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Sé. Lichtenberg isolò e integrò molte aree di ricerca empirica e si concentrò in modo particolare sulla teoria dei sistemi motivazionali.

Lachmann e Beebe hanno ampliato l’attento studio empirico delle interazione madre­bambino a una visione del processo evolutivo come

un fenomeno che si produce in un campo interattivo che implica una mutua e reciproca regolazione. Stolorow ha elaborato la teoria

dell’intersoggettività che considera un modello sistematico più completo. Anziché sul Sé individuale e isolato, lo studioso pone l’accento

sulla piena interazione contestuale delle soggettività con mutua e reciproca influenza. Secondo Bacal, le persone non soffrono soltanto

di impoverimento del Sé ma di distorsione del Sé; egli mette in evidenza la presenza radicata, all’interno del Sé, della storia delle

relazioni insoddisfacenti con gli altri. La psicoanalisi classica è sempre stata pervasa da un razionalismo, da un oggettivismo, da un

patriarcalismo che si oppongono all’irrazionalità o non­razionalità che è spesso intrinseca sia alla creatività che alla passione. Un

aspetto fondamentale che distingue la psicoanalisi postclassica è lo spostamento di accento e il cambiamento dei valori fondamentali dal

razionalismo e dall’oggettivismo al soggettivismo e al significato personale. Winnicott e Kohut furono tra le figure più importanti di

questo movimento. La voce dell’analista classico è il simbolo del patriarca tradizionale. La necessità, rivendicata da Kohut, di un

coinvolgimento meno oggettivo, meno interpretativo, il suo incoraggiamento della risonanza empatica con l’esperienza del paziente e la

sua legittimazione dell’influenza terapeutica di ciò che precedentemente era stato etichettato come gratificazione, sono tutte deviazioni

dalla tecnica standard che introducono una presenza organizzata intorno a caratteristiche considerate più tradizionalmente femminili.

Capitolo 7 – Il revisionismo freudiano: O. Ker nberg, R. Schafer, H. Loewald e J.

Lacan.

In “Totem e tabù” Freud elaborò una fantasia antropologica, una sorta di mito delle origini della razza umana. Egli immaginava il

gruppo sociale umano originario come un’orda primitiva, con un unico maschio dominante, che possiede tutte le femmine e la loro prole.

Questo padre rappresenta un ostacolo enorme per i giovani maschi che raggiungono la maturità, perché nega loro l’accesso sia al potere

che alla sessualità. Nell’esaminare le mitologie totemiche delle culture non occidentali, Freud trovò prove che i padri venivano uccisi da

gruppi di figli; successivamente i figli erano travolti dal senso di colpa e dalla paura e molti dei rituali delle religioni primitive sono

messe in scena simboliche ed espiazioni del parricidio, prototipo di ogni crimine. Il complesso edipico, dunque, che Freud riteneva

risiedere nell’inconscio e dominare l’infanzia di ognuno di noi, è una sorta di riassunto del reale omicidio edipico dei padri della razza

umana. Il passaggio generazionale di potere e autorità è stato una delle sfide più grandi per tutte le culture e subculture umane. I

freudiani ortodossi cercano di mantenere i concetti espressi da Freud come base sufficiente ed esclusiva per il lavoro clinico quotidiano.

All’altra estremità del continuum ci sono coloro che hanno trovato più interessante assimilare molte delle intuizioni cliniche e delle

scoperte di Freud in un personale corpo di teorie che andavano formandosi, spesso sostituendo i concetti freudiani con alternative

fondamentalmente diverse. Tra questi due estremi si collocano i revisionisti freudiani, che desiderano conservare i concetti di Freud e

tuttavia, nello stesso tempo, vogliono modificarli sotto alcuni aspetti fondamentali. Negli ultimi vent’anni i rapporti tra la psicoanalisi e

le altre discipline sono stati ampiamente riformulati; le idee più stimolanti e produttive oggi non sono attinte dal sistema freudiano

classico, ma da autori contemporanei, molti dei quali si avvicinano ai concetti freudiani fondamentali con un atteggiamento

revisionistico.

Kernberg è lo straordinario sistematizzatore della psicoanalisi odierna. Il suo progetto fondamentale è stato di riunire insieme, in

modo esaustivo e autenticamente integrato, gli aspetti principali della teoria tradizionale delle pulsioni e il modello strutturale di Freud,

le teorie delle relazioni oggettuali della Klein e di Fairbairn e la prospettiva evolutiva della psicologia dell’Io, in particolare il lavoro

della Jacobson sulle forme patologiche dell’identificazione precoce. In accordo con la Jacobson e la Mahler, Kernberg immagina che il

bambino nei primi mesi di vita selezioni l’esperienza sulla base della sua valenza affettiva, e dunque si sposti avanti e indietro tra due

stati affettivi di natura notevolmente diversa: stati piacevoli di gratificazione e stati spiacevoli, dolorosi, di frustrazione. In entrambe le

condizioni non c’è distinzione tra il Sé e l’altro, tra il bambino e la madre. Nella prima situazione il bambino soddisfatto si sente fuso

con un ambiente gratificante, che dà piacere; nell’altra il bambino frustrato e pieno di tensioni si sente intrappolato in un ambiente

doloroso e non gratificante. Il primo compito evolutivo importante consiste nel chiarimento psichico di ciò che è Sé e ciò che è altro. Se

questo non si realizza, non può emergere un senso di Sé come entità separata e distinta; il fallimento nel realizzare questo primo compito

evolutivo fondamentale è il precursore degli stati psicotici. Il secondo compito evolutivo fondamentale è il superamento della scissione.

