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La purificazione della religione pubblica romana nel IV secolo e il ruolo di Giuliano
Serviva comunque una loro purificazione/razionalizzazione/semplificazione necessaria per recuperare la religione pubblica romana. Tuttavia, questa purificazione doveva essere comunque funzionale a dare risposte alle esigenze del IV secolo.
Giuliano, consapevole dei mutamenti che c'erano stati nel corso dei secoli, cercò comunque di ripristinare il pantheon romano riprendendo quindi le divinità classiche. Inserì nel pantheon anche le divinità etniche, compresa la religione giudaica in quanto religione etnica che venerava Jaweh. Da un certo punto di vista, aprì anche alle religioni dei popoli barbari. Quindi, cercò di ricompattare un ethos civico/religioso romano associandovi tutte le tradizioni etniche dell'impero, ma recuperando il pantheon tradizionale.
Giuliano, a causa del suo risentimento nei confronti di Costantino (che aveva sterminato i suoi familiari), nutriva dell'astio anticristiano.
che lo portò tra il 361 e il 363 a ripristinare la condizione di assenza di un culto cristiano privilegiato all'interno dell'impero, ripristinando una tolleranza religiosa nei confronti di tutti i culti (come quella prevista dall'Editto di Serdica del 311). Nel 362/3 Giuliano mise in atto una politica anticristiana: - Escluse gli insegnanti cristiani dalle scuole. - Chiese alle Chiese cristiane di restituire i beni e gli arredi che si erano accaparrati dopo le scelte filocristiane di Costantino e Costanzo II. - Ripristinò i sacrifici dell'epoca precristiana e mise "in conto" tutto questo alle chiese cristiane. Giuliano cercò di promuovere la ripresa della religione tradizionale pagana strutturata in maniera unitaria: una Chiesa pagana su cui fondare l'ethos politico e religioso dell'Impero. Giuliano fallì: - Ebbe poco tempo. - La penetrazione e diffusione del cristianesimo era troppo vasta. Si tenga presente che inQuesto periodo sia la chiesa niceana sia quella ariana si riappacificarono pur di contrastare l'Imperatore. Mette in luce che gran parte dell'Impero era stato convertito al cristianesimo.44 È colui che abbandona la propria religione.62 Giuliano fu succeduto da Gioviano che era cristiano, viene ripreso il cammino di affermazione del cristianesimo all'interno dell'Impero. L'Impero nel 364 passa sotto le mani dell'Imperatore pannonico Flavio Valentiniano. Sul confine del Reno e del Danubio l'Impero stava iniziando a cedere. Valentiniano decide di trasferirsi nella parte occidentale dell'Impero. Altresì affida al fratellastro Valente il governo della parte orientale. Nel giro di qualche anno al governo delle province più occidentali (Britannia, Gallia e Spagna), oltre alla sua persona, pone il figlio Graziano. Con questa nuova divisione non riesce ancora del progetto costantiniano di un'unificazione religiosa.
di tuttol'Impero:- Valentiniano e Graziano sono cristiani niceni.
- Valente è cristiano ariano => governa favorendo la gerarchia e le posizioni ariane.
378 Battaglia di Adrianopoli:
- In Tracia
- →Valente muore per mano dei barbari questo apre la strada ad un grande cedimento del confine danubiano.
Graziano, impegnato a combattere conto i barbari in occidente, decise di associare al governo un nuovo soggetto, esterno alla famiglia imperiale ma con la quale verrà legato a mezzo di vincoli matrimoniali. Si tratta del generale spagnolo Teodosio.
Teodosio nel giro di qualche tempo ebbe la possibilità di essere l'ultimo imperatore di tutto l'Impero.
Alla morte di Valentiniano, l'impero passò nella mani di Graziano.
Teodosio inizialmente assume il governo della zona orientale dell'Impero.
Quindi:
- Graziano e Valentiniano II in occidente.
- Teodosio in oriente.
Religione:
- Graziano: filoniceno consapevole e convinto.
- Teodosio:
filoniceno. Valentiniano II, sotto l'influsso della madre (che non era la stessa di graziano) era filoariano. Quindi il collegio imperiale composto di III persone si presentava ancora una volta diviso. Teodosio fin da subito reputa come difficilmente sostenibile questa situazione.
380 d.C. Teodosio, avvicinandosi alla capitale orientale, che non aveva ancora occupato, decise di emanare in nome anche degli altri due colleghi l'Editto di Tessalonica che è rimasto poi celebre come l'atto legislativo che sostanzialmente prescrive la religione cristiana come religione ufficiale dell'Impero anche se in realtà non è esattamente così.
