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C. 2 IL BURNOUT, OVVERO LA SINDROME DEL BUON SAMARITANO DELUSO

Dallo stress al burnout

Burnout: particolare tipo di risposta allo stress negativo; termine che si diffonde a metà del 70 in

USA in riferimento ad una situazione osservata con frequenza negli operatori dei servizi sociali

(helping profession) = crollo morale: atteggiamento di nervosismo e irrequietezza, apatia,

indifferenza, cinismo, verso il proprio lavoro.

Il burnout rappresenta dal punto di vista psicologico un particolare tipo di risposta a una situazione

di lavoro sentito come intollerabile; il processo inizia quando l’operatore sperimenta una

sensazione di stress o esaurimento e ritiene che essa non possa esser alleviata attraverso una

soluzione attiva dei problemi che deve fronteggiare. Porta a vari cambiamenti di atteggiamento:

fuga psicologica (evitamento) nella speranza illusoria che non si aggiungerà ulteriore sofferenza alle

tensioni e disagi che si stanno vivendo.

Caratteristiche: sensazione di non farcela +, malumore, irritazione quotidiana, delusione, impotenza,

svuotamento, ricorso all’alcol, amicizie ambigue..

Si radica sempre in una situazione originaria di stress, si percepisce uno squilibrio tra risorse e

richieste, sia esterne (esigenze di lavoro) che interne (mete personali, valori morali).

Nelle helping professions una delle richieste > è la competenza, gli operatori portano dentro sé il

desiderio di affermazione personale e di successo psicologico; ogni fattore che delude questa

aspettativa contribuisce lentamente allo stress.

Burnout come meccanismo di difesa inappropriato: ritiro, distanziamento (il distacco psicologico

aiuta a conservare le energie x affrontare la situazione xchè il prestare cure richiede un gran

dispendio di energie psicologiche e far fronte allo stress le esaurisce), perdita idealismo

(entusiasmo, aumento apatia, così riduce il senso di colpa e frustrazione).

Il burnout è un processo che si autorinforza, quando il ciclo inizia è difficile interromperlo.

Stress lavorativo

Squilibrio risorse/richieste

Esaurimento

Tensione, fatica, irritazione

Conclusione difensiva

Distacco emotivo, ritiro, cinismo, rigidità

Punti di vista sul burnout

1. psicologia dell’apprendimento: il burnout come “impotenza appresa”. Essa si manifesta

nell’uomo con deficit motivazionale (è compromessa l’iniziativa finalizzata a riprendere il

controllo della situazione), deficit cognitivo (il soggetto non è cosciente che gli avvenimenti

dipendano almeno in parte dalle sue azioni) e deficit emozionale (paura, depressione, ansia,

rabbia). Gli esseri umani nella costruzione delle loro aspettative si basano spesso

sull’intuizione usando regole approssimative o si lasciano sviare da opinioni persistenti

invece di compiere una precisa valutazione della situazione attuale (stima soggettiva delle

possibilità di successo)

2. clinico-psicoanalitico: il burnout come autonomia. La mente umana ha la capacità di

difendere illusoriamente se stessa di fronte a un dolore ritenuto intollerabile auromutilandosi

e rifiutando di vivere l’esperienza dolorosa. Autonomia come tendenza umana della mente

ad evacuare e allontanare da sé le esperienza frustranti e dolorose che restano aldilà della

barriera della pensabilità

3. sociologico: burnout come conseguenza del declino della vita in comunità. Nelle società

moderne prevale l’anomia, nella vita comunitaria c’era un > senso comunitario, un sistema

di sostegno primario come vicinato, parrocchia, famiglia patriarcale, svolgevano

un’importante funzione psicologica che si è persa nei grandi agglomerati urbani; fornivano

valori, aiuto morale, sicurezza che aiutava a comprendere e affrontare le varie forme di

disagio. Ciò favorisce l’insorgenza del burnout in 4 modi:

­ il tessuto sociale tende a disgregarsi e aumentano le forme di handicap psicologico

(incremento della domanda di servizi sociosanitari, possibile sovraccarico degli

operatori che devono gestire un > n. di pazienti)

­ diminuzione dei sostegni informali attivi in passato: i centri formali (centri d’igiene)

devono intervenire + spesso x fornire sostegno emotivo e guida alle persone

sofferenti

­ gli utenti non hanno + fiducia nei servizi sociali

­ diversi atteggiamenti dei giovani vero il lavoro: oggi ricerca di novità e

autorelaizzazione, la sicurezza economica e la possibilità di aiutare gli altri non sono

+ considerati ricompensa adeguata

4. psicosociale: la prospettiva + efficace xchè considera i rapporti del lavoratore con l’equipe,

colleghi, superiori, struttura organizzativa. È + facile ristrutturare un ruolo professionale che

il carattere di un individuo o società. Ogni organizzazione ha struttura (ruoli occupati dalle

persone), meccanismi culturali (norme e regole esplicite e non), persone. Il ruolo

professionale è la sequenza di comportamenti e azioni che una persona deve svolgere xchè

occupa una data posizione nell’organizzazione. Si distingue da:

­ status: posizione occpata che definisce compensi e diritti

­ mansioni da espletare

­ atteggiamenti: lo stile personale con cui si eseguono i compiti

componenti che si combinano in modo +/- armonico e coerente e determinano l’esercizio concreto

della professione.

