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Avery e collaboratori con i batteri, l’obiettivo di questo esperimento era
verificare che il batteriofago T2 durante infezione inietti DNA ma non le
proprie proteine. Hershey e Chase fecero sviluppare colonie del batterio
E coli in presenza di radio isotopi, in particolare alcune colonie di
batteri vennero ottenuti utilizzando terreni di coltura contenenti un
isotopo radioattivo del fosforo (32p) e uno del zolfo (35s). in un secondo
momento i fagi vennero impiegati per infettare tali colonie di E coli. In
questo modo il radio isotopo del fosforo poteva essere incorporato nel
DNA dei fagi e allo stesso modo quello del zolfo poteva essere
incorporato nelle proteine dei fagi. Con questi due campioni di virus,
uno radioattivo per il 32p e uno radioattivo per il 35s, venero poi infettati
batteri cresciuti su un terreno di coltura normale. Dopo circa 10 minuti,
le colonie di E coli, infettate dai fagi vennero sottoposte prima a
vibrazione in un agitatore allo scopo di distaccare le teste e quindi i
capsidi dei fagi delle cellule dei batteri e poi a centrifugazione al fine al
fine di separare le cellule batteriche dalle particelle fagiche. Il ricorso
alla centrifuga per ottenere nelle provette un sedimento formato da
cellule batteriche e un supernatante contenente essenzialmente
particelle fagiche, a conclusione dell’esperimento, misurarono la
radioattività nelle due frazioni residue. La radioattività risultava
concentrata nel sedimento vale a dire all’interno delle cellule
batteriche, quando i batteri erano stati infettati c on i fagi che avevano
incorporato 32p. Quando invece i batteri erano stati infettati con i fagi
che avevano incorporato 35s la radioattività veniva riscontrato
soprattutto nel super natante. Nel caso dei fagi marcati con 32p, la
maggior parte della radioattività individuata nelle cellule
batteriche(sedimento) dimostrava che il DNA del fago era entrato nei
batteri mentre nel caso dei fagi marcati con 35s indicava che le
proteine del fago non erano passate nei batteri. L’esperimento permise
di concludere che solo il DNA era entrato nel batterio , le proteine del
fago invece costituivano invece il materiale di rivestimento esterno. Nel
1956 fu dimostrato che anche nei virus il materiale genetico è costituito
dagli acidi nucleici. Utilizzando il virus del mosaico del tabacco venne
provato che il suo materiale genetica era rappresentato dall’ RNA e non
dal DNA. Questo virus denominato TMV cioè tobacco mosaic virus, è
costituito da due componenti chimiche principali, acidi ribonucleici e
proteine assemblati insieme a formare insieme una struttura elicoidale.
Una particella del virus del mosaico del tabacco include un singolo
filamento di RNA avvolto a spirale e rivestite da 2130 subunità
proteiche uguali. Gierer e Schramm riuscirono a separare l’RNA del
virus dall’involucro di proteine , quando piante di tabacco erano
inoculate utilizzando usando tale RNA purificato, le foglie
manifestavano le tipiche lesioni indotte da virus. Queste lesioni non
venivano invece osservate quando le piante venivano invece inoculate
con le proteine virali oppure con RNA trattato impiegando ribonucleasi.
I risulatati ottenuti indicavano che l’RNA era il materiale genetico del
virus. Conrat e Singer riuscirono ad isolare le componenti proteiche e
gli acidi ribonucleici da due diversi ceppi del virus TMV per poi riuscire
a ricostruire particelle infettive unendo l’RNA di un ceppo virale con le
proteine dell’altro ceppo e viceversa. Inoculi dei virus originali e di
quelli riassemblati vennero infine impiegati per infettare foglie di
tabacco e così fu possibile dimostrare che il tipo di lesione dipendeva
dall’acido nucleico e non dalla proteina. Il materiale ereditario doveva
necessariamente contenere tutta l’informazione per la struttura e la
funzione delle cellule in un organismo e doveva replicarsi
accuratamente in modo che tutte le nuove cellule formatosi per
divisione condividano lo stesso patrimonio genetico della cellula di
partenza. Inoltre doveva possedere una struttura sufficientemente
stabile ma allo stesso tempo in grado di subire cambiamenti ereditari
cioè mutazioni. Nel 1931 Levene dimostro che gli acidi nucleici sono
costituite da grosse molecole che per idrolisi totale producono unità più
semplici detti nucleotidi, ognuno dei quali è formato da un gruppo
fosfato, uno zucchero pentoso e una base azotata. Il gruppo fosfato
deriva da una molecola di acido fosforico. Gli acidi nucleici con cinque
atomi di carbonio sono il ribosio e il deossiribosio, il primo ha un atomo
di ossigeno in meno rispetto al ribosio in posizione 2’ cioè posizione
due primo: C5H10O4 e C5H10O5. Le basi azotate possibili sono 5 divise
in due gruppi, purine e pirimidine, delle prime fanno parte l’adenina e la
guanina che hanno una struttura a doppio anello, mentre delle seconde
fanno parte citosina timina e uracile e hanno struttura a singolo anello.
