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Oleo-ceratonion

fitosociologi come alleanza , da una zona situata

più a settentrione, oppure a maggiore altitudine, lievemente

il leccio

meno calda, dove la cenosi potenziale dominante è , a

cui possono mescolarsi l'orniello, roverella, ecc..

Nelle aree più piovose e su substrati silicei formazioni miste a

sughera .

Coste adriatiche fino al Gargano : vegetazione mediterranea discontinua

e poco caratterizzata; prevalgono presenze di leccio più o meno isolato

dal contesto di specie e pinete di origine artificiale

Versante tirrenico settentrionale e centrale : vegetazione mediterranea

caratterizza una fascia di vegetazione costiera e collinare ben definita;

prevalgono fisionomie meso-mediterranee. In vicinanza delle coste e

dei promontori accenni termo-mediterranei (presenza di palma nana,

ginepro fenicio, ecc.).

In Liguria la vegetazione di sclerofille segue una fascia lungo la costa.

In Toscana aumenta la superficie di macchie e foreste mediterranee.

Versante tirrenico meridionale e isole: nel Lazio, in Campania e in

Basilicata la vegetazione di sclerofille è più ristretta alle catene

montuose vicino alla costa.

In Calabria, Sicilia e Sardegna: la vegetazione mediterranea aumenta

molto di spessore:

Fascia termo-mediterranea

- : comprende territori molto antropizzati;

colture irrigue (agrumi), frequenza di specie tropicali nei giardini, eucalitti

e sulle pendici pseudosteppe e gariche. Presenza in alcune aree del

Carrubo (estremi aridi)

Fascia meso-mediterranea

- : boschi di leccio e sughera a cui si possono

consociare specie termomediterranee: olivo selvatico, ginepro fenicio,

nelle pseudosteppe, palma nana

Fascia sopra-mediterranea

- : boschi di leccio e sughera, con

partecipazione evidente della roverella, orniello e carpino nero

Macchia mediterranea: formazione molto densa nella quale

predominano arbusti e piccoli alberi

Macchia foresta : è dominante il leccio a cui si associano: sughera,

roverella, orniello, aceri..; tra le conifere: pino domestico, pino marittimo

Macchia alta : le specie non superano 5-6 metri. Occupa stazioni più fresche

e fertili; è dominata da specie sempreverdi: leccio, corbezzolo lentisco,

alloro, alaterno, oleastro, fillirea…(cedui mediterranei)

Macchia bassa : le specie non superano i 2 metri di altezza. Si trova nelle

stazioni più aride e con suoli superficiali. E’ costituita prevalentemente da

mirto, lentisco, quercia coccifera, erica….

Gariga : vegetazione a portamento molto basso e cespuglioso. E’ costituita da:

cisti, rosmarino, timo, ginestra spinosa, palma nana..

Cedui mediterranei:

- popolamenti che hanno fisionomia di macchia per effetto di un

passato regime di ceduazioni sistematiche.

- sono meno degradati rispetto alla macchia bassa e alla gariga e

possono essere considerati boschi misti cui partecipano leccio,

sughera, arbusti sclerofilli e alcune caducifoglie (orniello, roverella,

cerro carpino nero, acero trilobo, ecc.)

- dalle ceduazioni: combustibili legnosi; in passato turni di 10-16 anni:

assortimenti sottili destinati alla carbonizzazione e alla preparazione di

fascine

- densità: da 7000 a 13.000 ceppaie/ha

- apporto di lettiera durante gli intervalli fra due tagli: 2000-5000

Kg/ha/anno

- continua ceduazione accentua la ricchezza floristica consentendo la

convivenza di 10-15 specie arboree e arbustive, con un numero di

polloni che a 30-40 anni di età può arrivare a 10/20.000/ha

Al crescere dell’età aumenta gradualmente la partecipazione del leccio

alla biomassa e un prolungato invecchiamento conduce alla lenta

trasformazione in lecceta quasi pura

Pascolo e incendi: fattori che nel bacino del mediterraneo influiscono

sulla struttura e sulla distribuzione della vegetazione

Il fuoco come strumento per allargare le superfici sgombre o per

migliorare temporaneamente la qualità del foraggio con le erbe

“antracofite” che compaiono temporaneamente subito dopo il

passaggio del fuoco. Da qui si orignano ericeti, cisteti, garighe a

cespugli aromatici e, infine, praterie steppiche ricche di asfodeli

Le macchie a sclerofille sono sfruttate durante la stagione secca e

subiscono carichi tanto più severi quanto più l’annata è siccitosa:

l’incidenza sulle specie dipende dall’appetibilità e dalla loro attitudine

a ributtare.

Specie con maggiore quantità di sostanza nutritiva digeribile: filliree,

orniello (anche le più appetite); tutti gli arbusti-alberetti sclerofilli

sono soggetti a danni.

Il leccio viene brucato quando non c’è di meglio e in stato giovanile

reagisce trasformandosi in un cespuglio ramosissimo.

Pascolo = impoverimento floristico e diminuzione di densità.

Nei cedui mediterranei e nelle leccete, le risorse di foraggio si

riducono alle sole ghiande

I danni da pascolamento dipendono dalle specie e dai loro

comportamenti:

- specie caprine: si alimentano di germogli di specie legnose: pascolano

sparse dal gregge e si muovono molto

- i bovini: incidono su singoli arbusti e ogni animale sosta a lungo in

un’area prescelta

- gli ovini penetrano male nelle macchie e spingono il pastore

all’incendio

-i suini, se numerosi, fanno molto danno al suolo perché si muovono in

continuazione

Carico ammissibile:

situazione critica: carico annuo > di 1 bovino/ha; pecore e capre

valgono 1/5 di unità dei bovini

Boschi di leccio

Quercus ilex L

. : foglia più

grande e ghianda amara;

specie più termofila e meno

xerofila

Quercusa rotundifolia Lam

.:

foglia più piccola e ghianda

dolce; specie iberica e

nord-africana, meno

termofila e più xerofila

Areale: paesi prospicienti il bacino centro occidentale del Mediterraneo e

corrispondente tratto dell’Oceano Atlantico:

Marocco: 1.340.000 ha Portogallo:530.000 ha

Algeria: 680.000 ha Spagna: 2.890.000 ha

Tunisia: 80.000 ha Francia: 350.000 ha

(Seigue, 1985) Italia: 620.000 ha (IFNC, 2007)

Fascia termo-mediterranea : il leccio si localizza nelle stazioni più piovose e

nelle esposizioni più fresche

Fascia meso-mediterranea: ha il massimo delle frequenza

Fascia sopra-mediterranea: si stende sfruttando le stazioni più calde; di

conseguenza è la sclerofilla con i limiti geograficipiù settentrionali

(costa atlantica francese, margine italiano delle Alpi) e con limiti altrimetrici

più elevati (sull’Appennino a contatto con il faggio: >1000 m s.m.;

in Marocco > 2000 metri di quota mescolandosi con i boschi

montano-mediterranei di cedro dell’Atlante

Autoecologia del leccio

- specie tipica del clima mediterraneo (anatomia fogliare nettamente

sclerofilla e abito sempreverde ben definito con foglie che durano fino

a 4-5 anni

- limite di vegetazione in massa corrisponde a quello freddo del

Lauretum di Pavari

- sclerofilla mediterranea più resistente al gelo: danni alle foglie a –

15°C, al cambio e al fusto a – 28°C

- limiti termici: t.med.annua (10°C), t.med.m.+f. (1-2°C)

- xeroresistente: ben adatto alla siccità estiva con comportamento

ecofisiologico più idrostabile di quello della sughera e di altre

sclerofille.

