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LA COSTRUZIONE DEL SIGNIFICATO
Abbinare suoni arbitrari ai significati realizzando il processo di mappatura dei suoni sui significati (mapping
sound sto meanings)
Il bambino alla nascita è dotato di vincoli cognitivi cioè un insieme di principi che lo guidano
nell’apprendimento. Secondo l’ipotesi del lexical biases tali vincoli limitano il potenziale
referenziale del nuovo termine da un punto di vista percettivo o linguistico – principio della mutua
esclusività (attribuire a ciascun referente una sola parola), principio dell’attribuzione rapida del
significato (le parole nuove vengono attribuite a oggetti nuovi di cui il bambino non conosce il
nome),vincolo dell’oggetto intero, vincolo tassonomico-
Vincoli cognitivi come base del fenomeno del fast mapping, apprendimento rapido della relazione
tra linguaggio e significato: ipotesi di Carey – prima fase di fast mapping,in cui il bambino stabilisce
un legame iniziale tra parola e referente, ma si tratta di un significato parziale che sarà poi
completato nella fase di slow mapping attraverso l’ulteriore esperienza.
Gelman e Brandone sostengono che la rappresentazione mentale contiene, oltre ad alcune
caratteristiche percettive osservabili, l’assegnazione analogica (è una specie di) a categorie di tipo
ontologico che possono essere attivate sulla base di indizi percettivi, come la distinzione
animato/inanimato; una volta che una data etichetta linguistica viene collegata ad una
rappresentazione del tipo “una specie di”, porta alla formazione di conoscenze concettuali di tipo
categoriale.
Acquisizione di parole attraverso un processo di apprendimento sociale: è il comportamento dei
genitori nell’interazione con il bambino a focalizzare la sua attenzione sulle relazioni culturalmente
condivise tra suoni e significati; attenzione condivisa e l’alternanza dello sguardo tra oggetti e
bambino sono le condizioni essenziali per l’associazione suono-significato. Si tratta di un processo
lento e legato alla possibilità di verifica e sperimentazione in un contesto condiviso con un
interlocutore attivo.
Ruolo degli elementi linguistici e strutturali nel facilitare o rallentare l’acquisizione e l’uso del
lessico; es la differenza tra nomi propri e nomi di oggetti è segnalata in alcune lingua dalla
presenza/assenza dell’articolo determinativo; altre caratteristiche specifiche delle parole che ne
facilitano il riconoscimento e l’uso sono la frequenza d’uso e l’età di acquisizione.
Tre posizioni rispetto al dibattito sulla nozione di significato e ai processi di categorizzazione e
organizzazione concettuale delle conoscenze: a) ipotesi del semantic feature: il bambino stabilisce i
significati delle parole combinando le caratteristiche presenti e percepibili nell’ambiente, es forma,
movimento, ecc. b) ipotesi del functional-core: nucleo funzionale, si concentra sulle caratteristiche
del movimento, piuttosto che su quelle percettive statiche. C)ipotesi dell’associative and prototypic
complex (complessi associativi e proto tipici): ogni successivo uso di una parola parte da una
qualche caratteristica o è associato ad un concetto centrale, oppure il concetto di base del bambino
include un riferimento centrale o un prototipo.
LO SVILUPPO DEL VOCABOLARIO
Suoni, gesti e parole: continuità babbling e prime parole
Sensibilità per gli indizi prosodici presente nel feto e nei neonati di 2 mesi
Potrebbero essere i meccanismi di rilevamento delle proprietà distribuzionali (la frequenza con cui
alcuni schemi fonologici si presentano) a guidare il bambino alla scoperta delle regole fono tattiche
presenti nella lingua madre.
Diverse teorie per spiegare la relazione tra lallazione e prime parole: es Teoria motoria dello
sviluppo preverbale (Lenneberg) – basata sulla componente immatura dell’apparato motorio di cui
la lallazione costituisce un input; Articulatory Filter Hypothesis > attenzione all’input offerto
dall’ambiente in cui la lallazione ha luogo;
Ciò che differenzia le prime parole dalla lallazione è che quest’ultima non ha un referente preciso,
anche se può essere utilizzata a scopo comunicativo (+ intonazione, sguardo, gesti, ecc.)
I bambini cominciano ad usare vere parole nel momento in cui compaiono i gesti rappresentativi, a
dimostrazione del raggiungimento della capacità simbolica (circa 12 mesi): l’uso precoce di gesti
convenzionali a 14 mesi è correlato + al linguaggio recettivo e all’ampiezza del vocabolario negli
anni successivi al secondo
Continuità vs discontinuità nel vocabolario personale
Proto parole o pseudoparole = parole abbreviate, sopprimendo una sillaba, semplificando i gruppi
consonantici, omettendo consonanti difficili; modificazione di suoni; singole parole usate come intere frasi;
il bambino apprende una parola e l’ha utilizza in diversi contesti.
Queste prime produzioni sono fortemente contestualizzate e collegate a specifiche situazioni o azioni.
Le prime parole fanno riferimento a persone e oggetti familiari, versi di animali, cibi o routine sociale e non
si tratta di vere e proprie parole, ma di azioni che il bambino compie regolarmente ed entrano a far parte di
interazioni altamente strutturate; categorie grammaticali come nomi o verbi sono quasi assenti in questa
fase e spesso sostituite da onomatopee.
