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La difficoltà solitamente illustrata

è lo scenario dell'uomo palude, del tuttouguale a un altro uomo senza condividerne il patrimonio evolutivo e l'antenatobiologico; in più queste teorie condividono con le teorie causali il problema dell'eccesso rappresentativo e il problema della profondità.

Il rappresentazionalismo di Tye sostiene che, osservato un pomodoro rosso, ciò che fa sì che S sia uno stato di coscienza fenomenica caratterizzato dal quale "rossezza" sono quattro elementi: S è uno stato rappresentazionale, S rappresenta la proprietà di essere rosso goduta dal pomodoro (rappresenta proprietà fisiche ambientali, ovvero non cerebrali); S rappresenta il rosso in modo non-concettuale, S è A-cosciente.

Da notare che S non è una proprietà dell'esperienza ma una proprietà fisica ambientale che va indentificata con una certa proprietà di riflettanza.

Estesa a tutti gli stati di coscienza fenomenica, ci fa ottenere il profilo di questa teoria: avere coscienza fenomenica non è altro che avere certi stati mentali che rappresentano in modi specifici certe proprietà fisiche, visto che tutti gli elementi che figurano sono esplicitamente fisici e che anche i qualiasono identici a certe proprietà fisiche ambientali e non sono quindi nella testa.

Quando ci si concentra introspettivamente su uno stato di coscienza fenomenica, le uniche caratteristiche in cui ci si può imbattere sono le proprietà degli oggetti rappresentati (argomento della trasparenza) e secondo questo argomento i qualia hanno natura ambientale e questa loro natura è il carattere ambientale degli stati di coscienza fenomenica.

Vediamo ora tre critiche. Pensiamo all'esempio della terra invertita in cui un uomo ci viene messo con lenti che non gli fanno percepire questa inversione. La seconda riguarda stati fenomenici che non rappresentano

proprio nulla, privi di contenuto rappresentato e la terza riguarda le illusioni percettive.

Un'interessante teoria è quella della rappresentazione di ordine superiore (TROS), che ha come idea di base che uno stato mentale S è cosciente se e solo se esso è l'oggetto di una rappresentazione di ordine superiore, la rappresentazione non deve a sua volta per forza essere cosciente.

Inoltre uno stato S è cosciente se e solo se esiste una rappresentazione S primo che rappresenta immediatamente S. Sull'idea di immediatezza però i sostenitori di questa teoria si dividono ma sono state avanzate come valide per tutti gli stati coscienti e non solo per gli stati di coscienza fenomenica.

Uno stato fenomenicamente cosciente è: uno stato S è cosciente in senso fenomenico se e solo se esiste una rappresentazione S primo che rappresenta immediatamente S e S è caratterizzato dai qualia. Anche sui qualia ci sono posizioni divergenti, ma i

sostenitori di TROS li pensano però sempre come proprietà fisiche. Un vantaggio rispetto al rappresentazionalismo è rappresentato da un'evidenza neuropsicologica: gli stati dorsali sono coscienti, mentre i ventrali sono A-coscienti, e questo dovrebbe spiegare perché i secondi siano fenomenicamente coscienti e i primi no. Il fatto che gli stati mentali come credenze e intenzioni non sono fenomenicamente coscienti e che i qualia non svolgono alcun ruolo in una teoria dell'intenzionalità sono due tesi con un carattere ortodosso che di recente è stato messo in discussione. Anche stati coscienti non sensoriali dovrebbero essere considerati stati fenomenicamente coscienti e questo porta a concepire una fenomenologia cognitiva presentata con due argomenti principali: contrasto fenomenico e conoscibilità diretta. Il contrasto fenomenico si basa sul fatto che la fenomenologia sensoriale, ad esempio legata alla percezione acustica (da parte di due)

persone che ascoltano alla radio una lingua che una delle due non capisce) è la stessa, ma la fenomenologia puramente cognitiva della comprensione è presente in solo uno dei soggetti.

La conoscibilità diretta che abbiamo in alcuni stati cognitivi è del tutto simile a quella che abbiamo durante gli stati sensoriali, spiegata dai qualia sensibili, quindi dovrà esserci una spiegazione in termini di qualia cognitivi, ad esempio come può essere rappresentato fisicamente il qualia della credenza che due più due fa quattro?

L'ammissione di una fenomenologia degli stati cognitivi ha favorito l'emergere di un nuovo modo di intendere l'intenzionalità che - contro ogni separatismo e diversamente dal rappresentazionalismo - lega strettamente l'intenzionalità alla dimensione fenomenica. (IF) alcuni stati mentali hanno la caratteristica di essere intenzionali in virtù del loro carattere fenomenico (e

