Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Euripilo è andato fuori di sé, ma a intervalli e quando è sano decide che è bene non tornare in
Tessaglia, ma va a chiedere aiuto all'oracolo di Delfi. Massenzio dice che Euripilo μ μ
αινο ενος
ricrea la comunicazione con il divino che era stata interrotta con una ira di Artemide, ma si tratta
della comunicazione con Dioniso nella fase della follia, mentre di una comunicazione con Apollo
nella fase sana e, quando è sano, egli si rende conto di essere malato; quindi la μ dionisiaca è
ανια
concepita come una malattia. Il re forestiero riconosce la stranezza di un sacrificio mai praticato
prima: è come se i patresi non si rendessero conto della stranezza di questo sacrificio, quindi ci
vuole uno straniero per riconoscere questa stranezza e il risultato è che la malattia e lo strano
sacrificio cessano; quindi nella malattia di Euripilo c’è qualcosa di strano, mentre nel sacrificio dei
patresi c’è qualcosa di malato.
Ma come Euripilo arriva alla consapevolezza? Pausania sottolinea l'importanza del vedere,
l’imminenza del sacrificio, così come quando Euripilo ha visto Dioniso nella cassa è diventato
pazzo.
Un antropologo classico, Onians, ha studiato la faccenda del vedere che per i greci è un vedere
attivo (gli dei non possono vedere la morte perché si contaminerebbero) e l’atteggiamento dei
patresi non è diverso: vedendo in Euripilo il re straniero si ricordano dell’oracolo, ne diventano
consapevoli e deducono la presenza nella cassa di un dio straniero. Euripilo guarisce perché vede lo
strano e i patresi guariscono dalla stranezza perché vedono il re straniero e intuiscono la presenza
del dio.
Il santuario di Delfi
Circa Delfi, W. F. Otto (1929) ha definito Apollo il più greco di tutti gli dei, la divinità che
rappresenta la quintessenza della grecità, però questa definizione di Apollo si basava largamente
sull’Iliade e su Omero in generale. In Iliade, libro IX, si citano le ricchezze racchiuse dalla soglia di
pietra del tempio di Febo Apollo, signore dei dardi, in Pyto rocciosa e questo è importante perché
non sono molti i templi menzionati da Omero ed è importante il fatto di avere menzionato il tempio
con questa immagine icastica della soglia di pietra.
Gli storici delle religioni hanno affermato che il μ di Apollo a Delfi non venne costruito
τε ενος
prima della metà dell’VIII sec; in Odissea, libro VIII si dice che Agamennone oltrepassò la soglia
di pietra per consultare l’oracolo di Apollo, quindi vuol dire che c’era un tempio che funzionava già
40
come sede oracolare. Tra le fonti scritte abbiamo l’inno omerico ad Apollo (datato al VI sec a.C.),
per il quale A. Alani propone di vedere l’autore in Cineto di Chio, che fu attivo negli ultimi anni del
VI sec a.C.
L’inno ha una parte dedicata a Delo dove è descritta la nascita di Apollo e di Artemide da Latona
presso una palma; prima è presentato il vagare di Latona che viene perseguitata da Hera per essere
un’amante di Zeus, la quale non viene accolta in nessun luogo, finchè non giunge a Delo dove viene
accolta, ma con la promessa che il nascituro avrebbe costruito un μ e un altare odoroso.
τε ενος
Gli archeologi hanno appurato che il tempio di Artemide a Delo è anteriore a quello di Apollo,
infatti è di VII sec, poi viene il tempio di Latona del VI e poi quello di Apollo.
Quindi abbiamo la descrizione della nascita di Apollo che diventa subito grande; quando nasceva un
bambino in Grecia c’era la festa degli anfidronia, ovvero c’era la necessità che il padre riconoscesse
il figlio che veniva depositato presso il focolare e poi il padre doveva correre intorno al focolare
stesso.
Allo stesso modo Apollo si presenta sull’Olimpo, viene accolto bene e poi si reca a Delfi alla
ricerca di un oracolo da destinare agli uomini; finalmente arriva alla fonte Telfusa, in Beozia, in un
luogo adatto a costruire un tempio, con un boschetto ricco di alberi, però la fonte Telfusa non
gradisce di condividere il luogo con Apollo e allora gli addita Crisa, un luogo sotto il Parnasso e lo
persuade a cambiare destinazione.
Apollo allora si dirige verso quella che sarà Delfi e decide di fabbricare il tempio che sarà un
oracolo per i mortali; getta le fondamenta del tempio su cui Trofonio e Agamede, due architetti
famosi, posero la soglia di pietra; essi sono noti da un particolare frm di Pindaro, il frm 3 Maehler
che racconta che i due, dopo avere costruito il tempio di Apollo a Delfi chiesero al dio una
ricompensa e Apollo gliela promise, ma disse loro che gliela avrebbe data dopo 7 giorni e nel
frattempo li invitò a festeggiare, ma alla settima notte si addormentarono e non si svegliarono più.
Il dialogo pseudoplatonico, Axiacus, dice che Trofonio e Agamede che avevano costruito il μ
τε ενος
di Apollo a Delfi pregarono il dio di dare loro quello che era meglio per loro e si addormentarono e
non si svegliarono più.
Cicerone nelle Tusculane dice che dopo avere edificato il μ a Delfi, Trofonio e Agamede
τε ενος
chiesero una ricompensa non piccola e non definita, ma ciò che era meglio per l’uomo e dopo tre
giorni morirono. In Pindaro il numero 7 è giustificabile per il fatto che si tratta del numero di
Apollo e di Trofonio rimarrà famoso l’oracolo di Lebadea in Beozia.
