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La dinamica del comportamento aggressivo

Sono molti i fattori che concorrono a far variare la probabilità che una persona in una data circostanza agisca in modo aggressivo verso qualcun altro.

Il processo che lo porta a fare questo è stato sintetizzato in uno schema la cui prima fase è la definizione dell’evento, cioè l’interpretazione che l’attore dà della situazione in cui si trova e dell’evento. In questa fase, un ruolo importantissimo è giocato dall’attribuzione di intenzionalità di ciò che sta avvenendo. La scelta della risposta che viene attuata è influenzata anche dalla percezione delle conseguenze, dal livello di attivazione emotiva negativa provocato e dalle norme che sembrano pertinenti al contesto.

Da questi fattori derivano la motivazione ad adottare una risposta aggressiva o neutra e la percezione della necessità di una risposta, che a loro volta influenzano la decisione finale.

circa il comportamento da mettere in atto.

4. LIVELLI DI SPIEGAZIONE DEI COMPORTAMENTI PROSOCIALI

4.1. L'altruismo è una caratteristica individuale?

Forse secondo l'opinione pubblica l'essere umano sarebbe egoista e distruttivo soltanto per ragioni di autosalvaguardia, così spesso si sottovaluta il ruolo dei fattori sociali e situazionali nella determinazione dei comportamenti di questo tipo.

L'interesse per lo studio dell'altruismo, invece, è molto più recente e parte dall'ipotesi che la probabilità di attuazione di comportamenti altruistici sia governata non solo da fattori sociali (presenza o mancanza di valori) o individuali (come la tendenza personale all'aiuto o alla violenza), ma anche da fattori relativi alla situazione.

Nel caso in cui, in una situazione di emergenza non si attui un comportamento altruistico, una spiegazione (alternativa a quella che chiama in causa il disinteresse delle persone per la

Sofferenza altrui può essere data facendo ricorso alla diffusione di responsabilità, cioè le persone pensano che qualcun altro abbia già provveduto al soccorso. Al contrario, quando il soggetto sa di essere l'unica possibilità della vittima di ricevere aiuto, nella grande maggioranza dei casi, interviene. Così come alcuni etologi hanno sostenuto che l'aggressività è funzionale alla conservazione della specie, altri hanno messo in evidenza che i comportamenti prosociali servono allo stesso scopo (basti pensare alle formiche e alle api, specie nelle quali gli individui sterili spendono la loro vita nell'aiuto e nella protezione di quelli fecondi, oppure agli animali che, avvistando un pericolo, emettono segnali per allertare gli altri individui della stessa specie), cioè alla sopravvivenza degli individui della stessa famiglia. Questa osservazione però non è sufficiente a spiegare i comportamenti.

altruistici che gli umani attuano a favore di persone non consanguinee. Si potrebbe quindi pensare che l'altruismo sia una dimensione della personalità, anche se in questo caso il fattore più importante sarebbe la percezione della propria efficacia (la credenza di essere in grado di agire positivamente nelle situazioni) ma in realtà questa non è sufficiente a prevedere la messa in atto di comportamenti altruistici.

4.2. Il ruolo dell'empatia

L'empatia è un'attivazione emotiva fatta di compassione, tenerezza, simpatia, da parte di una persona che osservi un'altra in difficoltà, grazie al fatto che l'osservatore assume la prospettiva della persona in difficoltà e prova uno stato emotivo simile al suo. È questa capacità a rendere probabile un intervento di aiuto. Quindi la percezione di somiglianza, o anche di appartenenza allo stesso gruppo, favorisce l'assunzione della prospettiva altrui e

quindi l'insorgere dell'empatia. Infatti, le persone sono più disposte ad aiutare qualcuno che percepiscono simile a sé o che appartiene allo stesso gruppo. Emozioni legate all'esperienza di empatia sono il disagio personale e la reale preoccupazione per la sorte dell'altra persona: entrambe possono motivare l'individuo ad agire, ma lo stato d'animo negativo può essere rimosso anche attraverso la fuga o l'evitamento della situazione. Quando l'evitamento non è possibile, l'aiuto può anche non essere il frutto di puro altruismo ma essere motivato dalla necessità di rimuovere il disagio personale. È questa la cosiddetta ipotesi del sollievo dallo stato negativo, la quale mette in evidenza che i rapporti prosociali derivano da una motivazione fondamentalmente egoistica: il desiderio di rimuovere l'angoscia che provoca la vista della sofferenza altrui. È per questo che gli individui

nonintervengono quando la situazione permette vie di fuga, per esempio nel caso in cui gli osservatori siano numerosi (diffusione di responsabilità). Anche in situazioni in cui la fuga è possibile ci sono individui che scelgono di prestare il proprio aiuto, e sono i casi in cui il reale interesse per la sorte dell'altro prevale ed è il prodotto della capacità empatica vera e propria. Infatti, secondo il modello dell'empatia-altruismo, la preoccupazione per le sofferenze altrui è una motivazione sufficiente per spiegare comportamenti prosociali. Recentemente è stata ripresa la concezione dell'essere umano come fondamentalmente egoista, cercando di dimostrare che il fattore motivante non è tanto l'empatia e il genuino interesse per la sorte altrui, quanto il senso di unità interpersonale, cioè il fatto che, per la percezione di somiglianza, il Sè non è distinto dall'altro, quindi aiutare.

