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MATERIALE PER SECONDO PARZIALE

L’ETICA INTERNAZIONALE

L’etica studia quello che dobbiamo fare e quello che non dobbiamo fare; il ramo dell’etica

• internazionale studia i doveri dei governi e degli altri attori a livello globale; ci sono due

dimensioni dell’etica:

- La prima dimensione dell’etica: essa pone, crea degli standard, delle regole: ad

esempio, l'etica internazionale si chiede in quali contesti gli Stati sono autorizzati a

intervenire in altri Stati, oppure si chiede in quale circostanza bombardare i civili è

autorizzato

- Seconda dimensione dell’etica internazionale: essa studia in quale modo gli

standard e le regole (già esistenti) vengono decise, come la gente giustifica o critica

delle regole specifiche; per esempio, l'etica può studiare come la gente giustifica la

neutralità di uno Stato o l'intervento umanitario

domande tradizionali;

L'etica internazionale include delle per esempio, la teoria della guerra

• giusta è molto antica, essa deriva parzialmente dalla filosofia di Sant'Agostino e San Tommaso

questioni nuove,

d’Aquino e fa parte dell'etica internazionale; ci sono anche delle che nascono

dall'ordine mondiale odierno: la globalizzazione crea delle nuove domande per l’etica

internazionale, così come la sfida del cambio climatico (l’etica internazionale si chiede quale

siano le soluzioni corrette a livello globale)

Come situare l’etica internazionale nel campo delle teorie delle relazioni internazionali? Essa è

• molto diversa dalle altre teorie, che provano a spiegare o a interpretare le relazioni internazionali;

secondo il neorealismo e il realismo l’etica internazionale non ha senso, non è possibile, perché i

governi comunque non seguono mai regole morali (Machiavelli), Morgenthau sostiene che non

ci sono valori universali che possono essere seguiti nella sfera politica; tutte le altre teorie hanno

una loro dimensione etica: l’idealismo, per esempio, si interessa alla ricerca della pace; il

costruttivismo si interessa alla diffusione delle norme e dei diritti umani, quindi è interessata

all'etica internazionale

Tuttavia l’etica internazionale sviluppa una teoria indipendente; alcuni sostengono che si sia

• sviluppata attorno agli anni 80, ma in realtà ha una lunga tradizione alle spalle; negli anni 70

c'era poco interesse nell'etica internazionale perché c'era un modo di vedere le relazioni

internazionali molto positivista, negli anni 80 c'è stata una reazione a questa visuale; alcuni

eventi politici e intellettuali hanno spinto a prendere in considerazione gli aspetti normativi

Just war and

delle relazioni internazionali: la Guerra del Vietnam (che ha ispirato il libro di Walzer

Unjust war), il problema della politica di dissuasione nucleare (si sono chiesti se fosse giusto

minacciare di un attacco nucleare un Paese, sapendo che comunque effettuarlo realmente non

sarebbe giusto), il problema della carestia in Africa (che ha fatto riflettere su quali siano i nostri

distant strangers:

doveri nei confronti dei non si sceglie dove nascere, dunque abbiamo dei

doveri nei confronti degli altri), il libro di Rawls che si domanda su quali principi debba basarsi

una società giusta e teorizza dei principi di giustizia, poi applicati alle relazioni internazionali da

Beitz

6/11/2018

LA TEORIA DELLA GUERRA GIUSTA

Presuppone che in circostanze specifiche la guerra possa essere giustificata; in un contesto di

• guerra, quindi, si può distinguere le azioni giuste da quelle non giuste; lo scopo della teoria è

limitare la guerra e, di conseguenza, definisce le condizioni nelle quali la guerra è accettabile o

giustificata

Ha una tradizione antica: Sant'Agostino, San Tommaso d’Aquino, Grozio, De Vitoria; la teoria è

• Walzer,

stata rinnovata da filosofo americano degli anni 70-80-90, che scrive un libro in parte

ispirato alla Guerra del Vietnam

Si oppone alle teorie:

• - Realismo: secondo realisti e neorealisti gli Stati possono usare tutti i mezzi possibili

per preservare la loro sicurezza e il loro potere, dunque non è possibile distinguere

guerre giuste e ingiuste; quest’idea di giustizia non si può applicare alla sfera

politica, mentre secondo la Teoria della guerra giusta (Walzer) gli Stati, essendo

creati da persone morali, desiderano agire in modo morale e giusto; uno Stato

motivato dalla pura ricerca del massimo potere perderà il supporto della

popolazione, almeno sul lungo termine

- Pacifismo: secondo quest’ultimo la guerra non è mai giustificata, mentre la teoria

della guerra giusta sostiene che in alcune circostanze la guerra possa essere

giustificata; è possibile spiegare la sua legittimità nel caso in cui i governi trovano gli

argomenti per spiegarle tre elementi:

- Perché fanno la guerra

- Le loro azioni durante la guerra stessa (comportamenti)

- Le condizioni che impongono agli altri Paesi

Molte regole di questa teoria sono state codificate e formalizzate nel diritto internazionale

• contemporaneo: nella carta dell’ONU, nella Convenzione de Laia (1899, 1907), nelle

Convenzioni di Ginevra (quattro trattati: 1864, 1906, 1929, 1949)

La divisione fra classica e antica corrisponde ai tre elementi citati precedentemente:

