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La TV bombarda il cervello di immagini: lo spettatore è spesso a rischio di
rincretinimento;
La TV ha la sua maggior ragion d’essere nella spettacolarizzazione;
La TV monopolizza lo scenario collettivo;
La TV induce passività, isolamento, disinteresse per il reale;
Sovradimensiona alcune caratteristiche sociali;
Genera alterazioni nella struttura dei valori, dal momento che le condotte
anomale spesso risultano più salienti e talvolta indicate come preliminari;
Mistificazione della realtà e parodizzazione della sessualità.
Fra le motivazioni a favore della TV:
La TV è una finestra sul mondo e come tale agisce da potentissimo strumento di
documentazione e di indirizzo;
La TV è una grande macchina creatrice di storie che può soddisfare qualsiasi
attesa di narrazione;
La TV ha contribuito a creare una lingua standard e ha permesso alle persone di
accedere ad un codice comune di comunicazione;
La TV sviluppa una competenza di genere.
Dati certi che riguardano al televisione:
Il tempo medio di esposizione: risulta che ogni individuo dedica circa tre ore e
mezza della sua giornata davanti alla TV;
L’unità di fruizione: importante per stabilire le configurazioni delle influenze
possibili;
Il tasso di esposizione: tende ad essere correlato alle forme di socialità
marginale, cioè guardano la TV tutte quelle fasce della società che sono
maggiormente emarginate dal contesto sociale;
Il pericolo più correlato con la TV è che essa sia un flusso inarrestabile di immagini:
esse hanno una presa di attenzione più seducente e immediata di altri sistemi di
segni, perché fornisce una sintesi d’informazione che permette una prima
interpretazione emozionale.
L’attrattiva della violenza
La violenza è molto spesso presente in TV. Alcune posizioni sono estreme, per un verso
o per un altro: chi dice che la violenza in TV aumenta il tasso di omicidi, chi dice che la
violenza in TV sia semplicemente l’esibizione di forza fisica o la definizione dei rapporti
di potere, chi sostiene che anche tutte le scene di comicità dei cartoni animati dove
qualcuno si fa male siano violenza.
Le posizioni prese relativamente alla violenza in TV vengono estese a tutti i mass
media. Si ricorre a concezioni a più ampio spettro (teoria della catarsi ad esempio).
Teoria del modellamento sociale: esperimento eseguito da Albert Bandura nel 1963.
Dei bambini assistono a scene di violenza in TV , subito dopo viene consentito loro di
andare a giocare e risulta che un certo numero di bambini manifesta immediatamente
condotte di violenza nei confronti di una bambola gonfiabile le persone imparano
non solo per effetto di ciò che imparano nella loro esperienza di vita ma anche per
imitazione a seguito dell’osservazione di modelli.
Se noi impariamo non solo per condizionamento ma anche per modellamento i media
possono plasmare qualsiasi nostro comportamento.
Teoria del transfer di eccitazione: esperimento di Zillmann e collaboratori del 1972.
Assistere a scene di violenza comporta uno stato di eccitazione chiamato arousal che
può manifestarsi nelle successive situazioni della vita reale tendenza a trasferire il
proprio stato di eccitazione nel nuovo contesto di interazione.
La variazione delle conseguenze ascrivibili alla violenza rappresentata dai media
dipende dal tipo e dal grado di elaborazione mentale che le persone vi dedicano. Due
tipi di meccanismo:
Generazione di pensieri ossessivi;
→ Attivazione di modelli mentali più idonei a fronteggiare un’analoga situazione di
→ violenza: ricerca di Gerbner del 1972, in base alla quale è possibile sostenere la
teoria secondo cui una persona che vive in un contesto protetto, se soggetta a
scene di violenza, sarà in grado di modificare il suo comportamento in uno di
maggiore cautela rispetto a una persona che vive in un contesto a rischio ma
non sottoposto a scene di violenza
Teoria della coltivazione: spiegare il grande impatto della TV sulla vita dell’uomo. La
TV è allo stesso tempo la più potente agenzia di socializzazione e omogeneizzazione
culturale perché il flusso delle sue immagini costruisce il terreno condiviso del
riferimento comune alla realtà. È rilevante il fatto di come le persone attingano
informazioni, valori, modelli di riferimento e stili di vita da essa.
Tale teoria ha il vantaggio di superare la rigidità dell’approccio di influenza dei media
in termini di effetti, ancorandoli però a due grandi versanti di strutturazione:
1. Mainstreaming: i media proiettano l’intera esistenza dell’individuo in una serie
di correnti di significato.
2. Risonanza: i media tendono a rafforzare l’esperienza reale, ampliando la
valenza di senso attribuita alle persone e al proprio vissuto.
Due grandi indicazioni prospettiche del dibattito sulla violenza in TV:
A. Di ordine teorico: tutto dipende dal contesto in cui il messaggio violento viene
formulato e dal significato che vi attribuisce l’audience;
B. Di ordine empirico: le procedure di spiegazione e/o comprensione attivate per la
possibile influenza dei media violenti possono essere utilizzate anche per l’uso
dei media pro sociali. Se la violenza genera aggressività, la solidarietà dovrebbe
generare empatia. In pratica ciò però non avviene a causa di un diverso regime
di intenzionalità che si pone nelle immagini che veicolano messaggi pro sociali,
generalmente intenzione di intrattenimento e come esito auspicato da un
determinato contesto narrativo.
