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POTENZIALE DI MERCATO
BENI AD UTILITA’ SEMPLICE beni che vengono utilizzati una volta sola (es. pane)
Potenziale di mercato = N*P*O*DP
N = numero di potenziali acquirenti
P = % di acquirenti che non hanno impedimenti oggettivi ad acquistare il prodotto (propensi
all’acquisto)
O = frequenza di impiego di prodotto
DP = quantità di prodotto utilizzata
BENI AD UTILITA’ RIPETUTA beni che prevedono più atti di consumo (es. detersivo)
Potenziale di mercato = N*P – U + U
uso sost
N = numero di potenziali acquirenti
P = % di acquirenti che non hanno impedimenti oggettivi ad acquistare il prodotto (propensi
all’acquisto)
U = unità di prodotto già in uso
uso
U = unità di prodotto in uso prossime alla sostituzione
sost 6 – PRODUCT MANAGEMENT
PRODUCT MANAGEMENT
Product management gestione delle scelte aziendali relative ai prodotti e alle marche
dell’azienda
La gestione è perpetua (viene fatta di continuo) + ciclica (parte dall’innovazione e passa per la
strategia)
Prodotto = mezzo per conseguire valore
DEFINIZIONE DEL MIX DI PRODOTTI
Mix/assortimento/gamma/portfolio di prodotti insieme di prodotti offerti dall’azienda
Bisogna tener conto anche di tutti i brand (es. Unilever ha Algida, Grom...)
Linea di prodotti insieme di prodotti correlati tra di loro
Le variabili possono essere diverse (es. segmentazione, linea di produzione, prezzo, benefici
ricercati...)
A volte il portfolio è talmente semplice (es. monoprodotto) che non ci sono linee di prodotti (es.
Fonzies)
Prodotto tipo di prodotto
Stock Keeping Unit (SKU)/referenze/articolo singole unità di prodotto (cioè se il prodotto può
essere specificato ancora più a fondo, es. uno da 1 litro e uno da 1,5 litro)
Non in tutte le imprese però esiste un mix di prodotti organizzato in linee di prodotti aventi diverse
unità di prodotti (es. non esistono linee)
Scelte strategiche di product mix:
• Un solo prodotto per tutto il mercato
• Strategia selettiva pochi prodotti per pochi segmenti
• Strategia intensiva molti prodotti per pochi segmenti
• Strategia estensiva molti prodotti per molti segmenti
GESTIONE DELL’ASSORTIMENTO
Ampiezza numero di linee con cui è organizzata la gamma
Lunghezza numero di prodotti offerti all’interno di una specifica linea
Profondità numero di referenze all’interno di una specifica linea/prodotto (es. diversi formati,
gusti, forme...)
Omogeneità legame tra le varie linee di prodotto offerte
Ci deve essere un criterio univoco secondo cui l’impresa organizza gamma e linee (es. Vitasnella
organizza la linea “yogurt” sulla base della composizione dello yogurt)
GESTIONE NEL TEMPO DEL MIX DI PRODOTTI
Ampliare creare nuove linee
Allungare inserire nuovi prodotti in una linea
Approfondire inserire nuove referenze in una linea
STRATEGIE AD HOC DI GESTIONE NEL TEMPO DEL MIX DI PRODOTTI
OBIETTIVO: rafforzare il posizionamento e allargare il target
Trading up ampliamento/allungamento con ↑ prezzo e posizionamento
Trading down ampliamento/allungamento con ↓ prezzo e posizionamento
La variazione di prezzo va valutata rispetto al prezzo dei miei prodotti già esistenti, non mi
interessa cosa fanno i competitor
OBIETTIVO: mantenere lo stesso target aumentandone l’intensità di utilizzo
Flankering approfondimento
OBIETTIVO: non c’è uno specifico obiettivo strategico, sono strategie che partono da un’analisi
profonda del consumatore (es. analisi etnografiche)
Up selling veicolare nel punto vendita una versione migliore di prodotto ad un consumatore che
ha già deciso di acquistarlo; viene concretizzata solo all’atto di vendita dal personale di vendita (es.
aggiungendo 1 € hai il formato grande)
Cross selling ampliamento/allungamento/approfondimento in funzione dei bisogni del
consumatore che l’impresa ha valutato nel punto vendita (es. McDonald ha notato che i suoi clienti
volevano il dolce e quindi successivamente ha messo il McCafé)
L’impresa deve rispettare 2 principi coerenza + evitare la cannibalizzazione
VALUTAZIONE DEL MIX DI PRODOTTI
Question mark l’impresa deve decidere tra strategia di sostegno e strategia di disinvestimento
Star l’impresa è competitiva + sono i prodotti su cui l’impresa fa affidamento
Cash cow sono mercati statici/maturi + sono i prodotti i cui investimenti sono funzionali al loro
mantenimento sul mercato (es. innovazione incrementale)
Dog l’impresa deve disinvestire o, più raramente, fare innovazione disruptive
Introduzione immissione del prodotto sul mercato + vendite lente + investimenti non ancora
coperti dai profitti + l’impresa fissa il suo posizionamento
Crescita tasso di crescita più rapido + aumentano le vendite + l’impresa monitora la sua strategia
+ si possono scatenare guerre di prezzo con i competitor
Maturità fase più lunga + vendite raggiungono i picchi massimi fino ad un livellamento +
l’impresa sviluppa iniziative di marketing che reagiscono a stimoli provenienti dai competitor o dai
consumatori
Declino innovazioni disruptive + diminuzione delle vendite
Ritiro del prodotto dal mercato? Investimenti nel mercato? Taglio dei prezzi?
