vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Per quanto riguarda i sistemi nuziali essi sono determinanti nel tipo di organizzazione sociale che
si verrà ad instaurare. In genere, nelle specie in cui entrambi i genitori sono necessari per nutrire e
prendersi cura dei piccoli, l’evoluzione tenderà a produrre la monogamia sociale (Gibboni – Storni,
non geneticamente). Dove è invece possibile che un genitore allevi la nidiata da solo, per l’altro
può rappresentare un vantaggio abbandonare il partner e accoppiarsi nuovamente (Pagliarolo,
competizione spermatica - mammiferi).
Per aggregazione si intende il raggruppamento di animali di una o più specie che si trovano in
contiguità spaziale perché ricercano la medesima condizione ambientale e non per via di
attrazione sociale (vedi associazione). Per esempio le farfalle notturne si aggregano intorno alle
luci in quanto attratte singolarmente dallo stimolo luminoso.
Nei primati rinveniamo il massimo grado di legame sociale, vuoi per l’elevata plasticità mentale, le
notevoli capacità cognitive, in questo ordine di mammiferi si riscontrano intense cure parentali, atti
amichevoli (solleticamento e grooming), alleanze e molto altro (3).
Gerarchie di dominanza/subordinazione
Il ruolo sociale dell’instaurarsi delle gerarchie è quello di creare ordine all’interno del gruppo,
assicura un’equa ripartizione delle risorse e permettere alla femmine di selezionare gli individui con
una fitness più elevata. Gli animali si servono di due modalità per determinare i vari ranghi
all’interno del gruppo. Oltre che valutando le capacità fisiche dell’avversario, acquisendo
direttamente informazioni attraverso competizioni diverse da quella dello scontro fisico (cervi,
confronto fra bramiti), esistono altri due metodi. Il primo è attuabile solo quando gli individui
interagiscono abbastanza spesso da poter acquisire con l’esperienza e l’osservazione,
informazioni sulle capacità fisiche dei vari componenti del gruppo. In questo caso si parla di
gerarchie di dominanze o un ordine di beccata (galline, 4). Quando invece gli animali incontrano
troppi altri individui per poterli conoscere tutti singolarmente vengono sfruttati i così detti segnali di
rango come la pettorina dei passeri domestici, in funzione delle sue dimensioni si stabilisce il grado
di dominanza. Nei primati la situazione è un po’ più complessa poiché spesso possono crearsi
delle alleanze, così che se un individuo A domina su B e C, è possibile che questi ultimi si alleino
subordinando A, il quale, a sua volta potrà farsi rientrare nelle grazie uno dei due e invertire la
situazione. In generale vi è quindi una certa mobilità sociale, ad esempio se un dominante si
ammala, si abbassa il suo rango e quindi può venire rapidamente sostituito. Gli individui
subordinati, nella maggior parte dei casi si sottomettono senza protesta al capo branco, però se ad
esempio il cibo scarseggia, può capitare che non venga rispettata la gerarchia e quindi gli individui
sfociano in lotte fisiche. Un altro aspetto della dominanza è la sua funzione legata all’ottenimento
delle femmine. In seguito ad uno scontro fisico, il vincitore sarà detentore della femmina. Nei
babbuini si instaurano i così detti harem, gruppi sociali costituiti da un solo maschio dominante e
da diverse femmine. Infine è opportuno sottolineare che le dispute tra individui di rango troppo
distante sono molto rare, cosa che invece non avviene fra individui di rango simile.
Al rango elevato sono associati privilegi e oneri: nelle scimmie e nelle taccole, per esempio,
l'individuo dominante può scegliere il luogo in cui dormire o nidificare e può sottrarre a un
subordinato un boccone appetitoso, ma è anche il più attivo difensore del gruppo e spesso
interviene a sedare le liti fra i suoi componenti, favorendo in genere il più debole dei contendenti
dato che, come si è detto, attacca più facilmente gli individui di rango più alto. Il comportamento
degli individui subordinati è molto influenzato dalla presenza di un individuo dominante; nelle
scimmie i subordinati rispettano accuratamente lo spazio individuale dell'individuo alfa e non lo
invadono senza esibizioni di pacificazione. I movimenti, e in genere le attività, di un individuo
dominante sono continuamente osservati dagli altri componenti del gruppo che, grazie a questa
attenzione, coordinano la loro attività con quella dell'individuo dominante. Questa attenzione riflette
anche una tensione interna che ha basi fisiologiche e neurologiche. Nel topo di laboratorio, per
esempio, gli individui soggetti a frequenti attacchi (subordinati), mostrano un livello ematico di
adrenalina più elevato, che indica uno stato di allarme continuo e implica una minore resistenza ad
alcune malattie, e nei piccioni, gli individui di basso rango si mostrano meno capaci di
apprendimento, ma migliorano notevolmente le loro prestazioni se artificialmente si permette loro
di acquistare un rango più elevato.
