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Per lungo tempo cavalcare in groppa ai cavalli fu una prerogativa dei barbari, il modo civile di
procedere era stando in carrozza, dietro al cavallo. Le élite evitarono di cavalcare per oltre duemila
anni, come simbolo di prestigio i ceti alti preferivano il cocchio.
Intorno al 1000 a.C. grazie all’invenzione di archi di dimensioni ridotte, che permettevano tiri
precisi anche in groppa all’animale in movimento cominciarono le battaglie a cavallo. Il prestigio
dei cavalli continuò ad aumentare finché la pratica di cavalcare diventò lo sport dei re.
Il cavallo ha esercitato una notevole influenza sulla storia dell’umanità; le prime fasi
dell’espansione dell’Islam avvennero in sella ai cavalli (grazie al cavallo arabo, dalle qualità
superlative, nel giro di cento anni l’impero islamico si estese dai Pirenei e dalle coste atlantiche del
Màghrib all’Asia e la Penisola Iberica fu liberata dal dominio visigoto). Poi ci fu la conquista
europea del Nuovo Mondo, i nativi americani erano impauriti da quelle bestie che non avevano
mai visto prima; ma non passò molto tempo che anche i nativi integrassero i cavalli nella loro
cultura. Fu solo l’invenzione del motore a scoppio che il cavallo venne rimpiazzato nel XX secolo.
L’importanza del cavallo, però, non venne meno, semplicemente si trasformò. Da fonte di carne,
mezzo di trasporto, compagno di battaglie, strumento di lavoro a compagno e partner, col passare
del tempo gli impieghi di questo animale si sono evoluti, ampliati, modificati diventando anche
parte del mondo del passato e di come comunità e territori sono oggi.
2.3 La cultura equestre araba e l’importanza del cavallo per l’espansione dell’Islam
Nessuna cultura equestre è riuscita a eguagliare quella araba quanto a disciplina e devozione. Con
l’avvento dell’Islam il cavallo diventa un dono, un regalo che costituisce una fonte di ricompense
spirituali e materiali. Ai cavalli vengono legate le fortune degli uomini fino al giorno del giudizio; la
cura di un cavallo è ritenuta un atto di nobile carità. L’addestramento è regolamentato come i
rituali islamici. Il Corano si riferisce ai cavalli usando l’appellativo El-Kheir, la benedizione suprema.
Diversi sono i racconti per quanto riguarda la creazione del cavallo: secondo Ali ben Abi taleb il
cavallo sarebbe nato da Dio, che con un pugno di vento creò un cavallo sauro bruciato (creatura
che sarà gloria dei miei fedeli e terrore dei miei nemici); un’antica tradizione dei Beduini, nomadi
delle steppe e dei deserti d’Arabia riporta la leggenda legata al cavallo arabo secondo la quale da 5
giumente fedeli al Profeta nacquero le cinque linee di sangue che vennero mantenute pure fino al
XVI secolo (Saklàmi, Manàki, Gilfi, Kuhàylan e Maklàdi).
La nascita del cavallo è dunque diversa da quella di altri animali, il Creatore dopo aver dato vita a
tutti gli altri animali ha voluto coronare la sua opera con un capolavoro. Un’altra storia relativa
all’origine del cavallo arabo è quella che narra di Ismaele, figlio di Abramo, a cui Dio donò cento
cavalli che furono poi tramandati a Salomone il quale regalò uno stallone agli Azde che dovevano
percorrere un lungo viaggio. Dall’unione di questo stallone con la giumenta di un’altra tribù
nacque il cavallo arabo.
Infine, Muhammad si impegnò a coltivare e sviluppare il culto del cavallo, non più solamente per
uno scopo utilitario, ma per il trionfo della legge di Dio. Muhammad utilizzerà il suo potere per
incitare ed incoraggiare i suoi compagni a domare, educare e provvedere al più gran numero di
cavalli in vista di combattere per la strada di Dio.
Una serie di aneddoti, leggende e proverbi che miravano tutti allo stesso scopo: il mantenimento,
l’educazione e lo sviluppo del cavallo, molti dei precetti hanno avuto come effetto quello di
trasmettere nel sangue dei musulmani l’amore per il cavallo. Riassumendo è possibile dire che il
cavallo oltre ad essere una risorsa utile sia in pace che in guerra, è considerato nell’Islam come un
talismano, un portafortuna e allo stesso tempo una prova della misericordia divina e una certezza 6
di felicità eterna. I nomi dei cavalli possono essere classificati secondo il loro colore, per le loro
qualità caratteriali, di forza e velocità e con nomi di animali e non di persone. Per quanto riguarda
il colore del mantello, sembra che il Profeta privilegiasse il sauro. Il sauro era stimato per la sua
velocità, il baio per la sua resistenza, il nero per la bellezza delle sue forme e ardore nel
combattimento mentre il cavallo con la fronte bianca è il più benedetto. Indipendentemente dal
mantello, sono le forme del cavallo a evidenziare le sue qualità. Nella lettera che l’Emiro Ab del
Kader inviò al Generale Daumas viene in particolare apprezzato l’aiuto che il cavallo da al suo
cavaliere in battaglia, la stretta collaborazione, intima tra uomo e cavallo nel combattimento.
2.4 I nomi del cavallo presso gli arabi: l’importanza della genealogia
Il valore di tutte le cose presenti nel cavallo è innanzitutto determinato dalla loro origine.
