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Riassunto esame Antropologia culturale, prof. Ghiringhelli, libro consigliato Anthropology of life, Barbara Ghiringhelli Pag. 1
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Some anthropologist have turned their attentions to nonhuman “others” and a new genre of writing and

mode of research has arrived on the anthropological stage: animals, plants, fungi, and microbes once

or “bare life”, have started to appear alongside

confined in anthropological accounts to the realm of zoe

humans in the realm of bios, with legibly biographical and political lives.

Ciò che accumuna tali riferimenti è che indicano approcci che individuano ed enfatizzando modalità e

l’animale non umano nelle indagini e negli studi culturali, in particolare

metodi innovativi per includere

l’interazione uomo-animale. Continuare a considerare gli animali oggetti, non può che portare a indagini

per l’esclusione dell’intera

antropologiche capaci di offrire una comprensione parziale della realtà,

dimensione relazione che può esistere tra certi esseri umani e certi animali coinvolti in una sorta di

dialogo, relazione e perfino partnership. L’uomo vive in un mondo che è descritto da David come “as

more than a human world”.

Verso un “anthropology of life”

1.2

Uno dei cardini di tale nuova prospettiva di ricerca consiste nel rovesciare la visione tradizionale

dell’animale oggetto. Gli animali diventano “reali”, e fanno parte della sfera relazionale e sociale

dell’uomo. L’animale viene concepito come partner attivo di un rapporto biunivoco e di reciproco

scambio con l’uomo, acquisendo così dignità di soggetto cooperante alla definizione di una particolare

esperienze umana. È possibile individuare circostanze in cui una determinata specie animale possa

offrire soluzioni nuove all’uomo per ciò che riguarda il rapporto con se stesso, con gli eterospecifici e

con l’ecosistema in generale. Obiettivo dell’etnografia multispecie sarebbe quindi non solo il dar voce

riconoscere la soggettività al non umano, ma il far ripensare alle categorie d’analisi in modo che

e il

possano includere e riguardare tutti gli esseri viventi.

L’antropologo propone un “anthropology

Kohn of life”: an anthropology that is not just confined to the

human but is concerned with the effects of our entanglements with other kinds of living selves.

Haraway parla di specie compagne, coinvolte in processi di “becoming with”: we are companion

processes of “becoming each other in naturalcultural process.

species, participants in on-going with”

The concept “natureculture” denotes a shift in thinking in Western cultural tradition from viewing nature

and culture in opposition to each other to seeing them as mutually interactive. Si tratta di un incontro

forma di “co-being”, di “being with” e di “intra-acting”.

come

Marchesini parla di rapporto di soglia: ovvero caratterizzato da un processo di decentramento che

mette in relazione il soggetto con l’alterità costruendo da una parte una migliore consapevolezza

identitaria, dall’altra una maggiore apertura al mondo. L’animale è una soglia proprio perché non è

umano, perché è portatore di caratteristiche che in qualche modo decentrano, nel porsi come

semplificatore di un altro modo di esistere o come elemento di problematicità e scacco alle nostre

proiezioni o intuizioni. Questo rende conseguente l’importanza di valorizzare l’animale proprio in quanto

diverso, uscendo quindi dai modelli antropologici. In altre parole, secondo la zooantropologia, il

rapporto con l’animale è fondativo per l’uomo e pertanto deve essere posto nelle migliori condizioni

per poter fare scaturire i propri contenuti.

Just as postcolonialism forced anthropologists to see the error of their ethnocentricity, so post-

humanism has enabled us to see that humans are just one species among many whose lives are

inextricably linked and mutually dependent. The humanist approach has been guilty of taking humans

out of a context and putting them on a pedestal.

L’invito è quello di riconoscere che lo studio dell’uomo può, anzi deve, comprendere anche quegli ambiti

di incontro e di relazione che l’uomo ha con gli “altri” esseri viventi del Pianeta. L’animale entra cioè

nella Kosmopolis umana e lo fa da protagonista non come oggetto trafugato e rivisitato in senso

simbolici-mediatico ma come entità dialogica, capace cioè di apportare qualcosa di nuovo.

L’antropologia non può non considerare queste relazioni se è veramente interessata a studiare l’uomo

nelle sue relazioni con il mondo. dell’animale: “if other animals are

Il presupposto è il riconoscimento della soggettività e agentività

conscious beings, thn the move to incorporate them as actors in ethnographic research and

anthropological theory appears plausible at least. The animal is a person in the sense that his

perspective and feelings are knowlable; interaction is predictable; and the shared relationship provides

an experience of closeness, warmth, and pleasure. Other animals can be thinking subjects, knowing

subjects, self-conscious subjects, ecc.

Numerose sono le indagini che negli ultimi anni si sono poste l’obiettivo di indagare la relazione uomo-

animale riconoscendo la realtà di complessità interspecifica in cui l’uomo, così come altre specie, è

immerso e la possibilità dell’animale di essere interlocutore, partner, compagno, persona.

