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LE LAUDI
Nel campo della lirica vuole affidare la summa della sua visione a sette libri di Laudi: un progetta di
celebrazione assoluta. Nel 1903 vengono pubblicati i primi 3: Maia, Elettra, Alcyone; il progetto rimane
incompiuto. Un quarto libro, Merope, viene inserito nel 1912 alle imprese coloniali in Libia. Postumo fu
aggiunto un quinto libro, Asterope, che comprende le poesie ispirate alla prima guerra mondiale. Gli ultimi
due libri non vennero mai scritti.
Maia
Il primo libro è un lungo poema unitario. Vi è una novità formale: non segue più gli schemi della metrica
tradizionale, ma adotta il verso libero. Il poema è la trasfigurazione mitica di un viaggio in Grecia realmente
compiuto dall'autore. Il protagonista si presenta come eroe 'ulisside', pronto a sprezzare ogni limite pur di
raggiungere le sue mete. Il viaggio è l'immersione in un passato mitico, all'insegna della forza e della
bellezza. L'eroe diventa un superuomo come lo fu Ulisse. Il viaggio è una fuga dalla realtà nel tempo e nello
spazio rispetto ad un presente insoddisfacente vista l'industrializzazione. Ulisse era amato da molti poeti,
oltre a D'Annunzio: Dante e Pascoli lo ripresero. In D'Annunzio è l'incarnazione del superuomo che tenta
l'avventura fine a se stessa.
→ UNA SVOLTA RADICALE:
Il poeta non si contrappone più alla borghesia, ma si propone come cantore dei suoi fasti e vate dei suoi
destini gloriosi, trasfigurandolo in un'aura di mito. Invece di sfuggire da ciò che lo aggredisce come la
grande industria, la macchina, la società di massa, esorcizza la paura e l'orrore auto-investendosi di un
ruolo nuovo: cantare e celebrare, per non rassegnarsi alla scomparsa, proprio quella realtà che minaccia la
sua scomparsa. In questo modo l'esteta può passare dal suo atteggiamento di radicale rifiuto antiborghese
alla posizione di cantore entusiasta della realtà moderna, di difensore delle sue tendenze più aggressive.
Il vero D'Annunzio è quello 'decadente', che esplora le zone della psiche dove fermentano gli impulsi più
oscuri, che esprime una sensualità complicata, che vagheggia con nostalgia una bellezza del passato
avvertita ormai come mito irraggiungibile.
Elettra
Secondo libro: propaganda politica diretta. Anche qui c'è un polo positivo, rappresentato da un passato e
da un futuro di gloria e bellezza; si contrappongono ad un polo negativo: un presente da riscattare. È
costante la celebrazione della romanità in chiave eroica.
Alcyone
Nel terzo libro al discorso poetico si sostituisce il tema lirico della fusione panica con la natura (si
abbandona alla natura). Il libro è come un diario ideale di una vacanza estiva, dai colli fiesolani alle coste
tirreniche tra la Marina di Pisa e la Versilia (in Toscana). L'io del poeta si fonde col fluire della vita del Tutto;
l'io si identifica con le varie presenze naturali, animali e vegetali. Vi è la ricerca sottile di musicalità, che
tende a dissolvere la parola in sostanza fonica e melodica, con l'uso di un linguaggio analogico. In realtà
l'esperienza panica cantata è una manifestazione del superomismo: solo al superuomo è concesso di
'trasumanare', attingendo a una vita superiore, al di là di ogni limite umano.
Ricompaiono certi motivi ideologici prendenti negli altri due libri:
• Esaltazione della vitalità 'dionisiaca'
• Prefigurazione di un futuro di rinata romanità imperiale
• “Ulissismo” → febbre di vivere tutte le esperienze al di là di ogni limite.
Alcyone:
Comunione con la natura:
Romanticismo: annullamento dell'autore (Leopardi: “Naufragar m'è dolce in questo mare”).
D'Annunzio: si ha un ampliamento del proprio io, del superuomo.
Stile: influenza il '900:
– uso intenso del linguaggio analogico e simbolista.
– Importanza della parola isolata che si carica di forza propria.
– Ricerca della musicalità e del suono che rievochino la natura.
La sera fiesolana da Alcyone
→ la natura si vitalizza.
Ogni strofa è autonoma dalle altre e forma quasi una lirica a sé. L'immagine centra, intorno alla quale si
pongono tutte le altre, è il sorgere della luna, che assume il valore arcano di una teofania, cioè di
un'apparizione della divinità. Se la luna che nasce ha qualcosa di divino, solo la parola del poeta può
evocarla, le sue parole che riecheggiano nel silenzio della sera, sono come una formula che propiziano
l'apparizione divina. Non viene descritto il sorgere effettivo poiché sarebbe un effetto troppo concreto che
annullerebbe l'effetto magico. Il poeta sceglie di evocare il momento che precede il sorgere della luna. È un
momento ambiguo e indefinibile.
La luna distende a sé un velo luminoso, ed in esso la campagna si sente sommersa dal gelo notturno.