Dopo che le immagini del Sé e dell’oggetto sono state differenziate, rimangono affettivamente separate: le immagini del Sé buone sono

tenute insieme da affetti positivi e sono separate dalle immagini del Sé cattive, tenute insieme dagli affetti negativi. Tale scissione viene

superata quando il bambino si forma la capacità di vivere oggetti interi, che sono sia buoni sia cattivi. Contemporaneamente avviene

l’integrazione delle immagini del Sé, vissuto come entità intera sia buona sia cattiva. Il fallimento nel realizzare questo secondo compito

evolutivo esita nella patologia borderline. La teoria freudiana classica della nevrosi come conflitto strutturale rappresenta il terzo

gradino di Kernberg e si riferisce alle psicopatologie con uno sviluppo di personalità di livello superiore, in cui i confini tra il Sé e

l’oggetto sono intatti e le immagini del Sé e quelle oggettuali sono integrate. Inizialmente non ci sono pulsioni; nel corso dello sviluppo

gli stati affettivi positivi e negativi si consolidano e assumono la forma di pulsioni libidiche e aggressive. Le interazioni con altri

gratificanti, vissute come buone, si consolidano in una pulsione rivolta al piacere. Analogamente, le esperienze con altri non

gratificanti, vissute come negative, si consolidano nella pulsione distruttiva. Il bambino vuole massimizzare le esperienze piacevoli con

gli oggetti buoni e distruggere gli oggetti cattivi. Le forze libidiche e aggressive sono conflittuali. Il terzo gradino è la nevrosi. Kernberg,

d’accordo con la Jacobson, ampliò e approfondì la teoria pulsionale di Freud facendo derivare le pulsioni da una complessa sequenza

evolutiva centrata sulle prime relazioni oggettuali. Per Freud le pulsioni sono innate, mentre per Kernberg dipendono da predisposizioni

costituzionali ma alla fine si formano nell’interazione con gli altri. Nella teoria freudiana classica al centro della personalità c’è la

modalità dominante di gratificazione pulsionale. Per Kernberg al centro della personalità c’è il livello evolutivo delle relazioni oggettuali

interne raggiunto dal paziente. Freud aveva classificato i diversi tipi di persone a seconda del loro livello di organizzazione pulsionale.

Man mano che la libido attraversa le fasi di sviluppo (orale, anale, fallica, genitale) è sempre diversa nelle mete e negli oggetti ma,

secondo Freud, in ciascuna fase una meta libidica diventa dominante e assume una sorta di egemonia rispetto alle altre. Il tipo di

psicopatologia che emerge successivamente, nell’età adulta, è determinato dal punto di fissazione libidica, da quella fase della sessualità

infantile che ha avuto la valenza più forte. Gli individui più gravemente disturbati nello schema delle relazioni d’amore di Kernberg

vivono l’amore e la sessualità nel contesto della loro incapacità di stabilire e mantenere confini solidi tra sé e gli altri. Per loro le

relazioni con gli altri non si svolgono lungo un continuum che va dalla privacy all’intimità; o non c’è relazione, oppure c’è la fusione

totale, confusiva, spesso terrificante. All’interno di questa teoria freudiana rivisitata la sessualità continua ad avere un ruolo centrale,

ma non più causale. I significati della sessualità discendono da strutture più antiche e più profonde composte da relazioni con oggetti­

Sé. Per Kernberg lo scontro dinamico centrale è quello tra amore e odio, che si manifestano necessariamente nel transfert sull’analista.

Kohut considerava sia l’aggressività che la sessualità pulsionale prodotti secondari della ferita narcisistica; nel suo modello le persone

faticano per raggiungere l’organizzazione del Sé e l’espressione del Sé. Nel modello di Kernberg le persone sono lacerate da intense

passioni di amore e odio. Kohut pensava che l’analista dovesse riflettere empaticamente l’esperienza del Sé del paziente, in modo da far

emergere un Sé più solido. Kernberg è convinto che l’analista debba interpretare l’ostilità nascosta del narcisista in modo che si possano

sviluppare relazioni oggettuali più integrate.

Schafer tra le sue innovazioni ci sono l’analisi e la ridefinizione della terminologia freudiana classica, la critica filosofica del

linguaggio psicoanalitico e l’introduzione dell’ermeneutica e del concetto di “narrazione” nel discorso psicoanalitico. I rapporti tra i

contributi di Schafer possono essere compresi più facilmente attraverso l’analisi della lotta che lo vede impegnato con un tema ricorrente

fondamentale: il problema dell’azione. Freud dimostrò che la sensazione soggettiva del Sé come agente onnipotente che controlla

l’esperienza e le azioni è un’illusione. La coscienza non è che la punta dell’iceberg; pensieri e sentimenti sono in realtà determinati da

forze inconsce non accessibili all’autoriflessione. Il Sé cosciente viene descritto come un burattino; i fili sono controllati altrove,

nell’inconscio, da istanze psichiche e da forze din

Dettagli
A.A. 2013-2014
31 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher videlbra91@yahoo.it di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dinamica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Grotto Rosapia Laura.