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CAPITOLO 5: In ricchezza e in povertà?
Qui vengono descritti due eventi non normativi, il divorzio (più particolare) e la crisi economica (più generale).
Le sfide della separazione e del divorzio
Il divorzio è un evento non normativo il cui significato dell’esperienza varia a seconda del genere e della cultura
degli individui (per gli orientali è “anormale” per gli occidentali è più consueto ma per i religiosi è meno tollerato,
le donne approvano più degli uomini). Molte decisioni prese a livello individuale all’interno dei vari microsistemi
sono influenzate dal macrosistema per cui il divorzio è anche frutto del miglioramento economico-sociale del
ruolo della donna e la possibilità per i sogg di avere una rete di amici nella stessa situazione da cui ottenere
sostegno nel caso si decidesse di divorziare (la società occidentale non stigmatizza le divorziate per es).
Come affermato da Pledge (1992) e da Chiriboga (1991) il divorzio è un processo, una transizione che inizia con il
prendere la scelta e termina con la costruzione di “una nuova vita più soddisfacente”.
I fattori che interagiscono con questo processo e quindi le risorse che si rivelano più impo sono : maggiore
autostima, coesione familiare, sostegno sociale, buona situazione economica, vita più flessibile (si è meno
stagnanti).
La fine di matrimoni più longevi e la presenza di un partner che non ha scelto il divorzio sono due delle cause che
aumentano il livello di stress in seguito al fatto, causando quindi conflitti e deterioramento del benessere mentale
e fisico. Ciascun divorzio è poi una somma di sfide in quanto causa di numerosi mutamenti nelle condizioni di vita.
Tschann,Wallerstein e Johnston (1989) hanno elaborato il “modello del processo di divorzio” indicando come
fattori che favoriscono l’adattamento dopo il divorzio i fattori strutturali (istruzione ed occupazione), qualità
personali (caratteristiche psicologiche possedute prima del divorzio) e qualità sociali (attività sociali e sostegno
sociale).
Un aumento di stress e di tensione crea problemi nell’adattamento ed aumenta il rancore.
Hetherington, Law e O'Connor affermano che le emozioni negative spariscono generalmente dopo 2 anni dal
divorzio anche Lorenz e colleghi mostrano madri divorziate più suscettibili allo stress anche dopo 3 anni.
Dal punto di vista ecologico il divorzio coinvolge più di un sistema psicosociale: i figli che tuttavia si adattano
meglio in una famiglia monogenitoriale rispetto ad una conflittuale, possono risultare “sopravvissuti”, “perdenti”
o “vincenti” (come definito da Hether) rispetto ad un divorzio in base alle loro risorse. Inoltre come sottolineato
da Pledge (1992) essi spesso rappresentano una risorsa che permette al genitore di rimuovere l’ansia causata dal
riadattamento, anche se poi in un secondo momento essi possono rappresentare una fonte di stress (per es
continui contatti con l’ex coniuge da tenere per i figli). Anche i suoceri assumono un ruolo decisivo perché
possono essere un sostegno emotivo ed economico ma col rischio di una perdita di ruoli che li porta a recuperare
il loro “vecchio ruolo di genitori” (Gray e Geron 1995) verso i nipoti. Alcune ricerche negli USA hanno sottolineato
che questo può portare elementi positivi come ricompense emotive tangibili in quanto si sentono”di nuovo utili”,
ma anche all’esaurimento delle risorse sia economiche che sociali in base al grado di accettazione della società.
Nonostante l’ansia e le emozioni negative in seguito al divorzio esso può ess visto come crescita personale se
superato con successo, un nuovo inizio che conduce ad una maggior autonomia e libertà soprattutto per le
donne. Quindi se le risorse sono adeguate alle sfide si può giungere ad un successo e ad una crescita; Kloep ha
sottolineato che ciò avviene più per le donne perché esse traggono poco dal matrimonio mentre gli uomini
“utilizzano” il partner per alleviare preoccupazioni e ansie.
Le sfide che propone il divorzio analizzando le risorse, i microsistemi e il macrosistema possono portare dunque
allo sviluppo, alla stagnazione o al deterioramento.
Un esempio di mutamento storico: la crisi economica
Come ha dimostrato l’analisi dello sviluppo dei bambini americani cresciuti durante gli anni di crisi economica
definita la Grande Depressione (Elder) anche un evento così catastrofico può portare elementi di sviluppo positivi:
- per alcuni bambini la crisi è stata un’esperienza temprante per cui grazie a risorse familiari adeguate sono riusciti
ad ottenere più determinazione ed una salute mentale migliore
- le famiglie affrontano la crisi con strategie di coping differenti alcune delle quali portano ad uno sviluppo
positivo
- importante è il modo in cui si vive la situazione per aumentare la convinzione che anche le situazioni
problematiche possono essere superate.
Bisogna però sottolineare che le difficoltà economiche influiscono indirettamente sui figli attraverso le reazioni
dei genitori che possono attuare atteggiamenti ostili creando aggressività e depressione (di solito il padre); questo
vale anche per i comportamenti dei figli che agiscono sui genitori (di solito adolescenti).
