Anteprima
Vedrai una selezione di 3 pagine su 9
Riassunto esame Psicologia dello sviluppo, prof. Caprin, libro consigliato Altruisti Nati. Perchè cooperiamo fin da piccoli, Tomasello Pag. 1 Riassunto esame Psicologia dello sviluppo, prof. Caprin, libro consigliato Altruisti Nati. Perchè cooperiamo fin da piccoli, Tomasello Pag. 2
Anteprima di 3 pagg. su 9.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Psicologia dello sviluppo, prof. Caprin, libro consigliato Altruisti Nati. Perchè cooperiamo fin da piccoli, Tomasello Pag. 6
1 su 9
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Gli scimpanzé adottano lo stesso comportamento, quindi la cooperazione

- non è il prodotto di un ambiente culturale umano

Manifestazione del comportamento collaborativo in tutte le culture,

- società e classi economiche

Partecipazione empatica nei confronti della vittima

-

In altre parole, si tratta di provare simpatia ed empatia per qualcuno che si

trova in difficoltà.

Fornire informazioni. Prodotto veicolato: INFORMAZIONE. Essere altruisti

riguardo un’informazione significa essere informativi. La condivisione di

informazioni è qualcosa di indipendente dal linguaggio, si manifesta senza

problemi con il fenomeno del pointing già intorno all’anno di vita

(dimostrazione nell’esperimento della pinzatrice).

Questo tipo di altruismo è esclusivo degli umani: non si manifesta mai nelle

scimmie. Nei primati l’atto di indicare è puramente direttivo-imperativo. Se

indicano qualcosa è solo per ottenere qualcos’altro in cambio. I bambini e gli

umani in generale invece lo fanno anche al solo scopo di aiutare qualcun’altro:

non possono fare a meno di essere informativi.

I bambini capiscono la finalità informativa del gesto, comprendono il nesso

(fornire informazioni importanti per l’altro e non per me o viceversa) e si

auto-interrogano. Gli umani sono talmente cooperativi che il solo venire a

conoscenza di un desiderio altrui li induce a volerlo soddisfare.

L’altruismo tuttavia non è indiscriminato, ma sorge solo in determinati ambiti.

Esiste però una base di cooperazione e fiducia, dimostrato dal fatto che

esistono le menzogne: se non vi fosse una tendenza a credere nell’affidabilità

altrui non si potrebbe mentire.

Reciprocità e norme. Suddivisione delle influenze dell’universo sociale

infantile in due gruppi:

Esperienza sociale diretta

- Valori e norme del gruppo culturale

-

Esperienza sociale diretta. L’interazione con gli altri insegna al bambino

come comportarsi. Essere cooperativi porta a ricevere in cambio aiuto: questo

incoraggia a essere collaborativi. Il rischio tuttavia è che gli altri possano

approfittarsi della cooperazione. Ecco perché dopo una fase di altruismo

indiscriminato, si inizia a diventare più selettivi. Si tende infatti ad essere più

altruisti nei confronti di qualcuno che lo è stato con noi o con altri.

Valori e norme del gruppo culturale. La maggior parte delle culture cerca

di promuovere l’altruismo e la cooperazione attraverso varie norme. I bambini

a un certo punto si rendono conto che sono sottoposti al giudizio degli altri e

quindi cercano di influenzare i giudizi tramite la gestione delle impressioni.

Questo “metodo” permette di sviluppare il Sé pubblico e con esso il concetto di

reputazione. Le norme culturali rappresentano quindi i valori del gruppo inteso

come un tutto.

Gli umani operano secondo due tipologie di norme sociali:

Le norme di cooperazione (e morali)

- Le norme di conformità

-

La maggior parte degli studi hanno per oggetto le norme morali. I bambini

rispettano però anche delle norme convenzionali. I bambini non si limitano a

rispettare le norme, ma cercano anche di scoprire quali siano in situazioni che

non sono conosciute in modo da potersi comportare adeguatamente.

Perché si rispettano le norme?

Autorità

- Reciprocità

-

Secondo Piaget inizialmente i bambini rispondono solo a norme fondate

sull’autorità, che poggiano sul potere superiore degli adulti. Le norme sociali

emergono solo al termine della fase prescolare, quando i bambini escono dal

loro egocentrismo e iniziano a percepire gli altri.

E’ emerso in realtà che entrambe le norme giocano un ruolo importante fin

dall’inizio. Si è anche dimostrato che i bambini da quando iniziano a seguire le

norme tendono anche a farle rispettare agli altri. Questo è un atto di altruismo,

perché il gruppo trarrà beneficio dal tentativo di riportare un equilibrio: già da

piccoli sentono di far parte di un “noi”. Esempio classico è la struttura di un

qualsiasi gioco sociale: le regole non servono solo a regolare, ma hanno una

natura costitutiva, ovvero danno forma al gioco.

Inizialmente si credeva che per imparare a giocare, un bambino doveva

ascoltare e capire la spiegazione delle regole da parte di un adulto, in realtà è

sufficiente che osservi una dimostrazione pratica per comprendere cosa è

giusto e cosa è sbagliato. Questo dimostra che sono presenti norme sociali a

tutti gli effetti.

Il rispetto infantile delle norme non dipende solo dall’autorità o dalla

reciprocità, ma anche da una sorta di razionalità sociale: una concezione del sé

come uno tra tanti e una propensione a identificarsi con gli altri.

Per i bambini è importante la conformità al gruppo. Inizialmente basano il

senso del “noi” sull’identificazione con altri soggetti rilevanti e solo

successivamente lo generalizzano in norme culturali impersonali fondate

sull’identificazione con gruppi culturale.

