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Herrstein e Murray: specificando il modello QI - Risultato scolastico con variabili che operativizzano aspetti della famiglia, del quartiere in cui vivono i soggetti studiati, della scuola, della comunità, la presunta natura genetica della riuscita sociale non emerge.
Abbastanza prevedibilmente, le condizioni economiche della famiglia garantiscono un livello migliore di istruzione, l'accesso a cure migliori, ma le disuguaglianze non sono la conseguenza naturale e inevitabile della casuale distribuzione nella popolazione dell'intelligenza; in buona sostanza esse sono e saranno sempre costruite socialmente e frutto delle politiche del governo americano.
Ma ancora più incisiva è l'osservazione secondo cui i test di intelligenza non rilevano caratteristiche genetiche o doti naturali e stabili, quanto piuttosto prestazioni cognitive, mnemoniche e psichiche, le quali dipendono anche dalla capacità di sopportare lo stress, dallo spirito competitivo e da
tratti caratteriali simili che possono influenzare l'esito di un test del QI e che non sono parte integrante della proprietà (intelligenza) che il QI intende rilevare. Al di là di queste critiche radicali, la corrente genetista tende a riaffiorare ciclicamente. Secondo Nielsen i sociologi peccano dell'incapacità di distinguere tra eredità (genetica) e ambiente, nonostante numerosi studi sostengano, a suo parere, l'importanza dell'ereditarietà. Ne sarebbero, a suo avviso, un esempio gli studi che esaminano coppie di gemelli in famiglie adottive o naturali. Nielsen si mostra consapevole del fatto che l'ereditarietà, denunciata dalla forte associazione tra risultati/successo scolastico del padre e del figlio, possa essere anche una funzione dell'ambiente. In questo come in altri testi, partendo da una posizione chiaramente favorevole al primato dei fattori genetici per la spiegazione dei comportamenti umani, si finisce perripiegare sulla generica affermazione che esiste una forte interazione tragenetica e ambiente. Oltre che in riferimento alle sue potenzialità conoscitive, la tesi genetista può essere discussa anche in relazione alle sue eventuali ricadute applicative. Da questo punto di vista le idee di Herrstein e Murray – e di alcuni dei loro antecedenti come Fisher, Pearson, e in parte Galton – sono molto chiare: lo Stato non dovrebbe spendere soldi per l'istruzione di tutti, ma solo per i più intelligenti, che andrebbero addirittura "allevati". Per concludere ci si può quindi chiedere quali siano gli elementi nuovi che le biosocial surveys stanno introducendo in un dibattito che ha già una lunga storia. Da questo punto di vista l'indagine Understanding Society offre spunti interessanti: la sua natura longitudinale e il fatto che si tratti di una survey generalista, sia in termini di strategia di campionamento, sia in riferimento ai temi.Inclusi nel questionario. Il programma di ricerca di Understanding Society prevede che ogni anno vengano intervistate circa 40.000 famiglie, cioè 100.000 individui, scelti per formare un campione che sia il più possibile rappresentativo della popolazione del Regno Unito in riferimento alle principali variabili sociodemografiche. Tutto ciò costituisce – almeno in linea teorica – una base campionaria molto più ampia rispetto a quelle tradizionalmente a disposizione dei ricercatori interessati alla mappatura genetica degli individui. Ma non è soltanto una questione di numerosità: solitamente i dati genetici che i ricercatori possono analizzare sono messi a disposizione dai presidi medico-ospedalieri e si riferiscono quindi a popolazioni specifiche; Understanding Society invece, sfruttando l’impianto metodologico e organizzativo di una survey su larga scala, consente in linea di principio la costruzione di una banca dati d’informazioni.
genetiche rappresentative di popolazioni generaliste. Inoltre, Understanding Society rileva, per ogni individuo intervistato, informazioni sulla salute, sul benessere in generale, sui percorsi formativi e professionali, consentendo in questo modo di esplorare le relazioni tra il patrimonio genetico e un'ampia gamma di aspetti della vita delle persone. La sua natura longitudinale costituisce un'altra potenzialità strategica di Understanding Society. Diversi studiosi, infatti, concordano sul fatto che l'indagine panel si configura come l'impianto metodologico più adatto per esplorare le relazioni tra caratteristiche stabili e ascritte (i tratti genetici), aspetti poco mutevoli o relativamente stabili (caratteristiche della personalità, valori di riferimento ecc.) e aspetti molto mutevoli (carriere formative, situazione professionale, stati di salute, stati d'animo ecc.). Corre tuttavia l'obbligo di precisare che la maggior parte delle analisi
prodot-te da questo programma di ricerca, e quindi delle risultanze presentateal pubblico, si basano sulle informazioni che i biomarkers forniscono sullo stato disalute dei soggetti intervistati, e la loro relazione con le condizioni socio-economichedegli intervistati, come per esempio la condizione occupazionale, la mobilità sociale ecc. – restando quindi nell'alveo della tradizione sociologica. In questo senso, le biosocial surveys sfuggirebbero ai dilemmi etici e epistemologici che modelli di analisi basati sui markers genetici certamente pongono.
