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La vocazione folkloristica e l'International Folk Music Council

La vocazione folkloristica non viene completamente arrestata dal rapido sviluppo dell'Etnomusicologia americana. L'istituzione attorno alla quale i folkloristi musicali si raccolgono è l'International Folk Music Council (IFMC), fondata a Londra nel 1947 per iniziativa di Maud Karpeles, che già dal 1935 si era proposta di riunire in un'unica associazione quanti si occupavano di musica e di danza popolare.

L'attenzione dell'associazione è in quel momento quasi esclusivamente puntata sulla raccolta delle musiche delle danze popolari, sulla loro conservazione e sulla loro rivitalizzazione. Nel 1930 era già stata fondata a Berlino la Gesellschaft fur vergleichende Musikwissenschaft. Dopo l'avvento del nazismo e il fallimento del tentativo di mantenere viva l'associazione negli Stati Uniti, nel 1953, un gruppo di Etnomusicologi americani danno vita ad un esile bollettino (newsletter) per stabilire un collegamento informativo fra gli studiosi.

Della disciplina. Nel 1955, con un'adesione di 419 studiosi, tra cui un solo italiano, Giorgio Nataletti, nasce la Society for Etnomusicology (SEM). "Il principale impegno del IFMC degli anni 50, soprattutto per le indicazioni e le attività di Maud Karpeles, si può esprimere con poche parole: musica popolare e danza in Europa; sopravvivenza, revival ed autenticità. I suoi membri cercano di trarre dal passato i criteri per giudicare la musica popolare, per comparare le manifestazioni attuali, alterate, di questa musica con le manifestazioni autentiche del passato e valutare il suo stato nel presente. Così facendo, glorificano il passato in una prospettiva nostalgica, vedendolo come genuino e autentico e le modificazioni come negative e decadenti". Pagina 9 Etnomusicologia Staiti

Secondo alcuni, il lavoro dell'IFMC era prevalentemente amatoriale: l'aspetto scientifico era decisamente trascurato. La pubblicazione, nel 1956, di...

Un'antologia con 183 canti popolari europei (curata da Maud), priva di ogni preoccupazione scientifica, non fece che alimentare queste convinzioni.

Con il congresso di Budapest del 1964 e la presidenza di Zoltan Kodàli, l'IFMC compie una svolta decisiva per il suo rinnovamento e ciò avvia una più aperta revisione dei rapporti fra l'etnomusicologia americana e il folklore musicale. Il congresso fu innovativo già per il tema principale proposto dal presidente: Folk Music and Music History. Per la prima volta si poneva in termini critici la relazione fra Etnomusicologia e musicologia e storia della musica.

Nel 1981, la società cambia nome e diventa International Council for Traditional Music (ICTM). Il cambio del nome aprì le porte in Paesi nei quali la parola "Folk" Music aveva un significato negativo. Il carattere "internazionale" del Council e il suo collegamento con l'UNESCO, permisero a studiosi dell'est,

anche negli anni più duri della guerra fredda, di partecipare ad incontri fuori dai loro paesi e a questi paesi di ospitare riunioni e congressi. Negli stessi anni, anche il filone berlinese americano affrontava i problemi della ridefinizione della disciplina. La vecchia definizione di musicologia comparata, venne sostituita da un nuovo nome, proposto da Kunst nel suo manuale pubblicato nel 1955: Etnomusicologia, a sottolineare la componente etnologica-antropologica della disciplina. Gli anni che seguono la proposta di ridenominazione, vedono un fiorire di discussioni e di confronti. Willard Rhodes, nel 1956, interviene in questo complesso dibattito: ai campi di indagine già propri della musicologia comparata, si dovevano, secondo lui, aggiungere "due categorie: la musica leggera (Popular Music) e la danza. Per musica leggera intendo tutto quel vasto corpo di materiali musicali che non ricadono nella definizione di musica popolare (folk Music), né in quella di musicacolta (ArtMusic) E rappresentano, con la loro enorme diffusione, un' espressione musicale delle masse popolari che li producono, consumano e sostengono. Nelle culture più complesse, la categoria dovrebbe comprendere il jazz, come la musica commerciale che invade la radio. Nelle società tribali e nei gruppi etnici, dovrebbe includere tutto il materiale non-tradizionale. Poiché la musica non è solo espressione dello spirito dell'uomo ma anche una risposta fisica a impulsi motori, lo studio della danza è inseparabile da quello della musica. La coreografia è una disciplina autonoma... l'interdipendenza della danza con la musica rende però imperativo che l'etnomusicologo sia adeguatamente preparato all'analisi della parte musicale". Sotto la spinta del dibattito degli anni 50, oggi la situazione sembra migliorata e la Popular Music, il jazz e la Etnodanza, trovano un certo spazio nelle istituzioni e pubblicazioni etnomusicologiche.studio della musica non-giapponese, e così via. Questo atteggiamento è il risultato di una visione eurocentrica della musica, che considera la musica europea come il punto di riferimento e le altre tradizioni musicali come "altre" o "diverse". Tuttavia, negli ultimi decenni, c'è stata una maggiore apertura verso l'inclusione delle tradizioni musicali europee nell'ambito dell'etnomusicologia. Questo è stato favorito dalla crescente consapevolezza dell'importanza delle tradizioni musicali locali e della diversità culturale. Oggi, l'etnomusicologia si occupa di studiare e comprendere le diverse tradizioni musicali di tutto il mondo, senza distinzioni geografiche o culturali.studio della musica non-giapponese…Pagina 10

Etnomusicologia Staiti

L'etnomusicologia si è sviluppata come vigorosa reazione contro le concezioni correnti a proposito della natura della musica".

