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ANALISI DI STABILITA’:
CARATTERI GEOTECNICI DEL TERRENO INTERESSATO
DAL FENOMENO FRANOSO
Con lo scopo di determinare la stratigrafia e i caratteri geotecnici e geolitologici dei
terreni presenti, è stato effettuato un rilevamento geologico di dettaglio. Inoltre, sono
stati acquisiti ulteriori dati dai lavori di Bozzano F., Martino S., Priori M. nel 2006 e di
Bozzano F., Andreucci A., Gaeta M., Salucci R. nel 2000. Dall’interpretazione dei dati
a disposizione è stata tratta la seguente stratigrafia :
UNITA’ DI MONTE MARIO: Sabbie gialle – Dal p.c. con uno spessore di 28
m; MEMBRO DI FARNETO: Limi sabbiosi – Dalla profondità di 28 m con uno
spessore di 15 m; 10
FORMAZIONE DI MONTE VATICANO: Argille e argille limose – A partire
dalla dalla profondità di 43 m in poi.
In seguito all’acquisizione dei dati tratti dai lavori sopracitati, è stato possibile
assegnare ai litotipi riconosciuti, i rispettivi parametri geotecnici, come indicato in
tabella 1. Coesione non drenata C Peso per unità di volume γ Angolo di attrito
2 3 φ (°)
LITOTIPO (t/m ) (kN/m )
Unità di Monte Mario 0.0 18.5 35
Membro di Farneto 0.5 20.0 23
Formazione di Monte 5.0
Vaticano 21.1 21
e φ
Tabella 1: Valori di C, γ dei litotipi caratterizzanti la collina di Monte Mario
In dettaglio, queste differenti litologie presentano le seguenti caratteristiche:
UNITA’ DI MONTE MARIO (Spessore: 140 m): Alla base è costituita da sabbie grigie
grossolane ad Artica Islandica, le quali, verso l’alto, passano in continuità a sabbie
gialle quarzose con intercalazioni di arenarie in orizzonti di spessore che varia dai 5 ai
15 cm, e di panchina arenacea bioclastica a laminazione incrociata a basso angolo con
frequenti frammenti di bivalvi ed echinidi, in strati di spessore compreso tra 1 e 2 m. A
partire dalle sabbie gialle l’ospite freddo Artica Islandica scompare. Salendo nella
successione, tale orizzonte passa verso l’alto ad alternanze di sabbie gialle molto fini ad
Ostrea sp., a laminazione incrociata e bancate metriche di sabbie grossolane rossastre
con intercalazioni di livelli a conglomerati di battigia, ciottoli di selce embriciati e
argille sottilmente stratificate. Questo orizzonte di ambiente transizionale caratterizza la
11
parta alta della collina di Monte Mario, per uno spessore di circa 30 m. (Pleistocene
medio)
MEMBRO DI FARNETO (Limi di Farneto) (Spessore: 15 m): Alternanza di argille
grigie sabbiose con macrofossili, limi sabbiosi e sabbie poco argillose grigie, con livelli
torbosi ricchi di foraminiferi bentonici. I primi strati basali di questo membro sono
caratterizzati da un’elevata concentrazione di glauconite e frammenti conchigliari, tra
cui anche l’ospite freddo Artica Islandica, tali orizzonti costituiscono un primo livello
comprendente l’ospite freddo, ma che è ben distinto da quello conosciuto all’interno
delle sovrastanti Sabbie di Monte Mario.(Pleistocene inf.)
FORMAZIONE DI MONTE VATICANO: La formazione di Monte Vaticano, è
costituita da argille marnose grigie e grigio – azzurre stratificate, da consolidate a molto
consolidate, alternate a sabbie fini quarzose da massive a gradate, da grigie a giallo
ocra, in strati che vanno dalle bancate agli strati sottili. Gli strati argillosi presentano
frattura concoide, mentre i livelli sabbiosi appaiono sciolti e poco consolidati. La
presenza di ostracodi è testimonianza di un ambiente batiale superiore. Questa
formazione che affiora lungo la struttura di Monte Mario, arriva fino a quote che si
aggirano intorno ai 110 m s.l.m.. (Pliocene Sup.)
ELABORAZIONE DEI DATI
La collina di Monte Mario è interessata da diffusi fenomeni di instabilità gravitativa.
Cadute di blocchi si verificano soprattutto in corrispondenza della “Panchina a
Brachiopodi”, mentre le litologie che costituiscono l’Unità di Monte Mario, la
formazione dei Limi di Farneto e quella delle Marne Vaticane possono essere coinvolte
in piccole frane rototraslative più o meno superficiali (Bozzano et alii, 2006). Per
verificare la stabilità del pendio in esame, è stato utilizzato il metodo di Janbu, basato
12
sulla teoria dell’equilibrio limite globale e sul metodo delle striscie, attraverso il quale
è possibile determinare il fattore di sicurezza di una superficie di scorrimento
rototraslazionale con prevalente componente traslativa. È stato scelto questo metodo di
analisi in quanto, dal punto di vista delle assunzioni matematiche, descrive in maniera
più fedele la situazione di instabilità del versante reale preso in esame. Ciò è stato
dedotto conseguentemente ad un rilevamento in campagna, dove sono stati osservati
caratteri tipici del movimento rototraslazionale con maggior componente traslativa.