L’attenzione al cavallo si è rafforzata molto con l’avvento dell’Islam. Molti sono i trattati sul cavallo
in lingua araba, argomento di rilievo è il valore riconosciuto ai nomi dei cavalli. Ogni cavallo ha
avuto l’onore, nella poesia preislamica e islamica, di avere a lui dedicato un verso di una poesia o a
volte un poema intero in cui vengono descritte la sua bellezza, la corsa, l’agilità, il comportamento
del “nobile” animale in occasione delle battaglie e delle guerre. È stata recentemente svolta una
ricerca con l’obiettivo di comporre un elenco esaustivo dei nomi dei cavalli; i nomi raccolti sono
circa 500 da cui risulta che i criteri per la scelta del nome derivano dalla genealogia,
dall’appartenenza al Profeta o a eruditi o generali.
Gli animali nell’Islam
3.1 Gli animali nella tradizione islamica
Secondo la tradizione islamica, il tempo della storia dell’umanità è scandito da una serie successiva
di rivelazioni, attraverso le quali Dio ha fatto conoscere ai vari popoli, nei vari tempi, la Sua
Volontà. Ciascuna di queste rivelazioni ha emanato una legge che ha forgiato una nazione, e lo ha
fatto attraverso un Libro sacro che enumera e regola diritti e doveri degli uomini nei confronti del
loro Signore. Il Libro scende sugli uomini non direttamente ma attraverso un intermediario
selezionato da Dio, costui, in quanto depositario del Libri, ha il compito di diffonderne il
contenuto, spiegarlo e stabilire le regole pratiche per la migliore esecuzione delle disposizioni che
esso contiene. Il Libro costituente la nazione islamica è il Corano, l’uomo ad esserne il depositario,
diffusore ed interprete, fu Muhammad (Maometto) membro di una ricca e prestigiosa tribù araba
che deteneva il possesso della Mecca. Muhammad non è solo profeta di Dio, ma è esempio di
comportamento cultuale e sociale, punto di riferimento per tutto quello che concerne la vita del
musulmano e della società in cui vive. I suoi comportamenti vengono riassunti ne la Sunna del
Profeta, fonte normativa per il musulmano. La Sunna viene considerata l’appendice necessaria ed
irrinunciabile del Corano.
Da notare è che il Corano non è opera del Profeta, bensì Verbo di Dio trasmesso a Muhammad per
mezzo dell’angelo Gabriele; non è solo una raccolta di norme religiose, politiche, sociali e morali
che devono servire da guida ai fedeli, ma è parte della conoscenza di Dio messa per iscritto.
Secondo l’Islam si tratta non dell’unico ma dell’ultimo Libro rivelato da Dio (precedentemente era
affidato ai Suoi inviati, Mosè e Gesù). L’inizio della rivelazione avviene nel 610 d.C. quando
Muhammad si trovava in ritiro a la Mecca, le rivelazioni continuano fino alla morte del Profeta. Il
Corano si struttura in 114 sure (gruppi di versetti) a loro volta suddivise in versetti, disposte in
ordine di lunghezza decrescente (eccetto la prima-exergo del Libro). I contenuti del Corano sono
stati ripartiti in varie tipologie: leggi e precetti, racconti relativi agli antichi profeti,
raccomandazioni rivolte ai credenti sotto forma di parabola. Corano, rivelato, e Sunna, ispirata,
sono le due fonti principali della dottrina islamica e dei principi legislativi e delle norme della legge
religiosa islamica. 7
3.2 Gli animali nel Corano
È solo partendo dal Corano e dalla Sunna che è possibile parlare del rapporto tra i musulmani e le
creature non umane che, in quanto esseri viventi, sono riconducibili a Dio. Molti sono i riferimenti
relativi al rapporto e alla considerazione degli animali, su 114 sure (capitoli del Corano), sette
portano il nome di animali; inoltra la contemplazione della natura e della sua immensa perfezione
è fortemente raccomandata da Dio in quanto strumento utile all’uomo a capire la grandezza e
perfezione del suo Creatore.
3.3 Gli animali nella Sunna profetica
Anche nella Sunna sono presenti versetti che trattano il tema degli animali.
3.4 Gli animali nella tradizione arabo-islamica dei nostri giorni
Studiare la relazione tra musulmano e animali comporta anche l’analisi delle diversità esistenti
nella comunità islamica. La religione islamica presenta differenti peculiarità in relazione al proprio
background storico-culturale; si può affermare l’esistenza di sette aree geografiche di riferimento:
il mondo Arabo, quello Iraniano, quello Turco e delle ex repubbliche centroasiatiche, il
subcontinente indiano, il sud-est asiatico, l’Africa sahariana e sub sahariana ed infine l’Islam in
“Occidente”. È inoltre importante notare che l’aggettivo arabo e l’aggettivo islamico non
coincidono (il “mondo arabo” non copre tutta l’area del “mondo islamico”). Quindi la relazione tra
musulmano e altre specie, in particolare musulmano e gli animali, si configura in specifiche
tradizioni e modalità a seconda dell’area geografica e culturale di riferimento.
Oggi si evidenzia nel mondo islamico un nuovo interesse nell’analisi e comprensione delle fonti in
relazione alle problematiche del mondo contemporaneo; aperto è il dibattito sul diritto degli
animali, sul veganismo e vegetarianismo, sul sacrificio degli animali e sull’allevamento intensivo.
Non mancano sforzi orientati ad indagare le diversità che si manifestano nei diversi Islam,
necessari per comprendere la relazione del musulmano con le altre specie. Altre ricerche
riguardano la questione del cane nella religione (dall’accoglinza al rifiuto dei cani guida per ciechi),
quali animali considerare leciti