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I rave party: Musica e spazio fisico
La musica è sempre stata la forma culturale più vicina alla maggioranza dei giovani, e nonostante i cambiamenti delle generazioni, continua ad esserlo.
La musica era in grado di ritagliare uno spazio virtuale per i giovani rinchiusi in camera con le loro cuffiette, ed era un'ottima arma per gli adulti che ne proponevano di fastidiosa per liberarsi dei giovani (un esempio fu la catena di negozi 7-eleven che in America proponeva musica "easy-listening" per tenere lontani i ragazzini che gironzolavano fuori dai punti vendita).
Lo spazio fisico per la musica è un bisogno reale, considerando anche che per ballare sia necessario un contesto adeguato, sono nati luoghi come quelli delle balere estive e delle ormai obsolete discoteche oggi dalle atmosfere trash e nostalgiche.
Il luogo dedicato alla musica è "legittimo" e fondamentale, ma è uno spazio in cui il divertimento è soggetto ai velocissimi cambiamenti delle mode e dei gusti.
Cambiamenti della moda, ed una sua necessità è quindi quella di rinnovarsi continuamente, cambiare nome e restare sempre al passo. A partire dagli anni sessanta, in cui le discoteche avevano luci strobo, sculture kitch e decorazioni pendenti dal soffitto, ci sono stati numerosi cambi d'arredo per aggiornarle di continuo: negli anni settanta diventarono lucenti e futuristiche, con grandi zone di specchi e discoball, negli anni ottanta i club abbandonarono i giochi di luce preferendo pareti grigie o pitture postmoderne. Invece i rave della fine degli anni ottanta portarono direttamente il ballo fuori dai locali, all'interno di zone industriali e remote aree rurali, un viaggio avventuroso in un territorio che sembrava avere meno leggi e regole. Tra il mondo disco dell'arredo e quello rave del trasloco vi è una somiglianza però, mentre i locali notturni creano labirinti di scale e corridoi, separano l'interno e l'esterno del locale con cura.
Così chi vi è dentro può sfuggire dalla realtà quotidiana, i rave fanno lo stesso con il pellegrinaggio e la ricerca del luogo che amplifica il rituale, come la tana di Alice e il coniglio.
Quando i rave determinarono lo spostamento dei club fuori dai locali da ballo tradizionali in nuovi siti come i capannoni industriali dismessi, gli hangar degli aerei, le piscine comunali e i campi delle tenute agricole, in parte fu per andare alla ricerca di un senso del luogo proibito e imprevedibile, un organizzatore di club e rave spiega in che modo percepisce la distinzione: "La differenza tra i rave e i club è la stessa che c'è tra andare in vacanza in un posto bellissimo che nessuno conosce, perché sei tu che l'hai scoperto, e tornarci cinque anni dopo per trovare che lungo quella spiaggia hanno costruito degli alberghi-grattacieli di venticinque piani. I rave esplorano dei nuovi territori, mentre i club sono sempre gli stessi."
prevedibili posti. I rave nacquero negli anni 80 quando alcuni dischi provenienti da Detroit entrarono a far parte del circuito dei dj londinesi: le prime feste semilegali erano organizzate nei capannoni industriali da giovani impresari, come reazione all'espansione dell'industria del tempo libero e alla sensazione di una "commercializzazione" della vita notturna: erano feste genuine senza buttafuori, dove persone di tutti i tipi erano le benvenute, un egalitarismo al giorno d'oggi ancora utopico, e un'intera generazione senza distinzioni si formò tra le mura scalcinate di qualche fabbrica abbandonata di periferia. Rappresentano una cultura basata sul rispetto molto complessa e generalmente criticata, il classico esempio di chi guarda il dito invece che la luna. Non avendo a che fare con le leggi antiproibizioniste, non dispongono quindi di un luogo fisso concesso, ma riescono ad interrompere la monotonia che inevitabilmente investirebbe un
locale: vengono organizzati inspiagge, fabbriche, boschi, vantando un’originalità che li distingue.L’esperienza estetica dei rave è unica nel suo genere, ed è quello di cui appunto i giornali però non hannomai parlato: guardando oltre gli aspetti più superficiali che si possono cogliere, un rave party vanta unabellezza particolare, allucinata e spartana, che non rientra nei canoni comuni.Furgoncini, giocolieri e mangiatori di fuoco, venditori improvvisati, cani che scorazzano, tende piantate aibordo pista, gente che balla tra nubi di polvere, il free party somiglia ad una scena postatomica, con unadimensione rituale molto forte.
Sarah Thornton, Club Cultures. Music, Media e Subcultural Capital. Polity Pr 1995, p.331