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RISCHIO E RENDIMENTO: LEZIONI DALLA STORIA DEL MERCATO DEI CAPITALI

I rendimenti monetari

Il rendimento ottenuto da un investimento in azioni, come da uno in obbligazioni, può derivare da due fattori:

  1. la componente di reddito del rendimento da dai dividendi pagati dalla società agli azionisti;
  2. la componente di reddito costituita dal capital gain (guadagno in conto capitale) o capital loss (perdita in conto capitale) derivanti dall'investimento.

Si ha quindi:

Rendimento monetario totale = reddito da dividendo + capital gain o loss

Se immaginiamo di possedere delle azioni e di volerle vendere a fine dell'anno, allora avremo:

Liquidità totale = investimento totale + rendimento monetario

E otterremo una cifra uguale ai proventi della vendita delle azioni più i dividendi.

Se invece immaginiamo di detenere le azioni senza venderle, il capital gain dovrà comunque essere considerato come componente del rendimento. Ci si chiede inoltre

Se una simile valutazione contraddice la regola del valore attuale, enunciata in precedenza, secondo la quale conterebbero solo i flussi di cassa in entrata? La risposta è negativa: il capital gain è certamente parte del rendimento e dovremmo conteggiarlo nell'ambito del rendimento totale. La circostanza di aver deciso di tenere le azioni e di non venderle, ossia di non monetizzare il guadagno o la perdita, non intacca minimamente la possibilità di ottenere il controvalore in denaro delle azioni. Dopotutto potremmo sempre venderle a fine anno e riacquistarle immediatamente dopo. La somma totale che avremmo alla fine dell'anno sarebbe data dal capitale gain più l'investimento iniziale e non perderemmo questo rendimento riacquistando le azioni, ma verseremmo esattamente nella stessa situazione in cui ci troveremmo se non avessimo venduto le azioni.

I rendimenti percentuali

Quale è il rendimento che otterremo per ciascuna unità monetaria investita?

Indichiamo con t l'anno in esame, Pt (inteso t a pedice) il prezzo del titolo azionario all'inizio dell'anno e Div (t+1) (a pedice) il dividendo pagato per ogni azione nel corso dell'anno. Il rendimento percentuale sarà:

Rendimento del dividendo = Div (t+1) / Pt

Il capital Gain o Loss è la variazione intervenuta nel prezzo delle azioni divisa per il prezzo iniziale. Assumendo che Pt sia il prezzo dell'azione alla fine dell'anno si avrà:

Capital gain = (P (t+1) - Pt) / Pt

Combinando questi due risultati scopriamo che il rendimento totale dell'investimento effettuato che definiamo come R (t+1) (a pedice) è stato:

R (t+1) = (Div(t+1)/Pt ) + ( (P(t+1)-Pt)/Pt )

I rendimenti periodali

L'investitore deve leggere sempre attentamente le informazioni sulla performance di un'azienda o del mercato azionario. Se ci si chiedesse quale sarebbe il rendimento totale di una somma investita inizialmente lasciata sul mercato azionario, e poi ogni

anno i dividendi dell'anno precedente vengono reinvesti nell'acquisto dialtre azioni la risposta sarebbe questa: si consideri Rt il rendimento all'anno t(espresso in decimali), il rendimentototale ottenibile alla fine dell'anno T è il prodotto di 1 più il rendimento di ciascun anno. Se sottraiamo 1 al risultatoottenuto troviamo il rendimento totale che includerà il rendimento derivante dal reinvestiti in azioni dei dividendidel primo anno per altri due anni e il reinvestimento dei dividendi del secondo anno per un altro anno: questoprende il nome di rendimento periodale in questo caso dei tre anni.La misurazione del rendimentoEsistono due indicatori importanti che sintetizzano le osservazioni storiche relative ai rendimenti sul mercato deicapitali. Il primo indice rappresenta una misura capace di descrivere nel modo più efficace i rendimenti annuipregressi del mercato azionario e quindi il rendimento medio. Viene creato poi

L'istanza nel quale viene rappresentata, a distribuzione di frequenza dei dati: l'altezza dà il numero delle osservazioni campionario effettuate nell'intervallo riportato sull'asse orizzontale. Si può poi calcolare la media della distribuzione. Si sommano tutti i valori e si dividono per il numero totale T delle osservazioni. Media = R̄ = (R1+R2+...+Rt) / T

I rendimenti medi delle azioni e delle attività prive di rischio. Dopo aver calcolato il rendimento medio del mercato azionario, sembra logico confrontarlo con i rendimenti di altri titoli. La comparazione più ovvia è data con i rendimenti a bassa variabilità che si registrano sul mercato dei titoli di stato. Questi ultimi sono privi della maggior parte dei fattori di volatilità che osserviamo nel mercato azionario.

I governi prendono a prestito denaro emettendo titoli obbligazionari detenuti dagli investitori. Questi prendono varie forme fra cui i

