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Y = A(D*K) K L
b a+b c
Y = A (D) K L 26
Se b, che misura l’effetto spillover è tanto forte da avvicinarsi a 0,7 io ho una relazione lineare e
diretta tra capitale fisico e PIL, tra K e Y.
Tanto più forte è l’effetto di trascinamento del capitale fisico tanto più la relazione tra capitale e Pil è
lineare e diretta. Tutto ciò a parità di L ed A.
Dal punto di vista analitico devo avere un effetto silloge elevato e dal punto di vista economico il
capitale fisico deve avere un forte effetto di trascinamento sul capitale umano.
Un’altra conseguenza è che è ottimale sussidiare l’accumulazione del capitale. Se io sono in un’area
sottosviluppata o in un’area sviluppata che ha bassa accumulazione di capitale è efficiente spendere
soldi pubblici per favorire l’accumulazione di capitale.
Se fare investimenti in capitale fisico da un beneficio che è il PMk del singolo capitale è decrescente,
ma c’è l’effetto spillover allora è necessario sussidiare gli investimenti:
dal punto di vista della collettività l’investimento provato ha un beneficio di cui non si appropria il
singolo soggetto ma se ne appropria la collettività. Il governo allora deve spingere l’accumulazione di
K al livello socialmente ottimale Ks. Queste sono tutte le politiche di attrazione degli investimenti.
L’obiettivo è che i sussidi incrementino l’accumulazione di capitale riducendone il costo per gli
investitori privati ma massimandone i benefici per la collettività. Nel modello della crescita endogena
c’è spazio per dar soldi alle imprese affinchè investano in aeree con poco capitale affinchè ciò
incrementi il capitale fisico migliorando anche il capitale umano e recando benefici all’intero sistema
economico. + ottimale l’intervento attivo del governo.
La crescita è illimitata e non c’è convergenza.
2. PMk crescente
Il capitale rende di più laddove ce n’è già tanto.
Se io sono un’impresa del settore del legno mi conviene investire in un distretto dove già si produce o
in un’area sperduta? La risposta è i rende di più investire dove ho l’accumulazione del capitale più
elevata e mi rende di meno investire dove lo stock di capitale è più basso.
Se il mondo funziona così ci sono dei paesi sottocapitalizzati dove nessuno andrà a investire:
trappola della povertà. Il costo del capitale in tali aeree è maggiore del beneficio. Mentre il beneficio è
> costo nelle aree con capitale > K0. 27
Per i Paesi sotto K0 c’è una trappola di liquidità
Per i Paesi ricchi c’è la divergenza
Questo è l’opposto del modello di Solow, i paesi più sviluppati diventano ancora più sviluppati e quelli
più arretrati si allontanano dai paesi avanzati anziché raggiungerli.
Nelle aree più sviluppate si concentrano i talenti, le migliori risorse di capitale umano. In questo
contesto possiamo ipotizzare PMk crescente. Se investo nelle aree dove sono concentrati i talenti e
dove sono maggiori le interdipendenze tra produttori ì, fornitori e clienti posso ipotizzare PMk
crescente che comporta trappola della povertà e divergenza.
Confrontiamo i modelli…
Tra questi dati l’ultimo della figura a sinistra è compatibile con il nostro modello:
Chi è più ricco cresce di più e chi è più povero cresce meno. se io nello stesso periodo (60-2007)
relaziono i dati alla crescita complessiva (grafico a destra) vedo che i paesi avanzati, a destra, sono
cresciuti meno dei paesi che stanno dietro, son cresciuti a un tasso del 3% mentre quelli che stanno
dietro son cresciuti intorno al 6%. Nel modello del PMk costante dovremmo osservare che non c’è
relazione tra livelli di sviluppo e crescita. Il PMK costante dice che non sia ha ne convergenza ne
divergenza.
In realtà noi, osservando gli stati all’interno degli USA, gli stati del gruppo OCSE abbiamo visto che i
dati supportano il modello di Solow. All’interno dei Paesi OCSE abbiamo osservato un processo di
convergenza.
All’interno degli USA gli stati più ricchi son cresciuti meno di chi era più povero:
Anche all’interno delle regioni europee abbiamo dei dati che supportano il modello di Solow. Mettendo
insieme tutti i dati possiamo dire che:
a) A livello globale non abbiamo osservato convergenza ma c’è convergenza tra paesi simili e
omogenei.
b) Paesi che hanno parametri diversi con diversi livelli di sviluppo convergono verso differenti stati
stazionari. → Non osserviamo convergenza a livello globale ma convergenza tra paesi simili e
divergenza tra paesi non simili. 28
c) L’ipotesi che a livello globale il PMK sia crescente o costante non è confermata nelle analisi
empiriche dove, per confermare le ipotesi, avremmo dovuto ottenere l’effetto spillover, b = 0,7. Le
stime invece mostrano che l’impatto complessivo del capitale sul Pil ha un impatto complessivo di 0,6
(0,3 + 0,3). L’effetto ulteriore dato dal capitale umano non garantisce PMk costante.