Inizialmente si ha una sensazione uditiva: parole del poeta e il fruscio delle foglie; successivamente si fonde
con una sensazione tattile: la freschezza. Il tenue velo argenteo ha una realtà visiva, è assimilato al
'notturno gelo', quindi a sensazioni tattili. Al gelo si associa anche una sensazione di liquidità: la campagna
'beve' la pace, luce è come un liquido fresco che dà refrigerio alla campagna riarsa dal sole. Queste
immagini alluno quindi all'azione luna-divinità. C'è un altro legame segreto: 'gelo' diffuso dalla luna e
'freschezza' della parole del poeta. La parola e l'apparizione sono collegate. Le parole hanno le stesse
prerogative divine della luna come entità divina che porta refrigerio e vita. Anche la sera viene
personificata, ma in una divinità femminile. Sono numerosi i collegamenti con la prima prosa; così la sera
porta refrigerio con la pioggia, anticipando la strofa successiva. Il mito però rimanda ad una religiosità
francescana, evoca quindi certe immagini della Vergine.
D'Annunzio amava queste mescolanze tra sacro e profano, sensualità e liturgia, ed ha un senso estetizzante
della religione cattolica.
- II strofa: prevale la partitura musicale: la parola tende a diventare pure suono, a dissolversi in
musica. Il gioco delle immagini ripropone la metafora dell'acqua → la pioggia tiepida di giugno, con
cui la primavera prende commiato. La strofa si chiude con un'altra immagine religiosa, quella degli
olivi → gioco analogico: verde argenteo delle foglie dà come una sfumatura ai clivi (colline), al
tempo stesso gli olivi sono sempre stati considerati nella tradizione simbolo di santità. Il legame tra
le due immagini è dato dal 'pallore': da un lato è dato materiale riferito il colore, dall'altro si collega
all'idea di santità, evocando immagini di macerazione ascetica. (Procedimenti analogici ripresi nel
Novecento).
- III strofa: nucleo centrale → profumo della sera, immagine sensuale. La poesia passa quindi:
sacralità (I strofa) → musicalità misticheggiante (II strofa) → sensualità panica e naturalistica, come
un contrasto di toni (III strofa). Anche nella III c'è una sospensione mitico-religiosa. C'è come un eco
del culto antico per fonti e dei boschi, abitati dalle divinità. Ma il messaggio arcano allude a una
forza eroica che pervade la natura ed in cui l'uomo si immedesima. Sensuale è anche la
trasfigurazione delle coline in labbra, chiude da un divieta ma anche ansiose di rivelare il loro
segreto; un segreto (intuito dalle strofe precedenti) di vita gioiosa, di esperienze amorose sublimi,
di bellezza oltreumana.
La pioggia nel pineto da Alcyone
Manifesto del panismo di D'Annunzio. Temi: metamorfosi (i due protagonisti si mescolano) e musicalità
(forza evocatrice della parola poetica). La parola deve diventare musica, una formula magica che traduce i
suoni della natura e rivela l'essenza della realtà. 'o Ermione' → invita la donna a tacere e ascoltare la
pioggia e gli animali nel bosco. Nell'ultima strofa c'è una metamorfosi molto forte.
C'è il suono diverso di varie voci:
• Il suono delle gocce a seconda delle foglie più o meno rade
• Il canto delle cicale → sono strumenti solisti che si alternano all'orchestra
• Il canto roco delle rane
D'Annunzio traduce la musicalità della pioggia in parole umane. Al centro si pone il tema panico
dell'identificazione del soggetto umano con la vita vegetale. Il poeta e la donna sono viventi “d'arborea
vita” (vivono della stessa età degli alberi), il volto della donna è “molle di pioggia/come una foglia”, i capelli
profumano come ginestre, la donna è una creatura terrestre che scaturisce dalla terra come la vegetazione,
o sembra uscire dalla corteccia degli alberi, come le ninfe nell'antologia antica. L'identificazione culmina
nell'ultima strofa. La metrica è libera, frammentata che tende a riprodurre la pluralità delle presenze e delle
voci presenti nella pineta sotto la pioggia. Anche le rime sono libere e numerosi sono gli enjambement.
GUIDO GOZZANO
Gozzano nasce a Torino nel 1883 e muore a causa di un violento attacco di tisi nel 1916, è testimone della
crisi europea di cultura che sfocia nella prima Guerra Mondiale; il suo nome è spesso associato alla corrente
letteraria post-decadente del crepuscolarismo. A partire dal 1864, anno in cui la capitale venne spostata da
Torino a Firenze, il capoluogo piemontese è teatro di una grave crisi, che terminerà solo in seguito alla
fondazione della Fiat del 1899; Torino diventa così il polo industriale italiano dell’epoca, aspetto evidenziato
da Gozzano. La crisi segna una perdita dell’importanza del ruolo dell’intellettuale all’interno della società e
le avanguardie costituiscono un tentativo di ribellione a tutto ciò. Periodo storico:
- Dal 1873 al 1895: depressione evidente, disoccupazione ed emarginazione. Al liberalismo si
sostituisce il protezionismo, la politica antiliberale e l’imperialismo, si apre una competizione per il
dominio ed il controllo delle colonie.
- Dal 1896 al 1913: periodo della Seconda Rivoluzione industriale che segna le maggiori capitali
Europee, Belle époque caratterizzata da prosperità ed esposizioni universali. Il positivismo è
caratterizzato dalla conoscenza che è resa possibile solo attraverso il metodo scientifico, si rifiuta la
metafisica. Ci si concentra principalmente sul rapporto di causa-effetto, sul determinismo,
sull’ereditarietà e sull’evoluzionismo. A Torino il positivismo riscontra un grande successo e lascerà