Ovviamente nei casi di “povertà cronica”, che secondo l’UNICEF si verifica per il 20% dei bambini dell’UE, anche i
compiti più piccoli divengono insormontabili e si giunge ad una situazione di elevato rischio (con
malnutrizione,scarsa istruzione,lavoro minorile,ecc…).
Werner e Smith (1982) hanno analizzato un gruppo di bambini hawaiani scoprendo un numero sempre maggiore
di soggetti “resilienti” rispetto agli effetti negativi delle privazioni in quanto attingevano da fonti diverse, una
varietà di risorse personali e strutturali e questi fattori di protezione comprendono soprattutto l’essere educati da
madri di cultura elevata, aver ricevuto buona assistenza nel primo anno di vita, essere cresciuti in famiglie
allargate (impo membri di diverse età) e possedere abilità motorie,percettive e di ragionamento adeguate all’età.
Essi si sono dimostrati anche i più resistenti a stress ulteriori come ad es malattie o la perdita di un genitore; sono
poi giunti ad essere adulti sicuri di sé, determinati e con una visione positiva del loro ciclo di vita.
Dunque questo studio consente di individuare alcuni elementi fondamentali per lo sviluppo di bambini: capacità
del bambino che provocano risposte positive dei genitori creando autonomia e competenze sociali, ruolo
essenziale della competenza e delle cure dei genitori, buon rendimento scolastico ed un comportamento positivo
a scuola, nella tarda adolescenza porsi obiettivi realistici per meno stress. Chi ha alta resilienza ha più capacità di
selezionare ambienti sociali in grado di rinforzare l’acquisizione di competenze culturalmente appropriate; inoltre
la fiducia in sé stessi è il fattore che permette di affrontare con più successo le sfide e può ess acquisita sia
attraverso i genitori che si prendono cura del figlio oppure successivamente attraverso persone che offrono
opportunità e danno significato alla propria vita.
CAPITOLO 8: La media età adulta
Si tratta della media età adulta dove si ci trova di fronte ad una riduzione delle possibilità di scelta e si rende necessario
procurarsi da soli le sfide per il cambiamento e lo sviluppo, quindi ora lo sviluppo è interamente nelle mani dell’individuo.
La valutazione della vita dell’individuo e la crisi di mezza età
La media età adulta è il momento per guardare e valutare ciò che si è raggiunto e che si vuole ancora ottenere,
perciò bisogna decidere se orientarsi verso “sfide” o verso il “consolidamento”.
Le società che hanno creato il problema della “crisi di mezza età” incoraggiano e valorizzano la stabilità per
assicurare una certa continuità ed ordine sociale, creando ruoli definiti e stigmatizzando chi cerca di uscire da
questi canoni; la “crisi di mezza età” però non esiste secondo alcune ricerche (USA,India e Hong Kong), anzi è visto
come il periodo in cui c’è maggiore self-efficacy,soprattutto nelle donne, ricavato dalle capacità ad affrontare le
sfide della vita (a prescindere dalla cultura e dallo status), dunque la crisi sarebbe un’invenzione sociale.
Le sfide che avvengono in questa fase presentano le stesse opportunità e gli stessi rischi di in ogni altra fase della
vita e i modi di risolverle sono pari al numero di persone che le affrontano.
Essere genitori
Nonostante non ci sia più un’età per diventare genitori (soprattutto per gli uomini che non hanno limiti biologici)
questo è uno degli elementi più rilevanti nella vita di un individuo che prevede l’attuazione di alcuni compiti tra
cui la riorganizzazione di ruoli familiari: è più la donna che si occupa di compiti domestici mentre gli uomini
pretendono le stesse priorità che avevano prima della nascita quindi vogliono più spazio per sé stessi e una vita
sociale intensa. Va notato inoltre che con la nascita di un bambino vi è minor tempo per la coppia e questo può
creare problemi anche se Belsky e Rovine hanno condotto uno studio che porta a considerare che gli schemi di
cambiamento coniugale sono determinati da numerosi fattori tra cui le risorse dei genitori (istruzione, durata del
matrimonio ed età) e caratteristiche del bambino (il temperamento) e questo può portare sia ad un
miglioramento che ad un peggioramento del rapporto di coppia. Quando i figli sono adolescenti i conflitti, rilevati
in ogni cultura, riguardano soprattutto l’indipendenza da concedere e le responsabilità da esigere, quando poi i
figli vanno a vivere da soli si può verificare il fenomeno depressivo definito “sindrome da nido vuoto”: in questi
casi come ha rilevato Chiriboga le donne passano dalla depressione ad una percezione di aumento di possibilità e
di orgoglio mentre gli uomini, quando l’evento è aggravato da crisi, sperimentano più stress sia per l’impossibilità
di avere un legame intimo col figlio sia per l’avvicinarsi della pensione. A volte questo porta anche alla crisi della
coppia che non sembra più in grado di affrontare nuove sfide e riorganizzare le proprie attività e la vita; in società
tradizionali vi sono sfide diverse, le famiglie tendono ad essere più allargate, quindi fornendo un maggiore
sostegno ma le risorse economiche rappresentano spesso un limite. Fare molti figli e l’alta mortalità infantile
praticamente assenti in occ