3. Strategie dell’influenza nel ciclo di vita
I media influenzano in modo differente le varie fasce d’età. In particolar modo vengono
studiate le fasi iniziali dell’infanzia e dell’adolescenza perché tali fasce del ciclo vitale
sono maggiormente rilevanti nella costruzione di abiti interpretativi della realtà, per
l’assimilazione di profili relazionali e per il modellamento del proprio sé personale.
I bambini
Fin dai primi mesi di vita gli artefatti culturali entrano nella vita degli individui
sottoforma di giocattoli. Ogni età dello sviluppo infantile fa riferimento ad un
determinato media ma il più importante ed esplorato è la televisione.
Concezione dello sviluppo di Piaget: se si somministra un breve filmato TV a bambini
negli stadi pre operatorio, operatorio e delle operazioni formali e poi si analizzano i
risultati, si nota che mentre i bambini più piccoli si soffermano sugli aspetti più
superficiali, quelli più grandi si spingono ad attribuire le motivazioni nascoste nelle
azioni e ipotizzare sentimenti il resoconto relativo al contenuto del filmato non si
riferisce solamente al livello di sviluppo cognitivo del bambino ma anche da altri
possibili fattori di influenza: rete di interessi, schema del Sé, competenza comunicativa
e sociale, grado di coinvolgimento emozionale.
Theory of Mind (ToM): i bambini compiono un vero e proprio salto evolutivo quando,
all’età circa di 4 anni, non solo riescono ad attribuire stati mentali agli altri, ma
iniziano a predire come gli altri si comporteranno. Falsa credenza si mostra a due
bambini una bambola in una custodia. A uno si mostra che la bambola viene nascosta
dietro a un cuscino e gli si chiede dove l’altro andrà a cercare la bambola: i bambini
più piccoli tenderanno a dire che la cercheranno nel posto in cui sanno che è perché
non hanno ancora capito che gli altri possono avere stati mentali differenti dal proprio.
Facendo lo stesso utilizzando un cartone animato si nota che la risposta corretta viene
data anche da bambini molto più piccoli a testimoniare che il ToM non dipende solo
dalla maturazione cognitiva del bambino ma anche dal suo grado di esperienza degli
artefatti culturali messi a disposizione dai media, che facilitano la percezione degli
altri.
Importanza della mediazione genitoriale che può assumere varie forme. La co visione
può essere molto utile al bambino per comprendere cosa sta vedendo, il suo grado di
veridicità e di farsi un’idea corretta da inserire nel suo bagaglio esperienziale.
La mediazione genitoriale segue due macro strategie focalizzate su due finalità
opposte:
1. Marcare la somiglianza tra il mondo rappresentato e la vita quotidiana;
2. Sottolineare la differenza tra ciò che si vede in TV e ciò che si vive.
Distinzione del bambino tra effettuale e fittizio. Analizzando i dialoghi madre-bambino
si possono individuare tre macro scenari interpretativi:
A. Realismo infantile: il bambino tende a credere vero tutto ciò che vede in TV e la
mamma introduce la distinzione vero/falso con intento etero protettivo
potenziare la finzione perché la realtà non risponde alle attese dettate dalla TV.
B. Iperrealismo infantile: il bambino crede davvero in ciò che vede da scioccarsi nel
comprendere che ci sia un gap tra ciò che vede e la realtà. La distinzione
materna vero/falso diventa autoprotettiva e porta da atteggiamenti apocalittici
verso la TV.
C. Realismo materno: la madre orienta l’interpretazione dei contenuti fittizi in
chiave effettuale. La distinzione vero/falso si inserisce nella cornice pedagogica
che orienta il suo interesse.
La TV non riduce la fantasia e la disposizione dei bambini a giocare con essa, bensì
fornisce loro risorse simboliche, di conseguenza la TV indirizza le attività di
immaginazione secondo il suo linguaggio.
Gli adolescenti
I giovani cercano nei contenuti mediali alcune risorse simboliche per affrontare il
proprio problema di definizione di sé: legittimare a sé e agli altri un progetto coerente
di costruzione identitaria. Attraverso i contenuti mediali gli adolescenti assimilano i
temi connotativi del loro progetto identitario.
I media forniscono agli adolescenti delle figure di riferimento, estranee dal contesto
familiare e di vita, attraverso una relazione parasociale con i media.
L’estrema varietà dei modelli di riferimento permette ai giovani dell’era postmoderna
di crearsi un’identità patchwork: costruzione di un Sé fluido , capace di mescolare
atteggiamenti, ibridare credenze, sostenere paradossi radicali.
Problema della configurazione dell’immagine corporea del sé come effetto e influenza
dei modelli mediali.
4. La forma dell’influenza nella comunicazione pubblicitaria
La preoccupazione sociale dell’influenza della pubblicità sugli individui è uno dei punti
più importanti del complesso rapporto tra media e persone.
La pubblicità si inserisce perfettamente nel contesto degli studi sugli effetti dei media
sulle persone e