→L’ipotesi del PMK decrescente è quindi la più ragionevole e, all’interno del PMK decrescente noi
effettivamente notiamo convergenza ma se i Paesi hanno parametri simili, la stessa PTF, le stesse
istituzioni e la stessa tecnologia. Non osserviamo al convergenza a livello globale, i parametri
istituzionali e tecnologici europei con completamente diversi da quelli africani. Ciascun gruppo di
Paesi andrà a convergere verso il proprio stato stazionario.
L’analisi empirica cerca di stimare il livello di stato stazionario in funzione di una serie di virabili e
analizza la crescita di PIL pro capite come la rapidità di convergenza.
I parametri che influenzano gli stati stazionati sono:
• Il livello di capitale umano misurato ad esempio, dal tasso di frequenza di bambini che vanno
alla scuola primaria.
• Il livello degli investimenti.
• La qualità della vita: le aspettative di vita.
Tanto più questi valori sono elevati tanto più elevato è il livello di stato stazionario verso cui tende
quel paese.
Sono significativi valori che hanno a che fare con le istituzioni, come i diritti politici, l’ampiezza del
mercato ecc.
Tanto più un Paese è fondato sulla fertilità, sulla crescita della popolazione (Il Pil è inversamente
legato al tasso di fertilità, nel PIL procapite la popolazione è al denominatore e, come visto in Cina,
con la transizione demografica il PIL migliora).
Possiamo poi guardare il numero medio di anni passati a scuola dalla popolazione; il tasso
d’investimento e le aspettative di vita.
La convergenza condizionata ci dice che se guardiamo gruppi di paesi simili osserviamo che
tendono a convergere, se i paesi hanno parametri diversi apparentemente non osserviamo
convergenza. Se abbiamo 4 Paesi con stessi parametri (aspettative di vita, tecnologie, istituzione
ecc) ma differiscono solo perché:
1. A e B hanno un tasso d’investimento del 20%
2. C e D hanno un tasso del 30% 29
Vediamo che A e C convergono allo stato stazionario 1: A cresce meno di B e C più di D. B e D
convergono al tasso 2. Globalmente tra tutti e 4 non c’è convergenza. Tra gruppi omogenei c’è
convergenza ma a livello globale no.
02.10.13
Articoli per casa
L’articolo sulla Cina dice che la percentuale di investimenti sul PIL è del 45%, fa un parallelismo
con lo sviluppo di Giappone e Corea. Il modello di sviluppo cinese è il tipico modello che hanno
percorso prima il Giappone e poi le tigri asiatiche, un modello accentrato su investimenti e export.
Quando sarà esaurito il capitale fisico la Cina rischierà di ritrovarsi come il Giappone in una
trappola di stagnazione. Il coefficiente degli investimenti sul PIl ha un livello ottimale del 30%, la
golden rule. Il rischio è che quando si sarà esaurita la spinta propulsiva data dagli investimenti ci
saranno dei problemi, quali i consumi e i redditi interni ancora bassi; l’enfasi è sui profitti delle
imprese. Questo modello non è sostenibile all’infinto, per riequilibrarlo bisogna andare in una
direzione in cui consumi, salari e redditi procapite salgono. L’evoluzione politica è strettamente
legata all’evoluzione economica.
L’articolo sull’economia tribale riguarda la PTF e le istituzioni italiane che vanno troppo verso
l’incentivo ad attività di corruzione e non verso logiche di meritocrazia, competenze ecc.
L’articolo sulle riforme strutturali dice che queste sono costose nel breve periodo, le riforme
strutturali permettono alle aziende di licenziare, aprono i mercati riducendo i profitti, le riforme
strutturali nel breve peggiorano i conti pubblici. Si danno sussidi a chi perde il lavoro e in generale
si cerca di compensare la minor crescita economica. Nel breve periodo c’è un impatto negativo
che può essere mitigato con politiche congiunturale che mitigano le riforme strutturali ma in questo
momento non c’è spazio per fare ne l’una ne l’altra cosa. Le politiche congiunturali espansive
mitigano gli effetti di aumento della disoccupaizone e diminuzione del PIL.
Il tema del Made i Italy
In Italia abbiamo il Made in Italy, le 4 A: arredamento, Abbigliamento, automobili, alimentari. L’Italia
è un esportatore netto in questi 4 settori, abbiamo un saldo positivo con cui paghiamo le
importazioni di petrolio e di altri beni. Ciò è da un lato un punto di forza e dall’altro di debolezza,
siamo presenti in settori tradizionali, non nell’informatica o nella chimica. D’altro lato cono
comunque un elemento di forza. Ricordiamoci sempre che il manifatturieri sul PIL complessivo è
meno del 20%, la gran parte del PIL è fatto dai servizi e nell’ambito dei servizi non siamo brillanti.
Il problema dell’Italia è che è un paese poco attrattivo di investimenti diretti all’estero. Gli
investimenti che arrivano sono piccoli, inferiori al sistema economico, gli investitori sono
scoraggiati dalla complessità del sistema italiano e dalle varia difficoltà.
PERCHE’ L’AFRICA E’ COSì POVERA?
La maggior parte die paesi che non si stanno ancora sviluppando è localizzata in Africa. Come
possiamo spiegare e giustificare ciò? Alcune giustificazioni hanno a che fare con la diversità
etnolinguistica, all’interno dei singoli stati africani ci sono diversità tra le popolazioni che non si
riconoscono nello stato comune dove vivono, ciò ha impatto sulle istituzioni. Se una stato