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Ordine internazionale
Un certo ordine nasce sempre da una guerra costituente; per ordine intendiamo un
insieme di regole generali che orientano il comportamento degli attori e consentono
loro di raggiungere gli obiettivi minimi propri di ogni collettività. La società
internazionale assomiglia alla società pratica; la prima fissa inizialmente dei requisiti
minimi per partecipare al “gioco”(della sovranità), poi il “gioco” diventa competitivo.
Vi è la regola di non-interferenza fra i sistemi interni degli Stati.
L’ordine internazionale ha determinate funzioni:
- governare i problemi, mediare i conflitti;
- autolegittimarsi;
- includere gli sconfitti;
- ottenere consenso;
- favorire l’evoluzione pacifica del sistema;
- prevenire le tensioni.
Se l’ordine non svolge con efficacia le sue funzioni, va in crisi: ci sarà quindi a quel
punto una nuova guerra costituente per la formazione di un nuovo ordine
internazionale. Guardando all’ordine internazionale attuale, per BRIC si indicano i
Paesi emergenti(Brasile, Russia, India, Cina, soprattutto quest’ultima).
Globalismo - Istituzionalismo
Il globalismo riflette il processo sociale di globalizzazione attraverso il quale:
- i vincoli di natura spaziale sugli aspetti sociali si allentano;
- la gente ha sempre più consapevolezza del punto precedente.
Tale dinamica comporta una riconcettualizzazione della politica internazionale.
Teoria dei regimi
Essa critica il filone neorealista circa le prospettive della cooperazione; tale teoria
rientra nel filone neoliberale istituzionalista. Qui rientra il “dilemma del prigioniero”.
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Seconda parte del corso: parte monografica
Ci sono 7 ipotesi sulla teoria dell’ordine internazionale:
1) Il principio gerarchico;
2) Autorità sulla scena internazionale;
3) Guerra costituente;
4) Assunzione dei ruoli;
5) Determinazione delle regole del gioco;
6) Formazione del regime del sistema internazionale;
7) Declino del principio di ordine.
Ovvero:
1) Gli Stati si collocano, in un certo momento storico, secondo una quasi spontanea
linea gerarchica; i rapporti fra essi sono inevitabili;
2) Quando c’è la pace, il rapporto interstatale continua e produce forme di autorità(di
fatto); i concetti di potere e autorità sono fra loro diversi: il secondo ha la
legittimazione di agire, rimanda a un potere riconosciuto;
3) La guerra costituente è un conflitto combattuto al fine di modificare l’assetto
politico internazionale, ovvero i ruoli degli Stati e le regole del gioco. La guerra
costituente è un evento raro, essa modifica la “costituzione” ovvero la struttura, il
telaio delle relazioni internazionali, al fine di creare un nuovo ordine internazionale.
Esempi di guerre NON costituenti sono quella di secessione americana(Usa) e quella
civile spagnola. Per multilateralismo si intende un processo di organizzazione dei
rapporti internazionali. Vi è l’ipotesi che il 1989 abbia rappresentato un’anomalia nel
secolo scorso;
5) Ordine può essere di bilanciamento oppure egemonico: il primo è quello della
Guerra Fredda(Usa-Urss), il secondo consiste nelle relazioni tra gli Stati e il Paese
egemone. Ci sono delle regole da rispettare, in che misura vengano rispettate
consente di valutare lo “stato di salute” dell’ordine e la sua tenuta, stabilità;
7) Nel passato vediamo che qualsiasi ordine, per quanto fosse stato solido, ha sempre
avuto un termine. E’ importante per gli internazionalisti la variabile del tempo perché
rende l’idea dell’andamento degli ordini, dalla nascita al collasso e infine alla
sostituzione.
Per trattare il concetto di ordine internazionale è fondamentale fare riferimento al
libro “Liberal leviathan” di John Ikenberry: non si sa bene se questo ordine
internazionale si sia formato nel 1945 o nel 1989. Altro testo di riferimento è “La
società anarchica. L’ordine nella politica mondiale” di Hedley Bull. Tale ordine viene
perseguito per promuovere alcuni scopi o valori: secondo un certo criterio posso
raggiungere certi obiettivi ma non altri; la priorità è comunque la sicurezza fisica.
L’ordine internazionale non esiste senza un principio ordinatore delle parti, un criterio
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in base al quale ordinare gli elementi: tale criterio è il multilateralismo. A causare il
rispetto delle norme è la minaccia di sanzioni.
Ikenberry in “Liberal leviathan” parla della variante dell’ordine liberale
internazionale che va aggiornato e riorganizzato. Per status quo si intende la
situazione di fatto che si vuole mantenere. L’ordine è sempre una questione di
quantità di interessi e norme, e di rispetto più o meno grande per esse da parte degli
Stati. La componente valoriale - normativa(ovvero il valore, l’importanza delle
norme) è fondamentale per garantire il raggiungimento degli interessi comuni.
Secondo Hedley Bull, per fare il ragionamento è necessario tenere presente 3
dimensioni:
1) Lo Stato;
2) Il sistema internazionale;
3) La società internazionale: un insieme di Stati che sanno di dover rispettare un
insieme di regole comuni.
Per raggiungere degli obiettivi comuni è necessario conformare il comportamento
degli Stati.