altruisti. La reciprocità permette invece di creare un equilibrio tra dare e ricevere, garantendo la sopravvivenza e il benessere della comunità. Un'altra norma sociale importante è quella della cooperazione. La cooperazione implica il lavorare insieme per raggiungere un obiettivo comune, mettendo da parte gli interessi personali a favore del bene collettivo. Questa norma è fondamentale per la convivenza pacifica e per la realizzazione di progetti e attività di gruppo. Inoltre, le norme sociali includono anche il rispetto reciproco e la tolleranza. Il rispetto implica trattare gli altri con cortesia, considerazione e dignità, riconoscendo la loro autonomia e i loro diritti. La tolleranza, invece, consiste nell'accettare e rispettare le differenze di opinioni, valori, culture e stili di vita degli altri. Infine, le norme sociali riguardano anche l'etica e la moralità. Queste norme stabiliscono i principi di giustizia, equità e responsabilità che guidano il comportamento degli individui all'interno della società. L'etica e la moralità sono fondamentali per il mantenimento dell'ordine sociale e per la promozione del bene comune. In conclusione, le norme sociali sono indispensabili per la convivenza civile e per la costruzione di una società armoniosa. Attraverso l'apprendimento e il rispetto di queste norme, gli individui contribuiscono al benessere collettivo e alla realizzazione di una comunità più giusta e solidale.

Egoisti che ugualmente non potranno sopravvivere una volta rimasti senza i primi. Un'altra norma è quella della responsabilità sociale, secondo la quale ci sentiamo in obbligo di agire in favore di chi dipende da noi. Questa regola vige innanzitutto nella famiglia: i membri che non sono in grado di prendersi cura del proprio benessere (bambini, anziani, malati) sono accuditi e assistiti. Ma lo stesso obbligo può essere sentito, in generale, nei confronti dei membri deboli della società (i poveri).

Una norma che, al contrario, prescrive di non intervenire è la norma di protezione della privacy familiare: basta che l'osservatore interpreti un litigio come un conflitto fra coniugi o fidanzati per rendere l'intervento poco probabile.

Secondo Moscovici, tre forme di altruismo:

  1. Altruismo partecipativo, cioè i comportamenti che favoriscono la vita collettiva dei membri di una stessa comunità (famiglia, Chiesa, Patria), come il volontariato.
  1. Altruismo sociale: è il tipo di altruismo che si manifesta attraverso azioni di aiuto e sostegno nei confronti della collettività.
  2. Altruismo fiduciario: è il tipo di altruismo che si manifesta attraverso azioni di sacrificio finalizzate a stabilire un legame di fiducia e confidenza con l'altro, ad esempio nelle relazioni di vicinato.
  3. Altruismo normativo: è il tipo di altruismo basato sul principio di responsabilità e solidarietà, garantito dalle istituzioni che coprono in modo esplicito la funzione di aiutare le persone in difficoltà, attraverso la cassa integrazione, la pensione sociale, il sussidio di disoccupazione.

La dinamica del comportamento altruistico segue diverse fasi. Tutto inizia con la definizione dell'evento, che può presentare un margine più o meno ampio di ambiguità. Il modo in cui l'osservatore si rappresenta una persona come bisognosa di aiuto gioca un ruolo molto importante in questa fase. Questa rappresentazione è strettamente connessa con le attribuzioni di causa: infatti, a parità di azione

richiesta per aiutare, le persone sono più disponibili ad attuarla se attribuiscono la causa della situazione di bisogno a fattori non controllabili dalla vittima. Questo avviene perché le persone desiderano impegnarsi nell'aiuto solo se lo si merita. Però possono verificarsi distorsioni nella formulazione delle attribuzioni causali: uno di questi è l'errore fondamentale di attribuzione, cioè la tendenza diffusa a sopravvalutare le cause interne nella spiegazione dei comportamenti altrui. A questa distorsione si aggiunge la credenza in un mondo giusto: si tende a pensare che gli eventi negativi succedano agli altri perché in qualche modo se li sono meritati, il che rende meno probabile l'attuazione di comportamenti d'aiuto. Mentre offrire il proprio aiuto aumenta la stima di sé, riceverlo genera un senso di debolezza e inferiorità: per questo colui il quale riceve aiuto può tendere a sottostimare.

L'intervento altrui. Se poi il fatto di ricevere aiuto viene percepito come una minaccia al Sé, il beneficiato può reagire negativamente verso colui che è intervenuto. Quindi la definizione dell'evento che si sta osservando è un fattore fondamentale nell'attivazione dell'intero processo che porterà o meno all'intervento di aiuto.

Inoltre, di fronte a un evento ambiguo le persone osservano il comportamento di eventuali altre persone che stanno assistendo alla stessa scena per darne una corretta interpretazione, senza considerare che anche gli altri fanno lo stesso. È l'effetto chiamato ignoranza pluralistica: ciascuno pensa che gli altri abbiano più informazioni di loro sulla situazione e questo porta ad un'alta probabilità di inazione.

Una volta definito un evento come un'emergenza, prima di decidere se intervenire o meno si ha una fase di valutazione del costo attribuito all'aiuto.

influenzato da fattori relativi al contesto specifico, dall'empatia, dalle norme sociali e dalle tendenze di personalità.

PARTE TERZA - PROCESSI COLLETTIVI

CAPITOLO 7 - L'INTERAZIONE NEI GRUPPI

Il gruppo è un'entità psicologica formata non dalla somma

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Publisher
A.A. 2012-2013
87 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale della famiglia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Catalano Lara.