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Schemi: conoscenze organizzate relative a un oggetto sociale, ad es., uno stereotipo relativo a una categoria sociale

(cioè ad un gruppo).

Molti studi hanno dimostrato che l’attivazione e l’applicazione dello stereotipo può avvenire automaticamente, cioè

immediatamente e non intenzionalmente, ed avere, quindi, effetti inconsapevoli sulla percezione, il giudizio e il

comportamento sociale. N.B. Vedi ad es., esperimento di Devine (1989).

Cosa sono gli stereotipi?

Molte definizioni......Ad es., negli anni ’50-’70:

• Uno stereotipo rappresenta l’attribuzione di caratteristiche simili a membri di uno stesso gruppo, senza tenere

conto o considerare sufficientemente le possibili differenze esistenti tra i membri del gruppo (Doise, 1969, p.

138).

• Una credenza esagerata (amplificata) associata ad una categoria. La sua funzione è di giustificare

(razionalizzare) la nostra condotta nei confronti di quella categoria (Allport, 1954, p. 191).

Uno stereotipo è definito dagli studiosi contemporanei come una rappresentazione cognitiva di un gruppo sociale,

concettualizzata secondo alcuni come uno schema cognitivo, oppure, secondo altri, come una rete di associazioni in cui

al gruppo (categoria sociale) sono associate caratteristiche stereotipiche, considerate cioè descrittive, salienti, o più

tipiche del gruppo.

Ad esempio,

- lo stereotipo degli Afroamericani in USA, consiste di tratti stereotipici come, pigri, ostili, aggressivi, musicali, atletici;

- gli Italiani sono disorganizzati, caotici, calorosi, mentre i Tedeschi sono organizzati ma freddi.

Cos’è il pregiudizio?

Generalmente è considerato un atteggiamento il cui oggetto è il gruppo (cioè categoria sociale).

Il pregiudizio, quindi, è una valutazione negativa verso un gruppo o i sui membri.

NB: Nella rappresentazione, al gruppo possono essere associati, oltre che tratti/credenze stereotipiche, anche valutazioni

ed emozioni/reazioni affettive.

Allo stereotipo negativo di un outgroup, spesso si accompagna anche il pregiudizio.

Cosa sono i processi cognitivi automatici?

Fino agli anni ‘70, nella ricerca in Psicologia Sociale, si riteneva che la percezione, il giudizio e il comportamento

sociale, fossero del tutto consci e intenzionali, cioè avvenissero sotto il controllo consapevole dell’individuo.

E’ divenuto sempre più evidente, invece, che i processi socio-cognitivi possono operare anche in modo inconscio, cioè,

senza consapevolezza.

Molti studi mostrano che l’analisi e l’interpretazione dell’ambiente sociale avvengono spesso in modo automatico.

Esempi:

- processi di categorizzazione

- codifica del comportamento in termini di tratti di personalità (inferenze corrispondenti)

- attivazione e applicazione degli stereotipi (ad es., Devine, 1989)

- valutazioni e reazioni affettive (atteggiamenti) verso oggetti sociali

Quattro criteri definiscono i processi automatici.

Tali processi avvengono:

1) senza consapevolezza → il processo viene attivato, opera e si compie al di fuori della coscienza

2) senza intenzionalità → il processo non richiede un’intenzione o scopo per essere attivato ma solamente la presenza

dello stimolo rilevante nell’ambiente

3) senza controllabilità → il processo non può essere fermato una volta avviato.

I processi controllati, invece, sono

1) consapevoli,

2) intenzionali,

3) sotto il controllo strategico e flessibile,

4) limitati dalle risorse cognitive disponibili (è necessaria cioè la presenza di tempo e risorse

cognitive).

Tecnica del priming: è una tecnica indiretta spesso usata per dimostrare come la percezione, il giudizio o addirittura il

comportamento sociale possano essere influenzati in modo inconsapevole, cioè automatico.

Il priming si riferisce alla procedura attraverso la quale è possibile stimolare (attivare), cioè rendere accessibili le

rappresentazioni cognitive conservate in memoria (ad es., un concetto, un tratto, uno stereotipo), senza che la persona

sia consapevole di ciò, e renderne, quindi, più probabile l’uso (ad es., nella formazione di impressioni, nel giudizio,

nell’interpretazione di un comportamento ambiguo).

Esempio: esperimento di Higgins et al. (1977)

Esempio: esperimento di Higgins et al. (1977)

Un concetto (ad es., il tratto ‘tenace’, in una condizione sperimentale) è reso temporaneamente accessibile in un

compito sperimentale (priming task);

in un secondo compito, che al partecipante appariva scollegato dal primo, lo stesso concetto ha una maggior probabilità

di essere utilizzato nella formazione di impressioni o nell’interpretazione di un comportamento ambiguo, in modo

inconsapevole.

Devine (1989) dimostra come lo stereotipo relativo a un gruppo (i neri in USA) venga attivato automaticamente, cioè

senza consapevolezza, e sia successivamente utilizzato per il giudizio sociale.

In questo studio è applicata la tecnica del priming subliminale, che consente di dimostrare sperimentalmente l’azione

dei processi automatici.

Il modello di Devine (1989)

Stereotipo: tutti gli individui, entro uno stesso contesto culturale (ad es., USA), conoscono il contenuto di uno stereotipo

associato a una data categoria (ad es., gli Afroamericani), a seguito delle comuni esperienze di socializzazione.