4. L'interazione tra nature and nurture
Nel dibattito scientifico l'approccio genetista descritto nel paragrafo precedente è contrastato da una tesi sostanzialmente opposta, e cioè che l'intreccio dei fattori che influenzano il comportamento umano non sia descrivibile in termini di primato delle caratteristiche genetiche/ereditarie, quanto piuttosto come un'interazione continua, inestricabile.
tra nature and nurture. L'espressione inglese "nature and nurture" è entrata nel linguaggio specialistico filosofico e scientifico per riferirsi alla relazione tra tutto ciò che tendiamo ad assumere come dato, naturale, precostituito sul piano biologico (nature) e ciò che invece imputiamo all'esposizione all'ambiente esterno e all'interazione con esso (nurture). Essendo speculari, le due posizioni sono spesso com-presenti nelle riflessioni teoriche e nell'analisi di risultati scientifici che hanno anche a che fare con il rapporto tra fattori biologici e fattori ambientali; qualsiasi critica alla tesi del primato della genetica è contemporaneamente un'apertura alla tesi dell'interazione tra nature e nurture. All'inizio del paragrafo precedente abbiamo scritto che uno degli obiettivi principali dell'indagine è l'esplorazione dei percorsi causali che dalla genetica, attraverso l'azione diDeterminate caratteristiche stabilite degli individui, influenzano i comportamenti. Tuttavia, Hobcraft chiarisce che uno dei problemi più difficili in fase progettuale è stato proprio l'individuazione dei biomarkers genetici più utili alla spiegazione dei comportamenti. Per questo, e anche grazie alle notevoli risorse finanziarie e logistiche a disposizione, il comitato scientifico di Understanding Society ha optato per un approccio ampiamente inclusivo, rilevando una grande varietà di tratti genetici per consentire lo studio delle relazioni tra biomarkers e comportamenti in un approccio pienamente esplorativo. La consapevolezza della difficoltà di stabilire la prevalenza dei fattori genetici su quelli ambientali appare molto radicata persino tra gli studiosi che si occupano di biologia, salute, medicina, cioè in quegli ambiti di studio e di ricerca in cui l'approccio genetista sembrerebbe trovare terreno più favorevole rispetto a
quelli tipici degli psicologi, dei sociologi e degli economisti. E invece è proprio su riviste come Social Science & Medicine o Epidemiology che vengono pubblicate sistematicamente ricerche che mettono in discussione il primato dei fattori genetici su quelli ambientali. Bijward et al. (2017) per esempio hanno indagato la relazione tra livello di istruzione e alcune cause di morte, usando i dati di una ricerca svedese condotta su coppie di fratelli tratte dai registri dei coscritti militari tra il 1951 e il 1983. La ricerca evidenzia soprattutto la relazione tra istruzione e mortalità, probabilmente influenzata da altri fattori che è difficile dipanare: per esempio, la verosimile tendenza dei meno istruiti a seguire abitudini alimentari e stili di vita che concorrono ad abbreviare la vita. In conclusione, i ricercatori osservano che ignorando alcuni fattori ambientali si rischia di oscurare la relazione tra livello di istruzione e mortalità, e quindi tra aspetti.sociologici e salute. Sembra che la relazione tra nature e nurture in ambito scientifico faccia un salto di qualità: il punto non è tanto stimare il peso relativo delle due categorie di fattori nel determinare le condizioni e i comportamenti degli individui, quanto studiare i modi in cui nature e nurture interagiscono. Si tratta di un'esigenza posta già nel 1957 da Anastasi nel suo discorso di apertura del Congresso annuale dell'American Psychological Association. Nel suo saggio Anastasi passa in rassegna una serie di possibili strategie di ricerca per analizzare i modi dell'interazione tra nature e nurture: esperimenti sul comportamento degli animali; studi di caso su soggetti affetti da varie forme di patologie; analisi delle evoluzioni psicologiche di coppie di gemelli e dei loro ambienti sociali ecc. (ivi, p. 206). Le biosocial surveys longitudinali su larga scala, che ovviamente nel 1957 Anastasi non poteva nemmeno immaginare, sembrano un contesto.partecipazione e di fornire informazioni dettagliate sulle procedure di rilevazione e sullefinalità della ricerca. Understanding Society, invece, utilizza personale specializzato perla rilevazione dei biomarkers, che vengono prelevati in un centro appositamente attrezzatoe successivamente analizzati in laboratorio. Questa scelta permette di garantire unamaggiore standardizzazione delle procedure e di ottenere risultati più accurati. Un'altraquestionemetodologica riguarda la selezione dei biomarkers da rilevare. Entrambi i progettihanno scelto di focalizzarsi su alcuni biomarkers specifici, come ad esempio il cortisol, ilcolesterolo, la pressione arteriosa, il BMI, ecc. Questa scelta è stata dettata dallaconsiderazione che questi biomarkers sono particolarmente rilevanti per lo studio delleinterazioni tra natura e nurture. Tuttavia, è importante sottolineare che esistono moltialtri biomarkers che potrebbero essere rilevanti per la ricerca in questo campo. Infine, unaltro nodo metodologico riguarda l'analisi dei dati ottenuti. La combinazione di informazionibiologiche, psicologiche e sociologiche richiede l'utilizzo di metodi statistici complessi e diapprocci multidisciplinari. In particolare, è necessario sviluppare modelli statistici chepossano tener conto delle interazioni tra i diversi livelli di analisi e che permettano diidentificare i meccanismi attraverso i quali natura e nurture si influenzano reciprocamente.Questi modelli devono essere in grado di gestire la complessità dei dati e di fornireinterpretazioni significative. In conclusione, le biosocial surveys rappresentano uno strumentometodologico innovativo e promettente per lo studio delle interazioni tra natura e nurture.Tuttavia, è importante affrontare in modo adeguato le questioni metodologiche che sorgonodalla rilevazione dei biomarkers e dall'analisi dei dati, al fine di ottenere risultati affidabilie significativi.Raccolta dei biomarkers (Sala, 2013)
Gli intervistatori sono abituati a gestire le richieste di consenso al trattamento dei dati, ma non