Da un lato avviene il cambiamento nella distribuzione del potere nel sistema
internazionale(il cosiddetto power shift) e dall’altro avviene un cambiamento nelle
regole del gioco(la cosiddetta grand transition): la domanda che ci poniamo quindi è
se questi cambiamenti avverranno simmetricamente. Le nazioni si occupano di
trattare il tema del “power shift”, senza però preoccuparsi delle conseguenze. Nelle
relazioni internazionali il tema del multilateralismo(si tratta di un’istituzione) è stato
scarsamente trattato, nonostante sia un concetto fondamentale.
Per multilateralismo intendo la pratica di coordinare le politiche nazionali in gruppi
di tre o più Stati(non solo due perché altrimenti saremmo nel caso del bilateralismo),
si intende un vero e proprio progetto di organizzazione delle relazioni tra Stati. Nel
concetto di multilateralismo NON è importante la quantità dei Paesi coinvolti, ma il
tipo di relazione tra essi esistente(principio dell’universalismo: l’inclusività, la non
discriminazione tra Stati).
Il multilateralismo presenta alcune caratteristiche:
- sono in esso presenti delle norme generali di condotta in modo da diminuire la
discrezionalità degli Stati; norme necessarie per garantire la sicurezza collettiva: se si
verifica un’aggressione a uno Stato da parte di un altro, gli Stati della comunità sono
obbligati a intervenire. Il concetto di sicurezza collettiva iniziò a essere impiegato
dopo la 1° Guerra Mondiale, ma si affermò solo nel 1945 dopo la fine della 2° Guerra
Mondiale;
- i membri del gruppo sono fra loro indivisibili: ad esempio il bene o c’è per tutte le
nazioni, o altrimenti non c’è per nessuno; 30
- la reciprocità “diffusa”: si distingue da un semplice scambio, barattoperchè in essa
ci sono anche delle aspettative di ottenere dei benefici collettivamente.
La comunità internazionale ha delle problematiche grandi da risolvere, come ad
esempio il terrorismo. Prima della nascita del concetto di multilateralismo, i problemi
internazionali venivano risolti per concertazione: gli Stati, senza operare a livello
istituzionale, si riunivano per cercare una soluzione ai problemi. Si iniziò a pensare
che la comunità internazionale non funzionasse bene. L’identità degli Stati non viene
spiegata soltanto attraverso la sovranità, ma anche con le relazioni fra i Paesi(per
mezzo dell’interdipendenza e del processo di democratizzazione). Sul tema
dell’ordine internazionale sono stati pubblicati molti libri, tra cui il più importante fu
“After victory”(dopo la vittoria) di John Ikenberry. Caratteristiche degli ordini
costituzionali:
- la legittimità di principi fondanti e di regole del gioco;
- la presenza di norme e istituzioni che pongano dei limiti al potere;
- la durevolezza dell’ordine costituzionale, che è stato quindi creato per durare nel
tempo: esso deve dunque saper resistere ai cambiamenti. La durevolezza è uno dei
grandi valori degli ordini costituzionalizzati. In passato vi è stato l’interesse ad
ampliare il multilateralismo sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo. Ogni
Stato ha il diritto e il dovere di attuare l’interesse dei cittadini, tenendo conto però del
contesto in cui si trovano gli Stati: la comunità internazionale. Ci sono due criticità al
multilateralismo:
- una è endogena al concetto stesso;
- l’altra è esogena.
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Lezione sulla privatizzazione e globalizzazione con Fabio Armao
Fernand Braudel parla di alcune date importanti:
- 1689: dovrebbe essere la guerra dei 9 anni o guerra dell’Alleanza;
- 1789: rivoluzione francese e poi quella Usa(inizio dell’ “età dei diritti”);
- 1989: fine dell’ “età dei diritti”. Avviene l’apertura dei mercati cinese e sovietico();
passaggio dall’economia di Stato a economia di mercato(processo di privatizzazione)
e il patrimonio pubblico viene trasformato in privato: attualmente in Russia è
presente di fatto un’oligarchia che detiene l’8% del PIL.
Molti hanno considerato il 1989 come la fine della storia, la fine del bipolarismo, ecc;
pochi invece l’hanno visto come un inizio ad es. la nascita di un nuovo disordine
internazionale. Durante la Guerra Fredda i due blocchi(Usa a Occidente e Urss a
Oriente) cercavano di inglobare nel proprio blocco i Paesi in via di sviluppo. Dell’89
si è parlato in termini di caos, disordine. Nel corso degli ultimi 20 anni il divario
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mondiale nord - sud sotto l’aspetto della ricchezza è peggiorato enormemente; il ceto
medio sta scomparendo sempre più, la forbice ricchi - poveri si allarga in
continuazione. La democratizzazione sta fallendo, mentre ha ottenuto sempre più
successo l’economia di mercato. Esiste anche il processo di de-democratizzazione,
processo finalizzato alla distruzione della democrazia: per attuarla è sufficiente la
presenza di un’elite. Al centro della gestione di uno Stato vi sono le risorse di tipo
militare, burocratico e amministrativo. Il pagamento delle tasse è fondamentale
perché garantisce allo Stato la possibilità di svolgere la propria funzione.
In passato le relazioni fra i diversi pot