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R&D.
Come possono quindi le piccole imprese competere in R&D con le grandi imprese? Cooperando
tra di loro per avere una scala tale da potere avere anch’esse i ritorni maggiori che si hanno con
il cost spreading.
INNOVATION AND LEARNING: THE TWO FACES OF R&D
Tutta l’accademia dell’innovazione prende come punto di riferimento questo articolo. Per
capire di cosa si parla in questo articolo dobbiamo prenderne un altro in considerazione:
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Why Do Firms Know More Than They Make?
Qui si parla di una compagnia C (presumibilmente Boing). Quello che fanno Brusoni, Prencipe e
Pavitt in questo articolo è vedere quali sono le tipologie di brevetti che sviluppa la compagnia
(CC), i suoi fornitori di primo livello(FT) e di secondo livello(ST).
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Andiamo a vedere se i nostri brevetti della compagnia C sono di tipologia diversa da quelli che
producono gli altri due. Il grafico distingue 4 campi di conoscenza. La prima è la conoscenza
architetturale (quindi relativa a tutta la struttura del prodotto), la seconda è la conoscenza sub-
architetturale (quindi relativa all’architettura ma al livello del componente), la terza è la
conoscenza al livello della funzione e la quarta è la conoscenza relativa alla parte fisica
(materiali). Queste conoscenze sono sviluppate in modo diverso da questi “attori” (CC, FT, ST).
C’è quindi una diversa distribuzione di brevetti.
Notiamo che la compagnia sviluppa più brevetti per l’architettura rispetto ai fornitori di primo e
secondo livello, questo vuol dire che essa si specializza sulla struttura del prodotto e sulla
divisione dei sistemi ma demanda ai suppliers la gestione dei singoli moduli ovvero la nostra
compagnia dice che per fare il prodotto bisogna mettere insieme questi pezzi in questo modo,
dopodichè ogni singolo modulo viene sviluppato da un supplier diverso. Per quanto riguarda le
sub-architetture ovvero le architetture interne ai singoli sistemi, notiamo che la maggior parte
della conoscenza è posseduta dai fornitori di primo livello, quelli di secondo livello ne hanno
abbastanza e la nostra compagnia ne ha molto poca. Quindi all’interno di ogni singolo modulo
sono i suppliers i veri esperti. Sulle funzioni e sulla parte fisica notiamo che stranamente
soprattutto la compagnia C possiede conoscenze a riguardo oltre ai fornitori di primo e secondo
livello. Il punto è che la compagnia C non si occupa delle funzioni né della dimensione fisica dei
materiali. Da qui la domanda: “Perché le imprese sanno più di quello che fanno?” Questo
“fenomeno” si spiega dal fatto che la compagnia vuole avere una visione d’insieme completa al
fine di creare architetture performanti ed evitare ad esempio quello che è successo nel caso
Fiat (negli anni 90 Fiat ingegnerizzava l’85% del valore dell’auto fuori, quindi aveva messo al di
fuori del suo ambito di conoscenza una serie di comprensione dei vari moduli che andava a
gestire. Adesso Fiat disegna completamente la macchina recuperando tutte le competenze
relative a tutti i sistemi e poi chiede ai fornitori di fare dei “derative models”). La sostanza è che
se noi abbiamo una conoscenza delle funzioni e della dimensione fisica quello che otteniamo è
un vantaggio dal punto di vista dell’apprendimento e questo apprendimento nasce proprio dal
fatto che abbiamo investito in R&D, ciò ci permette di creare architetture performanti.
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Why Do Firms Know More Than They Make?
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To Learn
Quindi non solo spendiamo in R&D perché vogliamo fare innovazione ma anche perché
abbiamo bisogno di imparare.
Cohen e Levinthal espandono questo concetto. Affermano che la spesa in R&D è necessaria
anche per poter utilizzare le conoscenze degli altri. C’è quindi la necessità da parte delle
imprese di venire a conoscenza delle informazioni degli altri (per esempio delle università) per
poterle portare nei propri processi e utilizzarle per innovare. Quindi l’R&D sviluppa anche
l’absorptive capacity (la capacità di assorbire la conoscenza che è esterna all’impresa). Le sue
tre fasi sono:
1) individuare (sono in grado di individuare la conoscenza che mi interessa)
120
2) assimilare (sono in grado di leggerla e capirla)
3) sfruttare (sono in grado di utilizzarla nei miei processi)
Questa è una fonte di apprendimento molto diversa dall’altro meccanismo di apprendimento
che viene utilizzato per descrivere come imparano le imprese ovvero il learning-by-doing. In
questo caso si discute attorno alla capacità degli “attori” di migliorare le proprie prestazioni
grazie al fatto che ripetono certi task e certi processi produttivi. Mentre il learning-by-doing ci
insegna come fare le cose, l’absorptive capacity ci insegna come assorbire ciò che proviene
dall’esterno.
Questo implica di occuparsi anche di qual è la conoscenza che sta all’esterno e di come noi
possiamo agganciarla, quindi porta la discussione sulle opportunità tecnologiche, sul livello di
appropriabilità, cioè su tutta una serie di fattori che noi abbiamo ascritto al concetto di regime
tecnologico. Il punto è che noi stiamo investendo in R&D per creare delle competenze che ci
servono per assorbire la conoscenza che è all’esterno, che si interfaccia con noi attraverso il
regime tecnologico.
