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INGENUO

Lo scienziato ingenuo

Idea di essere umano come scienziato ingenuo: un essere che, a comando, procede come una

macchina analizzatrice producendo inferenze, giudizi, confronto dati, i cui errori sono accettabili in

quanto ritenuti funzionali alle esigenze di economia cognitiva imposte dai limiti dell’esperienza

umana (errori attribuzionali in cui gli individui incorrono nella determinazione della causalità).

Dagli atti alle intenzioni (Jones/David)

Tentativo di risalire x sequenze dagli effetti di un’azione alle intenzioni che l’hanno mossa e quindi

alle disposizioni dell’attore.

2 condizioni fondamentali perchè l’osservatore stabilisca le intenzioni e giunga a inferire le

disposizioni: la persona abbia piena conoscenza dei risultati della su azione + che possieda l’abilità

necessaria x compierla.

Elemento essenziale x determinare l’intenzionalità di un’azione: constatare che l’agente abbia scelto

un’azione tra le diverse possibili (libertà di scelta): l’azione deve essere liberamente scelta tra le

diverse alternative senò non c’è intenzionalità. Se per es. l’azione è limitata da costrizioni

ambientali, ruoli sociali… non è possibile attribuire gli effetti alle persone in sé.

Un’azione piò produrre effetti diversi e azioni diverse possono produrre lo stesso effetto; in questo

caso il criterio discriminante sarà fondato sugli effetti non comuni e desiderabilità sociale di questi

effetti:

2 fattori motivazionali possono incidere sull’analisi cognitiva della causalità: rilevanza edonica

(conseguenza che l’azione può avere sul mondo psicologico dell’osservatore) e personalismo (se

l’azione è compiuta sotto l’influenza dell’osservatore).

La possibilità di risalire alle caratteristiche personali di chi agisce è legata soprattutto agli effetti +

unici e diversi dell’azione: un’azione desiderabile socialmente e appropriata alla situazione ci dice

poco sulla personalità dell’attore. Le azioni + originali sono quelle che ci rivelano le caratteristiche

personali sottostanti, cioè i comportamenti devianti.

L’attribuzione come analisi mentale delle covariazioni (Kelley)

Modello ANOVA (analisi varianza): fonda l’attribuzione della causalità sull’analisi della

covarianza dei fattori causali intervenienti con gli effetti osservabili di un evento: “l’effetto è

attribuito a quella condizione che è presente quando l’effetto presente e che è assente quando

l’effetto è assente”.

Il processo di attribuzione avviene attraverso un’analisi mentale della varianza x cui la persona che

assiste a un evento valuta i fattori che vi intervengono, li compara con gli effetti che osserva e,

attraverso il gioco di covariazioni che registra, arriva ad attribuire specifici effetti a specifiche

cause.

4 criteri di validazione:

- specificità: impressione attribuita alla cosa occorre unicamente quando la cosa è presente e non

occorre quando assente ( per es. decidere se il divertimento di una persona che assiste a un film

dipenda dal film in sé o altre cause)

- consistenza nel tempo: ogni volta che la cosa è presente le reazioni del soggetto sono = o simili (se

il film produce lo stesso effetto anche in altre proiezioni)

- consistenza nelle modalità: reazioni del soggetto sono le stesse anche se varia il suo modo di

interagire con l’oggetto (il film produce lo stesso effetto anche se presentato in altri modi)

- consenso: gli attributi di origine esterna sono sperimentati allo stesso modo da tutti gli osservatori

(se produce lo stesso effetto su altre persone).

È un modello che rappresenta il modo con cui un certo contesto informativo è analizzato e decifrato

da un osservatore x formulare un’attribuzione delle cause dell’evento in corso. Poter collegare le

cause di ciò che succede attorno e in noi a fattori oggettivi x rendere stabile il nostro mondo

cognitivo.

Il problema attore – osservatore (Bem)

La “self – perception theory”

Interpreta la teoria dell’attribuzione alla lice della dissonanza (cambiamento di un atteggiamento

determinato da necessità di riaggiustamento cognitivo x ripristinare una coerenza interna).

Però posizione comportamentista: interpretazione del fenomeno che prescinde da un’ipotetica

considerazione di stati mentali conflittuali e si basa esclusivamente su dati obiettivi (no processi

interni, ma osservare le relazioni S/R rispetto all’esperienza passata del soggetto).

Il nuovo atteggiamento che si verifica nei soggetti non dipende da una necessità di riaggiustamento

interno, ma dal fatto che il soggetto vede se stesso agire in un determinato modo e si attribuisce

quindi quell’atteggiamento; mette in opera quell’atteggiamento xchè spinto da circostanze esterne,

si osserva agire e su ciò si attribuisce un dato atteggiamento. Perciò essendo i dati di osservazione

gli stessi, attore e osservatore possono fare identiche attribuzioni (dispongono delle stesse fonti di

evidenza).

L’errore fondamentale (Jones/Nosbett)

Generale tendenza x l’attore ad attribuire le proprie azioni a fattori ambientali e x l’osservatore ad

attribuire le stesse azioni compiute dall’altro a fattori disposizionali (personali e stabili): la gente,

quando compie attribuzioni sulla condotta di altri, tende ad esaltare il ruolo dei fattori personali e

disposizionali a scapito di quelli situazionali anche quando essi assumono una forte evidenza

esplicativa.

