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Filosofia prima come usiologia Aristotele, ancora nel libro spiega
Γ,
che l’essere si dice in diversi modi, tanto che Jaeger ritiene che nel suo
sviluppo maturo la metafisica aristotelica sia una fenomenologia ontologica.
8
Nel libro ne individua quattro: l’essere come vero (ὦς l’essere
Ε ἀληθές),
come accidente (τὸ l’essere come categorie (τὰ
κατὰ συμβεβηκός), σχέματα
ı
e l’essere come atto e potenza (τὸ
τῆς κατηγορίας) δυνάμει κα` ἐνεργείᾳ)
9 . In questo contesto di distinzione del significato di essere si innesta il
terzo senso della filosofia prima, quello usiologico. Infatti, già nel libro Γ
si dice che l’unità della scienza che studia l’essere in quanto essere è data
da un senso specifico in cui i quattro significati dell’essere sono uno, quel
tipo di unità definita che consiste nell’unità data da un unico
πρὸς ἕν,
concetto chiave a cui in modi anche diversi sono collegati termini diversi.
Questo concetto chiave è proprio la sostanza, pertanto la scienza dell’essere
in quanto essere, proprio perché tutti i significati dell’essere sono tali in
virtù del loro legame con il concetto di sostanza, è primariamente scienza
della sostanza:
Così, dunque, l’essere si dice in molti sensi, ma tutti in ri-
ferimento ad un unico principio: alcune cose sono dette esseri
perché sono sostanza, altre perché affezioni della sostanza, altre
perché vie che portano alla sostanza, oppure perché corruzio-
ni o privazioni o qualità o cause produttrici o generatrici sia
della sostanza, sia di ciò che si riferisce alla sostanza, o perché
negazioni di qualcuna di queste, ovvero della sostanza medesi-
ma (Per questo anche il non-essere diciamo che “è” non essere).
. .
(. ) è evidente, dunque, che gli esseri saranno oggetto di un’u-
nica scienza, appunto in quanto esseri. Tuttavia, in ogni caso, la
scienza ha come oggetto, essenzialmente, ciò che è primo, ossia
ciò da cui dipende e in virtù di cui viene denominato tutto il
resto. Dunque, se questo primo è la sostanza, il filosofo dovrà
conoscere le cause e i principi della sostanza.
Come si evince dal testo riportato, conoscere la sostanza permette di co-
noscere anche tutto ciò che in qualche modo inerisce alla sostanza, perché
alla sostanza si riferiscono tutti gli esseri secondo diversi rispetti. Il vero si
riduce alla sostanza in quanto si dice vera una proposizione se dice che è ciò
che è e che non è ciò che non è, cioè se attribuisce a una sostanza quanto
effettivamente alla sostanza si riferisce oppure il contrario. Già nel libro il
α
filosofo aveva messo in relazione l’essere e la verità, sostenendo che qualcosa
ha tanto più di verità quanto ha più di essere, quindi ciò che è in massimo
grado è anche vero in massimo grado.
Le categorie si riducono alla sostanza in quanto, come spiegherà con più
8 Tralasciando l’elenco che dei significati dell’essere viene dato in Δ
a b
9 −
E, 1026 , 33 1026 , 2. 5
precisione nei libri centrali della Metafisica, tutte le categorie presuppon-
gono la sostanza, mentre la sostanza è sempre collegata ad altre categorie,
ma non ne presuppone nessuna.
L’accidente si riduce alla sostanza in quanto per definizione l’accidente è ciò
che non può essere senza il sostrato e quindi senza la sostanza, oppure, in
10
altri termini, ciò che non esiste né sempre né per lo più.
L’analisi di atto e potenza si riduce, infine, a quella usiologica in quanto
l’atto si riduce alla forma e la potenza alla materia, che a loro volta si ridu-
cono al sinolo, che è esattamente il modo in cui viene trattata la sostanza
nei libri centrali della Metafisica.
In realtà, l’analisi della filosofia prima intorno all’essere si limiterà al signi-
ficato categorico e a quello di atto e potenza, mentre gli altri due verranno
11
scartati .
Filosofia prima come teologia Nel libro si trova anche la definizione
Ε
di filosofia prima come teologia. Si tratta di uno dei passi più controversi e
cruciali per quanto riguarda la definizione dell’oggetto della filosofia prima,
proprio perché molto esplicito e chiaro riguardo il legame tra ontologia e
teologia: Orbene, se non esistesse un’altra sostanza oltre quelle che
costituiscono la natura, la fisica sarebbe la scienza prima; se,
invece, esiste una sostanza immobile, la scienza di questa sarà
anteriore e sarà filosofia prima, e in questo modo, ossia in quanto
è prima, essa sarà universale, e ad essa spetterà il compito di
studiare l’essere in quanto essere, cioè che cosa l’essere sia e
12
quali attributi, in quanto essere, gli appartengano.
Il punto che a questo livello dell’analisi interessa è che Aristotele sostiene
esplicitamente che la “filosofia prima” è la scienza della sostanza immobile
e in quanto è “prima” è universale e in quanto è universale studia l’essere in
quanto essere.
