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CARATTERISTICHE GENERALI DEL LINGUAGGIO
1.Funzioni e dimensioni del linguaggio
Nello studio del linguaggio vi sono diversi orientamenti e ricerche diverse, ma Stenberg (2000) ha
individuato 6 proprietà a tal proposito:
1. Comunicativa, che riguarda la possibilità di esprimere e scambiare pensieri e sensazioni
con altre persone che condividono la stessa lingua
2. L’essere arbitrariamente simbolico, relativa all’uso di un sistema di etichette
arbitrariamente riferite a cose, processi, idee e relazioni
3. Regolarità di struttura, che rende possibile la condivisione del sistema
4. Molteplicità di strutture, relativa alla possibilità di analizzare la struttura del linguaggio a
diversi livelli (suoni, parole)
5. Produttività, cioè la possibilità che un parlante ha di produrre un numero illimitato di frasi o
combinazioni significative
6. Dinamica e evolutiva, una lingua non è un unità statica e immutabile ma cambia nel
tempo
L’uso del linguaggio implica inoltre, 2 capacità fondamentali :
1. Recettiva, riguarda la capacità di recepire e decodificare il linguaggio parlato e scritto
2. Produttiva, la capacità di produrre parole
Scrittura
Nel mondo occidentale, la scrittura si avvale di un sistema di tipo alfabetico, ma esistono sistemi
con caratteristiche differenti quali:
Il sillabico, in cui ogni carattere scritto rappresenta una sillaba
o L’ideografico, in cui ogni carattere rappresenta una singola parola
o Il pittografico, in cui un’idea è rappresentata con la sua immagine
o
2
L’atto linguistico si configura come una manifestazione molto complessa, che può essere
esaminata secondo dimensioni diverse.
È possibile,infatti, individuare alcuni aspetti:
Aspetto locutorio, che riguarda l’atto di dire qualcosa (grammatica, prosodia)
o Aspetto perlocutorio, che riguarda la dimensione intenzionale della comunicazione
o Aspetto illocutorio, che riguarda il significato peculiare che un enunciato può assumere, il
o modo in cui un messaggio dovrebbe essere assunto-affermazione (interrogazione,
richiesta, minaccia)
Le pause costituiscono un momento fisiologico della conversazione ed hanno un ruolo importante
nello scandire i passaggi di turno che definiscono la conversazione stessa
Si distinguono in vuote, costituite da momenti di silenzio nella conversazione, e piene, costituite
da vocalizzazioni che vengono usate per mantenere il turno di conversazione o per dare avvio a
uno scambio comunicativo (ah, uhm)
L’analisi del linguaggio comprende inoltre diversi aspetti:
Fonologia, studia i fonemi, la loro funzione e le regole che ne governano l’organizzazione
o Morfologia, studia i morfemi, cioè le più piccole unità significative di una lingua. Si occupa
o della forma delle parole e delle relative variazioni a seconda del significato e della loro
funzione
Lessico, riguarda le parole che costituiscono una lingua, cioè quelle combinazioni di
o fonemi, o singoli fonemi, aventi significato concettuale
Sintassi, studia le regole secondo cui associare le parole per costruire un sintagma, una
o proposizione e periodi. Il sintagma è il gruppo minimo di elementi significativi formante
l’unità base della struttura sintattica di una frase (nome preced da un’articolo)
Semantica, si occupa del significato del linguaggio, sia a livello di singole parole che a
o livello più complesso
Pragmatica, studia il linguaggio come modalità comunicativa e più in generale, l’influenza
o della comunicazione sul comportamento
2.Linguaggio, pensiero,contesto sociale
Alcune delle tante teorie sui rapporti tra pensiero e linguaggio evidenziano la superiorità dell’uno
rispetto all’altro o viceversa; altre invece prevedono, invece, una reciproca influenza
La teoria comportamentistica e la teoria del relativismo linguistico subordinano il pensiero al
linguaggio
I comportamentisti definiscono il pensiero come linguaggio interiorizzato (Skinner)
I relativisti affermano che le strutture proprie di una lingua determinano la percezione della realtà
esterna e la visione del mondo che un individuo si forma (Whorf)
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Secondo Piaget, nei primi anni di vita il linguaggio si caratterizza per il suo carattere egocentrico,
espressione dell’egocentrismo del pensiero infantile
È possibile, infatti, osservare nei bambini 3 tipi di linguaggio egocentrico:
1. Le ripetizioni ecolaliche, che si configurano come un semplice esercizio funzionale
2. I monologhi, in cui il bambino è come se pensasse ad alta voce
3. I monologhi collettivi, in cui coinvolge altri nel suo discorso senza, però preoccuparsi di
essere ascoltato o capito
Secondo Vygotskij, il linguaggio e il pensiero sono in origine indipendenti e solo progressivamente
si integrano in un rapporto di influenze reciproche
Egli sostiene, infatti, che nel bambino sono presenti forme primitive di linguaggio che non
implicano attività di pensiero
Secondo Bruner, il linguaggio è un processo cognitivo ed è pensiero oggettivato verbalmente
Il rapporto fra pensiero e linguaggio è certamente mediato da fattori contestuali e ambientali
Secondo Bernstein, la struttura delle relazioni sociali determina gli usi e le scelte linguistiche dei
parlanti
Egli individua 2 differenti sistemi di uso linguistico:
1. Il codice ristretto, che rappresenta una massima prevedibilità negli aspetti semantici e
sintattici degli enunciati
2. Il codice elaborato, lascia ampia libertà alle scelte linguistiche dei parlanti, permettendo di
esprimere e differenziare contenuti semantici complessi e scarsamente prevedibili
3.Fondamenti neurofisiologici
La forma del linguaggio che riguarda i suoni utilizzati e le modalità in cui essi sono combinati è
connessa ai circuiti neuronali necessari alla produzione del comportamento motorio e alla
rappresentazione della grammatica, mentre il contenuto implica una rappresentazione di idee,
immagini e concetti che devono poi essere tradotti in unità costituite dai gesti e dalle vocalizzazioni
L’esame del comportamento linguistico degli individui affetti da danno cerebrale ha mostrato,infatti,
che i meccanismi che intervengono nella produzione e nella percezione del linguaggio parlato
sono localizzati in aree differenti della corteccia cerebrale
Paul Broca, esaminando il cervello di un paziente che aveva perso il linguaggio, scoprì la
presenza di una lesione nell’emisfero sinistro in corrispondenza del lobo frontale sopra la scissura
laterale (area di Broca)
Wernicke, scoprì che le lesioni del lobo temporale dell’emisfero sinistro producono un disordine
linguistico, caratterizzato da un deficit della funzione recettiva (area di Wernicke)
Geschwind, riprese le ipotesi di Wernicke e formulò ipotesi in cui sottolinea come molte forme di
afasiche siano attribuibili a interruzione della trasmissione delle informazioni tra i centri motori e
sensitivi
Introdusse, inoltre, i termini fluente e non fluente per distinguere le sottoclassi principali di afasia
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Lurija, a differenza di Geschwind, afferma che il linguaggio non può dipendere dall’attività di una
zona circoscritta dell’encefalo, ma richiede la cooperazione di più regioni
Recenti studi hanno permesso di rilevare che pur essendovi regioni cerebrali specificamente
deputate a un aspetto del linguaggio, esistono molte differenze individuali, per cui l’area specifica
che media una particolare funzione linguistica può variare da una persona all’altra
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CAPITOLO SECONDO
1.Modelli teorici dello sviluppo del linguaggio
Il tema dello sviluppo linguistico ha costituito un terreno fertile per il dibattito tra ambientalisti e
innatisti
I primi sottolineano che l’acquisizione del linguaggio è la risultante di un semplice processo di
apprendimento
I secondi, che l’acquisizione del linguaggio è espressione di processi maturazionali dell’organismo
Secondo le teorie di matrice comportamentistica, il linguaggio viene acquisito sulla base degli
stessi meccanismi di apprendimento che presiedono la comparsa di qualunque abilità e capacità
Infatti, lo sviluppo del bambino impara ad associare etichette verbali a oggetti esterni attraverso
rinforzi forniti dagli adulti alle sue prime espressioni verbali
Skinner, sostiene che la comparsa del linguaggio sia spiegabile in base a contingenze operanti di
rinforzo.
Egli individua 2 categorie linguistiche fondamentali:
1. Il <mand> cioè la risposta verbale emessa in condizioni di deprivazione e rinforzata dalla
sua stessa conseguenza caratteristica (es: il bambino chiede qualcosa con un’espressione
verbale e la mamma glielo dà)
2. Il <tact> cioè un evento o un attività prodotta per ottenere un rinforzo sociale
Chomsky, criticando l’impostazione teorica di Skinner,con la sua psicolinguistica generativo-
trasformazionale (cioè mirata ad individuare le regole di generazione e trasformazione delle frasi)
ha sostenuto l’impossibilità di spiegare l’acquisizione del linguaggio attraverso semplici processi di
imitazione e condizionamento
Fodor, insieme a Garret negli anni Sessanta, ha elaborato un modello sulla comprensione del
linguaggio secondo il quale gli ascoltatori hanno a loro disposizione una serie di strategie mentali
grazie alle quali ascoltando una frase sono in grado di segmentarla in costituenti, classificarli e
costruire a partire da questi l’interpretazione semantica
Egli, inoltre, ipotizzando una concezione della mente divisa in moduli che funzionano in modo
indipendente, ritiene che l’accesso lessicale ai significati delle parole sia distinto dai significati di
parole derivanti dal contesto
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I processi coinvolti nell’apprendimento del linguaggio sembrano essere:
Il condizionamento, attraverso il rinforzo delle espressioni pronunciate
o L’imitazione, di parole pronunciate dagli adulti
o Verifica delle ipotesi, sulla base di principi operativi, verifica di queste e memorizzazione
o
I più recenti studi sulla cognizione e l’acquisizione del linguaggio verbale sono relativi allo studio
dei cambiamenti della fluenza e all’analisi delle strategie utilizzate dai bambini per la
comprensione
Le strategie prevalentemente usate sembrano essere:
1. L’elenco dei diversi membri di una categoria
2. L’emissione di risposte molto appropriate con scelta di quelle migliori prima di
rispondere
L’evoluzione del linguaggio, quindi, inizia già alla nascita e si svolge secondo modalità ordinate
che possono e