Ovviamente lo zucchero presente nel DNA è il deossiribosio mentre
quello presente nell’RNA è il ribosio. Nel DNA possono trovarsi quattro
diversi tipi di nucleotidi che differiscono tutti per la base azotata , così
come nell’RNA. Tuttavia la timina è presente solo nel DNA e nell’RNA al
suo posto è presente l’uracile. Il DNA è localizzato prevalentemente nel
nucleo e rappresenta il costituente dei geni e quindi dei cromosomi
insieme alle proteine mentre l’RNA è concentrato nel citoplasma in
corrispondenza dei ribosomi. La combinazione dello zucchero con la
base azotata prende il nome di nucleoside. Un legame di tipi glicosidico
si stabilisce tra il carbonio 1’ dello zucchero e l’azoto in posizione 9
delle purine o l’azoto in posizione 1 delle piramidine. Il nucleotide è il
risultato dell’unione del gruppo fosfato al nucleoside detto anche
nucleoside fosfato. In questo caso si stabilisce un ponte ossigeno,
legame fosfodiesterico, tra il carbonio 5’ del nucleoside e il fosforo
dell’acido ortofosforico. Chargaff e collaboratori analizzarono la
composizione delle basi cioè la proporzione dei quattro diversi
nucleotidi riuscendo a dimostrare che la composizione era molto
diversa fra un organismo e l’altro ma che in proporzione adenina era
uguale a timina e che citosina era uguale a guanina e i suoi risultati
condussero ad ipotizzare che i due tipi di basi nel DNA dovevano
trovarsi appaiati. Watson e Crick trovarono la struttura completa del
DNA e per fare ciò utilizzarono anche i dati della cristallografia ai raggi
X sulla struttura del DNA forniti da Franklin e Wilkins. Secondo il loro
modello il DNA aveva una struttura ad elica altamente ordinata e
formata da due filamenti con substrutture ripetute regolarmente lungo
l’asse della molecola. Inoltre l’elica aveva un diametro di due nanometri
e fosse caratterizzata dalla presenza di gruppi omogenei ogni 0,34
nanometri lungo l’asse della molecola. Watson e Crick proposero che il
DNA avesse una stuttura a doppia elica destrosa con le due catene
polinucleotidiche antiparallele avvolte una sull’altra a spirale. Ogni
filamento di DNA è un polinucleotide, inoltre la formazione di una
catena polinucleotidica richiede l’unione di un gruppo fosfato attaccato
all’atomo di carbonio in 5’ dello zucchero di un nucleotide e il carbonio
in posizione 3’ dello zucchero del nucleotide precedente mediante un
legame fosfodiesterico( pagina 176 figura 4.14). I gruppi fosfato e i
zuccheri pentosi formano così lo scheletro di un filamento mentre le
basi azotate sono situate perpendicolarmente all’asse dell’elica e
sporgono dallo scheletro stesso. Le basi azotate del DNA sono tenute
insieme da legami ad idrogeno. L’appaiamento delle basi è molto
specifico poiché adenina è sempre unita a timina e guanina è sempre
unita a citosina da tre legami ad idrogeno. Quindi in un qualsiasi punto
della molecola si può avere tra coppie complementari un legame del
tipo A=t T=A C=G e G=C. in base alla struttura e alla dimensione delle
basi, risulta evidente che solo una disposizione ordinata tra coppie può
consentire una formazione regolare di eliche con diametro costante.
Una molecola di DNA contiene quindi sequenze specifiche e
complementari di nucleotidi e inoltre l’informazione genetica non può
che essere riconducibile alla sequenza delle basi azotate. Le
caratteristiche principali del DNA sono:1) la struttura consistente in due
catene polinucleotidiche antiparallele cioè la polarità opposta(entrambi
i filamenti sono orientati in modo 5’(P)>3(oh) , ma in direzioni opposte
avvolte una intorno all’altra a formare una doppia elica destrosa ( i due
filamenti si avvolgono in senso orario lungo il loro asse),2) lo scheletro
formato da ripetizioni di gruppi fosfato e zuccheri pentosi costituisce la
parte esterna della doppia elica mentre le basi azotate sono orientate
verso l’asse centrale e i filamenti opposti sono uniti da legami specifici
tra coppie di basi che garantiscono una complementarietà tra sequenza
nucleotidiche e un diametro costante della doppia elica, 3)la presenza
di coppie di basi distanziate regolarmente di 0,34 nanometri lungo la
doppia elica e la lunghezza di 3,4 nanometri equivalenti ad un giro
completo dell’elica implicano il coinvolgimento di 10 nucleotidi, 4) le
unità di zuccheri e gruppi fosfati a causa del tipo del tipo di legame tra
le basi, vengono a trovarsi a distanze diverse dall’asse centrale
dell’elica, originando così due tipi di solchi. Oltre al modello a doppia
elica descritto da Watson e Crick che rappresenta la forma
predominante in natura cioè DNA-B, esistono altre due forme alternative
cioè DNA-A e DNA-Z. La prima forma sempre a doppia elica destrosa,
rappresenta una forma disidratata e compatta che compie un giro
completo ogni 10,4 basi mentre la seconda è sinistrosa ed è costituita
da una forma più sottile e allungata con andamento a zig-zag e che
compie un giro completo ogni 12 coppie di basi. In condizioni
fisiologiche normali la forma B è prevalente su quella A, mentre
riguardo a quella Z, indagini eseguite negli ultimi anni hanno suggerito
un possibile ruol nel processo dei trascrizione. A differenza del DNA,
l’RNA è costituito da un singolo filamento composto da una catena
polinucleotidica. La struttura primaria di un filamento di RNA è simile a
quella di un filamento di struttura primaria di DNA, con la similarità del
ribosio come zucchero pentoso e dell’uracile come base azotata. Ogni
divisione cellulare è sempre preceduta da una duplicazione del
materiale ereditario. Watson e Crick ipotizzarono per primi che la
molec