA GUARDANDO MENTRE NOILO STIAMO GUARDANDO e allo
stesso tempo VEDIAMO NOI STESSI, come se avesse degli specchi negli occhi.
Ritornando all’opera d’arte, ESSA CI GUARDA MENTRE NOI LA GUARDIAMO, avviene una “RECIPROCITÀ DELLO SGUARDO”. Al di là
delle opere d’arte viste precedentemente, un altro caso interessante è quello delle “”PERFORMANCE”, in cui lo spettatore è più
passivo ma è INVITATO ALLA PARTECIPAZIONE.
“DANAE” è stata un’opera di ZAKHAROV esposta nel padiglione russo alla Biennale di Venezia del 2013
-Allestita in una sala circolare, all’ingresso venivano dati degli OMBRELLI come invito a partecipare ad una
PIOGGIA TINTINNANTE DI MONETE. Che gli spettatori dopo inserivano in dei secchi, che venivano porati
poi di nuovo su e lasciati cadere di nuovo
Lo SPETTATORE ODIERNO, NON E’ UNO SPETTATORE PASSIVO, ma un PRODUTTORE DI IMMAGINI, incarnando la figura del
PROSUMER che RITZER identifica nel contemporaneo negli utenti che sono al tempo stesso CONSUMATORI E PRODUTTORI DEI
SERVIZI.
I motivi che portano i VISITATORI DEI MUSEI a FOTOGRAFARE LE OPERE sono molteplici:
1. FOTOGRAFIA COME FORMA DI INTRATTENIMENTO
2. NECESSITA’ DI ARCHIVIARE PER PROLUNGARE LA RELAZIONE DI INTIMITÀ
3. VOLONTÀ DI CREARE COMUNITÀ DI SENTIMENTO CHE SI RACCOLGONO ATTORNO AL SOCIAL MEDIA
4. TRASFORMAZIONE DELL’ESPERIENZA FOTOGRAFICA in qualcosa di “PERFORMATIVO” che permette di costruire
PERCORSI INDIVIDUALI, in cui la gente anche se non ha una certa conoscenza dell’arte e della tecnica sente di poter dire
qualcosa da condividere col pubblico
Le motivazioni sembrano ancora una volta far riferimento ad un’AMBIVALENZA DELLO SGUARDO. Milioni di persone visitano i
musei, non si tratta più di un’esperienza d’élite, ma di CULTURA DI MASSA.
Se facessimo una RICERCA per HASHTAG, sulla “BIENNALE DI VENEZIA”, potremmo vedere come la maggior parte delle foto non
inquadri l’opera d’arte, ma IL TURISTA CON L’OPERA D’ARTE. In questo modo SOCIALIZZANDO L’ARTE, i turisti mettono in MOSTRA
SE STESSI COME PRODUTTORI DI IMMAGINI. Questa tipologia di spettatore, sembra far riferimento al “FLANEUR” che nelle sue
peregrinazioni, DA’ FORMA ALA CITTA’ IN CUI SI MUOVE COSTRUENDOLA PASSO DOPO PASSO. L’arte ridefinita nelle pratiche
quotidiane dei social media, PERDE L’AURA DELL’UNICITÀ e si trasforma in un prodotto APERTO A
CODIFICAZIONI/DECODIFICAZIONI MOLTEPLICI sia dai produttori di immagini, che dal PUBBLICO DEI SOCIAL.
MELONI e LUSINI hanno raccolto quest’idea iniziandosi a FOTOGRAFARE INSIEME ALLE
OPERE, con l’intento di produrre SCATTI FOTOGRAFICI che avessero una VALENZA
ANTROPOLOGICA. Si sono immaginati ARTISTI ETNOGRAFI che usano la FOTOGRAFIA
Per CERTIFICARE LA LORO PRESENZA LI’.
-sembrano dei selfie per via della VETRINIZZAZIONE
4.4 MERCE SACRA
La FOTOGRAFIA come PRATICA DI MASSA che interessa i luoghi di cultura può essere intesa in 2 concetti:
1. VETRINIZZAZIONE: Cioè METTERE IN SCENA LA MERCE PER UN POTENZIALE SPETTATORE. Per BENJAMIN i “PASSAGES”
sono dei CORRIDOI RICOPERTI DI VETRI, interrotti a volte da MURI DI MARMO, in cui ritroviamo ai lati i NEGOZI PIU’
ELEGANTI, quindi sono dei MONDI IN MINIATURA. La VETRINA nasce nel 700, aiutando i negozianti ad ALLESTIRE
SAPIENTI SPETTACOLI PER ATTIRARE L’ATTENZIONE. La scelta di un materiale come il “VETRO” non è casuale:
-E’ TRASPARENTE quindi ci permette di vedere le co