“Animal turn”: classici e nuovi temi di ricerca per l’antropologia

1.3

Negli ultimi anni, importanti ricerche scientifiche stanno offrendo elementi nuovi per la conoscenza degli

con l’uomo. Parte di questi studi sono dedicati all’investigazione del

animali e del loro rapporto cavallo

e della sua relazione con l’uomo. Oggi le scienze naturali ci dicono che i cavalli sono in grado di

riconoscere le persone, utilizzando anche solo uno o due dei suoi sensi. I cavalli distinguono la voce

di una persona familiare rispetto a quella di una persona non familiare, senza vederla e senza sentirne

l’odore allo stesso momento e, viceversa, sono in grado di distinguere la stessa persona solo

guardandola e annusandola, senza bisogno di sentirne la voce.

Non solo, sembra che i cavalli siano anche in grado di formare nella loro mente il “concetto di

cioè di distinguere un essere vivente diverso, che si relaziona

persona”, con loro e dal quale, proprio

in funzione di questa relazione, è logico aspettarsi determinate cose. I cavalli si aspettano anche le

persone si comportino in una determinata maniera in una certa situazione e, per contro, percepiscono

che l’essere umano si aspetti che il cavallo faccia determinate cose, in un certo contesto.

grado di comunicare con l’uomo.

Dei cavalli oggi sappiamo anche che sono in Hanno capacità di

riconoscere i propri bisogni, di comunicare consapevolmente le proprie intenzioni e di comprendere le

conseguenze delle loro scelte. Recentemente è stato per la prima volta dimostrato che i cavalli sono

capaci di distinguere tra espressioni di felicità ed espressioni di rabbia dell’uomo, evidenziando la

capacità di leggere le espressioni facciali umane. Non ultimo i cavalli sono in grado di usare il nostro

corpo, i movimenti delle nostre braccia e la nostra posizione nello spazio, per acquisire informazioni

sull’ambiente che li circonda. Sono in grado di acquisire informazioni che spesso l’uomo fornisce

inconsciamente, e di usarle, magari in un secondo momento. E tutto ciò avviene in un arco di tempo

molto breve, ad indicare il fatto che i cavalli possiedono sofisticate capacità di trovare rapidamente

sull’esperienza fatta. I cavalli sono quindi

soluzioni diverse ad uno stesso problema, basandosi animali

capaci di interazione con l’uomo, ricordando che la formazione di una relazione richiede che ogni

soggetto sia in grado di capire i contenuti positivi o negativi dell’interazione con il proprio partner, di

ricordarli e di richiamare questi contenuti ogni volta che vi sarà una nuova interazione. Ogni incontro

sarà influenzato da quelli precedenti e il comportamento dei due partner sarà conseguente. Anche

l’antropologia ha iniziato ad indagare la relazione specie, cercando di capire come l’animale

uomo-altre

entra nella vita dell’uomo trasformandola.

Un tema di ricerca oggi particolarmente vivace è poi quello inerente gli interventi assistiti con gli animali

(IAA) quali esperienze di interazioni positive che derivano dalla relazione uomo-animale, al fine di

migliorare o mantenere lo stato di salute e benessere fisico, psichico e sociale della persona, nel

rispetto del benessere dell’animale. Generalmente, sono indicati con il nome di pet therapy (anche

educativa, ludico-ricreativa e socializzazione). Si distinguono 3 categorie specifiche:

- la terapia assistita con gli animali (TAA) intervento a valenza terapeutica finalizzato alla cura

di disturbi della sfera fisica, neuro e psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale, rivolto a soggetti

con patologie fisiche, sensoriali o plurime, di qualunque origine;

l’educazione assistita con gli animali 

- (EAA) intervento di tipo educativo che ha il fine di

promuovere, attivare e sostenere le risorse e la potenzialità di crescita e progettualità individuale, di

relazione ed inserimento sociale delle persone in difficoltà. Può essere anche un intervento di gruppo

e promuove il benessere delle persone nei propri ambienti di vita. Attraverso la mediazione degli animali

domestici vengono attuati anche percorsi di rieducazione comportamentale;

l’attività assistita con gli animali 

- (AAA) interventi con finalità ludico-ricreativo e di

socializzazione, attraverso la quale di promuove il miglioramento della qualità della vita e la corretta

interazione uomo-animale. Sono attività che possono essere rivolte al singolo individuo o ad un gruppo

di individui.

Le ricerche ci dicono di come la cultura del cavallo si intrecci alla salvaguardia, recupero e

anche un’opportunità

valorizzazione dei territori e delle filiere locali, ecc. Il cavallo oggi sembra offrire

di sviluppo alternativo per le attività agricole e turistiche, rappresentando, di fatto, un simbolo di sviluppo

ecosostenibile.

2. IL NOBILE ANIMALE (concetti fondamentali)

- La cultura equestre cominciò con i popoli che dipinsero i cavalli sulle pareti delle grotte (40.000 circa

anni fa), per i quali i cavalli erano qualcosa da lodare, dipingere, collezionare;

all’epoca (da 31.000 a 14500 anni fa), il cavallo era cacciato dall’uomo quale fonte di carne, ma in

- seguito, con il calo delle popolazioni equine, il consumo di carne diminuì. Proprio in quelle regioni

Dettagli
A.A. 2016-2017
5 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lazzerimartina9 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Ghiringhelli Barbara.