• - Jus ad bellum: definisce in quali condizioni sia legittimo cominciare una guerra; ci

sono sei condizioni che devono essere rispettate per far sì che la guerra sia

considerata giusta: la più importante dice che la guerra è giusta se nasce da una

causa giusta (=uno Stato è stato aggredito oppure un altro Stato viene aggredito e

un governo sceglie di difenderlo, quindi soltanto se si tratta di una guerra difensiva,

definizione di

se è una reazione: una guerra offensiva non sarà mai giusta);

aggressione: uso delle forze armate per violare i diritti di qualcuno, degli Stati (come

la sovranità, l’integrità territoriale) per esempio quando la Germania nazista invade

la Polonia (la reazione degli altri Stati è legittima), o quando il governo aggredisce il

suo popolo (Rwanda, e anche in questo caso -genocidio- l’intervento di altri Stati è

giustificato), o in caso di attacco terrorista (11/9 torri gemelle NY, sponsorizzato

dall’Afganistan, quindi la guerra americana contro il regime talebano in Afghanistan

è giustificata)

- Jus in bello: riguarda il comportamento durante la guerra, spiega quali siano le

azioni legittime durante il conflitto e quali siano le armi e le tattiche che possono

essere utilizzate; hanno la responsabilità di rispettare e far rispettare queste regole i

comandanti militari, gli ufficiali e i soldati; chi non le rispetta, è un criminale di

guerra, perseguibile in giudizio, nel suo Paese o alla Corte Penale Internazionale;

definisce quali armi siano autorizzate, impone che i civili non possano essere

attaccati, che non si possa torturate i prigionieri di guerra, dal momento che il

governo deve rispettare i diritti dei suoi cittadini

- Jus post bellum: è stato teorizzato dagli studiosi contemporanei assieme a Walzer,

riguarda le azioni considerate giuste durante processo di pace; non è molto

principio di proporzionalità:

codificato nel diritto internazionale; le sanzioni devono

essere proporzionali al male commesso, il trattato di pace non deve essere una

vendetta, e dev’essere pubblico

L’ETICA DELLA GLOBALIZZAZIONE

Gli effetti della globalizzazione sull’ordine mondiale sollevano delle nuove domande etiche:

• - Avviene una moltiplicazione degli scambi e un aumento dell’emigrazione: le frontiere

insider outsider

sono meno chiare, la dicotomia tra e diviene meno chiara, nascono

dunque delle nuove domande sui diritti e doveri delle persone

- Ci sono legami sempre più forti fra le comunità, è più frequente che una comunità

(un popolo) danneggi un’altra comunità; le compagnie internazionali esternalizzano

la loro produzione e ciò fa nascere nuove domande etiche: se compro vestiti

provenienti dal Bangladesh, quali sono le conseguenze delle mie azioni? (vestiti

prodotti da bambini)

- Esiste un’economia globale e le istituzioni internazionali sono sempre più presenti:

quali sono i doveri di queste istituzioni, come il Fondo Monetario Internazionale e la

Banca Mondiale?

Le domande etiche non vengono più poste all’interno delle frontiere dello Stato westfaliano; una

• delle domande più importanti è: quali sono i nostri doveri nei confronti dei cittadini degli altri

strangers)?

Paesi (distant La globalizzazione rende necessario ripensare i principi di giustizia a

livello globale

Prima dicotomia: consequenzialismo deontologia,

fra e due modi di definire i nostri doveri; il

• primo sostiene che nel momento in cui si agisce lo si fa in funzione delle conseguenze delle

proprie azioni, mentre il secondo sostiene che si agisca in un certo modo perché si considera

che quel modo di agire sia morale in sé; per esempio: la tortura è giustificata? Il primo

approccio sostiene che possa essere giustificata se grazie alla tortura si possono ricevere delle

informazioni, per il secondo non è mai giustificato perché non corrisponde al nostro dovere

morale, ovvero di non torturare

Seconda dicotomia: cosmopolitismo comunitarismo;

fra e il sono due teorie che hanno delle

• concezioni diverse dell'umanità: la prima vede l’umanità come una comunità unica (Kant e

Habermas), mentre la seconda la considera divisa fra comunità diverse e sostiene che alcune

coesistano con valori diversi, talvolta non compatibili (Walzer, Sandel e Taylor); visto che i legami

fra le comunità sono sempre più forti, c'è un grande dibattito tra queste due teorie; esse

presuppongono delle origini diverse dei valori: per la prima essi si formano nell’umanità, per la

seconda nella comunità; secondo le due teorie i doveri degli Stati sulla scena internazionale

sono diversi: per la prima, gli Stati hanno molti più doveri positivi (si deve fare qualcosa, ad

esempio per aiutare un altro Stato) nei confronti degli altri Stati, per i secondi gli individui hanno

dei doveri nei confronti dei loro concittadini e meno nei confronti degli individui che non

cosmopolitismo

appartengono alla loro comunità; il dice che si è tutti cittadini del mondo,

distant strangers

dunque un universalismo morale è possibile, concittadini e hanno gli stessi

diritti e doveri (richiamo agli imperativi categorici di Kant); il cosmopolitismo prova a definire i

doveri degli Stati: alcuni sono positivi (cosa gli Stati devono fare, come per esempio portare

aiuto umanit

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
59 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/06 Storia delle relazioni internazionali

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher la.sartor di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Relazioni internazionali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Novak Stéphanie.