Buoni del Tesoro. Il più tipico di questi ultimi è un'obbligazione a sconto puro con scadenze a un anno o inferiori. Poiché i Governi possono aumentare le imposte per pagare i propri debiti, il rischio di insolvenza è praticamente nullo, si può quindi dire che sono rendimenti privi di rischio a breve termine. Un confronto interessante è quello fra il rendimento praticamente privo di rischio dei bdT e quello molto rischioso delle azioni. Questa differenza viene detta anche extra rendimento rispetto all'attività rischiosa, detto extra perché è il rendimento aggiuntivo derivante dalla rischiosità delle azioni interpretato come premio per il rischio sulle azioni. Una delle osservazioni più rilevanti che emergono dai dati del mercato azionario concerne il maggior rendimento nel lungo periodo delle azioni rispetto a quello delle attività prive di rischio. Chi ha investito in azioni nell'arco

temporaleconsiderato è stato remunerato con un rendimento più alto, detto excess return, rispetto a quello che avrebbe ottenuto limitandosi a investire in buoni del tesoro. Ci si chiede quindi la ragione di questa remunerazione: la risposta andrebbe ricercata anche nella variabilità dei diversi tipi di investimento. I rendimenti di un investimento azionario sono frequentemente negativi in tutti i paesi, mentre un investimento in bdT non produce mai un rendimento negativo. Si nota che lo scarto quadratino medio dei bdT è notevolmente inferiore a quello dei titoli azionari; significa che il rischio dei bdT è inferiore a quello delle azioni. Bisogna quindi ora calcolare il rischio degli investimenti azionari. La misurazione del rischio Un secondo indice per caratterizzare la distribuzione dei rendimenti è rappresentato da una misura del rischio insito nei rendimenti stessi. Un possibile approccio alla valutazione del rischio sui rendimenti delle azioni.

Il testo riguarda lo spread delle distribuzioni di frequenza. Lo spread o dispersione di una distribuzione indica quanto un determinato rendimento possa deviare dal rendimento medio. Se la distribuzione è molto dispersa i rendimenti saranno estremamente incerti. Per contro, una distribuzione i cui rendimenti stanno tutti in un range di pochi punti percentuali è concentrata, e i rendimenti sono meno incerti. Gli indicatori di rischio sono scarto quadratico medio e varianza.

La varianza è la misura più usata per la variabilità o dispersione. Si usa il simbolo Var per la varianza. Per calcolare la varianza bisogna prendere i T rendimenti individuali (Re, R2 ...), sottrarre il rendimento medio R, elevare al quadrato ciascuna differenza e sommare. Infine, questo totale va diviso per il numero dei rendimenti.

rendimenti meno uno (T-1). L'SQM è sempre esattamente la radice quadrata dellavarianza.

La distribuzione normale e le sue implicazioni per l'SQM

Un campione sufficientemente numeroso estratto da una distribuzione normale presenta la curva a campana. Questa distribuzione è simmetrica rispetto alla sua media. Secondo la statistica classica, la distribuzione normale riveste un ruolo centrale, e lo scarto quadratico medio rappresenta il mezzo utilizzato abitualmente per rappresentare la dispersione di una distribuzione normale. In una distribuzione normale la probabilità di avere un rendimento superiore o inferiore alla media di un certo ammontare dipende unicamente dall'SQM. Se i rendimenti delle azioni hanno una distribuzione pressoché normale, la probabilità che un rendimento annuo si discosti dalla media entro un SQM sarà approssimativamente 2/3.

Altre misure del rischio

Uno dei limiti principali della varianza e dell'SQM è

Il testo fornito può essere formattato utilizzando i seguenti tag HTML:

costituito dall' assunto impliciti che gli incrementi dei prezziazionari possano essere rischiosi esattamente quanto le diminuzioni. Tuttavia molti investitori ritengonodecisamente più rischioso il calo di valore del proprio investimento rispetto alla crescita di valore dell'investimentostesso. Questa asimmetria è il punto debole di varianza e SQM. La semivarianza si calcola così :

(1/ (n-1) )*( sommatoria (con r al tempo t da <target fino n) di (target-r al tempo t)^2 )

Dove n è il numero di osservazioni al di sotto del target; r al tempo t è il rendimento osservato e target è ilrendimentk-target, che potrebbe essere il rendimento medio storico. La semivarianza ha il vantaggio che nellamisurazione del rischio si prendono in considerazione solo le deviazioni al di sotto del target o del rendimento delriferimento. Un'altra misura del rischio, che incorpora l'asimmetria nei rendimenti, che è l'indice di asimmetria.

Tale indice misura il grado in cui una distribuzione presenta una asimmetria positiva o negativa (con coda rispettivamente a destra o sinistra). Nel caso della normale vi è simmetria quindi le osservazioni con segno positivo e negativo sono equiprobabili. Per misurare il grado di asimmetria che caratterizza una serie di rendimenti, detto anche rischio di asimmetria, basta dividere la percentuale di variazione causata dalle deviazioni superiori alla media per la percentuale di variazione causata dalle deviazioni inferiori alla media. Se >1 si ha asimmetria positiva, se <1 negativa. Un secondo indice legato al rischio è la curtosi che misura la frequenza dei rendimenti collocati agli estremi delle code destra e sinistra. In molti casi i rendimenti azionari hanno una prevalenza molto maggiore di valori estremi che si riflette nello spessore della curtosi. Altre informazioni sui rendimenti medi. Il confronto fra medie aritmetiche e medie geometriche e il calcolo dei.cula utilizzando la seguente formula: \[ RMA = \left( \prod_{i=1}^{T} (1 + R_i) \right)^{\frac{1}{T}} - 1 \] Dove \( RMA \) rappresenta il rendimento medio geometrico, \( R_i \) rappresenta i rendimenti annuali per ogni anno \( i \) e \( T \) rappresenta il numero di anni considerati. Per calcolare il rendimento medio geometrico, si moltiplicano tutti i rendimenti annuali tra loro e si eleva il risultato alla potenza \( \frac{1}{T} \). Infine, si sottrae 1 per ottenere il rendimento medio geometrico. Questo tipo di rendimento è particolarmente utile quando si vogliono calcolare i rendimenti medi di investimenti che hanno subito variazioni nel tempo.
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Publisher
A.A. 2020-2021
73 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/09 Finanza aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Federica.T05 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Finanza aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Piras Luca.