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Persistenza e cambiamento delle credenze. Gli studi che si sono occupati della
possibilità di intervenire sul sistema delle credenze degli insegnanti, favorendone una
trasformazione più funzionale al processo di insegnamento – apprendimento, si sono
orientati verso due filoni: il primo ne analizza le dimensioni cognitive e parla di processi
di elaborazione in cui i dati di realtà sono filtrati dalle pre-conoscenze e pre-credenze; il
secondo prende in considerazione il gruppo di cui l’insegnante farà parte (inteso come
ruolo sociale e come ambiente relazionale vissuto direttamente). Bisogna tenere in
considerazione che alcune credenze sono più resistenti di altre, in questi casi le nuove
informazioni tendono ad essere assimilate piuttosto che accomodate.
Ruolo della formazione nelle trasformazioni delle credenze degli insegnanti. Nelle
esperienze di apprendimento, come nella preparazione degli insegnanti, spesso le
credenze vengono ignorate; per farle emergere, una possibile soluzione può essere un
training per rendersi conto che esistono conoscenze diverse dalla proprie credenze. Se si
utilizza la persuasione verbale, il cambiamento ottenuto tende a scomparire in breve
tempo. In ogni caso, studi hanno confermato che nuove conoscenze e credenze
preesistenti, possono convivere in docenti esperti; affinchè le nuove informazioni
vengano utilizzate per modificare le credenze precedenti, è necessario che un individuo:
riconosca che la nuova informazione sia riconducibile alle credenze esistenti, avverta gli
sforzi di assimilazione come insoddisfacenti, si accorga che l’informazione rappresenta
una anomalia rispetto ai dati a disposizione. La trasformazione delle credenze necessita
dell’intervento di un processo metacognitivo che, attraverso la riflessività, metta in luce la
natura delle credenze e le loro differenze con le conoscenze. Il cambiamento avviene
sempre grazie alla partecipazione ad una comunità o ad un gruppo con cui si condividono
le pratiche.
2. Credenze e pratiche educative degli insegnanti.
Introduzione. Un quesito importante è: “cos’è l’intelligenza?”. Qui viene proposto il
percorso fatto nel tempo dalle concezioni dell’intelligenza a partire dalle teorie scientifiche,
che si sono succedute dagli inizi del secolo scorso fino ad oggi, per arrivare a parlare di
quelle degli insegnanti maturate tra i banchi di scuola.
Il concetto di “intelligenza” nel mondo scientifico. Le teorie esplicite dell’intelligenza
vengono elaborate da psicologi o scienziati sulla base di dati raccolti grazie alle
performance rese dalle persone dei compiti che rilevano il funzionamento psicologico. Il
principale contributo in ambito psicologico proveniva da Galton: egli riteneva che il
successo dipendesse da abilità cognitive ereditate geneticamente (intelligenza generata,
non appresa), affermando che si sarebbe potuta produrre una razza superiore procreando
tramite persone con elevate facoltà intellettive. Tra gli anni venti e trenta del 900 nuovi
studi hanno portato a formulare le ipotesi di uno stretto legame tra intelligenza e classe
sociale, piuttosto che tra razza e intelligenza. Nella seconda metà del 900 assumono un
ruolo incisivo il contesto educativo e l’ambiente sociale di sviluppo; in America, alla fine
degli anni 90 veniva pubblicato un libro in cui si sosteneva che parte dell’intelligenza è
ereditata dai genitori (passo indietro) riaccendendo il dibattito “natura vs. cultura”.
Attualmente l’ipotesi più accreditata trova in questi 5 punti una chiara esemplificazione: 1.
Ereditarietà e ambiente determinano l’intelligenza; 2. Eredità e ambiente interagiscono; 3.
Gli ambienti estremamente poveri o ricchi, possono interferire nella formazione di una
persona intelligente; 4. Il legame tra fattori genetici e intelligenza non è chiaro; 5. Non si
può individuare un singolo ambiente che determini l’intelligenza. Oggi, si suggerisce che è
possibile aumentare le abilità con opportuni programmi e stimolazioni.
Concezioni popolari dell’intelligenza. È difficile tracciare un confine tra le teorie
scientifiche e quelle popolari, tra esplicito ed implicito; le teorie esplicite derivano in parte
da quelle implicite, poiché la culla della scienza è la cultura popolare. La differenza sta nel
processo di formazione e trasformazione delle teorie, ad esempio si può avere un’idea di
intelligenza senza aver per forza avuto l’occasione di formularla ed esplicitarla. Le
concezioni popolari sull’intelligenza si formano spesso intorno a un prototipo di persona
intelligente che ha origine dalla cultura di appartenenza, infatti vi è un dibattito sul
relativismo culturale che mostra che se un individuo (a cui viene somministrato un test di
intelligenza) è simile in termini di appartenenza culturale a chi ha costruito il test, allora
risulterò più intelligente di colui che non gli assomiglia. Questo perché la gente forma le
teorie circa gli individui che crede essere intelligenti. (es: in occidente, la persona
intelligente è quella che spende molte delle sue energie nell’apprendere).
