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Schemi e categorizzazioni

(pag 138) Nell'emettere giudizi siamo guidati da conoscenze precedenti relative a quello che dobbiamo valutare. Neisser ci parla di schemi, una volta che uno stimolo viene classificato all'interno di una categoria che abbiamo, questo schema si arricchisce di altre conoscenze. Possediamo anche degli schemi di persone che fanno si che degli altri soggetti ricordiamo i dettagli congruenti con le aspettative che abbiamo nei loro riguardi. Abbiamo anche schemi del self che ci portano ad organizzare la descrizione di noi stessi. Esistono ancora degli schemi di ruolo ci aspettiamo che una persona si comporti in un dato modo perché ricopre un certo ruolo sociale. Zimbardo ha dimostrato come gli schemi di ruolo hanno il potere di determinare il comportamento, si chiede nel suo esperimento se sono i ruoli a rendere brutale il contesto o è il contesto a rendere brutale i ruoli. Lo studioso divise alcuni studenti in due gruppi e gli assegno o il ruolo di...

detenuto o quello di guardia carceraria. Si evidenzia che i soggetti si calarono nei ruoli. Schemi di gruppo: le basi cognitive degli stereotipi Questi schemi fanno sì che vengano attribuite ad altri gruppi delle idee preconcette (es: donne sensibili, anziani deboli ecc.). Quando questi schemi diventano rigidi e non si riescono a cambiare, anche se le esperienze dirette ci dimostrano che stiamo sbagliando, nascono gli stereotipi. Si usa mettere in atto un meccanismo di semplificazione attribuendo ad un individuo una configurazione specifica, una volta accaduto questo subentra una rigidità percettiva che ci impedisce di vedere oltre. Molti tratti verranno poi attribuiti al singolo individuo semplicemente perché fa parte di quel gruppo. Gli stereotipi non si possono cambiare nemmeno vedendo una prova contraria che disconferma ciò che noi pensiamo. Chi vediamo migliore farà parte di un sottogruppo. L'attivazione degli schemi Spieghiamo qui cosa ci porta ad attivare gli schemi.

usare uno schema piuttosto che un altro.

  • La salienza
  • Il principio della figura_sfondo. Cogliamo ciò che è in rilievo rispetto allo sfondo (rumori, movimento, colore). Attiviamo questi schemi quando vediamo qualcuno che ha caratteristiche inusuali rispetto al sfondo, si tratta di caratteristiche che richiamano l'attenzione.

  • effetto primacy
  • Sono le prime informazioni che riceviamo su qualcuno che ci permettono di far attivare uno schema piuttosto che un altro (es: prima di conoscere una persona ci viene detto che è avvocato si attiverà in noi uno schema con tutte le qualità che ha un presunto avvocato. Viene quindi utilizzato uno schema del quale siamo già in possesso.

  • effetto priming
  • esperimento condotto da Rholes e Jons.

    Abbiamo a disposizione dei gruppi:

    1. al primo gruppo vengono fatti vedere degli aggettivi positivi
    2. al secondo gruppo vengono fatti vedere degli aggettivi negativi

    Viene successivamente descritta dallo

sperimentatore una persona ipotetica in modo positivo e sichiede loro di esprimere un parere_ il primo gruppo esprimera’ parere positivo perche’ in lui si era precedentemente attivato unoschema di giudizio positivo.• le profezie autoavveratesi e la conferma delle ipotesiL’ uomo stesso puo’ far si che una profezia si autoavversi, se si ha paura del crollo della borsa laborsa crollera’ davvero perche’ chi possiede le azioni le vendera’. Cio’ puo’ avvenire anche tra lepersone ( esperimento di Snyder, Tanke, Berscheid )._ vengono mostrate a degli studenti le foto di una donna brutta e le foto di una donna bella_ viene chiesto loro di parlare al telefono con queste due ragazze_ i ragazzi erano dolci e carini se pensavano di parlare con la donna bella mostrata in foto ( le donneerano scelte casualmente ), i ragazzi erano acidi e scostanti con le ragazze che credevano brutte._ di conseguenza le ragazze considerate belle erano dolci e

Quelle considerate brutte erano acide perché si comportavano in risposta ai ragazzi.

Capitolo quarto

Gli atteggiamenti

Quello che noi pensiamo di qualcuno influenzerà il modo in cui reagiremo alle conoscenze ulteriori di cui vediamo in possesso di quella persona.

La teoria dell'equilibrio cognitivo: la coerenza tra le valutazioni affettive (pag 150).

Teoria di Heider:

  • Le persone sono spinte da forse interne a tenere in equilibrio i propri affetti, le proprie percezioni e i propri sentimenti.
  • Quando questo equilibrio si rompe, i soggetti cercano di ripristinarlo facendo in modo di non avere contraddizioni tra quello che sostengono e quello che accade.
  • Heider riprende la teoria della Gestalt e della buona forma, le persone cercano un'immagine coerente e armonica anche nelle relazioni sociali.
  • Quando non ci piace qualcuno o semplicemente non ci piace la situazione, cerchiamo di eliminare il disagio riequilibrando il sistema cambiando un atteggiamento.