Aggressività inter- ed intraspecifica
L’aggressività tra membri della stessa specie è definita sociale, per distinguerla da quella
interspecifica che si esprime nella cattura e nell’uccisione delle prede, e anche dal comportamento
difensivo mostrato da un individuo che si difende da un predatore (mobbing, passeri). In genere
l’aggressività si esplica mediante l’adozione di posture e movimenti tipici, che hanno lo scopo di
intimorire l’avversario (topo, gabbiano). Sevenster ha misurato il livello di aggressività in alcuni
maschi di spinarello a tre spine, servendosi del numero di morsi assestati ad una provetta
contenente un altro maschio. Egli scoprì che dopo 10 minuti di tale comportamento caratterizzato
dai morsi, la tendenza ad ulteriori aggressioni aumentava. Wilz dimostrò che anche se il maschio
rivale viene allontanato dopo essere stato attaccato, quello che resta rimane in uno stato di
aggressività così elevato da attaccare perfino le femmine.
Frequenti comportamenti aggressivi si riscontrano nella difesa del territorio. Ad esempio, se in un
detentore di un territorio localizza un intruso, andrà rapidamente incontro ad un aumento dei livelli
di adrenalina, la quale produce una serie di effetti fisiologici, come l’aumento dei battiti cardiaci e la
vasodilatazione, al fine di migliorare le prestazioni fisiche conferendo una maggior ossigenazione
muscolare e quindi maggior forza e resistenza.
In genere, il comportamento aggressivo è più elevato nel maschio, a causa degli effetti del
testosterone, ormone sessuale, prodotto dai testicoli.
Infine si è osservata una relazione tra il grado di aggressività e la densità della popolazione. Ad
esempio, i langur vivono sia in india settentrionale, sia in india meridionale, in quest’ultima si
osserva una drastica riduzione dei comportamenti aggressivi proprio in relazione del fatto che
questi primati vivono in popolazioni molto meno affollate, nelle quali quindi, la competizione per le
risorse e per le femmine è contenuta.
I topi possono superare una barriera elettrificata pur di raggiungere un avversario con cui
combattere; i pesci combattenti (Betta) e i galli da combattimento apprendono un esercizio se dopo
ogni esecuzione corretta si offre loro una situazione che stimoli comportamenti aggressivi,
dimostrando che questa è appetita come un premio. L'aggressività può essere sotto controllo
genetico, e in questo caso non viene modificata dalle esperienze di allevamento. Topi di ceppi
rispettivamente molto e poco aggressivi conserveranno sostanzialmente il loro grado di
aggressività sia che vengano allevati da madri molto aggressive sia poco aggressive. Sembra
opinione concorde che le esperienze sociali, soprattutto quelle precoci, influenzino fortemente il
comportamento aggressivo, almeno nei Mammiferi, rendendo in genere gli animali meno propensi
alla lotta. D'altro canto, sempre sperimentalmente, si è dimostrato che la scarica regolare degli
impulsi aggressivi può rinforzare l'aggressività, producendo una sorta di addestramento
all'aggressione, mentre la loro inibizione prolungata può atrofizzarla, suggerendo l'importanza
dell'educazione giovanile nel determinare le manifestazioni aggressive in età adulta.
Comportamento sessuale e corteggiamento
Il comportamento sessuale risulta essere estremamente variegato all’interno del regno animale. In
genere, il maschio ha il compito di attrarre le femmine, attraverso il corteggiamento, il quale è
altrettanto variabile fra le diverse specie. Darwin propose che gli elaborati ornamenti dei maschi
fossero evoluti per attrarre le femmine nel contesto di un processo che egli denominò selezione
sessuale, ossia la competizione tra gli individui di sesso maschile al fine di accoppiarsi con i
membri del sesso opposto. Tale competizione avrebbe portato all’evoluzione di tratti che
aiutassero il maschio a sopraffare gli altri maschi o che lo rendessero particolarmente attraente per
le femmine, o entrambi. Zahavi ha inoltre proposto che tali ornamenti rappresentassero un
handicap, e che i maschi che li sfoggiano stiano dando prova della propria qualità fisica
ammettendo che sono stati in grado di sopravvivere nonostante tale handicap. Ciò è in parte vero,
poiché sicuramente tali ornamenti rendono l’individuo molto più visibile nei confronti dei predatori,
ma, tuttavia, Norberg ha dimostrato che, ad esempio, le lunghe penne caudali dell’uccello vedova
svolgono una funzione aerodinamica aumentando la portanza della coda e quindi la manovrabilità,
ponendo i suddetti uccelli in uno stretto tunnel del vento. Il comportamento sessuale è determinato
successivamente alla genesi delle gonadi, le quali scaricando gli ormoni sessuali sul cervello,
mascolinizzano o femminilizzano il feto. Tuttavia, in alcuni animali, esso non è irreversibile,
poiché, sotto effetto ormonale, alcuni pesci ad esempio (Anthias e pesce pagliacco), possono, a
seconda delle esigenze, cambiare sesso. Nei mammiferi invece può avvenire una de-
mascolinizzazione e una de-femminilizzazione sempre a causa di variazioni ormonali. Ad esempio
è stato dimostrato che, nei ratti, le femmine che, durante lo sviluppo embrionale, si trovavano
vicine a due embrioni maschili, presentavano da adulte dei comportamenti anomali, risultando più
aggressive e poco recettive nei confronti dei maschi, nonché meno attraenti nei confronti di questi
ultimi.
Un elemento importante nella scelta del partner sessuale consiste nel saperlo scegliere in modo
che appartenga alla propria specie. Così che gli animali hanno evoluto diversi meccanismi per
riconoscere i propri conspecifici. Nei moscerini Drosophil