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TFR.
Autofinanziamento
Capacità dell’impresa di finanziare nuovi investimenti senza ricorrere a fonti esterne. Possono comporsi di:
riserve di utili presenti nel patrimonio netto, fondi di ammortamento, fondi TFR e fondi rischi e oneri.
Le fonti di finanziamento a titolo di capitale di terzi o di debito
Si distinguono in finanziamenti a medio‐lungo termine e a breve termine
Finanziamenti a medio‐lungo termine
Hanno durata di 3‐5 anni e possono essere mutui e sovvenzioni a durata variabile, prestiti obbligazionari o
altri finanziamenti
Finanziamenti a breve termine
Sono operazioni svolte dalle banche e sono rappresentati da sconto di cambiali, incasso salvo buon fine,
anticipi su fatture, apertura in c/c e riporto.
5. Le operazioni di investimento
Gli investimenti consistono nell’acquisizione dei fattori produttivi di qualsiasi natura necessari allo
svolgimento del processo produttivo.
Investimenti tecnici
Consistono nell’approvigionamento dei fattori a lento e veloce ciclo di utilizzo. I fattori a lento ciclo si
dividono in fattori materiali (macchinari, impianti…) e immateriali (brevetti, marchio, licenze…)
L’ammortamento è un metodo con il quale si suddivide il costo pluriennale sostenuto in quote costanti o
crescenti sulla base della vita utile del bene. Le operazioni di approvigionamento determinano una
diminuzione di impieghi numerari (uscita di denaro) e un aumento di impieghi economici (costo di acquisto
dei fattori produttivi)
Investimenti finanziari
Le risorse monetarie confluite in azienda possono essere investite anche in operazioni finanziarie
riconducibili a concessione di finanziamenti a terzi p investimenti in titoli pubblici o privati. Nel primo caso
si originano crediti di finanziamento. Queste operazioni determinano una diminuzione di impieghi monetari
(uscita di denaro) e un aumento di impieghi finanziari (finanziamento o acquisto titoli). Nella fase di
rimborso si otterrà un aumento di impieghi numerari (entrata di denaro) e una diminuzione di impieghi
(rimborso finanziamento o titoli)
6. Le operazioni di trasformazione
Sono operazioni di gestione interna che consentono di trasformare i fattori produttivi acquisiti in prodotto
o servizi da collocare sul mercato
7. Le operazioni di vendita
La vendita rappresenta il momento finale del ciclo produttivo e consente di recuperare le risorse investite al
momento dell’approvigionamento dei fattori produttivi. La vendita genera il conseguimento dei ricavi che
rappresentano una fonte economica per l’azienda
8. Aspetti della gestione monetaria, finanziaria ed economica
Le operazioni di gestione possono essere classificate come interne, che non collocano l’azienda in posizioni
di scambio con soggetti esterni, ed esterne, che collocano l’azienda in posizioni di scambio con soggetti
esterni, oltre che come ordinarie e straordinarie. L’insieme delle operazioni di gestione, cioè finanziamenti,
investimenti, trasformazione e disinvestimenti, generano il ciclo di gestione. Questo ciclo può produrre
derivazioni di natura finanziaria (entrate o uscite) e di natura economica (costi e ricavi)
9. Equilibrio finanziario ed economico della gestione
L’equilibrio è dato da E = U con E: vendita, riscossione crediti, finanziamenti e U: pagamenti a fornitori,
pagamento di debiti, rimborso finanziamenti. Considerano un determinato intervallo di tempo, l’equilibrio
sarà espresso da Ei + E = U + Ef. L’equilibrio finanziario è strettamente collegato a quello economico.
Le operazioni di gestione di finanziamento, investimento e disinvestimento generano costi e ricavi sotto
l’aspetto economico. L’equilibrio economico è dato da R = C. Ma questo non è sufficiente per assicurare la
sussistenza di un equilibrio economica, infatti è necessario che vi sia una congrua remunerazione del
capitale dunque una produzione di valore R = C + V. R – C corrisponde al reddito che può essere positivo o
negativo e in questo caso non è stato raggiunto l’equilibrio economico della gestione.
CAPITOLO 3 – L’organizzazione
1. Il concetto di organizzazione
Organizzare significa governare l’attività umana e disporre di essa secondo i fini e le condizioni
dell’ambiente economico in cui opera. La risorsa umana acquisisce così un’importanza fondamentale nella
strategia globale dell’azienda risultando uno strumento strategico per il conseguimento dei risultati e così
nasce l’esigenza di coordinare e finalizzare il comportamento di lavoro di più persone. L’organizzazione si
traduce pertanto in attività che coordina le variabili capitale e lavoro che costituiscono il sistema azienda al
fine di creare l’assetto organizzativo orientato al perseguimento del fine prefissato. Il compito
dell’organizzazione è quello di studiare le migliori combinazioni possibili, le coordinazioni economiche più
efficienti tra capitale e lavoro.
L’assetto istituzionale definisce le regole cui è sottoposta la struttura di un’organizzazione. L’assetto
organizzativo individua la configurazione della struttura organizzativa e dei sistemi operativi. Per struttura
organizzativa si intende la modalità di distribuzione dei compiti e delle responsabilità tra le varie unità
operative mentre per sistemi operativi si intendono i meccanismi che regolano l’assegnazione ai vari organi
aziendali di obiettivi e risorse.
