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SISTEMI SETTORIALI DI INNOVAZIONE e PARADIGMI TECNOLOGICI
La struttura di mercato dipende dalla performance delle imprese, e in particolare dal loro modo di
fare innovazione nei singoli settori. Nella misura in cui il modo di fare innovazione è
“sector-specific”, si osserveranno diverse dinamiche industriali settoriali e diverse strutture di
mercato. Esistono fondamentalmente due pattern di innovazione:
SCHUMPETER MARK I “creative destruction”
→
➢ Facilità di entrata in un’industria.
▪ Presenza massiccia di nuove imprese che portano innovazione: i nuovi imprenditori
▪ entrano nel settore con idee innovative, nuovi prodotti e processi, avviano nuove
imprese che concorrono con quelle esistenti.
Le nuove imprese distruggono le rendite associate alle precedenti innovazioni.
▪ Lo Schumpeter Mark I può essere definito anche come un modello di innovazione
▪ “widening”, ossia come base innovativa che si espande attraverso la continua entrata
di nuovi innovatori. EXPLORATION
→
Il modello Schumpeter Mark I è caratterizzato da:
▪ Bassa concentrazione delle imprese;
▪ Bassa stabilità nella gerarchia degli innovatori;
▪ Alto tasso di entrata di nuovi innovatori;
▪ Piccola dimensione delle imprese innovatrici.
▪
▪ Il modello Schumpeter Mark I si trova soprattutto nei settori tradizionali, nelle tecnologie
meccaniche, negli strumenti, nella meccanica strumentale e nelle biotecnologie.
SCHUMPETER MARK II “creative accumulation”
→
➢ Predominanza di grandi imprese che investono molto in R&S
▪ Presenza di barriere all’entrata = le grandi imprese, grazie allo stock di conoscenze
▪ accumulate in specifiche aree tecnologiche, alle elevate competenze professionali e
risorse finanziarie, ostacolano l’entrata di nuove imprese.
Le grandi imprese sono più efficienti nel fare innovazione perché hanno laboratori di
▪ R&S con disponibilità di risorse finanziarie che consentono loro di innovare in modo
continuo e esponenziale.
Lo Schumpeter Mark II può essere definito anche come un modello di innovazione
▪ “deepening”, con la dominanza di poche imprese che innovano continuamente in un
processo cumulativo. EXPLOITATION
→
Il modello Schumpeter Mark II è caratterizzato da:
▪ Alta concentrazione dell’innovazione;
▪ Alta stabilità nella gerarchia degli innovatori;
▪ Basso tasso di entrata di nuovi innovatori;
▪ Grande dimensione delle imprese innovatrici.
▪
Tutte le tecnologie chimiche e elettroniche, l’industria dei semiconduttori e dei mainframe,
▪ rientrano nel modello Schumpeter Mark II.
MALERBA e ORSENIGO Esistono differenze tra i settori nei pattern dell’attività
→
innovativa e similitudini tra i diversi paesi nei pattern di innovazione per una tecnologia specifica.
Quindi, esistono regimi tecnologici che regolano i pattern di innovazione.
I REGIMI TECNOLOGICI
I regimi tecnologici forniscono una descrizione dell’ambiente tecnologico in cui operano le
imprese. (Nelson e Winter) I regimi tecnologici sono una particolare combinazione di alcune
fondamentali proprietà delle tecnologie:
Condizioni di OPPORTUNITA’ = riflettono la facilità di innovare per ogni dato ammontare di
▪ risorse investito in ricerca.
Le condizioni di opportunità a livello di settore sono misurate dalla spesa in R&S
▪
Condizioni di APPROPRIABILITA’ = si riferiscono alla possibilità di proteggere le innovazioni
▪ dall’imitazione e alla capacità di estrarre profitti dalle attività innovative. L’introduzione di
brevetti aumenta il livello di appropriabilità e favorisce gli incumbents.
Le condizioni di appropriabiltà sono misurate attraverso le risposte date dalle
▪ imprese relativamente all’utilizzo di brevetti e segreti industriali.
Condizioni di CUMULATIVITA’ = si riferiscono al fatto che le innovazioni e l’attività
▪ innovativa di oggi sono il punto di partenza per le innovazioni di domani: le imprese che
innovano oggi innoveranno anche in futuro in determinate tecnologie e lungo specifiche
traiettorie.
Le condizioni di cumulatività sono misurate dall’importanza di miglioramenti
▪ tecnologici frequenti per rendere difficile l’imitazione delle innovazioni.
La BASE DI CONOSCENZA= si riferisce a quelle proprietà della conoscenza su cui si basano
▪ le attività innovative delle imprese. Tale base di conoscenza si distingue in: Generica vs
Specifica; Tacita vs Codificata; Complessa vs Semplice; Indipendente vs Sistemica.
La natura della conoscenza è catturata dall’importanza data alla conoscenza di base
▪ rispetto a quella applicata.
Opportunità Livello di Cumulatività della
tecnologiche appropriabilità conoscenza
Mark 1 Elevate Bassa Bassa
Mark 2 Elevate Elevata Elevata
- Elevate opportunita’ possono incoraggiare entry nel mercato, ma anche vantaggi per i
grandi innovatori (relazione non univoca).
- Elevata appropriabilita’ consente agli innovatori di mantenere il loro vantaggio nel
tempo: ci attendiamo elevata concentrazione e pochi innovatori.
