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turno interrompendo gli altri di continuo in modo invadente e non
controllato.
• Carenze nei processi di autoregolazione e di mediazione verbale;
difficoltà nell’uso di strategie; stili di attribuzione inadeguati; scarsa
capacità di regolazione emotiva con conseguenti difficoltà nel
controllo della frustrazione, della rabbia e dell’aggressività che viene
diretta sia verso gli altri che verso sé stesso; problemi di relazione con
i coetanei.
• Questi sintomi devono essere presenti in almeno due contesti di vita
(casa e scuola) e deve esserci una significativa compromissione del
funzionamento sociale, scolastico o lavorativo. Inoltre questo disturbo
è spesso complicato da una serie di problemi emozionai e relazionali:
insicurezza, bassa autostima, ansia, fobie e comportamenti di
evitamento, immaturità emozionale.
• Disturbo molto diffuso in età evolutiva, con una prevalenza tra il 3% e
il 5% della popolazione generale, sebbene tale prevalenza sia in
aumento sia perché la vita di oggi è più convulsa sia perché fino a una
decina di anni la psichiatria non si occupava di bambini un po’ agitati,
la neuropsichiatria infantile era una disciplina agli esordi e la
psicologia dell’età evolutiva quasi non esisteva.
• esordio prima dei 7 anni
• possibili pregressi disturbi della regolazione, ossia difficoltà, tipiche del
bambino nei primi anni di vita, nella regolazione del comportamento,
dei processi fisiologici (sonno e alimentazione), sensoriali, attentivi,
affettivi o motori. Esistono poi diversi tipi di disturbo della regolazione:
ipersensibile, iporeattivo, attivo-aggressivo e disorganizzato sul piano
motorio-compulsivo.
• frequente comorbilità con altri disturbi del comportamento
dirompente, con disturbi d’ansia (in particolare ansia generalizzata e
disturbo ossessivo-compulsivo), disturbi dell’umore, disturbi
dell’evacuazione, disturbi da uso di sostanze, disturbi
dell’apprendimento e della comunicazione (difficoltà nella scrittura e
nella lettura e goffaggine motoria), oltre che possibile comorbilità con
ritardo mentale il 70% dei soggetti con questo disturbo ha un
disturbo associato.
• È dimostrato che nei genitori di bambini con ADHD si riscontrano
frequentemente modalità educative e relazionali inadeguate,
improntate a eccessivo lassismo o a eccessiva durezza, o (più spesso)
a un passaggio repentino e ingiustificato tra lassismo e durezza
ambiguità e incoerenza. Queste non sono però una causa del disturbo
ma una conseguenza di certi comportamenti inadeguati dei bambini
che però, secondo un circolo vizioso, aggravano il disturbo.
Strategie di intervento
• Esistono farmaci stimolanti, in particolare un’anfetamina, il
metilfenidato, che hanno dimostrato un’efficacia notevole nella
riduzione dei sintomi dell’iperattività; negli ultimi anni si parla di
modafinili che, pur essendo sempre uno stimolante e riduce, quindi, i
sintomi dell’ADHD, rispetto al farmaco precedente risulta
maggiormente tollerato e con minori effetti avversi.
Secondo alcuni studi certi farmaci stimolanti ottengono risultati
clinicamente significativi nl 70%-80% dei casi, anche se la
percentuale di successo si riduce molto nel caso di
comorbilità.
Tuttavia la ricerca ha evidenziato la possibilità di ricorrere a
trattamenti farmacologici alternativi che però possono
provocare dipendenza e potenzialità di abuso, come l’atomoxetina,
un inibitore selettivo della noradrenalina.
L’argomento del trattamento farmacologico è particolarmente
dibattuto in Italia.
Il compito della psicologo è quello di potenziare con mezzi psicologici
l’effetto positivo del farmaco; cercare di evitare l’uso
eccessivamente prolungato e prevenire i rischi di dipendenza
dal farmaco stesso.
• token economy
• analisi funzionale, estinzione e rinforzamento differenzialel’analisi
funzionale cerca di capire e cause, almeno quelle ambientali, che
hanno provocato il comportamento, e cerca di individuare le
conseguenze che probabilmente influiranno su analoghi
comportamenti futuri, cerca cioè di cpaire come un comportamento
funziona; con l’estinzione e il rinforzamento differenziale si cerca di
ridurre la frequenza di alcuni comportamenti inadeguati: individuare
comportamenti adeguati; ignorare sistematicamente i comportamenti
inadeguati; rinforzare comportamenti diversi, meglio ancora se
incompatibili, con il comportamento bersagio da eliminare. In questi
modo i comportamenti inadeguati tendono ad andare in estinzione,
come in genere accade alle risposte non rinforzate: la loro frequenza
diminuisce nel tempo, mentre i comportamenti adeguati tendono, di
conseguenza, a farsi sempre più probabili perché sono stati rinforzati
sistematicamente. Questo inoltre migliora la relazione con le figure
educative.