A causa della maggiore frequenza di attivazione dello stereotipo culturale, che è divenuto un insieme di associazioni

stabili e ben apprese, questo ha una probabilità molto elevata di essere attivato automaticamente in presenza di un

membro della categoria target, o di un suo simbolico equivalente.

Credenze personali: sono strutture cognitive distinte dagli stereotipi e più recenti; esse rispecchiano l’approvazione o

meno, l’accettazione o meno di tale stereotipo; per essere attivate, richiedono processi controllati.

Quindi, secondo il modello di Devine:

→ Gli stereotipi sono attivati automaticamente e

indipendentemente dalle credenze personali. Ciò implica che l’attivazione automatica dello stereotipo è inevitabile.

→ Le credenze personali possono essere attivate solo attraverso processi controllati. Cioè solo in un momento

successivo, per le persone con credenze personali positive, è possibile inibire lo stereotipo – negativo – attivato

automaticamente e attivare, in alternativa, tali credenze non prevenute.

Devine (1989) dimostra come lo stereotipo relativo a un gruppo (i neri in USA) venga attivato automaticamente, cioè

senza consapevolezza, e sia successivamente utilizzato per il giudizio sociale.

In questo studio è applicata la tecnica del priming subliminale, che consente di dimostrare sperimentalmente l’azione

dei processi automatici.

Il modello di Devine (1989)

Stereotipo: tutti gli individui, entro uno stesso contesto culturale (ad es., USA), conoscono il contenuto di uno stereotipo

associato a una data categoria (ad es., gli Afroamericani), a seguito delle comuni esperienze di socializzazione.

A causa della maggiore frequenza di attivazione dello stereotipo culturale, che è divenuto un insieme di associazioni

stabili e ben apprese, questo ha una probabilità molto elevata di essere attivato automaticamente in presenza di un

membro della categoria target, o di un suo simbolico equivalente.

Credenze personali: sono strutture cognitive distinte dagli stereotipi e più recenti; esse rispecchiano l’approvazione o

meno, l’accettazione o meno di tale stereotipo; per essere attivate, richiedono processi controllati.

Quindi, secondo il modello di Devine:

→ Gli stereotipi sono attivati automaticamente e indipendentemente dalle credenze personali. Ciò implica che

l’attivazione automatica dello stereotipo è inevitabile.

→ Le credenze personali possono essere attivate solo attraverso processi controllati. Cioè solo in un momento

successivo, per le persone con credenze personali positive, è possibile inibire lo stereotipo – negativo – attivato

automaticamente e attivare, in alternativa, tali credenze non prevenute.

Attivazione automatica degli stereotipi:

Gli effetti sul comportamento

• Non solo il giudizio sociale, anche il comportamento può essere direttamente influenzato in modo

inconsapevole dall’attivazione automatica di uno stereotipo!

• Ad es., Esperimento di Bargh, Chen, e Burrows (1996)

La metodologia prevede che un concetto venga attivato in un primo compito (priming task) e siano valutati gli effetti

non consapevoli di tale attivazione in un secondo compito o contesto, che i partecipanti non sanno essere collegato al

primo (paradigma sperimentale di Higgins et al., 1977; per il priming subliminale, vedi Devine, 1989).

- Il priming task è il compito delle ‘frasi mescolate’ (scrambled sentence test): i partecipanti, credendo di svolgere un

compito che riguarda le abilità linguistiche, devono creare una frase di senso compiuto a partire da un insieme di parole

ordinate in modo casuale; ordinare le frasi ad es., ‘importunano la spesso loro’ ha lo scopo di attivare il concetto di

maleducazione;

- 3 condizioni sperimentali tra soggetti: priming del concetto di maleducazione vs. gentilezza vs. neutri

- Ai partecipanti si faceva credere che c’era un ulteriore compito.

- VD = % di partecipanti che interrompono la conversazione avviata tra lo sperimentatore e un confederato durante la

sessione sperimentale, per chiedere di andare avanti con il successivo compito sperimentale.

Tale effetto avviene senza consapevolezza da parte dei partecipanti ai quali non viene data nessuna istruzione esplicita

ad agire in linea con i concetti usati come prime (nel compito di riordinare le frasi i partecipanti credono si tratti di un

test sulle abilità linguistiche).

Infatti, la variabile dipendente è il comportamento misurato quando i partecipanti non pensano affatto di essere oggetto

di osservazione.

In un secondo esperimento, gli autori hanno trovato che i partecipanti, sottoposti al priming di tratti stereotipici della

categoria degli anziani attraverso la tecnica delle frasi mescolate, nel lasciare successivamente il laboratorio,

camminavano più lentamente, in linea con lo stereotipo attivato, rispetto ai partecipanti che non erano stati sottoposti al

priming,

In un terzo esperimento, Durante un compito visivo, in cui i partecipanti (bianchi) dovevano stimare il numero di cerchi

colorati presentati sullo schermo del computer, in due diverse condizioni sperimentali venivano presentati

subliminalmente (26 ms), come stimoli prime, volti di neri o volti di bianchi.

N.B. I volti di bianchi e neri (stimoli prime) servivano ad attivare automaticamente le rispettive categorie sociali.

- Avviso di un errore del computer avvenuto nella raccolta dei dati.

- Attraverso telecamere nascoste erano registrate le reazioni dei partecipanti a questo avvi

Dettagli
A.A. 2018-2019
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher -elenasinigaglia- di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia generale e sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Falvo Rossella.