(cambio in alcunadelle valutazioni che riguardano l'altro) (cerchiamo di cambiare l'atteggiamento dell'altro oppure cerchiamo di farci piacere cio' che piace a lui/lei oppure interrompiamo quel rapporto).• per riequilibrare una situazione squilibrata ci si serve del principio dello sforzo minore (si seguecio' un percorso che con il minimo sforzo porta al massimo risultato). La coerenza tra cognizioni, affetti e comportamenti: la teoria della dissonanza cognitiva di Festinger Si crea dissonanza quando una persona mette in atto un comportamento che e' in contrasto con le sue convinzioni. Le nostre valutazioni emotive devono essere congruenti con le nostre cognizioni e cio' ci fa mettere in atto comportamenti consoni con quello che pensiamo e con quello che proviamo. Quando mettiamo in atto un comportamento e mostriamo atteggiamenti contraddittori o opinioni che non sono coerenti l'una con l'altra si crea dentro di noi una

dissonanza (dissonanza = squilibrio cognitivo che procura tensione ed eccitamento spiacevole). Se non è possibile cambiare i nostri comportamenti modificheremo i nostri atteggiamenti distorcendo le nostre opinioni razionali pur di abbassare questa tensione. Festinger riprende quindi il concetto di Hinder sull'equilibrio.
  1. La dissonanza è post_decisionale (quando ci si trova di fronte ad un bivio da scegliere: lavoro piacevole ma poco remunerativo o lavoro meno piacevole ma più remunerativo?). Soluzione: ci si autoconvince che la scelta fatta è quella giusta, ci si convince che ciò che abbiamo lasciato non era poi di gran valore.
  2. La dissonanza contro abitudinale (quando si mettono in atto comportamenti contrari ai nostri atteggiamenti). Soluzione: si cerca di raccogliere delle informazioni che siano consonanti con uno dei due elementi che ha creato la dissonanza (se si fuma e non si vuole smettere diciamo che preferiamo morire anziché vivere senza fumare).
smettere di fumare). Si cercano così informazioni che giustificano il nostro atteggiamento. La giustificazione insufficiente: 20 dollari per una menzogna (pag 157). Festinger ha notato che il mutamento delle proprie convinzioni avviene più facilmente se si riceve una ricompensa piccola anziché grande (accordo forzato). Furono divisi in due gruppi degli studenti universitari, al primo gruppo promisero come ricompensa 20 dollari, al secondo gruppo un dollaro, l'esperimento consisteva nell'avvolgere gomitoli di lana e ogni individuo avrebbe dovuto convincere altri soggetti che erano in attesa che quel compito era molto divertente. Chi ricevette un dollaro riuscì a mentire dicendo che il compito era gradevole mentre chi aveva ricevuto 20 dollari continuò a valutare il lavoro in termini negativi. Soluzione: per Festinger aver ricevuto 20 dollari giustificava la menzogna e riduceva la dissonanza tra il dire che il compito era piacevole e

Pensare che era noioso.• 1 dollaro rendeva invece la dissonanza cognitiva molto spiacevole perché non era ritenuta una giustificazione sufficiente per mentire (quando si mette in atto un comportamento che va contro le nostre attitudini si abbassa la dissonanza solamente giustificando quel comportamento).

Aroson e Carlsmith conducono un esperimento. A un gruppo di bambini hanno mostrato dei giocattoli e hanno chiesto loro quale preferivano. In una seconda fase hanno proibito alla metà dei bambini di giocare con il gioco che più gli piaceva ricorrendo a una minaccia lieve ("se toccate quel gioco mi arrabbio") mentre alla seconda metà dei bambini usarono una minaccia forte ("se toccate quei giochi non giocherete mai più").

Lasciati soli, i bambini non hanno utilizzato i giocattoli proibiti e quando si è chiesto di valutare di nuovo i giochi, i soggetti che avevano avuto una minaccia lieve trovarono i giocattoli vietati meno attraenti e li valutavano

In termini negativi, mentre per chi era stato minacciato in termini pesanti il gioco preferito restava il medesimo.

La minaccia pesante: fa si che le punizioni severe non facciano fare agli altri ciò che non vogliamo che facciamo ma essi continuano comunque ad essere tentati da quello che è proibito.

La minaccia leggera: non implica una punizione, fa si che il comportamento inaccettabile non venga messo in atto ma elimina la tentazione di trasgredire.

Quando delle persone fanno qualcosa senza ricevere ricompense attribuiscono quel comportamento alla loro attrazione per quell'attività mentre le ricompense comportano degli incentivi impedendo la comparsa di motivazioni intrinseche.

La funzione psicologica degli atteggiamenti:

  • Hanno funzione di adattamento sociale
  • Hanno funzione di definire il Self e di rafforzarlo (dato dalla concezione che abbiamo di noi stessi e che gli altri hanno di noi)
  • Con i nostri atteggiamenti difendiamo i valori
  • Possono...

Controllare ansia e conflitti interni

Il modello della comunicazione persuasiva della scuola di Yale

È un modello messo a punto da Hovland presso l'università di Yale che cerca di individuare quello che influenza la persuasione e creano così la comunicazione persuasiva.

  • Bisogna tener conto degli stimoli esterni, cioè la fonte (la fonte è colui che emette il messaggio, tanto più è ritenuto esperto, tanto più è in grado di persuadere. Può accadere però che si creda anche a una fonte non attendibile (questo accade quando ci si dimentica della fonte del messaggio).
  • La comunicazione è più persuasiva se la fonte viene ritenuta simile a se stessi.
  • Un messaggio che esprime una posizione diversa dalla nostra crea tensione.
  • Le prime argomentazioni hanno peso maggiore (effetto primacy).

I media come strumento bellico

Grobel sulla base degli elementi individuati nella scuola di Yale

Studia il filo che collega la guerra.

Dettagli
Publisher
A.A. 2011-2012
32 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Attili Grazia.