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COMPLESSITA' E CONTRADDIZIONI DELLA CULTURA FIGURATIVA DEI
SALONS:
Le opere esposte nei Salons parigini testimoniano la complessità della cultura figurativa degli
anni '60-'70 e l'esistenza di una sorta di linea alternativa al Realismo. Nel 1866 Moreau presenta
l'Orfeo nel quale le acconciature preziose e i particolari delle vesti, minutamente descritti, si
contrappongono al paesaggio appena accennato, ricco di aspettative arcane, mentre la classicità
del mito si stempera in un'atmosfera di mistero e di sottile sensualità.
Nel 1873 Pierre Puvis de Chavannes espone L'Estate, opera a olio di grande formato, con
colori attenuati simili a quelli della tecnica ad affresco e con le figure poste in un ambiente
naturale incontaminato, senza tempo. L'immediato successo di pubblica e critica riscosso
dall'Orfeo e da L'estate si spiega anche nella diffusa nostalgia per un passato leggendario, nel
quale liberare gli impulsi della fantasia negata dall'incalzante vita cittadina. Questa tendenza a
evadere nel mito troverà maggior spazio negli anni '80 e definitiva espressione nel Simbolismo.
In particolare il modo di dipingere di De Chavannes, en aplat, cioè stendendo il colore senza
ombreggiature entro contorni definiti, costituirà una premesse al cloisonnisme di Paul Gauguin,
della Scuola di Pont-Aven e nei Nabis.
Negli stessi anni il Realismo manifesta una ripresa di vigore nei Raschiatori di parquet del
pittore Caillebotte dipinto nel 1875. In questo quadro, tre raschiatori di parquet, in ginocchio,
senza la camicia, sono ripresi nella loro fatica quotidiana. Accanto una bottiglia di vino e un
bicchiere pieno, sul pavimento gli attrezzi da lavoro, sullo sfondo la finestra che si apre sulla
città. I toni sono scuri e vi è una prevalenza del disegno con i contorni delle figure ben
evidenziati. L'estrema perizia tecnica conduce ad una resa quasi iperrealista, accentuata dallo
scorcio di taglio fotografico. Altro giudizio merita oggi Il Caino di Cormon, opera ambientata in
un remoto passato biblico, che trionfa al Salon del 1880. La tela, pur collocandosi in un'atmosfera
culturale lontana dagli ideali sociali di Courbet, mantiene i modi espressivi del Realismo, che
esaspera nella crudezza e nell'incisività del tratto. Il successo ottenuto dal quadro di Cormon
indica da parte dell'arte ufficiale la piena accettazione di qualità formali ormai spogliate degli
originari contenuti realistici, non dissimili da quelle che negli anni cinquanta avevano suscitato
scandalo e riprovazione.
L'IMPRESSIONISMO:
L'accentuato interesse del Realismo per la vita contemporanea è condiviso fin dagli anni '60 da
alcuni pittori che nel 1874 costituiscono la Società degli Impressionisti. L'Impressionismo è un
movimento che segna una svolta decisiva nella storia della pittura, la sua nascita data intorno
all'anno 1861, quando un gruppo di artisti come Bazille, Sisley, Renoir, Monet, Pissarro e Cezane
iniziano a frequentarsi per porre le basi di una pittura più libera e meno accademica. Se il pittore
precursore dell'impressionismo è Edouarrd Manet, il pittore più impressionista è certamente stato
Claude Monet che intorno al 1865 dipingeva en plein air accanto a Boudin La spiaggia di
Trouville e a Courbet, che gli consigliava di lavorare su una preparazione, mentre Monet
preferiva la tela bianca, secondo gli insegnamenti di Manet.
Manet fu uno degli ispiratori dell'impressionismo, ma mantenne sempre un atteggiamento molto
cauto, legato com'era, almeno in teoria, ad una visione tradizionale dell'arte che lo indusse sempre
a distinguersi dagli altri pittori di cui condivideva l'impostazione e a ricercare con pertinacia
l'approvazione degli ambienti ufficiali presentando alle giurie dei Salon i suoi quadri che molto
spesso furono respinti. Negli ultimi anni della sua vita Manet realizzò le sue opere con i pastelli,
tecnica che amava in modo particolare per la freschezza che dava alle sue creazioni. Il pittore ne
fece un uso frequente soprattutto per disegnare le figure femminili oppure per sottolineare i
sentimenti di solitudine o monotonia.
Monet ammirava, poi, l'abilità di Courbet nel ritrarre il paesaggio, come ne La scogliera di
Etretat dopo il temporale e da lui riprendeva il gusto per le grandi dimensioni. Il solo studio per
la Colazione sull'erba misurava 130 x 180 cm e l'opera, giunta a noi solamente attraverso bozzetti
e frammenti, è realista nell'incisività con cui è ritratto un momento di vita. Nella Famiglia
Bellelli che ritrae la famiglia della sorella del pittore, Degas, in un modo simile a quello della
pittura fiamminga di interni e una compostezza classica tipica di Ingres, dimostra di saper
cogliere abilmente la realtà contemporanea nei costumi, nell'arredamento e persino nelle
notazioni familiari come il ritratto del nonno appena morto, appeso alle spalle della sorella in
lutto. Quando nel 1847 gli Impressionisti presentano le loro opere come gruppo al Salon, ma
l'apparizione di artisti che si pongono al di fuori dell'arte ufficiale suscita scandalo e riprovazione.
