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Nel secondo dopoguerra gli squilibri economici fra regioni del nord e del resto d’italia erano tali da giustificare

ampiamente i travasi migratori. Nel triangolo industriale l’agricoltura a bassa produttività era già talmente

svuotata da non garantire sufficiente forza lavoro operaia, mentre molte altre zone d’talia sovrabbondavano di

forza agricola sottoccupata. Dietro le migrazioni c’è un meccanismo nascosto: sono indotte in modo indiretto

anche dalle strategie familiari messe in atto dai residenti nel luogo di arrivo. Anche nel nord ovest per i figli di

genitori poco istruiti la possibilità di studiare e quindi di aspirare ad un’ascesa sociale, sono condizionate dai

fratelli. Gli immigrati che provenivano dal veneto e dal sud nel secondo dopoguerra facevano quasi sempre lavori

poco qualificati, mentre buona parte degli autoctoni erano professionisti, dirigenti, o impiegato. (inserire figura).

Gli immigrati arrivati nelle regioni del nord ovest hanno abbandonato rapidamente le abitudini riproduttive del

luogo di provenienza, anche se non sempre l’hanno subito assimilato (tra chi era al nord e chi era rimasto al sud

ci fu un calo del 30-40% della fecondità). Per quanto riguarda l’istruzione, in generale i figli degli immigrati hanno

tipicamente una istruzione assai superiore rispetto a quella dei loro genitori, e sono da loro spinti a farla fruttare,

evitando lavori poco prestigiosi e mal retribuiti. Di conseguenza si crea una forte domanda di forza lavoro

manuale, che può essere soddisfatta solo da nuovi flussi migratori, provenienti dall’estero. Il ciclo si sta

ripetendo anche oggi, con i nuovi italiani. Chi arriva in italia fa lavori di basso rango, risparmia e istruisce i suoi

figli. Il nord ovest si è potuto permettere in tutti questi anni una fecondità bassa e figli così di alta “qualità”

proprio grazie alla disponibilità illimitata di immigrati disposti per un salario moderato a fare i lavori disedegnati

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dagli autoctoni, ma indispensabili per far funzionare il sistema economico. Le immigrazioni in alcune regioni

italiane nella seconda metà del 900 sono state sospinte da tre motivi: braccia a buon mercato disposte agli

spostamenti; consistenti e duraturi processi di sviluppo ad alta intensità di lavoro; strategie familiari che

svuotavano il serbatoio degli autctoni disponibili a svolgere lavori poco prestigiosi e poco remunerati. Queste tre

componenti permarranno anche nel futuro? Con l’aumento drastico della popolazione in alcuni paesi del mondo,

come la cina, molti adulti farà fatica a trovare lavoro in patria e cercherà fortuna all’estero. Inoltre già oggi i

settori industriali italiani dipendono ancora dalla manodopera immigrata, è quindi intuitivo capire che proprio le

aree dove vi sono molti benestanti è richiesta una manodopera che si occupi nelle attività che il benessere

permette di evitare, ma che sono indispensabili per vivere bene (come pulire le case, lavare i vestiti etc). ritorna

qui il discorso sui lavori poco prestigiosi, ma essenziali: gli italiani non li fanno, l’immigrato si.

- Il rinnovo della popolazione garantito dagli stranieri

La popolazione italiana sarà in grado di rinnovarsi anche se negli ultimi 25 anni sono nati 1,5 figli per donna? O

sta andando verso il declino? I nuovi ingressi di stranieri sono necessari per mantenere costante la popolazione,

soprattutto per il fatto che generazioni figli. In sintesi per il rinnovo della popolazione italiana, se nel ventennio

seguente il 2008 (2018-2027) gli ingressi di stranieri proseguiranno ai ritmi del decennio precedente, la

popolazione in età lavorativa presente in italia non diminuirà. Se ciò accardrà la popolazione lavorativa proverrà

largamente dall’estero. A metà 2008 in italia vivono 33 milioni e mezzo in età 20-59, di cui il 10% è straniera. Se i

ritmi di ingresso saranno simili, nel 2027 il numero complessivo resterà invariato, ma gli stranieri saranno 8

milioni e 9000 mila, ossia il 26% della popolazione in età lavorativa.

- È realistico pensare a 300 mila nuovi ingressi all’anno nel prossimo ventennio?

Si potrebbero pensare soluzioni alternative rispetto alle sole immigrazioni, si potrebbero assecondare e

agevolare la permanenza o il ritorno sul mercato del lavoro delle donne anche dopo la nascita dei figli, o

aumentando il numero di lavoratori over 60, o istituire i recuperi di produttività, che allenterebbero il fabbisogno

di manodopera da parte delle imprese. Le tre alternative però non saranno da sole in grado di supplire a carenze

di lavorati. Chi va in pensione non è sempre facilmente sostituibile da chi si affaccia sul mercato del lavoro. Chi è

un lavoratore manuale ha una qualifica molto bassa ed è impegnato in lavori poco allettanti e prestigiosi. Questi

posti di lavoro non hanno attratto la manodopera femminile ultra-trentenne e ancor meno i giovani che si sono

affacciati sul mercato del lavoro, più scolarizzati ed economicamente meglio sostenuti dalle famiglie, quindi non

costretti ad accettare un lavoro qualunque. Di conseguenza larga parte dei nuovi pensionati è stato sostituito da

lavoratori stranieri. Un’altra possibilità per aumentare la produttività potrebbe essere quella di portare all’estero

le produzioni a basso contenuto tecnologico, spostando quindi parti della produzione all’estero e cercando di

conquistare nuovi mercati. Tuttavia l’invecchiamento della popolazione sconsiglia un’eccessiva diminuzione del

numero degli occupati e apre la strada a sempre più consistenti flussi migratori. Perché se una popolazione

invecchia, ci vogliono più pensioni e per avere un sistema sostenibile è necessario allargare i lavoratori attivi, il

più possibile. Inoltre il numero crescente di anziani richiede anche cure, come oss o badanti, spesso ruoli

ricoperti da straniere. Stesso discorso anche per le coppie con figli: se le donne tornano presto al lavoro dopo il

parto, necessariamente hanno bisogno di un aiuto nel gestire la prole, non sempre dato dalla famiglia, ma spesso

da collaboratrici domestiche e baby sitter, lavori fatti più da straniere.

