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HOME BIAS
Home bias preferenza nell’investire in attività domestiche (portafogli non abbastanza diversificati)
Il risparmio interno deve finanziare gran parte degli investimenti interni
Regolamentazioni dei mercati dei capitali le restrizioni sui flussi in conto capitale riducono
l’acquisto di azioni sull’estero (importante in passato, mentre oggi le restrizioni sono poche e c’è
comunque preferenza per le attività domestiche)
Problemi di misurazione l’acquisto di azioni di una multinazionale attenua in parte l’home bias
(acquistando azioni di una multinazionale si sta diversificando rispetto all’economia locale)
Asimmetria informativa è molto costoso ottenere informazioni su imprese estere
La diversificazione internazionale è aumentata con la riduzione delle restrizioni sui movimenti di capitale
l’home bias è spiegato principalmente dalle asimmetrie informative
12 – PROTEZIONE AMBIENTALE
Se si vuole massimizzare il benessere della generazione presente e di quella futura, bisogna ricordarsi che
esso dipende dall’ambiente e dall’uso delle risorse naturali
Quando l’accesso all’ambiente e alle risorse naturali è libero l’uso delle risorse può essere eccessivo (non
sostenibile)
Bisogna quindi proteggere l’ambiente attraverso l’intervento pubblico
Tutte le attività umane hanno un certo impatto sull’ambiente. Tutti i settori dell’economia giocano un certo
ruolo nel minimizzare le conseguenze negative delle loro attività sull’ambiente:
Governi
Imprese
Famiglie
Proteggere l’ambiente non è un’attività gratuita quindi bisogna monitorare quest’aspetto anche dal punto
di vista economico
Spese per la protezione ambientale:
Inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici
Gestione dell’acqua di scarto
Gestione dei rifiuti
Bonifica dei suoli
Rumore e vibrazioni (inquinamento acustico)
Biodiversità e territorio
Radiazioni
R&D
Altre attività
MATRICE DELLE SPESE PER LA PROTEZIONE AMBIENTALE IN EUROPA
Dal 2008 le spese per la protezione ambientale sono diminuite in rapporto al PIL a causa della crisi, perché
è importante proteggere l’ambiente ma si preferisce spendere per qualcos’altro ad impatto più immediato
(es. disoccupazione) atteggiamento miope
Per le imprese la protezione dell’ambiente diventa un peso sulle attività economiche (↑costi di
produzione); tuttavia, dal punto di vista produttivo la protezione dell’ambiente può dare un maggior
stimolo all’occupazione (green economy) e all’innovazione competitività
CONSEGUENZE NEGATIVE DELLE POLITICHE DI PROTEZIONE AMBIENTALE
Ci fanno destinare troppe risorse alla protezione ambientale
Riduzione della crescita economica
Minor competitività internazionale delle imprese
Delocalizzazione delle imprese in paesi con politiche ambientali meno severe
Licenziamenti + chiusura di impianti
La maggior parte delle decisioni di protezione ambientale sono prese collettivamente da un soggetto
pubblico (scelta politica) è possibile suggerire dei metodi per arrivare a soluzioni soddisfacenti:
Analisi costi-benefici (ACB)
Analisi della disponibilità a pagare (DAP)
Uno dei problemi principali è trasformare le conseguenze in valori monetari + determinare il tasso di sconto
dei benefici/benefici attuali e futuri equilibrio tra valore per la generazione attuale e valore per le
generazioni future (tasso di sconto elevato = scarsa importanza al futuro)
ANALISI COSTI-BENEFICI (ACB)
La situazione ottimale si ha quando costi marginali = benefici marginali MC = MB
Per applicare l’ACB bisogna quindi conoscere i benefici e i costi effettivi (di investimento + operativi) della
protezione ambientale
È però molto difficile quantificare i risultati delle politiche ambientali, sia in termini fisici che in termini
economici perché ci sono delle esternalità viene adottato il principio per il quale i benefici totali devono
essere maggiori dei costi totali (studi hanno mostrato che di solito i benefici di specifiche politiche
ambientali sono molto maggiori dei costi)
ANALISI DELLA DISPONIBILITA’ A PAGARE (DAP)
Un metodo per la stima della DAP è la contingent valuation (CV) basata su interviste a campione
Il metodo del contingent ranking invece determina delle graduatorie di interesse dei cittadini attraverso
indagini demoscopiche
L’opinione pubblica però è molto variabile
EFFETTI MACROECONOMICI DELLA POLITICA AMBIENTALE
Le scelte di politica ambientale hanno effetti diretti e indiretti, a breve e a lungo termine
Se si tratta di una scelta importante (es. protocollo di Kyoto), la dinamica degli effetti è complicata perché
viene modificata tutta la traiettoria di sviluppo del sistema economico e l’aggiustamento richiede anni per
esaurirsi
Lo studio degli effetti globali (a regime) può essere fatto con un modello di equilibrio generale (CGE),
mentre lo studio degli effetti su settori specifici (rilevanti a BT) può essere fatto con modelli di equilibrio
parziale
