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DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO
In passato vi erano le classi differenziali dove si tentava un’educazione
fortemente specializzata per questi bambini che veniva pertanto tolti dalle
classi normali, ma non inseriti in scuole completamente diverse, come
avveniva con gli handicappati propriamente detti. Il più delle volte
l’atteggiamento era quello di ritenerli sani e normali da ogni punto di vista,
dunque non bisognosi di particolari cure, e semplicemente etichettabili come
allievi svogliati, poco motivati, poco portati per la scuola, più adatti a essere
inseriti il prima possibile nel mondo del lavoro (mani rubate alle zolle).
L’atteggiamento ha cominciato a cambiare con gli studi specifici e grazie a una
radicale mutuazione della società che ha sempre meno bisogno di manodopera
generica e sempre più necessità, economica e sociale, di far studiare tutti i
bambini.
Cause (il problema dell’eziologia non è ancora chiaro)
• Fattori neuropsicologici
• Possibili problemi emozionali e motivazionali del bambino
• Condizioni medico-biologiche (anomalie cromosomiche o fattori genetici
predisponenti, encefaliti, alcune forme di meningite)
• Prematurità e, in generale, sofferenze prenatali e perinatali
• Imperfetto sviluppo neurologico
• Familiarità
• Problemi psicologici o sociali nei genitori
• Povertà basso livello sociale e culturale, bassa qualità dell’accudimento,
bassa qualità dell’educazione.
Criteri diagnostici generali
• Criterio di discrepanza: capacità di apprendimento inferiori rispetto a
quanto previsto per età, intelligenza e scolarizzazione che creano
preoccupazione e disagio.
• Criterio di esclusione: il disturbo non può essere spiegato con problemi
medici, psicologici o socio-educativi più gravi
• Prevalenza tra il 4-5% e significativo aumento negli ultimi anni.
• Più frequenti nei maschi
• Co-morbilità con i disturbi del comportamento e dell’umore con
conseguenti rischi anche gravi di disadattamento e di abbandono
scolastico problemi di diagnosi differenziale : può essere qualche
difficoltà di diagnosi in presenza di patologie più gravi e presumibilmente
responsabili anche delle difficoltà di apprendimento; prestare attenzione
nella diagnosi su bambini che si trovano in condizioni di grave svantaggio
ambientale, sociale, culturale ed educativo.
Classificazione
1. disturbo della lettura dislessia
Copre l’80% di tutto lo spettro.
Classificazione DSM: disturbi solitamente diagnosticati per la prima volta
nell’infanzia, nella fanciullezza o nell’adolescenza-disturbi
dell’apprendimento-disturbo della lettura (F81.0)
Classificazione ICD: sindromi e disturbi da alterazione specifica dello
sviluppo psicologico-disturbi dello sviluppo psicologico-disturbi evolutivi
specifici delle abilità scolastiche-disturbo specifico della lettura (F81.0)
Aspetti teorici
• la capacità di lettura è inferiore rispetto a quanto previsto per l’età, il
livello di intelligenza e l’istruzione ricevuta; questa carenza deve
risultare dall’uso di test specifici standardizzati e somministrati
individualmente.
• dati epidemiologici intorno al 5% della popolazione generale
• le difficoltà possono essere a carico della correttezza nella lettura,
della rapidità e della comprensione del testo oppure riguardare una
combinazione qualsiasi di questi tre elementi. Attualmente il
parametro della velocità è considerato il principale marker clinico per
effettuare le diagnosi: esso evidenzia al meglio, almeno nelle lingue
trasparenti, la padronanza dell’abilità di decodifica.
• Tali difficoltà interferiscono significativamente con l’apprendimento e
le attività di vita quotidiana che richiedono capacità di lettura.
• co-morbilità con i disturbi dell’apprendimento e dell’umore
• problemi di diagnosi differenziale con ritardo mentale, disturbi
pervasivi e svantaggio socio-culturale
• carenze, secondo il modello “a due vie”, di analisi fonologica,
associazione grafema-fonema e fusione o di accesso diretto al
significato
• possibili carenze metacognitive, cioè scasa consapevolezza sugli scopi
della lettura; i bambini acquisiscono l’idea che la lettura consista
essenzialmente in un processo meccanico di decodifica nel quale tutti
gli sforzi sono diretti a cercare di correre e si sbagliare poco.