L'intenzionalità posseduta in virtù del carattere fenomenico è detta intenzionalità fenomenica. Alcuni stati sensoriali e alcuni stati cognitivi sono fenomenicamente coscienti e hanno quindi qualia sensoriali e qualia cognitivi; se poi questi stati sono anche intenzionali, allora essi possiedono la loro intenzionalità in virtù di qualia sensoriali nel primo caso e in virtù di qualia cognitivi nel secondo caso. Le caratteristiche di questa teoria sono intanto che l'intenzionalità non dipende da fattori esterni al soggetto (carattere interno dei qualia), inoltre l'intenzionalità fenomenica è sia la sorgente di tutta l'intenzionalità mentale e quindi anche degli stati fenomenicamente inconsci. In questo modo, non preoccupandosi della natura fisica dell'intenzionalità fenomenica e dei qualia che la fondano, mettono così tra parentesi la questione della riduzione fisicalista.

del mentale. Una teoria dell'informazione integrata Analizziamo adesso il rapporto tra coscienza qualitativa e indagine neuroscientifica attraverso la presentazione della teoria dell'informazione integrata di Edelman e Tononi. La coscienza pone due problemi principali. Il primo è capire le condizioni che determinano fino a che punto un sistema è cosciente e il secondo è comprendere le condizioni che determinano che tipo di coscienza ha un sistema. Ad esempio, perché la nostra coscienza è generata da alcune parti del nostro cervello, come il sistema talamocorticale, e non da altre parti, come il cervelletto? E perché siamo coscienti durante la veglia e molto meno durante il sonno senza sogni? Perché contribuiscono parti specifiche del cervello a qualità specifiche della nostra esperienza cosciente, come visione e udito? Per rispondere al primo quesito intanto, la teoria definisce la coscienza come la capacità di un sistema.

sistema per l'informazione integrata. Un'affermazione motivata da due proprietà chiave fenomenologiche della coscienza: la differenziazione, ovvero la disponibilità di un numero molto grande di esperienze coscienti; l'integrazione, ovvero l'unitarietà di ciascuna di queste esperienze. Gli approcci convenzionali per comprendere la coscienza sono generalmente interessati al contributo di specifiche aree cerebrali o ai gruppi di neuroni. Al contrario, qui vengono considerati quali tipi di processi neurali possono spiegare le proprietà chiave dell'esperienza cosciente. Gli autori forniscono strumenti per la misurazione dell'integrazione (clustering neuronale) e la differenziazione (complessità neuronale), applicabili a processi neuronali reali, e formulano criteri operativi per determinare se l'attività di un gruppo di neuroni contribuisce all'esperienza cosciente. Questi criteri sono incorporati

nell'ipotesi dinamica di base dibase. Sono associati all'esperienza cosciente i cambiamenti nell'attività di alcuni sottogruppi distribuiti dei gruppi neuronali che sono attivati o disattivati in risposta a una determinata attività. I sottogruppi vengono identificati dai due studiosi suggerendo che un gruppo di neuroni possa contribuire direttamente all'esperienza cosciente solo se è parte di un cluster funzionale distribuito che raggiunge un'alta integrazione in centinaia di millisecondi; e che per sostenere l'esperienza cosciente, è essenziale che questo cluster funzionale sia altamente differenziato, come indicato dai valori elevati della complessità. Questo processo neuronale unificato di alta complessità è definito "nucleo dinamico", al fine di enfatizzare sia la sua integrazione che i suoi modelli di attività in costante evoluzione. Tale processo, dovrebbe in genere includere (sebbene non sia)necessariamente limitato a queste) regioni corticotalamiche posteriori, coinvolte nella categorizzazione percettiva e interagenti in modo orientante con le regioni anteriori, coinvolte invece nei concetti di memoria e pianificazione. Non si riferisce a un insieme unico perché può cambiare nel tempo proprio perché il focus è sul ruolo delle interazioni funzionali distribuite tra gruppi di neuroni, piuttosto che tra le loro proprietà locali. Lo stesso gruppo di neuroni può allo stesso tempo essere parte del nucleo dinamico e alla base dell'esperienza cosciente, mentre altre volte potrebbe non farne parte e quindi essere coinvolto in processi inconsci. Inoltre, poiché la partecipazione al core dinamico dipende dalla connettività funzionale a rapido cambiamento tra gruppi di neuroni piuttosto che dalla prossimità anatomica, la composizione del nucleo può trascendere i confini anatomici tradizionali. Infine, come suggerito da

Lo studio dell'imaging ha rivelato che la composizione del nucleo, in relazione a particolari stati coscienti, può variare significativamente tra le persone. Questa ipotesi spiega le proprietà fondamentali dell'esperienza cosciente, collegandole alle proprietà globali di particolari processi neurali. Considerando che l'esperienza cosciente è un processo unificato e privato, estremamente differenziato e che si evolve in una scala temporale di centinaia di millisecondi, anche l'ipotesi del dinamic core è un processo. È caratterizzata in termini di interazioni neurali variabili nel tempo, e non come una cosa o un luogo. È unificato e privato, perché la sua integrazione deve essere alta riflettendo la sua informazione e bassa con ciò che lo circonda, creando un confine funzionale tra cosa ne fa parte e cosa no. Per alta complessità si intende che la dinamica del nucleo deve essere altamente differenziata, deve essere in grado di

selezionare, in base alle sue interazioni intrinseche, tra un vasto repertorio

Dettagli
A.A. 2019-2020
9 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher juliecorrencon927 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia della mente e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Zipoli Caiani Silvano.