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I dati che si riferiscono alla popolazione italiana sono simili a quelli statunitensi.
Carattere di abitudinarietà che contraddistingue i comportamenti dell’audience la TV
viene molto spesso lasciata accesa per avere un sottofondo e si guarda solo un terzo
delle immagini , quindi le rivelazioni in relazione all’effettiva fruizione non sono
perfetti.
Analisi più accurate dei comportamenti on-line ad esempio si effettuano grazie all’uso
di telecamere che entrano in funzione ogni volta che il televisore viene acceso
possibilità di valutare il tempo medio di visione, quali elementi facciano decadere o
aumentare l’attenzione.
Studi sul comportamento dei bambini davanti alla TV Anderson & Levin, 1976 sulla
base dell’esperienza maturata con il televisore i bambini hanno imparato che certe
caratteristiche audio sono predittive di un contenuto a loro idoneo e altre sono
predittive di un contenuto per adulti. In questo modo i bambini sanno quando
distogliere l’attenzione dal televisore per dedicarsi ad altro.
Anche gli adulti distolgono lo sguardo centinaia di volte allora, ciò dipende dal
contenuto del programma, dalla sua comprensibilità e dalle sue caratteristiche formali.
Per le agenzie di pubblicità è importante trovare il momento in cui gli individui sono
più recettivi e motivati per introdurre l’annuncio pubblicitario: importante la
componente audio nella progettazione dell’annuncio e il contesto in cui l’annuncio si
trova ad operare perché un contesto entusiasmante farà risaltare al meglio una
pubblicità per effetto di traino.
Rilevazioni dell’attività elettronica del cervello EEG: tecnica di rilevazione
particolarmente invasiva utile per rilevazioni di tipo sperimentale, ma improponibili su
indagini di terreno. I risultati ottenuti hanno permesso di constatare che quando viene
presentato uno stimolo che attira l’attenzione, le onde alfa cessano mentre
aumentano nel cervello i livelli delle onde beta esiste una sorta di corrispondenza tra
variabili di tipo neurofisiologico e quelle di tipo comportamentale nel rendere conto del
concetto di attenzione.
2.2 L’analisi del contenuto e l’analisi del linguaggio negli studi della comunicazione di
massa
L’analisi del linguaggio dei media è cruciale per capire in che maniera i messaggi sono
organizzati per trasmettere significati e come questi si carichino di tendenziosità e di
implicazioni stereotipiche mettere in luce come i contenuti dei media costituiscano
delle immagini e delle rappresentazioni sociali condivise.
Analisi del contenuto: tecnica di ricerca basata sulla registrazione, misurazione e
valutazione dell’ammontare di unità di comunicazione prodotte dalla fonte circa un
dato problema o una data categoria di persone. Si effettua su campioni rappresentativi
sia di comunicazioni prodotte dai media sia di comunicazioni interpersonali.
Scopi: Determinare il contenuto manifesto delle comunicazioni scritte o orali in modo
→ tale da scoprire l’intenzione della fonte;
Ricostruire gli stati interni di coloro che decidono di esporsi a quella
→ comunicazione;
Collegare il contenuto dei messaggi prodotti alle variabili antecedenti o a quelle
→ che sono conseguenti.
Assunto implicito: ogni messaggio sottende specifiche intenzioni e processi in fase di
produzione ed effetti tipici nei confronti di chi si espone ad esso.
Individuare cosa i media propongano consente di porre in relazione tali proposte con le
reazioni dell’audience.
Ricerca di Zullow, Oettingen, Peterson e Seligman del 1988 messo in luce la
relazione fra il tono e lo stile dei discorsi del Presidente degli Stati Uniti e le azioni
durante la guerra del Vietnam: contenuti ottimisti creavano reazioni più rischiose e
coraggiose in guerra; discorsi pessimisti portavano a una maggiore prudenza e a
tecniche di guerra più passive.
L’analisi di contenuto viene generalmente realizzata con metodi di tipo quantitativo e
pseudo quantitativo, basandosi sulla codifica delle unità di contenuto, sul loro
inserimento in categorie discrete e nel conteggio della loro frequenza.
Può essere usata per mettere a confronto differenti messaggi prodotti nell’ambito di
uno stesso contenuto culturale per comparare il modo in cui uno stesso argomento è
stato affrontato in contesti culturali diversi, o per verificare se ci sono stati
cambiamenti nel corso del tempo, nelle caratteristiche di contenuto di una categoria di
messaggi.
Ciò che viene codificato dipende dagli interessi della ricerca e dal materiale utilizzato;
alcune misurazioni producono dati relativamente semplici e privi di ambiguità.
Studio dei vari ruoli sociali attraverso il calcolo di frequenza all’interno di ogni
contesto culturale sono presenti radicate rappresentazioni di molteplici gruppi sociali
caratterizzate dal fatto di essere ampiamente stilizzate e di essere condivise da tutte
le persone che vivono in tale ambiente sociale. Le rappresentazioni stereotipiche che
vanno a formarsi rimangono consolidate nel corso del tempo.
I mezzi di comunicazione di massa sono a questo proposito dei potenti agenti di
socializzazione.
Ricerca di Kimball del 1986 confronto degli atteggiamenti dei ruoli sessuali nei
bambini abituati all’uso della TV e non: quelli abituati dimostravano una visione dei
ruoli sessuali marcatamente più tradizionali rispetto ai bambini non abituati alla TV.