• possibili concomitanti problemi della sfera emozionale: cattiva
immagine di sé. Perdita di fiducia nelle proprie possibilità di
miglioramento, credono che no ci sia alcuna soluzione per il loro
problema.
• l’anomali non deve poter essere spiegata con problemi medici o
psicologici più gravi.
Strategie di intervento
• rinforzamento
• modellaggio
• apprendimento senza errori
• rinforzamento differenziale e informativo
• training centrato sul deficit: sono metodi che partono da lavori teorici
che cercano di indagare i processi cognitivi sottostanti alle difficoltà di
lettura e lavorano attraverso l’individuazione dei processi carenti e la
riabilitazione specifica di questi processi.
• analisi del compito e curricula
• autoistruzione
• lavoro centrato sul contesto scolastico-apprendimento cooperativo
• automatizzazione (attraverso presentazione tachistoscopica o
trattamento sublessicale)
• lavoro metacognitivo per la comprensione del testo. Bisogna
insegnare al bambino che lo scopo ultimo della lettura è capire il
significato di ciò che si sta leggendo.
• lavoro sull’autostima, l’autoefficacia, lo stile di attribuzione e le
emozioni
Prognosi
• possibilità di raggiungere un livello di velocità e accuratezza
sufficiente per la lettura autonoma di qualunque testo anche se
inferiore a quello atteso per l’età e la classe frequentata. È necessario
comunque esonerare l’alunno con questo disturbo da alcune attività
come la lettura ad alta voce, la scrittura veloce sotto dettatura, lo
studio mnemonico delle tabelline e la lingua straniera in forma scritta;
si usano degli strumenti compensativi e delle misure dispensative per
far sì che il bambino resti agganciato alla programmazione di classe,
così che condivida con i suoi compagni gli interessi, possa sostenere
adeguatamente le interrogazioni senza essere costretto a leggere testi
superiori alle sue possibilità.
2. disturbo del calcolo discalculia
Classificazione DMS: disturbi solitamente diagnosticati per la prima volta
nell’infanzia, nella fanciullezza o nell’adolescenza-disturbi
dell’apprendimento-disturbo del calcolo (F81.2)
Classificazione ICD: sindromi e disturbi da alterazione specifica dello
sviluppo psicologico-disturbi dello sviluppo psicologico-disturbi evolutivi
specifici delle abilità scolastiche-disturbo specifico delle abilità aritmetiche
(F81.2)
Aspetti teorici
• difficoltà nella soluzione dei problemi
• frequente co-morbilità con altri disturbi dell’apprendimento
Strategie di intervento
• uso di facilitatori
• autoistruzione
• lavoro centrato sul contesto scolastico-apprendimento cooperativo
• lavoro sull’autostima, l’autoefficacia, lo stile di attribuzione e le
emozioni
• misure dispensative e strumenti compensativi
• curricula
3. disturbo dell’espressione scrittadisgrafia
Classificazione DSM: disturbi solitamente diagnosticati per la prima volta
nell’infanzia, nella fanciullezza o nell’adolescenza-disturbi
dell’apprendimento-disturbo dell’espressione scritta (F81.8)
Classificazione ICD: sindromi e disturbi da alterazione specifica dello
sviluppo psicologico-disturbi dello sviluppo psicologico-disturbi evolutivi
specifici delle abilità scolastiche-disturbo specifico della compitazione
(F81.1) o disturbo misto delle capacità scolastiche (F81.3) a seconda del
fatto che prevalgano le difficoltà di compitazione in assenza di disturbo
specifico della lettura oppure che quella della compitazione appaiano
clinicamente associate a difficoltà aritmetiche e di lettura.
Aspetti teorici
• possono essere suddivisi in disgrafia (problema della leggibilità) e
disortografia (problema degli errori)
• frequente co-morbilità con gli altri disturbi dell’apprendimento
Strategie di intervento