Fattori di stress lavorativo:

­ sovraccarico di lavoro: lavoro eccessivo x risorse in termini di tempo e fatica

­ conflitto di ruolo: richieste incompatibili

­ sovraccarico di ruolo: quando 2 segmenti dello stesso ruolo devono esser espletati (x

es. burocratico e professionale)

­ conflitto individuo/ruolo: il soggetto si sente costretto dalle esigenze della sua

professione a svolgere una mansione in cui on crede

Le 3 dimensioni del burnout

1. esaurimento emozionale: fa sentire il soggetto sfinito dal punto di vista emozionale, senza +

le forze x ricominciare, la persona sente di non poter + dare qualcosa agli altri xciò si sottrae

al coinvolgimento con gli altri, fredda indifferenza, disinteresse cinico

2. spersonalizzazione: tendenza ad eseguire i compiti meccanicamente con procedure

standardizzate, stereotipate, burocratiche

3. ridotta realizzazione personale sul lavoro: la persona si sente inadeguata verso il lavoro,

fallita, depressa

Il burnout nella fase conclusiva di una mancata evoluzione professionale in senso maturo

Edelwich/Brodsky hanno identificato 4 stadi nell’evoluzione del SE’ professionale in una

progressione ciclica:

1. stadio dell’entusiasmo: studio delle motivazioni che inducono un operatore sociale a quella

scelta professionale; di solito è la voglia di fare qualcosa x migliorare il mondo (c’è una base

di entusiasmo), approfondire la conoscenza di sé, esercitare potere sugli altri. La scelta parte

da questo ottimismo che evidenzia i lati positivi e fortunati della professione: spesso non c’è

una percezione realistica delle effettiva difficoltà (quasi mistica professionale). Aspetti

negativi:

­ credere che una competenza porti necessariamente ad un’alta riuscita nel lavoro (il

possesso di un titolo non garantisce automaticamente una competenza professionale)

­ credere che lo status garantisca sempre un alto livello di autonomia personale

­ credere che gli utenti siano sempre disposti a collaborare e riconoscenti

­ credere che il lavoro in sé sia intrinsecamente interessante e stimolante

­ credere che le relazioni tra colleghi siano improntate su reciproco aiuto e

collaborazione

2. fase della stagnazione: quando ci si accorge che i risultati sono incerti e difficili da

cogliere, fase di stallo (noia, delusione, preoccupazione), l’operatore continua a lavorare, ma

si accorge che il lavoro non soddisfa del tutto i suoi bisogni psicologici. Con l’aiuto di

professionisti o colleghi si può sperare questa fase senza danni

3. fase della frustrazione: sindrome del buon samaritano deluso, pensa di non servire a nulla e

noi aiutare nessuno, predomina rabbia e depressione, caduta dell’onnipotenza e

constatazione della sostanziale parzialità del proprio intervento (si accusano utenti,

superiori, colleghi). La frustrazione ha origine dalla difficoltà di percepire la realtà come un

sistema complesso, sfaccettato, contraddittorio su cui si può intervenire solo con pazienza e

realismo. Possibili vie d’uscita:

­ cambiare lavoro

­ cambiare se stessi con psicoterapia

­ vivere una scissione tra vita personale e privata

­ pirata: strumentalizza il ruolo professionale x propri interessi privati

4. apatia: disimpegno emotivo-affettivo conseguente a una situazione frustrante (stadio del

vero burnout), forma di noia e disgusto x tutti gli aspetti del lavoro, sparisce il desiderio di

aiutare gli altri, ci si preoccupa solo di sé. O si arriva a uan forma di intervento o il burnout

divora anche la vita privata

C. 3 L’INSEGNANTE BRUCIATO

Chi è il docente oggi?

Ruolo dell’insegnante lacerato a livello sociologico: professionista (a cui si chiede un’approfondita

competenza nel suo campo, apertura all’innovazione) + impiegato pubblico

L’immagine sociale è decaduta rispetto al passato, non + prestigio, atteggiamento meno idealistico e

+ pragmatico. L’insegnante vorrebbe esser un professionista ma si accorge di esser eun impiegato,

aspira a infondere nel suo lavoro un impegno sociale ma deve combattere con una struttura

burocratica complicata e difficile. Uno dei motivi principali di frustrazione x insegnanti è il divario

tra percezione soggettiva/condizione oggettiva e aspettativa di ruolo.

Segmenti di ruolo in cui si compone la professione docente:

1. insegnante come mediatore di cultura

non è così ovvio xchè in certi casi la cultura che gli insegnanti trasmettono si ispira a valori e

modelli in conflitto con quelli della cultura di massa di una società industriale avanzata dominata da

consumismo ed edonismo (conflitto ruolo/cultura contemporanea).

Oggi il compito principale dell’insegnante è istruire (trasmettere informazioni), ma come sono

trasmesse dipende in gran parte da lui (criteri personali che derivano dalla sua percezione della

classe, dal livello di motivazione degli studenti, loro disposizione ad apprendere, clima affettivo).

Problemi solitamente non affrontati, ci si preoccupa degli aspetti tecnici della comunicazione e non

quelli psico-relaizonali.

Altro problema della formazione degli insegnanti: il giovane che inizia a insegnare deve passare dal

ruolo sociale di ex studente/neolaureato a insegnante (costruirsi un’identità professionale), fasi:

­ luna di miele: alti livelli di fervore, entusiasmo, aspettative, minimizzazione

difficoltà

­ ricerca materiale e metodi didattici: è una risposta comportamenta

Dettagli
Publisher
A.A. 2004-2005
11 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ankh79 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Rossati Alberto.