Studi anche in Inghilterra a proposito delle rappresentazioni dei ruoli sessuali
negli spot pubblicitari donne più degli uomini rappresentate:
• In posizioni di dipendenza piuttosto che autonome;
• In luoghi domestici piuttosto che lavorativi;
• Rappresentate nella categoria dei consumatori, mentre i ruoli maschili nell’80%
di casi sono voci fuori campo;
• Numericamente consistenti negli spot in posizioni di secondo piano.
Stereotipizzazione dei gruppi etnici
Ricerca di Shaheen del 1984 caratteristiche che vengono attribuite ai personaggi
arabi: essere dei terroristi, essere opulenti, ricchi e dissoluti.
Sottorappresentazione dei gruppi etnici
Gli spazi concessi sono distribuiti in modo disuguale.
Ricerca di Greenberg e collaboratori del 1983 ricerca per verificare la presenza, in
termini quantitativi e qualitativi dei soggetti di origine ispanica nella televisione
americana: nonostante la popolazione sia del 9% solo l’1,5% dei personaggi in TV era
di origine ispanica e quando presenti incarnavano il ruolo di comici, imbroglioni o
delinquenti.
Aspetti evolutivi studiati da Clark del 1969 studiò i cambiamenti nelle
rappresentazioni di colore a partire dai primi decenni del secolo, proponendo un
modello a stadi su come le minoranze vengano via via considerate dai media:
1. Tendenza a ignorare la minoranza;
2. I membri della minoranza cominciano ad essere rappresentati anche se spesso
in forma ridicola o negativa;
3. Regolamentazione: membri della minoranza iniziano a ricoprire ruoli
istituzionalmente positivi come il poliziotto o il detective;
4. La minoranza acquista una piena rispettabilità e i suoi membri ricoprono un
insieme di ruoli maggiormente differenziato.
Molti aspetti con cui si rappresentano le minoranze nascondono germi di
discriminazione e lasciano trasparire incompleti processi di integrazione.
Quando stereotipizzazione e sottorappresentazione vanno a interessare
contemporaneamente uno stesso gruppo sociale si creano situazioni in cui si
verificano fenomeni di correlazione illusoria e di correlazioni percepite si
percepisce una correlazione tra l’appartenere al gruppo minoritario e l’esecuzione di
comportamenti antisociali da parte dei suoi membri. Il ricordo e la valutazione delle
informazioni sono indirizzati verso una superiore discriminazione del gruppi in cui si
sommano tali eventi infrequenti.
Problemi quando si tenta di chiarire in maniera precisa i termini usati nell’individuare
le categorie di comunicazione e di definire operativamente gli indici usati per la loro
misurazione:
Gran mole di lavoro sullo studio della violenza televisiva e al suo ruolo
nell’aumentare l’aggressività nei giovani. Una definizione troppo ristretta corre il
rischio che nel campione di materiale impiegato non si trovino esemplari
corrispondenti alla definizione. Una definizione troppo ampia corre il rischio di
trovarla dappertutto. Una precisa definizione delle unità di analisi è una
condizione preliminare indispensabile per dare valore ad ogni indagine sui
contenuti.
Problema sulle unità di misurazione e sulla ricerca di procedure standard che si
possono impiegare per analizzare il materiale. Nell’analisi dei prodotti TV si usa
l’unità di tempo come misura standard: possibilità di fare confronti tra diversi
programmi.
Una versione più sofisticata dell’analisi del contenuto ha a che fare con lo studio delle
variazioni stilistiche dei messaggi scritti mettere in luce le possibili implicazioni
sociali delle intenzioni comunicative di chi scrive. Uso di un enorme quantitativo di
tecniche:
Misure estremamente semplici: valenza degli aggettivi usati, quantità di tempo
o dell’eloquio.
Misure più sottili e di tipo indiretto: tono della voce, interruzioni, uso dei pronomi
o personali, completamento o meno della frase, struttura grammaticale delle
frasi, correttezza grammaticale, livello di astrazione usato.
Ricerca di Halloran del 1970 uso dei termini usati dalla stampa per fare la cronaca
delle dimostrazioni popolari contro al guerra nel Vietnam.
Ricerca di Van Dijk del 1983 notato differenze sistematiche tra le descrizioni, in
termini lessicali, sui manifestanti e le azioni della polizia impegnata nello sgombero a
seconda che si trattasse di resoconti delle agenzie (più neutrali) o di giornali popolari.
Ricerca di Johnson del 1980 marcatori linguistici e come questi sono radicati nella
nostra mente: black s and women piuttosto che men and whites.
Ogni volta che viene scelto l’utilizzo di uno specifico sostantivo o aggettivo in modo
sottile, viene fatto filtrare un universo di significati, esclusivo rispetto alla molteplicità
di visioni ugualmente plausibili.
Altre ricerche focalizzate sulla struttura sintattica della frase: ricerca di Hodge, Kress e
Trew del 1979 differenze in cui le forme dei verbi venivano usate, se i giornalisti
dovevano descrivere delle situazioni violente messe in atto dalle forze dell’ordine
preferivano usare le forme linguistiche in cui l’agente scompariva dalla frase.
Vantaggi dell’analisi del contenuto:
Tecnica non reattiva: se il ricercatore si limita ad analizzare del materiale
esistente, non corre il rischio di creare situazioni che non si sarebbero realizzate
oppure di interferire