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APPUNTI E SCHEMI DI PSICOLOGIA SOCIALE
1 - LA PSICOLOGIA SOCIALE
La psicologia sociale è, secondo la celeberrima definizione di Gordon Allport, qui rivisitata, lo studio scientifico
dei modi attraverso i quali le percezioni e i sentimenti, gli atteggiamenti ed i comportamenti delle persone
vengono influenzate dalla presenza reale o immaginaria di altre persone. Essa identifica proprietà universali
comuni a tutti gli uomini che rendono ciascuno sensibile all’influenza degli altri, e studia in parte anche i processi
cognitivi correlati, analizzando l’individuo, però, sempre nel suo contesto sociale, utilizzando perlopiù
l’esperimento come suo metodo eletto per eccellenza.
Si distingue dalla psicologia della personalità poiché quest’ultima studia le differenze individuali tra i soggetti (e
quindi non universali), analizzando i tratti acquisiti, più che l’impatto della situazione sociale sul comportamento
individuale dell’”uomo qualsiasi”, e dalla sociologia, poiché la psicologia sociale guarda ai comportamenti
facendoli risalire agli obiettivi, ai motivi e ai processi cognitivi degli individui, più che alle variabili socio-
strutturali di una società quali, ad esempio, norme, ruoli o classi sociali.
Tuttavia è importante stabilire che i confini della psicologia sociale non sono così marcati, e che spesso i suoi
interessi si intrecciano con quelli di altri rami di studio, dai quali comunque non si distingue in maniera esatta.
STORIA DELLA PSICOLOGIA SOCIALE
- La nascita della psicologia sociale
Fornire una data particolare per indicare con precisione la nascita della psicologia sociale è alquanto difficile:
molti sostengono che il 1908 sia il “punto d’inizio” più appropriato, poiché è in quell’anno che furono pubblicati i
primi due manuali di psicologia sociale, quelli di Ross e McDougall. Tuttavia la scarsità degli argomenti inerenti
per davvero alla psicologia sociale ha perlopiù dissuaso gli studiosi dal considerare quello l’anno “giusto”.
Quello che sicuramente si sa della nascita della psicologia sociale, è che i suoi progenitori sono stati senz’altro i
rappresentati della Gestalt, e che tra questi spicca senz’altro il nome di Kurt Lewin, che applicò i concetti della
sua corrente psicologica (tutto ≠ somma delle sue parti) proprio al campo delle interazioni sociali.
I primi esperimenti di psicologia sociale risalgono alla fine dell’Ottocento. Tra questi, quello dell’ingegnere
agricolo Ringelmann, che portò a capire come i lavoratori in gruppo rendevano meno che singolarmente, e dello
psicologo Triplett, professore all’Indiana University, che nel 1898 trovò che spesso singoli osservati, alla
presenza degli altri, svolgevano più velocemente la prova di avvolgimento di un mulinello da pesca.
Aldilà degli esperimenti, comunque, pare essere il 1924 l’anno della vera nascita della psicologia sociale, grazie
alla pubblicazione da parte di Floyd H. Allport del manuale “Social psychology”, nel quale effettivamente si
definiva la disciplina come studio del comportamento sociale e si stabiliva l’esperimento suo metodo eletto.
Prima della Seconda Guerra Mondiale sono stati comunque relativamente pochi gli studi di psicologia sociale.
Fu la Grande Guerra che stimolò invece molto gli studiosi, per diversi motivi.
Una prima ragione è legata all’obbligata migrazione, per esilio, dei professori ebrei delle università tedesche
negli States, luogo che si rivelò assai fecondo per lo sviluppo di studi in materia. Tra questi, gli studiosi Hovland,
che fondò a Yale il programma “Comunicazione e cambiamento degli atteggiamenti”, e il già citato Lewin.
Non è difficile immaginare, però, che la stessa guerra in quanto tale, per come è nata e per ciò che implicava
anche nei termini del suo scellerato “coinvolgimento” operato dai nazisti, ha incuriosito molto i ricercatori, che
hanno visto nell’attualità un vero e proprio campo di applicazione e di ricerca per la neonata psicologia sociale.
Il lavoro di Howland e Lewin, pur non essendo particolarmente brillante, fece sì che moltissimi giovani studenti