Le concezioni degli insegnanti. Gli insegnanti possono concepire l’intelligenza in modi
diversi, le ricerche sulle concezioni degli insegnanti hanno fatto emergere due poli: uno
innatista, che considera l’intelligenza una entità stabile, innata e poco incrementabile,
l’altro costruttivista, che concepisce l’intelligenza in modo dinamico, incrementale e un
repertorio di abilità che aumenta lo sforzo e l’impegno. Non è possibile collocare la
concezione di un insegnante di un individuo in modo assoluto su un polo preciso. Ad
esempio: per quanto riguarda le differenze di rendimento scolastico tra gli alunni della
stessa classe, un’insegnante con atteggiamento innatista spiegherebbe la situazione
dicendo che le ineguaglianze sono naturali, un’insegnante con atteggiamento costruttivista
metterebbe in dubbio sé, il proprio tipo di insegnamento fornito, il bambino e le variabili
contestuali. Le concezioni innatiste hanno un’idea fissa e incrementabile fino ad un certo
punto, ovvero alla relazione educativa è lasciata una posizione marginale; mentre coloro
che pensano all’intelligenza e al suo sviluppo in termini costruttivisti attribuiscono al
bambino, all’insegnante e alle variabili contestuali un ruolo determinante.
Dalle concezioni alla pratica educativa. Le teorie informali, che comprendono
concezioni, conoscenze e credenze, svolgono la funzione di guidare l’insegnante nella
pratica educativa, nel prendere decisioni per elaborare modalità di intervento efficaci che
diventino una routine sicura.
• L’insegnante innatista, è più predisposto a forme di intervento educativo nel quale
la bocciatura è considerata un rimedio efficace; l’interazione con l’alunno è stabilita
attraverso domande chiuse e richieste specifiche; l’insuccesso è dovuto a cause
interne al soggetto, stabili ed incontrollabili.
• L’insegnante costruttivista, si predispone verso le difficoltà di apprendimento e gli
errori degli alunni con un atteggiamento più attivo e auto-riflessivo; nella pratica
educative impiega domande aperte per stimolare l’attiva partecipazione degli alunni
alla co-costruzione della conoscenza e alla sua valutazione; non ritiene la
bocciatura un intervento efficace.
La concezione dell’insegnante sull’intelligenza, può produrre effetti sul rendimento degli
alunni e sullo sviluppo delle reali abilità, se ad esempio l’attenzione dell’insegnante è ai
processi e alle strategie, allora provocherà nell’alunno una riflessione sulle funzioni auto-
regolative e metacognitive dell’apprendimento. Tali concezioni possono emergere con la
conversazione. Inoltre se le insegnanti valutano i loro alunni meno intelligenti, assumono
un atteggiamento protettivo nei loro confronti riducendo gli obiettivi; alcuni studi hanno
dimostrato che le domande che incoraggiano il bambino sollecitando una riflessione su di
esso, sono forme comunicative che stimolano l’acquisizione di strutture cognitive elevate e
favoriscono lo sviluppo dell’intelligenza.
3. Formazione e trasformazione delle concezioni sullo sviluppo dell’intelligenza.
Introduzione. Le teorie implicite sull’intelligenza e sul suo sviluppo, accompagnano
l’insegnante nella pratica educativa, si può inoltre affermare che i docenti nel corso della
loro esperienza realizzano il passaggio da una concezione costruttivista ad una
innatista, ma: quali variabili determinano una concezione piuttosto che l’altra?
Il ruolo dell’esperienza. L’esperienza d’insegnamento può essere letta come
l’acquisizione di maggiore competenza, familiarità con le richieste della scuola e delle
famiglia, formazione di relazioni professionali tra colleghi. La letteratura su questo
argomento suggerisce che gli insegnanti passano da un’iniziale idea costruttivista
dell’intelligenza dell’alunno verso un atteggiamento innatista. Gosling afferma che il
passaggio avviene quando l’insegnante si ritrova ad affrontare l’inefficacia dei metodi di
insegnamento adottati, il fallimento scolastico degli studenti.
• Ricerca: sono state confrontate le concezioni di due gruppi di insegnanti, con e
senza esperienza, adottando un questionario tradotto dal francese. Dai risultati è
emerso che gli insegnanti alle prime armi (con scarsa o nessuna esperienza) hanno
ottenuto un punteggio più alto sui fattori di tipo costruttivista, ovvero le cause
dell’insuccesso scolastico sono state attribuite a fattori interni al processo di
insegnamento- apprendimento, invece gli insegnanti con maggiore esperienza
hanno mostrato maggiore distacco, il loro atteggiamento innatista è stato spiegato
come uno difensivo del proprio ruolo. Quindi attraverso l’esperienza, si passa da
un atteggiamento ottimistico e di grande senso di responsabilità, ad una visione più
complessa.
Il ruolo del contesto. Altro elemento decisivo, può essere il contesto: le concezioni
possono essere diverse se si lavora ad esempio in due stati diversi.
• Ricerca: sono stati confrontati due gruppi di insegnanti italiani con gli stessi anni di
esperienza, ma che lavorano in due contesti diversi, un gruppo in Italia e uno
all’estero. Per ognuno è stato determinato un unico punteggio medio riferito alla
concezione costruttivista, più è alto il punteggio più costruttivista appare la
concezione dell’insegnante. Dai risultati è emerso che gli insegnanti all’estero
presentano una maggiore tendenza costruttivista, i motivi possono e