- ottimo di vegetazione rispetto alla piovosità: almeno 800 mm/annui

(cespugli di leccio sopravvivono in molte situazioni di macchia

degradata e spesso nelle garighe, è l’unica specie legnosa che

sopravvive; in queste situazioni la produzione di ghianda è scarsa, la

rinnovazione naturale è difficile e anche l’impianto artificiale comporta

attecchimenti modesti)

- specie tollerante l’ombra, tende a formare boschi puri

- è presente sia su suoli carbonatici che silicatici

- foglie ad elevata infiammabilità

Tipologie strutturali:

- Arbusteti di leccio (macchie a leccio): forme di degradazione dei cedui

per eccessive utilizzazioni, fuoco e pascolo

- Fustaie di leccio: sono rare perché quasi ovunque ceduate e

corrispondono a parchi ricreativi, oppure a fisionomie al limite col

pascolo arborato.

- Cedui di leccio:

cedui mediterranei (forteti): cedui misti con sclerofille (fillireee, mirto,

lentisco, alaterno); su suoli silicatici: sughera, corbezzolo, erica arborea.

Fra le latifoglie orniello e nelle stazioni più fertili mescolanza con

caducifoglie mesofile (cerro, carpino nero, acero opalo, ecc.).

Nella fascia sopra-mediterranea: cedui di leccio edificano ampie aree

nel contesto delle latifoglie (roverella e altre caducifoglie)

I cedui sopra mediterranei hanno accrescimenti più lenti e possono

evolversi a lecceta pura

40

35

30 leccio

25

% 20 carpino nero

15 roverella

10

5

0 3 6 9 12 15 18 21

cm

Ceduo di leccio di 40 anni (versante occidentale di Pizzo d’Alvano in Campania)

Propagazione del leccio

- Moltiplicazione vegetativa non è praticata; in natura è possibile

solo la moltiplicazione per polloni basali affrancati

- Produzione di ghianda precoce (anche su polloni di 5-6 anni)

- Annate di massima produzione ogni 2-3 anni

- Raccolta delle ghiande fra dicembre e gennaio

- 1Kg contiene 250-450 ghiande

- Facoltà germinativa: 60-70%

- Semina diretta: 5 ql/ha di ghiande (andantemente); 1-2 ql/ha (

su strisce o gradoni)

- In vivaio: 50 kg/100 m ; densità di trapianto: 2500 piantine/ha

2

- Allevamento delle piantine con pane di terra: 3-4 ghiande per

contenitore di 1 litro

- postime: semenzali di 1+0 altezza 30-40 cm

Selvicoltura del leccio

Conversione a fustaia dei cedui non più utilizzati: prevalentemente nelle

-

proprietà demaniali nelle quali è applicato generalmente il metodo del

rilascio intensivo di allievi

- Conversione a ceduo composto

- Utilizzazione dei cedui e loro miglioramento:

cedui matricinati (50 matricine/ha)

turni: da 12/15 a 20/24 anni

taglio basso della ceppaia: per contenere l’emissione dei polloni proventizi

produzioni: variano in relazione alla stazione; da 3-4 a 5/6 m /ha

3 -1

Boschi di sughera

Tempo di maturazione della

ghianda appare come un

carattere di maggiore rilevanza

ecologica anche se non sembra

associato ai caratteri

morfologici.

- Tipo a maturazione annuale:

necessita di un clima mite con

siccità estiva moderata (più

frequente in Portogallo)

- Tipo a maturazione biennale

(Q. suber ssp.occidentalis Gay): Areale: mediterraneo occidentale, con

esclusivi delle popolazioni della debordazioni sulle coste dell’Atlantico (da

porzione atlantica settentrionale quelle del Marocco a quelle della Penisola

dell’areale (Lande Francesci); iberica)

riappaiono misti a soggetti

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
34 pagine
SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/05 Assestamento forestale e selvicoltura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giangiko di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Selvicoltura speciale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Scienze agrarie Prof.