L’assetto organizzativo aziendale si occupa di:
Ripartire e coordinare le attività con processi di ricerca e selezione del personale
Pianificare, programmare e controllare i tempi e volumi di produzione
Verificare il numero dei soggetti assunti in azienda e la loro permanenza ed uscita
Favorire la crescita delle competenze professionali
Attuare una politica retributiva che tenga conto di mansioni e capacità
Generare e divulgare flussi informativi a sostegno delle decisioni aziendali
2. Le variabili organizzative
Le variabili si distinguono in ambientali ed interne. Le variabili interne si suddividono in input e output:
Variabili input: individuali, sociali, tecniche, istituzionali, organizzative
Variabili output: efficacia organizzativa, soddisfazione individuale
3. I modelli organizzativi
Dal punto di vista della relazione sistema e ambiente, i modelli di Burns e Stalker e di Newman evidenziano
come il dinamismo ambientale‐tecnologico condizioni la gestione e definisca la strategia aziendale
differenziando il sistema in meccanico e organico. Thompson, per quanto riguarda la relazione tra sistema e
sottosistemi, ha sottolineato i vari tipi di interdipendenza fra unità e le modalità di coordinamento più
efficaci. Lawrence e Lorsch hanno evidenziato come i contenuti organizzativi dei sottosistemi vadano
differenziati in relazione alle caratteristiche dei processi produttivi svolti e del corrispondente sottosistema
di riferimento. Il modello di Scott fornisce un’interpretazione delle variabili determinate per il disegno della
struttura organizzativa poiché ritiene che dalla relazione tra variabili organizzative e strategiche nascano tre
stadi di sviluppo strategico/organizzativo: il primo definisce una struttura organizzativa elementare, il
secondo una struttura articolata e funzionale mentre il terzo un modello di struttura divisionale. Galbraith
fornisce un modello complesso con una struttura a matrice.
4. Le strutture organizzative
La struttura organizzativa elementare
Rappresenta la forma organizzativa tipica di realtà di dimensioni ridotte con una sola linea di prodotti
destinati ad un segmento omogeneo di clientela
Può essere vista come un’organizzazione naturale. Tra le forme semplici si possono distinguere:
Assetto gerarchico‐imprenditoriale: struttura organizzativa fortemente centralizzata
Forma artigiana: variante della precedente struttura specifica per processi produttivi non
standardizzati
Gruppo di pari: struttura che si adatta allo svolgimento di attività complesse da parte di
professionisti che gestiscono autonomamente le proprie attività.
La struttura organizzativa funzionale
Tali strutture sono basate sul raggruppamento delle attività in base alla loro natura economico‐tecnica e
sulla decentralizzazione delle decisioni operative fra organi direttivi. L’organizzazione funzionale ricorre ad
una chiara divisione del lavoro tra le unità organizzative e ad un certo grado di formalizzazione.
Presenta dei punti di forza derivanti da una maggiore sofisticazione delle competenze tecnico‐
specialistiche. Le forme funzionali possono ricorrere ad una vasta gamma di soluzioni in termini di
articolazione della struttura quali:
Gerarchia manageriale
Unità di progettazione degli assetti organizzativi
Unità di staff
La struttura organizzativa divisionale
L’adozione di strutture divisionali quali configurazioni organizzative che consentono di ridurre la
complessità organizzativa sono un passaggio ulteriore verso l’adozione del criterio di specializzazione per
prodotti o servizi, per aree geografiche, per clienti…
Il termine divisionale indica una struttura per prodotto o strategic business unit ove le unità sono
organizzate e raggruppate in relazione agli output del sistema organizzativo
Nella realtà vi sono strutture con diversi gradi di decentramento:
Struttura divisionale accentrata o integrata
Struttura divisionale pura
Struttura a holding
I punti di forza di questa struttura sono l’efficiente coordinamento interdivisionale e la capacità di
rispondere rapidamente al cambiamento. Uno svantaggio può derivare dalla difficoltà di creazione di
efficaci meccanismi di coordinamento orizzontale.
La struttura organizzativa a matrice
È un’organizzazione che adotta una varietà di meccanismi organizzativi di coordinamento e di gestione per
favorire le relazioni e l’integrazione tra le dimensioni funzionali e di prodotto, progetto, aree che la
caratterizzano. Il principale elemento è l’abbandono del tradizionale principio dell’unità di comando a
favore dell’istituzione di una linea di autorità per ognuna delle dimensioni critiche connesse al task
environment aziendale
È idonea a risolvere problemi di aziende operanti in settori ad alta sofisticazione tecnica e con elevata
differenziazione dei prodotti offerti nonostante occorra rilevare le difficoltà di gestione di una struttura così
articolata. È lo strumento ad hoc per affrontare i problemi derivanti dall’incertezza che caratterizza la
complessità aziendale e la necessità derivante di una continua elaborazione di informazioni.
Si distinguono tre forme:
Matrice orientata funzionalmente o co‐or