Utilizzando quindi i dati ottenuti da osservazioni di campagna, unitamente a quelli
ricavati da materiale bibliografico, è stato calcolato il grado di stabilità del versante
orientale della collina di Monte Mario, operando nel seguente modo:
• Creazione del profilo del pendio su carta millimetrata in scala
1:1.000;
• Ipotesi di 4 superfici di rottura nella situazione di post-operam (dopo
il taglio antropico);
• Calcolo del Fs corrispondente ad ogni superficie di rottura
esaminata, sia in assenza che in presenza di una forzante esterna
(sisma) calcolando con il metodo di Newmark il coefficiente
pseudostatico Kx (solo per la superficie di tentativo n°1, vedi
allegato A);
• La superficie di rottura alla quale è stato assegnato il valore di Fs
minore è stata ricalcolata nella situazione di pendio ante-operam, per
verificare l’effetto che il taglio antropico ha avuto sul versante. 13
Figura 3: Piano convergente utilizzato per risolvere i problemi a singola iterazione
In particolare, per risolvere il problema della singola iterazione, il fattore di sicurezza
FS, è stato calcolato in condizioni statiche, ipotizzando, per ogni superficie di tentativo,
4 FS (ipotizzato), grazie ai quali è stato possibile calcolare i FS (risultante). Fatto ciò,
ip ris
è stato possibile realizzare il “Piano convergente” (Fig. 3), ossia un grafico che mette in
relazione i due tipi di FS nel quale viene tracciata la “curva di convergenza” unendo i
punti relativi ai valori di FS e di FS , intersecandola con la bisettrice a 45° del piano
ip ris
(linea di convergenza) (Fig. 3). Solo dopo aver tracciato tale grafico, è stato calcolato il
fattore di sicurezza in presenza di una forzante esterna. Le superfici considerate
comprendono interamente la formazione delle Marne Vaticane ed intercettano anche la
parte bassa della formazione dei Limi di Farneto, in quanto sono state rilevate sul
terreno piccole scarpate proprio sopra questa litologia. Ritenendo a flusso nullo il
contatto fra Limi di Farneto e Marne Vaticane, non è stata presa in considerazione la
possibilità della presenza di un acquifero all’interno del versante: sono stati quindi
utilizzati i parametri saturi del terreno,.(Bozzano et alii, 2006).
Questa verifica di stabilità è basata sull’ipotesi che non ci sia la presenza di un muro di
contenimento realizzato in fase post – taglio alla base del versante. Questo fatto, come
vedremo più avanti, spiegherà il perché della presenza di valori di Fs che si mantengono
al di sotto di 1.0 nonostante il versante non sia attualmente soggetto a fenomeni di
instabilità gravitativa di rilevante entità.
Tutte e quattro le superfici di tentativo ipotizzate, in fase post – taglio, hanno dato come
risultato fattori di sicurezza costantemente al di sotto di 1.0 (valore di Fs critico). 14
Nella 2° superficie di tentativo si registra il valore minimo di 0.84. Quest’ultima, in
condizioni ante – operam, risulta al contrario avere un Fs pari a 1.35, rispecchiando una
condizione di stabilità del versante in esame, in quanto ci troviamo, anche se non di
molto, al di sopra del valore di Fs corrispondente al limite di collasso del versante.
Da precisare è il fatto che ogni Fs sopracitato è inteso come Fs calcolato in condizioni
pseudostatiche; ogni Fs statico risulta, invece, essere maggiore di un valore che oscilla
tra 0,3 e 0,6. Questo scenario risulta essere coerente con i movimenti franosi osservati
in campagna, i quali hanno caratterizzato l’area durante gli ultimi venti anni in seguito
alla realizzazione del taglio a base versante.
Molto importante è il fatto che questa verifica di stabilità è basata sull’ipotesi che non ci
sia la presenza di un muro di contenimento realizzato in fase post – taglio alla base del
versante.
Questo fatto, come vedremo più avanti, spiegherà il perché della presenza di valori di Fs
che si mantengono al di sotto di 1.0 nonostante il versante non sia attualmente soggetto
a fenomeni di instabilità gravitativa di rilevante entità.
Dati bibliografici riguardanti analisi tenso – deformative del pendio in oggetto eseguite
da Bozzano et alii nel 2006, mostrano come tale versante abbia subito processi di stress
release con valori elevati di rilascio tensionale e fasce aventi spessori di circa 50 m,
dopo l’ultimo approfondimento fluviale del Tevere. Il taglio antropico ha accentuato
tale processo di stress release (figura 8). Questo è confermato principalmente da due
fattori:
• Il taglio antropico ha comportato l’asportazione di parte della zona passiva della
frana, la quale riveste un ruolo stabilizzante, che è fondamentale per l’equilibrio
dinamico del versante; 15
• Diminuzione repentina dei valori di resistenza a taglio e di rigidezza del materiale
a basse pressioni di confinamento. Ciò è messo in evidenza da prove geotecniche
effettuate su campioni indisturbati della formazione delle Marne Vaticane
(Bozzano et alii, 2006).
Figura 5: sistema di fratture del versante in oggetto, rilevate nell’ottobre 2002 (da Bozzano et alii, 2006).
Facendo un’ipotesi sulla geometria della superficie di rottura, e tenendo conto delle
tension cracks rilevate nel 2002, misurate lungo un fronte avente un’estensione di circa
50 m, è stato possibile stimare anche l’ eventuale volume del corpo di frana, il quale
risulta essere di circa 60.000 m³. 16
CONCLUSIONI
Questo lavoro ha evidenziato, tramite le varie indagini e ricerche bibliografiche
effettuate sul settore orientale della collina di Monte Mario, che l’azione antropica ha
sicuramente influito negativamente sulle condizioni di stabilità del versante, il quale era
potenzialmente pericoloso in precedenza, anche se in condizioni di pre – taglio si è
registrato un fattore di sicuerezza (1,35)