La conoscenza esterna si interfaccia con noi attraverso il regime tecnologico.
Ance i nostri competitor producono conoscenza che possiamo catturare, in questo caso la
variabile rilevante dal punto di vista tecnologico è l’appropriabilità (se è alta vuol dire che le
imprese possono difendere bene le loro conoscenze).
Nel caso delle università le variabili sono le opportunità tecnologiche: un settore in cui
l’università produce moltissima conoscenza ha più opportunità tecnologiche di settori in cui
questa conoscenza è più lenta a progredire oppure dato che devo poi assorbire queste
conoscenze, le scienze astratte sono molto più difficili da assorbire di scienze che offrono più
opportunità tecnologiche per il semplice fatto di essere già molto vicine al livello della
applicazione.
Questo ci fa capire come l’occuparsi della spesa in R&D volta ad imparare per utilizzare
conoscenze esterne proietta la discussione dalla singola impresa a livello di regime tecnologico.
Arrow e Nelson dicono che la conoscenza tecnologica si può trasferire a costo molto piccolo
(uso di internet) perché la tecnologia è codificabile e quindi il vero costo lo si ha quando
creiamo la conoscenza. Cohen e Levinthal affermano che ciò non è vero perché questa
conoscenza che si diffonde nel sistema deve essere appresa. E’ quindi necessario investire nella
creazione di stock di conoscenza che ci permetta in futuro di interpretare in maniera corretta la
conoscenza esterna.
Il modello è questo: 121
Qui abbiamo la spesa in R&D che determina la nostra conoscenza tecnologica, poi abbiamo le
spillovers dei competitor, quello che i competitor creano, la loro conoscenza e quello che riesce
a sfuggire al controllo dell’appropriabilità e che noi possiamo vedere e poi abbiamo la
conoscenza extra-industria (università o il governo). Tutto questo incide sulla nostra
conoscenza tecnologia. Può incidere totalmente se siamo in grado di assorbirla oppure per
nulla se non siamo in grado di farlo. Quindi in questo caso è fondamentale la nostra capacità di
assorbimento che deriva dal nostro investimento in R&D, che ha la doppia capacità di
aumentare la nostra conoscenza e di abilitarci a utilizzare la conoscenza che viene da fuori.
Se vogliamo recuperare i concetti relativi al regime tecnologico (opportunità tecnologica e
appropriabilità lo schema diventa questo: 122
Abbiamo l’opprtunità tecnologica, abbiamo l’appropriabilità (quindi le spillovers che
provengono dai competitors) e queste incidono sulle nostre valutazioni relative alla spesa in
R&D. Su questo incide la nostra Absorptive capacity che ci permette o meno di appropriarci di
queste due fonti di conoscenza. Tutto questo viene moderato dalle caratteristiche della
conoscenza stessa. Se la conoscenza è difficile da comprendere è più difficile creare absorptive
capacity. IL MODELLO
123
• Lo stock di conoscenza fa aumentare i profitti, ma a un tasso decrescente.
• L’incremento dello stock di conoscenza z dell’impresa i cresce al crescere della R&D (M ) e
i i
degli spillover di conoscenza come segue:
- dove g>0 è la capacità di assorbimento
• dove 0<q<1 indica il grado di presenza di spillover intra-settoriali,
• T è la conoscenza prodotta al di fuori dell’industria (università, stato, fornitori di
macchinari).
• b indica quanto R&D è cruciale per acquisire absorptive capacity (es. per la complessità
della conoscenza esterna da assorbire). Più grande è b, maggiore è l’effetto di M su g
i
(più è difficile assorbire conoscenza più è importante investire in R&S per riuscire a
farlo)
L’incremento dello stock di conoscenza della nostra impresa = la nostra R&D + tutto il
ragionamento relativo alle conoscenze esterne che sono di due tipi, T è la conoscenza che viene
dall’esterno (università, fornitori) e la sommatoria di tutte le spese in R&D dei miei competitor
(dentro il settore). Il fatto che questa R&D produca queste spillovers dipende da un parametro
che cattura l’appropriabilità. Se b è 0 allora c’è un alto livello di appropriabilità e non posso
appropriarmi della conoscenza, viceversa se b è 1 (l’R&D degli altri si somma al mio).
In questo modello ciò che accade è che il livello di equilibrio della ricerca e sviluppo, quindi
quello che le imprese decidono di spendere in R&D cresce al crescere di b. Perché? Dato che ci
sono delle conoscenze esterne da catturare inevitabilmente devo alzare il mio livello di R&D, se b
è alto vuol dire che quando spendo in R&D sto aumentando la mia absorptive capacity e catturo
questa conoscenza esterna (quindi conviene aumentare la spesa in R&D). Ovviamente se b è
basso ciò non avviene.
Supponiamo che l’absorptive capacity sia 0. Se ho un regime di appropriabilità alta io aumento il
mio R&D perché so che posso proteggere la mia conoscenza (vale anche per i concorrenti), se ho
appropriabilità bassa non mi conviene investire in R&D perché produrrò innovazioni facilmente
imitabili, questo vale però