Il calcolo degli effetti dipende da come sono fatti i modelli, cioè da come sono modellate le interazioni tra
le grandezze che determinano l’offerta e la domanda aggregata, insieme con la politica monetaria e fiscale
SCHEMA DELLE INTERAZIONI E DEGLI EFFETTI DELLE POLITICHE AMBIENTALI (SISTEMA CHIUSO)
LIMITI DEI MODELLI CGE
Considerano nullo il valore (di almeno una parte) del capitale naturale; rimuovendo tale ipotesi
cadrebbe la conclusione che le politiche ambientali riducono la produttività di tutti i fattori
Modelli statici che non considerano il lungo termine
I benefici ambientali non rientrano nel PIL; se rientrassero, ↑domanda ambientale ↑PIL +
↑benessere + NO ↓salario reale
Non è necessariamente vero che aumenta la disoccupazione, bisogna confrontare l’occupazione
indotta da una domanda pubblica con quella persa nel settore privato
Non vengono considerati gli effetti positivi indiretti
Se si parlasse di “benessere” anziché di “PIL”, non è necessariamente vero che le politiche ambientali sono
un male dal punto di vista sociale
EFFETTI DELLA POLITICA AMBIENTALE SULLA COMPETITIVITA’ E SUL COMMERCIO INTERNAZIONALE
Le norme ambientali spesso impattano sui costi di produzione, obbligando ad investire e a sostenere costi
operativi per ridurre le emissioni inquinanti, ma l’impatto dipende dai vari settori riduzione della
competitività dei settori più colpiti che vedranno ridursi la domanda dei propri beni + riallocazione delle
risorse
Se le norme ambientali non sono omogenee a livello internazionale vi è una perdita di competitività delle
imprese operanti nei paesi più severi (↑import e ↓export) + delocalizzazione degli impianti (nei casi più
gravi)
QUANTO SONO GIUSTIFICATI I TIMORI PER IL DUMPING AMBIENTALE?
Secondo diversi studi le norme ambientali hanno un impatto limitato sulla competitività delle imprese e
sulla destinazione degli investimenti diretti all’estero. Ultimamente però vi è il timore che le norme per
ridurre le emissioni di gas a effetto serra (input rilevante in alcuni casi) possano avere un impatto
significativo sulla competitività delle imprese e sulla destinazione degli investimenti diretti all’estero
Per lottare contro la perdita di competitività sono state proposte diverse soluzioni che vanno dall’esenzione
delle norme per i “settori esposti” all’introduzione di BTA (Border Tax Adjustement, tasse sui prodotti
domestici e su quelli importati ma non su quelli esportati)
BTA sono dazi compensativi che sono stati proposti ma mai implementati:
È difficile calcolare l’impatto della norma ambientale (anche perché l’impatto è diffuso ma diverso)
EFFETTI POSITIVI SULLA COMPETITIVITA’ E SUL COMMERCIO ESTERO
Stimolazione della ricerca tecnologica e degli investimenti in soluzioni più efficienti nell’uso delle
risorse e per ridurre l’impatto ambientale
Stimolazione della crescita di nuovi attività/settori industriali (es. politica tedesca a favore delle
energie rinnovabili)
13 – SVILUPPO SOSTENIBILE, CAMBIAMENTI CLIMATICI E
ETS EUROPEO
SVILUPPO SOSTENIBILE
Sviluppo sostenibile sviluppo che soddisfa i bisogni attuali senza compromettere la capacità delle
generazioni future di soddisfare i loro bisogni
Sviluppo economico
Compatibilità ambientale i 3 pilastri dello sviluppo sostenibile
Giustizia sociale
Il benessere dipende dallo stock di capitale. La produzione di benessere dipende da 3 forme di capitale che
costituiscono la base produttiva:
Capitale prodotto/artificiale
Capitale naturale
Capitale intangibile
Il capitale intangibile costituisce la maggioranza dello stock di capitale in molti paesi ed è costituito da tutto
ciò che non è né capitale prodotto, né capitale naturale (es. capitale umano, capitale sociale, elementi
governativi…)
Sviluppo sostenibile almeno non ridurre lo stock di capitale complessivo
La sostituibilità tra le forme di capitale è un aspetto critico nelle concezioni della “sostenibilità”
Il grado di sostituibilità del capitale naturale differenzia le diverse visioni di sostenibilità:
Sostenibilità debole le forme di capitale sono perfettamente sostituibili
Sostenibilità forte la sostituibilità è parziale e da dimostrare
Un’altra differenza riguarda l’esistenza o meno di soglie critiche di capitale (es. fino ad un certo punto
qualcosa si può sostituire con qualcos’altro, oltre un certo punto non c’è più sostituibilità)
Come perseguire la sostenibilità:
Tenere conto contemporaneamente dei 3 pilastri su cui poggia la produzione di benessere
Fare in modo che non diminuisca lo stock di capitale complessivo pro-capite
Tenere conto che esiste un limite nella sostituibilità tra le diverse forme di capitale, in particolare
non si deve intaccare il livello minimo di capitale naturale (non si deve superare il rapporto carrying
capacity/resilienza dell’ambiente)
Per alcuni sostenitori della sostenibilità forte bisogna orientare la società verso lo stato stazionario
SOSTENIBILITA’ A LIVELLO DI IMPRESA
Le imprese spesso redigono i bilanci di sostenibilità (bilanci