Un passo con un contenuto molto simile a questo, che si trova nel De Caelo,
è citato da Natali:
Alcuni ( . . . ) eliminano del tutto la generazione e la cor-
ruzione, come avviene per Melisso e Parmenide, i quali, anche
ammettendo che nel rimanente abbiano ragionato bene, non si
deve stimare che abbiano parlato dei fisici: infatti, che ci siano
degli enti ingenerati ed incorporei è piuttosto argomento di una
13
scienza diversa e precedente la fisica.
b
10 −
E, 2, 1026 , 31 33.
11 L’essere come accidente viene scartato per lo studio metafisico perché l’accidente è
per sé vicino al non essere, in quanto la sua causa è la materia, quindi non è possibile avere
scienza di esso. L’essere come vero non viene di per sé scartato, ma la sua trattazione
spetta alla logica, non all’ontologia
a
12 −
E, 1, 1026 27 32. b
13 −
III, 1, 298 , 14 20.
Natali pag. 106;De Caelo, 6
Natali sottolinea come una delle grandi novità di Aristotele sia la trasforma-
14
zione della teologia in teologia razionale . Infatti non bisogna confondere
lo studio degli attributi della divinità con la teologia in senso aristotelico.
Nel passo citato Aristotele si riferisce alla teologia come allo studio della
sostanza immobile, che poi sarà quella che è pura forma. In alcuni pun-
ti della trattazione dell’argomento da parte di Reale, sembra che questo
aspetto sia quantomeno sottovalutato, perché è vero che in Aristotele non
vengono eliminati tutti gli elementi della teologia tradizionale e una certa
vena religiosa si può anche rintracciare, ma non si può certo dire che quello
sia il suo intento o lo stadio più completo di sviluppo della sua filosofia.
Quando Aristotele parla di “dio”, usa il termine come sinonimo di divino,
cioè di immobile, trascendente, formale (nel senso che è pura forma, sen-
za materia). La teologia è la scienza del motore immobile, a cui il filosofo
arriva proprio attraverso una parabola ascendente che si sviluppa a partire
dallo studio della sostanza mondana, quella sostanza che è sinolo, unione di
forma e materia. Nel libro infatti, la è definita scienza divina in un
Α, σοφία
duplice senso: sia nel senso che studia cose divine, sia nel senso che appari-
tene a un essere divino, perché è la scienza suprema. Soltanto la “filosofia
15
prima”, la sapienza, possiede entrambi i caratteri.
2.3 Alcuni riferimenti in altri testi aristotelici
Alla nozione di “filosofia prima” ci sono accenni anche in altri luoghi di Ari-
stotele.
In forte continuità con i passi riportati nel paragrafo precedente è il punto
in cui nell’introduzione metodologica di De anima, I Aristotele sottolinea
che lo studio dell’anima è dominio della fisica e questa precisazione fa na-
scere la domanda: sono del dominio della fisica anche le sostanza separate
16
immateriali? No, queste sostanze sono del dominio della “filosofia prima”.
In questo passo, quindi, la “filosofia prima” viene esplicitamente dichiarata
teologia.
Anche in De partibus animalium, I viene esposto il medesimo punto di vi-
sta: la fisica deve studiare solamente quel tipo di anima che è inseparabile
17
dalla materia, mentre per ciò che non è tale c’è una scienza superiore. .
Altri luoghi utili a determinare l’oggetto della “filosofia prima” e a dirimere
18
le questioni intorno a esso si trovano nel De Caelo e De motu animalium
19 . In entrambi i passi si fa riferimento a un diverso modo di approcciare
l’analisi dell’unità del cielo e del mondo, che proviene dalla “filosofia prima”:
dimostrare l’esistenza di un unico motore immobile immateriale. Già notato
14 Pag. 15 a
15 −
A, 2, 983 , 5 11. b
16 −
Deanima, I, 1, 403 , 15 16. a
17 −
Departibusanimalium, I, 1, 641 , 17 25. Si tratta in realtà di un passo discusso
a livello di analisi filologica (Cfr. Nuyens, F., L’evolution de la psychologie d’Aristote,
Louvain, 1948 (pagg. 199-202)
b
18 −
I, 8, 277 , 9 12.
De Caelo, b
19 −
6, 700 , 7 9.
De motu animalium, 7
da Alessandro di Afrodisia è il riferimento a 8. In modo analogo, anche
Λ,
se non viene propriamente utilizzato il termine “filosofia prima”, nel primo
libro del De generatione et corruptione viene detto che l’essere immobile
ed eterno è oggetto di una scienza diversa e anteriore rispetto alla fisica,
che invece studia ciò che ha il principio del movimento in sé, ma non eter-
20
namente né separatamente dalla materia .
Come si nota dall’enumerazione almeno dei passi più espliciti, ci sono di-
versi momenti in cui Aristotele parla di “filosofia prima”, definendola una
teologia in contrapposizione alla fisica, esattamente come nel libro della
Ε
Metafisica.
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