Spiegazione: salienza = poiché le persone tendono a vedere il proprio comportamento in funzione

responsiva all’ambiente, le informazioni collegate ad esso diventano salienti x l’attore che guarda a

sé, mentre x l’osservatore è saliente l’attore.

Rinforza l’idea di scienziato ingenuo: modello di uomo dominato nei suoi rapporti con l’ambiente

da un tipo di organizzazione mentale che gli s’impone in modo automatico e necessario.

Gli effetti “Self-serving” (Zuckermann, 1979)

Altro errore messo in luce dalla ricerca: tendenza generalizzata ad attribuire a se stessi il successo e

a negare la responsabilità dell’insuccesso: self-serving = processo che tende a proteggere e favorire

il sé (esigenza della persona di salvaguardare la stima di sé e dare un’autovalutazione positiva).

Approcci schematici e stereotipi sociali

Gli individui compiono molti errori nel corso dei processi di attribuzione. Nell’esperienza pratica

quotidiana le attribuzioni sono compiute attraverso scorciatoie e semplificazioni che tendono + a

confermare ipotesi già possedute che non ad analizzare l’informazione (schemi = elemento

organizzatore cognitivo e semplificatore di una classe di dati raccolti; concezioni generali che una

persona ha sul modo con cui determinate cause interagiscono x produrre determinati effetti e che

servono da guida non solo quando l’informazione è incompleta, ma anche quando il soggetto non

può perdere tempo a completarla) = canoni di semplificazione ed economicità.

Ruolo degli stereotipi nel guidare la ricerca soggettiva di causalità: si formano in ambito sociale,

sono condivisi da gruppi, diventano guide x giudizi e prese di posizione individuale.

Per es. ricerche su stereotipi che si sono formati sulla donna (inferiorità nel sociale): in genere x

l’uomo il successo è attribuito alla capacità, x la donna alla fortuna o sforzo, l’insuccesso dell’uomo

è attribuito alla difficoltà del compito, nella donna a mancanza di abilità.

Per es. stereotipo etnico-religioso: costante ipervalutazione del proprio gruppo che attribuisce i

comportamenti desiderabili a cause interne e quelli indesiderabili a cause esterne (fenomeni di

pregiudizio e razzismo).

In molte situazioni ciò che guida i processi di attribuzioni è l’inserimento sociale del soggetto, si

tende ad attribuire capacità ad un soggetto non tanto sulla base della sua condotta effettiva, ma su

quella della categoria di appartenenza.

Epistemologie ingenue e processi di interazione

Cause e ragioni

Interesse x tentativo di togliere dal suo isolamento l’attività di attribuzione e di inserirla nel

processo + vasto di analisi, comprensione, spiegazione eventi con cui cerchiamo di capire il mondo

in cui viviamo e di situare l’agire nostro e altrui.

L’epistemologia profana (Kruglanski)

Modalità di conoscenza comune con cui è impegnato il comune uomo di strada. Tutte le conoscenza

avvengono secondo lo stesso processo, uno schema ciclico:

Momento generativo: determina il contenuto delle conoscenza, è influenzato da spostamenti di attenzione, salienza

degli stimoli ambientali, disponibilità di idee, stati motivazionali, bisogno di arrivare a conclusioni precise (bisogno di

chiusura)

Momento di validazione: processo deduttivo con cui le ipotesi generate sono confrontate con la realtà e quindi

confermate/falsificate

Bisogno di chiusura: x comprendere chiaramente l’ambiente in cui si vive, c’è il bisogno di

giungere a conclusioni precise (desiderio di una risposta su un dato argomento), esso può essere

responsabile di:

­ congelamento (interruzione del processo di formulazione di ipotesi e ricerca)

­ scongelamento (ripresa del processo)

la dimensione motivazionale è inseparabile dall’attività di attribuzione: le motivazioni influenzano

direzione/misura/risultati. Non c’è incompatibilità tra fattori logici e motivazionali, ogni es. di

attribuzione è contemporaneamente logico (soddisfa il criterio di consistenza logica con processi

deduttivi) e motivazionale (riflette i bisogni di coerenza, validità e chiusura).

Negoziazione dell’interazione e presentazione di sé (interazionismo simbolico:

Semin/Manstead)

Interazionismo simbolico: le inferenze sono condivise da coloro che interagiscono (il significato è

negoziato e non determinato da qualche parametro), l’attribuzione ha qui la funzione di regolazione

del rapporto interattivo, di aiuto alla negoziazione. L’attribuzione è un processo modellato sulla

base di significati comuni e condivisi che vive costantemente nell’interazione sociale: quando

nell’interazione si verificano fratture e problemi bisogna rendere conto di azioni ed eventi, avanzare

le proprie giustificazioni, presentare il sé x ripristinare la relazione. Qui l’attore controlla il proprio

comportamento assumendo un atteggiamento riflessivo, anticipando l’attribuzione di significati e la

risposta dell’altro; permette una continua regolazione/modulazione della

Dettagli
Publisher
A.A. 2006-2007
29 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ankh79 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Rossati Alberto.