TEODOSIO I (347-395)
Cunctos populos
Editto di Tessalonica (380)
L'editto è rivolto al popolo e alla città di Costantinopoli, e in esso l'imperatore, così come anche dei colleghi Graziano e Valentiniano II, dichiara di volere quanto segue:
45 Era un generale dalla lunga carriera. 63«tutti i
romani”, cioè al cristianesimo cattolico. Egli afferma che coloro che seguono questa regola devono essere chiamati cristiani cattolici, mentre gli altri che non la seguono sono giudicati dementi e pazzi e subiranno l'infamia dei dogmi eretici. Questi ultimi non potranno chiamare i loro incontri conciliaboli e saranno puniti a morte sia dalla vendetta divina che da quella dell'Impero.Romani”. Teodosio non stabilisce che il cristianesimo sia la religione ufficiale bensì che tutti i popoli debbanoufficialmente credere nel cristianesimo niceno (che quindi deve diventare una sorta di culto universale). Cioè in quel cristianesimo che ritiene della stessa sostanza divina tutte e 3 le persone della S.S. Trinità. Viene stabilito che il cristianesimo nella sua versione nicena è l’unico cristianesimo ammissibile. Le altre tradizioni teologiche non nicene/anti nicene devono essere considerate eresie. Eresia Il termine (dal gr. airesis, il cui significato originario era «presa, scelta, elezione, inclinazione, proposta») designa la negazione di alcuni dogmi o verità di fede insegnati dalla Chiesa. è una scelta che nel linguaggio cristiano diventa diversa eterodossa (diversa da quella giusta). La chiesa della gerarchia filonicena diventa quella di stato. Dopo la morte di Graziano nel 383, Teodosio si pone in una
posizione che è di contestazione rispetto l'atteggiamento di Valentiniano II. Le posizioni di Teodosio verranno rafforzate dal Concilio di Costantinopoli del 381. Ivi viene specificato il credo essenziale cattolico viene redatto il credo niceno-costantinopolitano che diviene il credo di stato del cristianesimo imperiale. Questo credo verrà ratificato in occidente dal Concilio di Aquileia nel 381 questo isola Valentiniano II. Perché era così importante fissare questo credo per Teodosio e proprio a Costantinopoli? Perché la continua discussione teologica e dogmatica poteva facilmente degenerare in conflittualità dogmatica e Teodosio voleva evitare che il cristianesimo imperiale conoscesse delle divisioni dogmatiche. Il problema delle divisioni dogmatiche era molto presente a Costantinopoli: in quel periodo in quella città esisteva una fortissima possibilità di discussione teologica le questioni dogmatiche erano diventate.Delle questioni che si discutevano comunemente. Questo lo si sa dalla testimonianza di Gregorio di Nissa il quale, parlando del suo arrivo a Costantinopoli, nel 380 raccontava in un suo scritto che in questa città, uomini ignoranti, gente incompetente, teologi improvvisati, schiavi liberati si vantavano di discutere di questioni dogmatiche. Gregorio di Nissa stigmatizza il fatto che a Costantinopoli ci fosse il "popolino" che discuteva di dogmatismo questo poteva generare solo conflittualità all'interno della popolazione sulle questioni religiose. Teodosio voleva che le persone avessero un credo il più possibile semplice, unitario e che rispondessero tutti compattamente alle sue esigenze ovvero di avere compattezza, anche da punto di vista morale/religioso, per affrontare le grosse problematiche/sfide politiche-militari che in quei momenti l'impero conosceva. Per questo di fatto emana l'Editto di Tessalonica che diventa la sintesi del
credo di stato del cristianesimo imperiale.19 "Regnum" e "sacerdotium" in Ambrogio di Milano: Impero d'Occidente e ideologia politica "ierocratica"Editto di Tessalonica rappresenta la sintesi del credo del cristianesimo imperiale.Non si deve pensare che il cristianesimo all'interno dell'Impero si manifesti nello stesso modo in tutti iterritori. In oriente vige quanto descritto da Eusebio di Cesarea 65 Occidente situazione diversa da quella orientale: Era debole: forte presenza dei barbari specie sul confine col Reno e con il Danubio. La chiesa più debole = meno strutturata minore penetrazione del cristianesimo. La chiesa era comunque strutturata e meno conflittuale rispetto all'oriente. questo eradovuto al fatto che in Occidente l'unica sede patriarcale era Roma; viceversa ad orientec'erano Gerusalemme, Antiochia, Alessandria e Costantinopoli. Quindi tra oriente e occidente vi eraUn differente rapporto tra sacro e potere. Milano essendo comunque la sede imperiale aveva comunque un episcopato importante.
La situazione politica dell'occidente era più destrutturata di quella orientale. L'occidente, ben prima dell'oriente, si trovò a doversi confrontare con un'eclissi del potere centrale.
Alla fine del IV sec. emergono alcuni episodi di destrutturazione del potere unitario in occidente. Legati a figure di usurpatori del potere: Magno Massimo, a partire dalla realtà britannica e nord gallica, mise in discussione il potere dell'Imperatore Graziano che poi uccise nel 383.
La realtà politico-istituzionale dell'occidente era notevolmente più fluttuante di quella dell'Impero d'Oriente.
Ambrogio di Milano (339/40-397)
- Vescovo di Milano dal 373 d.C.
- Era il rampollo di una delle più ricche famiglie dell'area.