Nel 1863 la produzione artistica francese è tale che ben 4000 opere vengono rifiutate dal Salon
dalla giuria sollevando l'indignazione dei pittori esclusi. Napoleone III ordinò allora l'aprtura di
nuove sale e nasce così il Salon ds Refusés e significativo è il caso di Manet che vi espone Le
dejeuner sur l'herbe, dipinto considerato volgare a causa non solo del soggetto, ma anche della
tecnica pittorica che abbandona l'abituale cura nella resa dell'incarnato femminile. Manet
fornisce, inoltre, indicazioni sommarie nei particolari del fondo e delle forme, definite per
opposizione di toni, senza il consueto aiuto della linea, cosicchè i contorni tracciati con decisi
colpi di pennello modellano i volumi anzichè delinearli. Manet crea ulteriore sconcerto offrendo
la visione inconsueta di una donna nuda in mezzo a uomini in abbigliamento cittadino moderno
nei quali lo spettatore è indotto a identificarsi. L'autore associa, quindi, gli attributi della
quotidianità a una situazione di forte contenuto erotico che urta la morale corrente.
Ben presto fu evidente che nemmeno l'allestimento di un Salon voluto dall'imperatore come
quello dei Refuses, aveva potuto moderare il giudizio negativo espresso dalla commissione
esaminatrice del Salon nei confronti della nuova pittura. Claude Monet allora considera la
possibilità di organizzare un'esposizione degli artisti indipendenti a loro spese. Gli artisti
riconobbero l'utilità di unirsi in forme associative che tutelavano in qualche modo i propri
interessi e che garantissero la sopravvivenza di coloro che non seguivano i dettami delle
Accademie. Così su proposta di Pissarro alla fine del 1873 viene creata una società per azioni
sottoscritta da Monet, Renoir, Pissarro, Sisley e Degas. Manet appoggiò l'iniziativa pur
restandone al di fuori. Il passo successivo fu quello di reperire un locale dove esporre, offerto dal
fotografo Felix Nadar che in quei giorni lasciava il vecchio studio di Boulevard des Capucines e
l'esposizione si ebbe nel 1874.
La neonata società si preoccuperà di essere affiancata anche da artisti ben accetti al Salon
ufficiale. Nel 1880 i quadri di Renoir e Monet, sebbene accolti al Salon, erano esposti a sei metri
di altezza come opere di scarso rilievo e l'abitudine a guidicare le opere in base alla moralità del
soggetto darà avvio a un equivoco valutativo, e condurrà ad associare agli Impressionisti alcuni
pittori di genere che mai avranno un ruolo determinante ai fini della rivoluzione stetica da essi
avviata. Il pubblico conformista, abituato ai soggetti storici e religiosi, ai ritratti clebrativi e alla
tavolozza cromatica scura della pittura accademica, rimane concertato dalla nuova pittura
luminosa che si ispirava alla vita quotidiana. Il gruppo accetta il termine "Impressionismo" che,
sebbene in origine attribuito in senso dispregiativo alla loro pittura considerata rozzamente
sommaria, si adattava in effetti al nuovo stile, capace di rendere con immediatezza la percezione
visiva del mondo naturale, cioè proprio l'impressione.
La loro arte rinunciava agli intenti oggettivi che fino ad allora avevano motivato anche il
Realismo, alla pretesa tipica della tradizione figurativa ottocentesca di ricreare la realtà sulla tela.
Della realtà essi prediligevano soprattutto la luce ed è proprio l'osservazione dei suoi effetti di
incidenza sull'acqua a sollecitare l'invenzione di una nuova tecnica in virtù della quale il colore,
steso in rapida successione di piccoli tocchi, annulla i contorni netti per tradurre sulla tela gli
effetti istantanei e mutevoli della percezione visiva, come in Monet ne la Regata a Argenteuil.
L'osservazione diretta della natura, in particolare dei riflessi sull'acqua, suggerisce agli
Impressionisti l'idea di esprimere la luce attraverso l'opposizione dei colori senza usare toni scuri
per le ombre. Gli impressionisti dividono i colori in piccole pennellate e la vibrazione cromatica
che ne risulta è dovuta sia all'uso dei complementari che, se giustapposti, si intensificano, sia alla
stesura fratta del colore. Le ombreggiature non sono più ottenute con l'impiego dei grigi, ma
variando il tono, l'intensità dei colori stessi per ricreare sulla tela l'effetto atmosferico.
Tra il 1874 e il 1886 si succedono otto esposizioni organizzate dagli impressionisti e Renoir
espone nel 1876 un nudo, Studio, torso, effetto di sole che suscita un'immediata riprovazione
della critica sul quotidiano Le Figarò. La tela, che in realtà è uno studio di figura femminile,
presenta degli effetti di luce che per quegli anni erano decisamente rivoluzionari. Il concetto sul
quale si basa Renoir è che il colore di un oggetto è determinato non solo dalla propria luce
riflessa ma anche dalla luce, e quindi cromaticamente determinata, degli oggetti che lo
circondano. Per cui se una donna è posta in un luogo illuminato da luce filtrata da foglie si
determina un risultato del genere: le parti illuminate direttamente dal sole prendono la
colorazione rosea più tipica degli incarnati, le altre parti ricevono invece una luce che non è più
bianca ma è in buona percentuale verde, che quindi determina una diversa colorazione
dell’incarnato. Tuttavia le aspre critiche che il quadro si attirò ci testimoniano come la critica, e
non solo quella del tempo, è più portata a giudicare una qualsiasi immagine non in base a ciò che
gli occhi realmente vedono, ma a ciò che la testa conosce e razionalizza in forma mentale.
Alla terza mostra del gruppo del 1877 Renoir presenta