• modellaggio e modellamento
• autocontrollo (automonitoraggio, autoistruzione, autovalutazione,
autorinforzamento)
• esposizione progressiva agli stimoli ansiosi e conseguente
desensibilizzazione
• training di abilità sociali, interpersonali e di comunicazione (role
playing e problem solving) attraverso il Summere Treatment Program
(STP), un intervento rivolto a bambini dai sei ai dodici anni che
esibiscono comportamenti associati all’ADHD o altri Disturbi del
Comportamento: per la durata di 6 settimane i bambini sono
impegnati in un programma che prevede, appunto, training su alcune
abilità carenti.
• lavoro sullo stile di attribuzione e autostima
• parent training
Prognosi
• i sintomi più legati all’iperattività tendono ad attenuarsi o a
scomparire con la crescita, mentre il deficit attentivo e l’impulsività
sono più resistenti e a volte durano per tutta la vita.
• Nei casi più difficili o non trattati è possibile avere, durante il periodo
critico dell’adolescenza, possibili complicazioni dovute a un’evoluzione
in Disturbi della Condotta più gravi, comportamenti antisociali, abuso
di sostanza e conseguenti problemi con la legge. La prognosi è molto
più sfavorevole in caso di esordio precoce e di comorbilità perché può
comportare l’evoluzione in Disturbo Antisociale di Personalità, Disturbo
Borderline di Personalità e Schizofrenia.
2. disturbo oppositivo-provocatorio
Classificazione DMS: disturbi solitamente diagnosticati per la prima volta
nell’infanzia, nella fanciullezza o nell’adolescenza-disturbi oppositivo
provocatorio (F91.3)
Classificazione ICD: sindromi e disturbi comportamentali ed emozionali con
esordio abituale nell’infanzia e nell’adolescenza- disturbo oppositivo
provocatorio (F91.3)
Aspetti teorici
• comportamenti ostili e negativistici: tendono a boicottare le attività
che gli vengono proposte; hanno improvvisi scatti d’ira che li rendono
aggressivi; non sopportano le prescrizioni e, quando l’ambiente gli
propone in modo rigido regole che non è in grado di rispettare, si
genera collera, litigi, sfide e accuse per difendersi che possono
arrivare a comportamenti vendicativi.
• I sintomi devono durare da almeno 6 mesi e l’anomalia deve essere
causa di una compromissioni significativa del funzionamento sociale,
scolastico o lavorativo.
• Precursore del Disturbo della Condotta.
Strategie di intervento
• modellamento
• autocontrollo, role palying e problem solving
• compiti comportamentali
• parent-child interaction therapy (PCIT): trattamento comportamentale
che cerca di migliorare la qualità della relazione e di cambiare i
modelli di interazione genitore-figlio riduce i comportamenti
inappropriati sia del bambino che dei genitori e òp stress genitoriale e
incrementa la frequenza di comportamenti prosociali di entrambi.
• family-based treatment for oppositional behavior (HNC): programma di
trattamento per bambini di età compresa tra i 3 e gli 8 anni che
presentano comportamenti pericolosi e/o oppositivi che vengono
mantenuti, inoltre, da modalità di interazione familiare maladattativi
che rinforzano comportamenti coercitivi. È un programma di breve
durata che utilizza brevi e chiare istruzioni, prevede un modo specifico
e concreto per ridurre il ciclo oppressivo di interazione negativa
attraverso strategie comportamentali.
• power coping programme
• relazione di aiuto
• importanza dello sport che influisce positivamente sulle capacità
esecutive e di autoregolazione, rappresenta un fattore protettivo
rispetto a future condotte criminali e incrementa la frequenza delle
condotte affiliative.
Prognosi
• spesso è il precursore del disturbo della condotta
3. disturbo della condotta
Classificazione DSM: disturbi solitamente diagnosticati per la prima volta
nell’infanzia, nella fanciullezza o nell’adolescenza-disturbo della condotta
(F91.8).
Classificazione ICD: sindromi e disturbi comportamentali ed emozionali
con esordio abituale nell’infanzia e nell’adolescenza- disturbo della condotta
(F91).
Aspetti teorici
• prevalenza intorno al 10% con una netta prevalenze a favore dei
maschi
• caratterizzato dalla persistente violazione delle regole e dei diritti
degli altri o delle regole della società nella quale il ragazzo vive. I
sintomi principali sono: aggressività, anche fisica; distruzione delle
proprietà; frode; menzogna; furto. È prevista una specificazione della
gravità del disturbo su tre livelli (lieve, moderato e grave) in funzione
della quantità di sintomi presenti e dei danni che questi sintomi
provocano agli altri.
• esordio più tardivo rispetto agli altri disturbi del comportamento; esso
può infatti manifestarsi anche in fanciullezza e questo comporta una
gravità e prognosi peggiore.
• comorbilità con ritardo mentale, disturbi dell’apprendimento e della
Comunicazione, disturbi dell’umore, disturbi da uso di sostanze e
ADHD.
• spesso associato a problemi familiari, ambientali e sociali
Strategie di intervento
• power coping program
• training di abilità sociali
• lavoro sugli aspetti emozionali (in particolare riconoscimento e
gestione della rabbia)
• relazione di aiuto
Prognosi
• prognosi peggiore nel caso di esordio precoce e nel caso siano
presenti anche deficit intellettivi. È inoltre influenzata
negativamente da situazioni ambientali particolarmente diffici