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Q. frainetto Q. macrolepis
Q. pubeescens Q. trojana
All'ordine delle Fagales appartengono specie arboree o arbustive con foglie semplici e alterne, i cui
fiori, unisessuali, hanno perianzio totalmente o completamente assente, ma sempre insignificante; il
frutto è un achenio più o meno racchiuso in un involucro. Questo ordine comprende 4 famiglie, tra
cui quelle delle Fagaceae, caratterizzate dall'avere fiori non bratteati; frutti parzialmente o
totalmente protetti da una cupola. Essa è rappresentata da 8 generi (tra cui Quercus), che vengono
riuniti in 3 sottofamiglie, una è quella delle Quercoideae distinguibile dalle altre per avere i fiori
maschili riuniti in amenti penduli e con ovario tricarpellare.
Nel genere Quercus come prima accennavo abbiamo per le specie italiane 3 sottogeneri,
caratterizzati da: foglie decidue o semipersistenti; ghianda maturante nell'anno.
subgen. Quercus:
subgen. Cerris: foglie persistenti, semipersistenti o decidue; ghianda maturante di norma al 2° anno.
subgen. Sclerophyllodrys: foglie persistenti ed a lamina spessa; ghianda maturante in 1 o 2 anni.
Dopo questa breve introduzione possiamo incominciare a parlare delle nostre querce. Vorrei
precisare che per non creare confusione tratterò le singole specie separatamente e l'ordine con cui
verranno trattate non ha niente a che vedere con una maggiore o minore importanza dell'una rispetto
all'altra.
Quercus robur
La farnia è un albero di grosse dimensioni, alto sino a 30-35m, il tronco è robusto e soprattutto negli
esemplari isolati, tende presto a ramificarsi in grosse branche, le foglie sono caduche, ovato o ovata-
oblunghe, strette alla base ma asimmetriche per l'ineguale sviluppo dei due piccoli lobi basali; sono
più larghe nella parte superiore ed hanno 5-7 paia di lobi ampi e separati da seni arrotondati, le
dimensioni sono comprese tra (5) 10-12 (14) cm di lunghezza, il picciolo è brevissimo. La fase
giovanile della farnia è piuttosto lunga, si aggira intorno ai 60-70 anni in bosco, verso i 30 anni in
piante isolate. Il peduncolo dell'infruttescenza matura costituisce uno degli elementi salienti di
questa specie (suo sinonimo è Q. peduncolata) essendo lungo 5-9 (12) cm. La cupola è costituita da
squame che sono ben saldate (solo l'apice è libero) e formano una superficie liscia, hanno forma
rombica o triangolare, quelle più vicine al peduncolo sono molto più grandi. La ghianda è di
dimensioni variabili (2-3,5 cm) ovato-oblunga, con il diametro massimo verso la metà. La chioma
genera una copertura poco intensa, ma si difende dai concorrenti col rapido sviluppo giovanile e col
rapidissimo sviluppo dei polloni. Questa quercia è tra le specie europee del suo genere ad avere
l'areale più vasto: dagli Urali alla Spagna settentrionale, dalle Isole Britanniche e dal sud della
Scandinavia fino alla Calabria. La farnia è un tipico albero delle pianure alluvionali, è molto
esigente in luce e vuole suoli in cui la falda sia superficiale e continua visto che l'apparato radicale
della pianta adulta, anche se è molto robusto ed espanso, rimane abbastanza superficiale, inoltre
tollera molto bene anche lunghi periodi di sommersione. In Italia è presente in tutte le regioni (con
l'eccezione delle isole), soprattutto nelle pianure alluvionali o lungo le valli umide; la maggior parte
di questi ambienti è stata modificata dall'uomo e attualmente la farnia è in forte contrazione e si
ritrova in maniera puntiforme lungo la penisola
Quercus petraea
La/Il rovere è un albero che può raggiungere 30-40m di altezza, il tronco è robusto, diritto,
cilindrico e lungamente indiviso; i rami principali sono molto nodosi e ascendenti, formano una
chioma ampia, densa abbastanza regolare; le foglie sono caduche, un poco coriacee allo stato
adulto, intensamente verdi e glabre sulla pagina superiore, glabrescenti o più o meno pubescenti e
glaucescenti su quella inferiore (in tutti i casi con ciuffi dì peli rossastri all'ascella delle nervature),
hanno forma oblungo-obovata con 1a massima larghezza verso la metà; sono cuneate o talora
troncate-cordate alla base, con lobi (5-8) arrotondati, meno profondi e più regolari che nella farnia
mentre la lunghezza della foglia è simile; invece il picciolo è caratteristicamente lungo (1,5-3 cm).
Il frutto maturante nell'anno e portato da un peduncolo pubescente quasi inesistente o brevissimo
(da qui i sinonimi Q. sessilis e Q. sessiflora). La cupola è formata da squame pubescenti, ovato-
lanceolate, strettamente appressate per cui la superficie appare omogenea e liscia, la ghianda
appetita dai suini è di dimensioni leggermente inferiori rispetto alla farnia. La rovere ha un areale
incluso in quello della farnia, con limitazioni soprattutto in senso continentale in quanto risulta
molto suscettibile alle gelate tardive (entra in vegetazione prima della farnia). Essa risente meno dei
danni da siccità essendo provvista di un apparato radicale fittonante e profondo, ma non tollera la
sommersione; è relativamente esigente, ottimali sono i suoli acidi o sub-acidi ben drenati, è eliofila
anche se i semenzali possono sopportare un ombreggiamento continuato per 2-3 anni. In Italia la
diffusione della rovere ha risentito molto delle trasformazioni in colture agrarie, della coltura del
castagno, e dell'intenso sfruttamento che ha subito nei secoli.