L’universalità delle norme sociali è evidente: tutte le società ne possiedono. Gli

essere umani hanno addirittura sviluppato emozioni specifiche in virtù di

determinate norme: il senso di colpa e la vergogna che vengono interiorizzate e

usate per giudicare sé stessi.

Lo sviluppo dell’altruismo nei bambini piccoli è modellato dalla socializzazione.

I bambini arrivano a questo processo con una predisposizione all’aiuto, ma

imparano a essere selettivi (strategia cooperativa tit-for-tat) e a gestire le

impressioni che suscitano negli altri e la propria reputazione. Imparano le

norme e si impegnano a rispettarle e a farle rispettare.

È importante formulare e comunicare le norme sociali in modo appropriato ai

bambini. Per questo, lo stile genitoriale induttivo è il più idoneo: comunicare gli

effetti delle azione sugli altri e la razionalità dell’azione sociale cooperativa.

Dall’interazione sociale alle istituzioni sociali

La punizione inflitta ai soggetti non cooperativi contribuisce a stabilizzare la

cooperazione. La punizione è un bene pubblico di cui il soggetto punito paga il

prezzo e da cui gli altri traggono beneficio (problema di secondo grado

dell’altruismo). La punizione adempie alla sua funzione solo se chi la subisce

tende a reagire facendo la cosa giusta, quindi la punizione non può essere la

causa scatenante dell’altruismo.

L’altruismo non è il primo fattore responsabile della cooperazione umana; quel

ruolo spetta alla mutualità: si trae vantaggio dalla cooperazione solo a patto di

lavorare insieme. Il mio altruismo nei tuoi confronti in realtà aiuta anche me: se

ognuno svolge la sua parte, entrambi ci avvicineremo al nostro obiettivo

comune.

I primati collaborano solo in vista delle ricompense che la collaborazione stessa

può portare al gruppo. Per passare dalle attività di gruppo dei primati alla

cooperazione umane sono necessari tre passaggi:

Sviluppo di abilità socio-cognitive

- Essere più tolleranti e fiduciosi

- Sviluppo di pratiche istituzionali

-

Un esempio concreto che lega la nostra storia evolutiva: procacciamento del

cibo e “fare la spesa”. Quando gli esseri umani procacciano il cibo nelle foreste

lo fanno in modo identico a quello dei primati. Quando invece si recano al

supermercato, vivono l’atto del fare la spesa a livello di realtà istituzionale.

Entrare nel negozio mi sottopone a una serie di diritti e doveri: diritto di

1. acquistare al prezzo indicato, dovere di non rubare o distruggere.

Mi aspetto di poter mangiare i beni in tutta tranquillità (ministero della

2. salute)

Il denaro poggia su una complessa struttura istituzionale in cui tutti

3. credono

Rispetto norme ampiamente accettate (mi metto in coda) per non essere

4. giudicato dagli altri.

Ciò che accomuna tutti questi fenomeni istituzionali è un “senso del noi”,

l’intenzionalità condivisa. Questo senso del noi può essere colto ancora meglio

nelle interazioni sociali più semplici (cammino con te, senza congedarmi me ne

vado, rompo il nostro noi e tu resti male o comunque sorpreso; sarebbe bastato

congedarmi, come se ti chiedessi il permesso di rompere il nostro noi).

Il senso di fare qualcosa insieme, di aspettarsi qualcosa dell’altro e tipicamente

umano e può crescere fino a raggiungere quel tipo di intenzionalità collettiva

necessaria per compiere azioni complesse in cui coesistono diritti e doveri o

semplici norme collettive (denaro). La società umana è già di per sé una realtà

istituzionale creata dall’uomo stesso.

Esistono differenze tra il mondo sociale degli umani e quello dei primati,

riassumibili in tre processi:

Coordinazione e comunicazione

- Tolleranza e fiducia

- Norme e istituzioni

-

Coordinazione e comunicazione

Tutti gli animali sociali sono cooperativi, ovvero vivono insieme in gruppi in

modo pacifico. Nei mammiferi, gli individui formano anche coalizioni e alleanze

nella competizione intra-gruppo per il cibo e l’accoppiamento.

In questi tipi di attività i collaboratori devono essere ricettivi agli stati

intenzionali dell’altro. Le due caratteristiche chiave sono:

I partecipanti hanno un fine comune

- I partecipanti coordinano i loro ruoli che sono interdipendenti.

-

Stabile un fine comune è già un’impresa collaborativa complicata che richiede

alcune forme di comunicazione specifiche. Un esempio di attività di gruppo in

cui non vi è una vera e propria collaborazione è la caccia di gruppo di scimmie,

lupi e leoni. In questi processi ogni partecipante tenta di massimizzare le

proprie probabilità di catturare la preda, senza che siano stai prefissati

obbiettivi o ruoli. Si svolge l’attività in modalità I-mode, non in modalità

We-mode; al contrario fanno gli umani, fin dal primo anno di vita.

I piccoli d’uomo operano infatti in modalità noi elaborando un fine congiunto

con il loro compagno. Esempio classico sono i giochi sociali che i bambini

amano molto poiché trovano gratificante l’attività collaborativa di per sé. In un

esperimento, quando l’adulto smetteva di giocare, i bambini lo incoraggiavano

a riprendere il suo posto comunicando in qualche modo e suggerendo che

avevano elaborato con lui un fine condiviso a cui volevano che tornasse a

dedicarsi.

Il fine congiunto può dirsi raggiunto solo se entrambi i soggetti ne traggono

beneficio. In un esperimento, due bambini dovevano spostare

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
9 pagine
13 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ramona17 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Caprin Claudia.