- Conclusioni

Nei prossimi anni la riduzione di popolazione in età lavorativa indotta dalla bassa natalità dovrà essere colmata

da nuove leve provenienti dall’estero, altrimenti assisteremo alla mancanza di manodopera e al collasso del

sistema pensionistico. Tutti gli alti rimedi sono auspicabili, ma vanno senz’altro accostati al generoso ricorso

delle migrazioni. Tutto ciò accadrà indipendentemente da una ripresa della natalità, perché quasi tutti i nati nei

prossimi anni si affacceranno sul mercato del lavoro solo dopo il 2030.è necessario quindi che nei prossimi venti

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anni entrino in italia circa 280 mila immigrati, in grado di produrre poderose spinte alla mobilità sociale degli

individui e delle famiglie, e quindi uno sviluppo economico per tutto il paese.

Capitolo 3 – piccola famiglia antica. Il primato dei forti legami di sangue.

Nella prima metà del 900 molti dicevano che la famiglia sarebbe divenuta sempre meno importante come luogo

di riproduzione, e sostituita da altre forme di vita comune non basate sui legami di parentela. Questa profezia si

è rivelata sbagliata. La famiglia, nelle sue diverse configurazioni, continua ad essere il luogo centrale per tutte

quelle attività – diverse dal lavoro – in cui le persone organizzano il vivere quotidiano e trovano il senso della

loro vita, quindi dove si consolidano i legami affettivi. Coniugi e conviventi, genitori e figli, fratelli e sorelle etc si

scambiano e si donano reciprocamente tempo, affetto e denaro. Ogni componente della famiglia si sente bene

se anche gli altri stanno bene e soffre se un altro componente sta male. Un’importante differenza si registra tra

paesi dove i legami di sangue sono forti e altri dove questi sono deboli. I forti legami di sangue prevalgono nei

balcani, in grecia, in estremo oriente, in italia e penisola iberica. I deboli legami di sangue prevalgono invece in

europa settentrionale e centrale, in UK, USA, canada, austra e nuova zelanda. La posizione dell’europa orientale

è incerta, perché non si riesce a capire quanto degli attuali rapporti familiari sia un derivato del condizionamento

del periodo comunista. Nelle zone con deboli legami quello che cambia è il modo in cui l’amore e l’affetto si

concretizzano nei rapporti sociali. Negli USA sono i genitori che si svenano per mandare i figli nelle migliori

università, ma dopo i 18 anni questi stessi figli vedono i genitori poche volte all’anno: la scelta di andare a

studiare in una prestigiosa università comporta l’andare a vivere l’esperienza del campus. E nessuno si stupisce

di questo perché questo modo di comportarsi è condiviso da tutti. Non è ben chiaro quale sia l’origine di questa

differenza tra i vari paesi. La divisione tra regioni non coincide con altre divisioni storiche, né religiose né tanto

meno con la suddivisione preindustriale tra famiglia nucleare e famiglia composita. Il primato della forza dei

legami di sangue non va solo all’Italia, ma un record condiviso con tante altre società. Ma oggi la situazione qual

è?

- La prossimità abitativa

Nei paesi con forti legami di sangue le visite e gli scambi reciproci fra genitori e figli non si allenta nel corso della

vita. questi scambi sono facilitati da una maggiore prossimità abitativa. In italia il 50% delle persone risiede entro

meno di un km dalla madre. La prossimità dei genitori in italia non è diminuita nel corso del tempo- nei

matrimoni del periodo 40-70 le nuove coppie si sono allontanate, a causa dei grandi processi migratori interni.

Ma queste migrazioni erano viste come una tragedia dai genitori che vedevano partire i loro figli. Alla fine degli

anni 90 la proporzione di nuove coppie che va ad abitare nello stesso comune in cui risiede almeno un genitore è

altissima (86%). Quindi quanto la situazione economica lo ha permesso la grande maggioranza delle giovani

coppie italiane è andata (e va tutt’ora) a vivere vicino ad almeno una famiglia di genitori. Dato rilevante anche

per le convivenze: anche i conviventi cercano di trovare casa vicino ai propri genitori.

- Le famiglie grappolo

L’italia può essere rappresentata come un vigneto, dove grappoli di famiglie unite da legam di sangue si

scambiano e si donano continuamente affetto, servizi, beni e denaro. Questi cambi nel corso del tempo si

irrobustiscono e maturano. Di solito sono molto diffusi gli aiuti gratuiti fra familiari- gran parte degli aiuti gratuiti

viene prestata dai genitori ai figli, ai generi e alle nuore non conviventi, specialmente quando ci sono bambini

piccoli, oppure dai figli ai genitori o ai suoceri non conviventi, spec

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
14 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher simosuxyeah di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Viazzo Pier Paolo.