Continuità vs discontinuità nei proc. di comprensione e produzione
Le parole sono comprese realmente verso la metà del primo anno di vita: non basta il semplice
riconoscimento di un suono; è tra i 15-17 mesi che la parola può evocare un significato anche in
assenza di un contesto comunicativo che rende il significato prevedibile;
La comprensione delle parole precede la produzione: tra 8 e 17 mesi, la comprensione di parole
passa da 26 a 186, mentre la produzione da 0 a32 – tra i 19 e i 30 mesi il vocabolario del bambino si
arricchisce enormemente in comprensione e in produzione.
L’accrescimento del vocabolario
Ritmo di acquisizione
Tra i 12-16 mesi, la produzione di parole è limitata e l’acquisizione procede lentamente
Dal secondo anno di vita, quando il bambino conosce circa 50 parole, vi è un marcato incremento
del ritmo di acquisizione di nuove parole ( a 36 mesi, circa 570 parole) VOCABULARY SPURT –
VOCABULARY BURST – NAMING EXPLOSION
La composizione del repertorio: la distribuzione delle categorie grammaticali
Studi sul repertorio lessicale cioè sui diversi tipi di parole conosciute dal bambino in un determinato
momento dello sviluppo, indipendentemente dall’uso effettivo che i bambini ne fanno
Anche le prime parole sono prodotte con funzione strumentale (dirette a realizzare uno scopo);
solo successivamente assumono anche una funzione informativa, grazie alla ripetizione e alla
constatazione, da parte del bambino, degli effetti che le sue parole hanno sugli interlocutori;
In una prima fase le parole assumono anche un valore polifunzionale e polisemantico: la stessa
parola è utilizzata per uso strumentale (fare richieste/dare ordini) o uso dichiarativo (per
commentare) e la stessa parola può assumere significati diversi.
Ipogeneralizzazione e ipergeneralizzazione di una parola (es parola cane)
Fenomeno del nuon bias: in questo periodo (2 anni – produzione di 50-200 parole) il repertorio
linguistico del bambino è composto in prevalenza da nomi; conferma da studio cross-linguistico
prodotto da Borstein su bambini di 8-36 mesi di diverse culture e da studio condotto su bambini
italiani di 1 anno e 4 mesi e 1 anno e 6 mesi, divisi in due gruppi (200 parole – 500 parole)
I bambini usano in modo stabile preposizioni, aggettivi e verbi quando il loro vocabolario raggiunge
le 400/500 unità.
Perché i nomi sono più semplici da apprendere? Perché si riferiscono a elementi percettivamente
defini e unità stabili, coerenti e persistenti nel tempo. I verbi sono + complessi dal punto di vista
cognitivo in quanto il bambino deve astrarre elementi costanti in una varietà di contesti non
sempre diversi e comprendere la particolare relazione che lega i diversi elementi; i verbi fanno
riferimento a processi (stati o azioni che cambiano).
la comparsa di parole predicative è legata alla maturazione di abilità cognitive più generali, come la
capacità di decontestualizzazione (3-5 anni);
l’aggettivo ha una duplice funzione, predicativa e attributiva; tra 8-17 mesi compaiono parole che
si riferiscono a proprietà di oggetti, come colore e grandezza, anche se il loro uso sistematico e
produttivo si registra dopo i 2 anni. Secondo Clark i bambini fanno prima uso del livello neutro o
nominale dell’aggettivo e soltanto verso i 5 anni si basano su una valutazione comparativa rispetto
ad un livello standard di riferimento, come fanno gli adulti.
Il lessico psicologico
= parole che si riferiscono a stati psicologici, come desideri, percezioni ed emozioni
intorno ai 2 anni i bambini sono in grado di differenziare le emozioni: a 20 mesi vi sono bambini che
dispongono di parole quali felice, triste, spaventato e matto e 28 mesi sono in grado di collegare
esplicitamente tali stati interni ai comportamenti delle persone – a 2 anni, inoltre, sanno che il
desiderio guida l’azione, quindi sono in grado di comprendere le relazioni tra emozioni e desideri
Diversi studiosi ritengono che comprendere la mente e parlarne siano processi collegati perché il pensiero
psicologico, in quanto pensiero ricorsivo, richiede necessariamente una esplicitazione linguistica. Sono
state formulate diverse interpretazioni di questa relazione:
Feldman – nei primi anni di vita gli stati mentali esistono come espressione di atteggiamenti del
bambino nei confronti delle cose del mondo; la stessa procedura trasforma gli atteggiamenti
mentali in argomenti sui quali è possibile pensare. Due passaggi: il bambino acquisisce il lessico e le
parole necessarie per poter esprimere atteggiamenti mentali e successivamente converte i propri
atteggiamenti mentali in oggetti di pensiero. Studio di Emmy.
Tomasello – il cambiamento nel pensiero psicologico infantile consiste nell’evoluzione del concetto
di persona: l’evoluzione del linguaggio, fa sì che il bambino comprenda che le persone non sono
caratterizzate soltanto da intenzioni, ma anche da stati mentali che possono differire dai propri
(importanza delle situazioni di attenzione condivisa)
Bretherton e Beegley – si tratta di una conoscenza implicita, analoga a quella posseduta dai bambini
quando cominciano a costruire proposizioni che rispondono a regole grammaticali e sintattiche: il
bambino sa implicitamente che le sue intenzioni saranno decodificate da un interlocutore.
i modelli psicologici di persona d