- Elevati gradi di cumulativita’ tecnologica sono associati a stabilità nella gerarchia e
bassa entrata: gli incumbents costruiscono sui loro successi accumulando conoscenza e
pongono barriere all’entrata.
Quindi, il regime tecnologico influenza la struttura di mercato!
1. Bassa appropriabilità, bassa cumulatività e conoscenze specifiche sono
positivamente correlate con bassa concentrazione e variabilità nella
gerarchia degli innovatori e all’entrata di imprese innovative. (MARK 1)
2. Elevata appropriabilità, elevata cumulatività e scienze di base sono
positivamente correlate con un’elevata concentrazione e stabilità nella
gerarchia degli innovatori ma negativamente legate all’entrata di imprese
innovative. (MARK 2)
I pattern settoriali di innovazione (Mark 1 e Mark 2) sono legati al regime tecnologico.
Si ha una relazione dinamica endogena tra la struttura di mercato e la tecnologia
La tecnologia influenza la dinamica industriale e non viceversa!
→ I DISTRETTI
Concetto di CLUSTER = I cluster possono essere definiti come un gruppo di imprese, attori
economici collegati e istituzioni, che si trovano vicine l'una all'altra e hanno raggiunto una scala
sufficiente per sviluppare competenze specialistiche, servizi, risorse, fornitori e competenze.
Risultano fondamentali quindi le economie di agglomerazione, cioè tutti quei vantaggi che
derivano dal collocarsi nella stessa zona. Concertazione di fattori e mercati.
→
Nel definire i cluster, i due temi fondamentali sono:
1. Specializzazione = Le imprese scelgono di collocarsi in un luogo dove con le altre imprese
simili possono creare delle economie di agglomerazione ed è quindi necessario che siano
specializzate in ciò che si fa in quella zona. I cluster nascono quindi collegati ad un certo tipo
di settore e ad un certo tipo di attività: non esistono cluster generici.
2. Cooperazione = c’è la necessità di condividere alcuni assets per volontà delle imprese o per
costrizione. La cooperazione quindi può essere volontaria o involontaria e in tal caso si tratta
di semplice scambio di conoscenza.
I cluster sono definiti dalle relazioni e non dalla membership. Inoltre, i confini non sono
necessariamente geografici o ufficiali poiché essi sono dati dagli spostamenti delle persone. La
geografia quindi non è un concetto fisico, ma definito dalle condizioni di viaggio, dall’identità, dalla
cultura e dalle preferenze personali. Infatti, ICT e Internet stanno cambiando il concetto di
geografia.
I cluster identificano una configurazione territoriale, non necessariamente definita in senso
amministrativo, in cui prevalgono le relazioni tra imprese grazie alle quali riescono a sfruttare
economie di agglomerazione. Dunque le economie di agglomerazione sono in realtà l'essenza
ultima del concetto di cluster.
Il cluster è una categoria ampia che contempla molti tipi di agglomerazione, una di queste è il
distretto. Il distretto rappresenta una specificità di cluster. I cluster sono ciò che risulta dalle
economie di agglomerazione; quando tali economie di agglomerazione hanno precise
caratteristiche e rispondono a particolari precisi, allora si chiamano distretti.
Il distretto è costituito da imprese piccole, tipicamente familiari, collocate l’una vicino all’altra.
Le grandi imprese possono avere anch’esse un ruolo ma ciò dipende da come l'essenza della
grande impresa si allaccia con il tessuto sociale del territorio in cui il distretto va a costituirsi.
Vale anche per i distretti l'idea che i confini non siano puramente amministrativi; si tratta di
confini produttivi determinati dalla mobilità dei fattori produttivi.
Il distretto, per sua natura, è altamente specializzato. Al suo interno poi può esserci più o meno
specializzazione delle singole imprese. Inoltre, il distretto si origina dalla struttura sociale, la quale
regge quella economica e viceversa.
Il distretto è un agglomerato di piccole/medie imprese in una determinata area dove la
conoscenza deriva principalmente dalla tradizione. Tuttavia c’è un rischio molto forte di self
referency, ossia il rischio di considerare il territorio e la tradizione come l’unica sorgente
fondamentale di ciò che c’è di buono per l’impresa. Un altro problema dei distretti è dato
dall’aging; essi risultano “vecchi” in un mondo ormai globalizzato e sempre più dematerializzato.
Il distretto ha un'importanza strutturale per l'Italia; il tessuto industriale italiano è fatto di
moltissime piccole/micro imprese che hanno una certa capacità di affrontare la crisi, i
cambiamenti di domanda e di produrre valore seguendo quello che è il modello delle nicchie. Non
ci si basa sul volume quanto piuttosto sulla qualità, la personalizzazione, il rapporto con il
cliente, la specializzazione. E ovviamente il modello di fondo che produce questo tipo di mercato
è un modello basato su un sistema di imprese, non sulla singola impresa.
CONTRATTI DI RETE
I contratti di rete, istituiti nel 2009, hanno come scopo quello di aumentare la collaborazione tra
imprese, dando più respiro ai progetti comuni (per durata e commitment) permettendo però ad
ogni partecipante di mantenere
la propria autonomia per permettere lo sviluppo di complementarità e
specializzazione al fine di creare economie di scala.
Gli elementi tipici di un contratto di rete sono:
- Obiettivo del contratto (innovazione, internazio