Quercus pubescens
La roverella fra le diverse specie europee del sottogenere Quercus è sicuramente la più polimorfa e
quindi risultano ancora più accentuati ì problemi di inquadramento tassonomico. È un albero di
taglia inferiore alle due querce precedenti e raramente raggiunge i 25 m di altezza, il fusto è breve,
non particolarmente diritto, con branche sinuose e rami sottili e divergenti che vanno a formare una
chioma ampia, irregolare, non molto densa. Le foglie sono semplici, alterne, con lamina di forma
fittamente pubescente. Il picciolo è lungo 0,5-1,5, tomentoso . E' specie che può iniziare a
fruttificare molto precocemente (10-12 anni). I frutti, maturanti nell'anno, sono portati su un breve
peduncolo pubescente. La ghianda è protetta anche sino a metà da una cupola munita di squame
grigiastre, molto pubescenti, appressate, triangolari, appressate anche all'apice e superanti il bordo
della cupola. L'areale della roverella gravita principalmente nella parte meridionale del continente
europeo, in Italia si ritrova in tutte le regioni fra 200 e 800 m s.l.m. prevalentemente su pendii caldi
e luminosi. La roverella è tipica specie eliofila, termofila e xerofila, nell'area mediterranea tende ad
sottrarsi l'aridità estiva sfruttando il suo apparato radicale fittonante, profondo ed espanso, con la
fioritura e l'entrata in vegetazione più precoci del leccio, con l'emissione di getti autunnali e con
accenni di comportamento da semisempreverde. Grazie a questi adattamenti, la roverella è in grado
di competere con il leccio almeno nelle regioni ancora sufficientemente piovose. Ha crescita
relativamente lenta (questo la espone all'azione di specie concorrenti) e notevole capacità
pollonifera; viene tenuta per lo più a ceduo per produrre legna da ardere; le ghiande sono ricercate
dai suini.
Quercus frainetto
Il binomio specifico del farnetto (o quercia d'Ungheria) deriva da un refuso tipografico in quanto
Michele Tenore nel 1813 aveva chiamato questa specie Q. farnetto, in riferimento al nome comune,
e non "frainetto" come compose invece il tipografo. E' un albero alto fino a 30-40 m, ha portamento
slanciato maestoso, che ricorda quello della rovere, con chioma ampia e densa. Le foglie ricordano
quelle della farnia, ma sono di maggiori dimensioni, molto più profondamente lobate e muniti di
peli fulvi sulla pagina inferiore. Le ghiande sono portati da peduncoli quasi nulli o molto corti,
protetta da una cupola con squame numerose, pubescenti e appressate, sporgenti dal margine della
cupola. L'areale del farnetto è essenzialmente europeo sud-orientale, l'area italiana va dal sud della
Toscana fino alla Calabria. E' specie mesofila, esigente in fertilità e scioltezza del suolo, è piuttosto
eliofila ma in gioventù sopporta l'ombra meglio della rovere e della farnia; è molto suscettibile alle
gelate e ai venti freddi. Ha straordinaria rapidità di accrescimento che manifesta soprattutto quando
viene tenuta a ceduo; le sue ghiande sono dolci e molto appetite dagli animali.
Quercus Cerris
Il cerro è un grande albero che può raggiungere i 30-35 m di altezza, ha il tronco diritto e slanciato,
la chioma ovaleggiante e di media compattezza. Le foglie sono tardivamente caduche, molto
variabili nella forma, hanno consistenza coriacea con la pagina inferiore pubescente. La ghianda
matura è portata sui rami dell'anno precedente, fornita di una cupola provvista di squame lunghe
anche 1 cm tormentose. Il cerro ha un'areale più ristretto della roverella, decisamente più orientale
con limitazioni sia a nord che a sud. E' raro in Francia ed in Svizzera, così come a nord del Po ed in
Sicilia, manca invece in Sardegna; forma boschi in Italia dall'Appennino Tosco-Emiliano fino alla
Calabria e nei Balcani. Il limite freddo è dovuto ad una minore resistenza alle minime assolute (che
si manifesta con vistosi cretti da gelo sul fusto) e anche alla quantità di calore estivo. Il limite
inferiore è prevalentemente un limite di aridità, in quanto è una specie piuttosto esigente di acqua
che partecipa anche ai boschi planiziari in cui si associa alla farnia, mentre alle espansioni in zone
xeriche corrispondono perdite di vigore e di potere di concorrenza e, quindi, la possibilità di ampie
consociazioni con la roverella. L'ottimo edafico del cerro corrisponde a suoli profondi, freschi e
ricchi di basi; è molto eliofilo e sfugge alla concorrenza con lo sviluppo giovanile rapido
(rapidissimo nei polloni). Il legname è pesante, non durevole, di difficile segagione, la ghianda è
amara e scarsamente appetita al pascolo, ma il rapidissimo accrescimento giovanile ne fa, dal punto
di vista economico, una specie apprezzata nei cedui da legna da ardere.
TIPI DI QUERCETI
Fino a questo punto ho voluto mettere in risalto le differenze esistenti tra le varie specie, ma ora per
comprendere meglio il seguito mettere in risalto il fatto che:
1. TUTTE vogliono calore estivo (infatti hanno solo foglie di luce), quindi non sono specie di
montagna (anche se, ad esclusione del cerro, hanno una sufficiente resistenza al gelo) ;
2. TUTTE hanno una relativa ampiezza ecologica nel loro areale, il che significa adattarsi a diverse
situazioni;
3.TUTTE godono di una discreta longevità;
4. S