INDICI QUANTITATIVI
QUOTA DI MERCATO
Indica la “dominanza” dell’impresa sul mercato
QM = Quantità vendute dall’impresa/quantità vendute in totale sul mercato
TASSO DI SVILUPPO
Indica quanto sta crescendo la domanda all’interno del mercato
Tasso di sviluppo % = (Vendite – vendite )/vendite
t2 t1 t1
MARGINE DI CONTRIBUZIONE
Indica la capacità del prodotto di coprire i CF
MCu = P – CVu
CONTRIBUZIONE NETTA DI MARKETING
Indica la bontà strategica in senso generico
Contribuzione netta di marketing = MC complessivo – spese di marketing
ROMI
Indica l’efficacia strategica
ROMI = Contribuzione netta di marketing/spese di marketing
BEP
Valori di vendita a partire dai quali l’impresa inizia a conseguire utili
BEP a volume = CF/(P – CVu)
BEP a valore = BEP a volume * P
7 – POSIZIONAMENTO
Posizionamento selezionare le caratteristiche distintive (rilevanti + differenzianti) del prodotto
che permettono di catturare l’attenzione del consumatore e che lo distinguono dai prodotti dei
competitor
Queste caratteristiche devono essere percepite dal consumatore:
• Immediatamente le caratteristiche non devono essere troppo complesse da percepire
• Univocamente il prodotto deve essere percepito nello stesso modo da tutti i target
• Memorabilmente si deve fissare nella memoria dei consumatori nel m/l termine
Il posizionamento prevede un monitoraggio costante, con l’obiettivo di rendere il prodotto speciale
(anche se è una commodity)
POSIZIONAMENTO DESIDERATO
Posizionamento desiderato strategia di posizionamento attivata dall’impresa (lo si capisce dal
CLAIM)
E’ il posizionamento visto dalla parte dell’impresa, ed è composto da 2 dimensioni:
• DOVE posizionare contesto competitivo (concorrenti) + segmenti target
• COME posizionare criteri di posizionamento (dimensioni su cui si fa leva), è la
dimensione che viene costantemente monitorata
CRITERI DI POSIZIONAMENTO
• Attributo di prodotto (es. tonno rio mare così tenero che si taglia con un grissino)
• Benefici ricercati (es. Rocchetta pulita dentro e bella fuori)
• Occasione d’uso (es. Tuc lo mangi quando hai fame fuori dai pasti)
• Categorie di utilizzatori (es. maschio vs. femmina)
• Rapporto qualità/prezzo (es. brand low cost)
• Confronto con i concorrenti (es. pubblicità comparativa)
• Confronto con una classe di prodotto (ci possono stare anche competitor indiretti)
• Valori (spesso un valore emozionale)
Il prezzo NON è mai una variabile del posizionamento, è una conseguenza
POSIZIONAMENTO PERCEPITO
Posizionamento percepito la posizione che il prodotto occupa nella mente dei consumatori
L’obiettivo dell’impresa è quello di monitorare il posizionamento desiderato affinché ci sia un match
perfetto tra il posizionamento desiderato e quello percepito
Per fare ciò, l’impresa attiva un processo di analisi sulla base di 2 mappe:
• Mappa delle preferenze strumento di rappresentazione dei cluster di consumatori
(segmenti) presenti sul mercato; identifica “quanto” i cluster sono soddisfatti rispetto ai
driver ritenuti importanti
Se ci sono dei vuoti significa che non ci sono cluster che ricercano quei attributi/benefici
oppure che non c’è rispondenza con i cluster in termini di percezione di valore
• Mappa delle percezioni strumento di rappresentazione dei brand concorrenti all’interno
di una stessa categoria; questa mappa lavora sul posizionamento percepito (non
desiderato) quindi “come i consumatori percepiscono i brand”
Il primo step per costruire entrambe le mappe è la costruzione degli assi intercettare sul mercato
quali sono gli attributi/benefici rilevanti per i consumatori per la categoria di prodotto in cui
l’impresa compete
L’ultimo step è la sovrapposizione delle mappe permette di capire quanto i brand sul mercato
siano in grado di rispondere in maniera adeguata alle richieste dei segmenti presenti sul mercato,
e permette quindi di individuare i vuoti d’offerta (nessun segmento si sovrappone ad un brand)
8 – BRAND
Brand universo di valori che connotano il prodotto e ne favoriscono la gestione
Prodotto insieme di caratteristiche tecnico-funzionali
Il brand risponde a 3 macro funzioni:
• Velocizzare il processo di acquisto del consumatore
• Garantire la qualità (riduzione della percezione di rischio)
• Forma di espressione di se stessi
L’obiettivo delle imprese è quello di avere, nel proprio portafoglio, -prodotti e +brand
Sono i consumatori a stabilire quanto un prodotto è forte da diventare un brand
Brand = combinazione di elementi per identificare e distinguere un prodotto/servizio da quello dei
competitor identità di marca
• Nome facile da ricordare/pronunciare/scrivere + comunica benefit di prodotto + distintivo
• Logo identità visiva del brand (rinforza e potenzia il significato del brand)
Analogico rimanda ad un tratto già esistente (es. rolex rimanda ad una corona)
o Astratto creato ex novo (es. nike)
o Coincidente con il nome (es. Google)
o
• Pay-off frase