Cap. 2 - il musicologo raddoppiato:

1. Grazie del divertimento, professor Brailoiu:

Nel 1958, parlando al congresso della società internazionale di musicologia riunita a colonia, Constantin Brailoiu fu ringraziato del presidente in modo sarcastico per aver offerto all'uditorio un istante di gradita distensione, a sotto intendere che il suo fosse un'Intermezzo occasionale che, per una volta, le celebrità presenti avevano avuto la bontà di tollerare.

Nel corso degli ultimi trent'anni, il rapporto fra Etnomusicologia e musicologia si è positivamente sviluppato. Nel 1958, non era tanto il lavoro degli Etnomusicologi ad animare il disinteresse da parte dei musicologi, quanto il disprezzo per l'oggetto delle loro ricerche, ovvero la musica di quanti

Non erano membri del nostro Occidente. La musica contrapposta alla non-musica, gli uomini contrapposti ai non-uomini. Nel 1964, al Convegno dell'International Folk Music Council a Budapest, Walter Wiora individua le ragioni di quell'incomprensione, di quella esclusione dell'etnomusicologia dal sacro recinto della scienza musicologica: "molti storici della musica sostengono che l'Etno. non ha ancora raggiunto il rango di disciplina scientifica con i suoi principi e con i suoi convincenti risultati. Dichiarano che la storia della musica d'arte incidentale deve restare al centro dell'attenzione musicologica, perché è altamente colta e più storica e storicizzabile rispetto ad ogni altra musica del mondo. È storica a causa del gran numero di compositori ed opere artistiche che essa conta; è più storicizzabile perché solo la civilizzazione occidentale ha sviluppato una piena vita musicale con una cultura scritta."

e perché soltanto la musica notata può essere investigata con metodi effettivamente storici. L’etno. non può vantare un approccio storico in quanto manca di sufficienti documenti scritti ed è limitata alla tradizione orale”.

La profondità della memoria orale:

Levi-Strauss nel 1966 ha scritto: “si distinguono tradizionalmente la storia e l'etnologia in base all'esistenza o meno di documenti scritti nelle società da esse rispettivamente studiate. La mancanza di documenti scritti, nella maggior parte delle società cosiddette primitive, ha obbligato gli etnologi a sviluppare metodi e tecniche proprie. Questa limitazione può essere spesso superata dalla tradizione orale. L’etnologo si interessa soprattutto di ciò che non è scritto, non tanto perché i popoli che egli studia sono incapaci di scrivere, quanto perché ciò che lo interessa è diverso da tutto ciò che è scritto”.

Che gli uomini pensano solitamente di popolare, possiamo notare che anche le culture tradizionali europee garantiscono una memoria orale spesso sorprendente per profondità e precisione. Viene portato un esempio di un'esperienza di ricerca.

Potenzialmente tutti i componenti di una comunità sono cantanti: il cantare si apprende spontaneamente ascoltando i più anziani, i più bravi e cantando con loro. I più dotati e appassionati a poco a poco emergono sugli altri e ricevono un riconoscimento della comunità. Se però non sono per famiglia o non divengono per scelta professionisti, non ricoprono un ruolo effettivamente specializzato nella comunità. L'eredità musicale che raccolgono e prolungano appartiene ad un loro vissuto quotidiano, che è comune a tutti membri della comunità. Pagina 11 Etnomusicologia

StaitiUn vero e proprio training sì ha anche per entrare in certi gruppi specializzati, confraternite o cori parrocchiali, dedicati al canto liturgico. Per accedere a queste scuole, è necessario un vero e proprio apprendistato, lungo e duro. È frequente che queste scuole conservino documentazione scritta della loro attività.

Diverso è il caso del suonatore: per imparare a suonare uno strumento, anche nel mondo popolare, si va a scuola o si seguono le lezioni di qualcuno che sa già suonare. Diventare un suonatore era un mezzo per uscire da condizioni di miseria, acquisendo una professione e significava anche imparare un'arte, cioè un mestiere, seguendo le regole dell'apprendistato artigiano. Ogni suonatore può perciò risalire con la memoria almeno al suo maestro e a quanto il suo maestro gli ha raccontato. Questo patrimonio di ricordi è componente essenziale di un prestigio che si conquista con l'abilità e

la perizia ma anche con una dose di carisma nel quale giocano componenti che potremmo definire
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Publisher
A.A. 2019-2020
36 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/07 Musicologia e storia della musica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mir.romano85 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etnomusicologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Staiti Nico.