Nell’inno abbiamo poi l’episodio di Apollo che uccide il serpente/la serpentessa e impianta il suo
culto che coinvolge i cretesi (sappiamo di agganci tra Delfi e Creta); circa i flegii essi sono il
modello di empia, infatti secondo Ferecide (FGr.Hist. 3, frm 4a), per comando di Apollo
υβρις
Zeus li distrusse perché avevano incendiato il tempio di Apollo a Delfi.
Il libro di Detienne aveva lo scopo di smontare l’immagine idealizzata di Apollo e ha messo in luce
che l’Apollo dell’inno omerico è evidenziato nella sua funzione di Apollo Agyieus (colui che apre le
vie, quindi è civilizzatore), che non è testimoniato a Delfi, ma è l’Apollo delle strade, che troviamo
sulle soglie delle strade ed è raffigurato come una piramide.
Detienne dice che la soglia di pietra è già presente nell’Iliade e nell’Odissea ed è importante perché
secondo altri autori la costruzione in pietra è l’ultima e la soglia di pietra è la pietra più grande
dell’edificio e intorno alla soglia si fa sorgere l’edificio; Detienne fa notare che la soglia del tempio
di IV sec è lunga 6 m e larga 2 m ed era pesante circa 10 tonnellate; circa le fondamenta, μ , in
θε εια
Iliade, libro XII, 28 il termine è usato per le fondamenta dei pali di pietra del muro dei greci a Troia
Pag. 51 53 si tratta di un passo di Pausania del II sec d.C.; all’epoca di Pausania permaneva il
tempio costruito nel IV sec; si tratta di un passo importante perché abbiamo una summa delle
tradizioni del tempio di Apollo a Delfi, e Pausania sembra rifarsi alla tradizione dei suoi tempi, però
sembra conoscere Pindaro. 41
Ci sono molti elementi che riconducono la sua tradizione a una tradizione colta: nel Peana VIII,
Pindaro menzionava il tempio di alloro e il tempio di cera e di piume, dicendo che il tempio di
alloro fu portato dagli iperborei da un vento impetuoso; cita anche il tempio di bronzo che sarebbe
opera di Efesto e Atena (mentre Pausania cita solo Efesto); secondo Pindaro, i figli di Crono, dopo
avere squarciato la terra con un fulmine, vi nascosero il tempio di bronzo, mentre Pausania dice che
esso o precipitò nella terra o venne divorato da fuoco; Pindaro doveva descrivere il tempio di alloro.
Quindi Pausania dice che a Delfi il primo tempio fu quello di alloro, a forma di capanna; il secondo
tempio fu invece fatto dalle api con la cera e con piume, il terzo tempio era quello fatto di bronzo,
mentre il quarto fu fabbricato da Trofonio e Agamede in pietra; infine cita il tempio attuale, di IV
sec.
Si riteneva una volta che tutti questi templi fossero mitici, ma gli scavi svizzeri degli anni 70,
condotti da Claude Berard, hanno individuato a Eretria un tempio dedicato ad Apollo
Daphnephoros, cioè portatore di alloro e questo tempio, della metà dell’VIII, aveva le pareti di
alloro; infatti sono state trovate tracce di una serie di colonne di legno.
La connessione tra Apollo e l’alloro a Delfi era notissima e in particolare l’alloro di Tempe, in
Tessaglia, era noto nel mito perché Apollo, dopo avere ucciso Pyton, doveva essere andato a
purificarsi a Tempe; qui taglia i rami d’alloro, se ne incorona e, tenendo in mano dei rami, torna a
Delfi.
Di questo ce ne parla Teopompo (FGr.Hist. 115, frm 80), ma anche Callimaco ( , 87, frm 79);
Αιτια
questo mito costituiva la base del rito del Septerion in cui i ragazzi di Delfi imitavano l’uccisione di
Pyton, si andavano a purificare a Tempe, si coronavano di alloro e lo riportavano a Delfi per farne
le corone dei vincitori ai giochi pitici.
Non sappiamo se a Delfi ci fosse stato il tempio di alloro, però il concetto del tempio di alloro ha
avuto una realtà storica ad Eretria; secondo Pausania a Delfi il tempio di alloro aveva la forma di
una capanna, che ha un’applicazione cultuale.
Circa il tempio di cera e di piume, si è concordi che esso sia un dato non corrispondente alla realtà,
forse era un modellino, infatti Pausania dice che venne costruito dalle api con l’aiuto degli uccelli;
Pindaro, nella Pitica IV ricorda che la pizia era chiamata ape delfica, Pausania, IX, dice che c’è un
episodio in cui la pizia avvisa alcuni beoti di consultare l’oracolo trofonio, ma i beoti non lo
trovano, finchè un beota non lo trova seguendo uno sciame di api; nell’inno omerico a Hermes si
dice che ci sono tre vergini che vivono sotto la gola del Parnasso, la cui testa è sparsa da farina
d’orzo, si nutrono di miele e danno profezie veritiere, ma se private del cibo degli dei, mentono; il
tempio di bronzo ha riscosso l’interesse di Aristotele (frm 3).
Filostrato, un sofista del II sec a.C. nella vita di Apollonio … presenta un saggio e dice che l’Apollo
di Delfi potrebbe rendere i suoi oracoli in modo spettacolare, ma che Apollo si contentava di cose
semplici. Un tempio di piume è menzionato nei Catasterismi di Eratostene che parla della
costellazione della freccia, nata in ricordo della freccia con cui Apollo uccise i ciclopi che
fabbricavano il fulmine di Zeus (Zeus poi condannerà Apollo a serv